TRONO (ϑρόνος, thronus, solium)
Antichità. - È il tipo di sedile che già Omero (Il., VIII, 436) assegna a Zeus, come simbolo di superiorità sugli altri dei, e che come attributo inerente al grado si trova quindi assegnato ai sovrani della terra nelle fonti letterarie. Come il più antico esempio di trono suol essere considerato il sedile di pietra che si rinvenne murato contro una parete della "sala del trono" a Cnosso (età minoica tarda II): un sedile di modeste proporzioni, a gambe verticali leggermente divaricate, piano incavato e dorso alto e liscio a bordo ondulato, senza braccioli. La forma caratteristica risulta ricavata da un modello ligneo. Di struttura assai semplice, senza braccioli e con assai basso schienale, appaiono i sedili o troni scolpiti delle statue faraoniche. Il trono eretto da Fidia per la statua seduta di Zeus a Olimpia superava i dodici metri di altezza; era adorno di sculture e d'incrostazioni in metallo, avorio e altro materiale prezioso.
Nella sua forma più evoluta, in età classica, il trono è un alto sedile composto tutto di elementi verticali e rettilinei, munito di gambe tornite, nonché di alto dorso e di braccioli, con l'aggiunta di uno sgabello (ϑρῆνυς, scamnum), mobile, su cui si saliva prima di sedersi, e si posavano i piedi stando seduti.
Nei monumenti abbiamo testimonianze frequenti di troni occupati da divinità e da re della terra, storici o mitologici. Come un sedile ad alto schienale, ritorto in alto, e braccioli, con intarsî o applicazioni metalliche a palmette e motivi floreali varî, è rappresentato il trono di Era, insidioso regalo di Efesto, sul vaso François del Museo Archeologico di Firenze. Del medesimo tipo sono i troni figurati su vasi del sec. V e IV: dove però lo schienale consta di un asse trasversale molto largo e alto, sovrapposto ai prolungamenti delle gambe posteriori del sedile, con applicazioni di ornati e di figure a pieno tondo. Si veda, ad es., il trono di Dario sul vaso detto "dei Persiani" al Museo Nazionale di Napoli.
La materia, di cui il trono di regola era composto, era il legno, scolpito e probabilmente dorato, con intarsî e applicazioni varie e vistose. Frequenti i tipi di troni retti su gambe terminate da artigli leonini, o con braccioli a teste di ariete e schienale coronato da figure di Vittorie. Figure di sfingi sedute reggono talora i braccioli.
Al processo di divinizzazione di cui nell'antichità classica erano oggetto i defunti, e al culto che a quelli si prestava, si deve la scoperta di troni simbolici tra la numerosa suppellettile funeraria di tombe etrusche. Un trono a elementi verticali fu ricavato e ricostruito dal materiale vario rinvenuto nella celebre tomba Regolini-Galassi a Cerveteri, e conservato nel Museo Etrusco Vaticano. Come simbolici troni debbono essere pure considerati certi caratteristici sedili costruiti in lamina di bronzo, riccamente sbalzati, con sedile di forma rotonda e alto schienale pure rotondeggiante, rinvenuti in tombe etrusche arcaiche di Preneste, Chiusi, Cere. Anche la famosa "Sedia Corsini" di marmo, riccamente adorna di rilievi, si presenta come un sedile di parata, o trono. Del tipo del trono classico, greco, sono frequentemente i sedili rappresentati su stele funerarie attiche (sec. V e IV a. C.).
Scarseggia il materiale informativo per il solium o trono in età romana. Di età romana tarda è la figura della dea Roma in trono, in un frammento di affresco già Barberini e ora nel Museo Nazionale Romano.
Bibl.: A. Evans, The Palace of Minos at Knossos, IV, Londra 1935, p. 901 segg.; V. Chapot, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des Antiquités, s. v. Thronus e Solium; G. M. A. Richter, Ancient Furniture, Oxford 1926, p. 29 segg.; G. Q. Giglioli, Il trono dello Zeus di Fidia in Olimpia, in Mem. dei Lincei, XX; G. Pinza, Etnologia antica toscano-laziale, Milano 1915, tav. di frontespizio; E. Fiechter, Amyklae. Der Thron des Apollon, in Jahrb. des Instituts, XXXIII (1918), p. 107 segg.; P. Ducati, St. dell'arte etrusca, Firenze 1927, pp. 129 seg. e 485 (per la Sedia Corsini).
Medioevo ed età moderna. - La forma del trono venne all'arte medievale dalla cattedra vescovile protocristiana (v. cattedra): su di essa furono infatti modellati, per quel che sappiamo dalle numerose descrizioni, i troni imperiali bizantini, costruiti su un podio e quasi sempre sormontati da una cupola poggiante su quattro colonne; mirabili soprattutto per la preziosità della materia (oro, argento) e dei copiosi ornamenti furono quello di Giustiniano nella sala del grande Consistorium, quello di Teofilo nel Triconco (secolo IX), quello dei Comneni nel palazzo delle Blacherne, e quello del Chrysotriclinium (sec. X). Un'idea se ne può avere da alcune rappresentazioni figurate in musaici e in miniature. Il tipo più frequente del trono nelle miniature e nei sigilli medievali è ancora quello della sedia pieghevole di metallo o di legno analoga alla sella curulis dei Romani, talvolta con teste e zampe di leone alle estremità; più raro quello del sedile limitato posteriormente da una spalliera o da un colonnato rotondo chiuso con panneggi; dell'uno e dell'altro rari sono gli esempî conservati, quali il cosiddetto trono del re Dagoberto in bronzo dorato, con spalliera di età romanica (Parigi, Bibl. Nationale), o la sedia imperiale di bronzo del sec. XI custodita nel Kaiserhaus di Goslar. Alla forma della sedia pieghevole succede quella del sedile a cofano o a banco; derivato più direttamente dagli esempî lapidei: con o senza spalliera ne troviamo di simili effigiati in miniature del sec. XII che dànno anche adeguata idea della ricchezza delle decorazioni: è di quella forma anche il trono di re Edoardo nella cosiddetta "tapisserie de Bayeux", provvisto di teste e zampe ferine come quelli pieghevoli, e terminato da un'arcata drappeggiata nel fondo. Da questo tipo si sviluppò anche quello del trono a due o più posti, a foggia di banco, con arcature sul davanti, che pure ci è attestato da disegni e miniature. La cupola di copertura si riduce col tempo a un mezzo baldacchino e diventa parte del trono venendo a poggiare sulla spalliera piana, o addirittura è sostituita da semplici cornici al soffitto della sala e guarnite di stoffa. Le incrostazioni di metallo prezioso, avorio e pietre dure furono più consuete nei troni del periodo romanico; più frequenti invece le ornamentazioni scolpite in quelli del periodo gotico che vide persistere anche la forma più arcaica della sedia pieghevole: da questa provenne anche la variante del sedile di metallo riccamente lavorato con spalliera di cuoio foderato di stoffa, fissata su due sostegni. Dalle cattedre vescovili e da alcuni precedenti gotici di mobili domestici a foggia di trono, il Rinascimento fiorentino derivò il trono che adornava il salone d'onore delle famiglie più cospicue: una panca poggiante su due gradini, dietro alla quale si eleva un'alta spalliera coronata da una cornice dal profilo assai netto, che al principio del Cinquecento aumentando di dimensioni fu fatta posare anteriormente su colonne sorgenti dalle fiancate del seggio.
Mentre dei precedenti gotici accennati si conservano solo rappresentazioni figurate, dei troni fiorentini del Rinascimento si conoscono ancora alcuni esempî in cui appare costante la partizione architettonica della spalliera, del sedile e della cornice, e assolutamente prevalente la decorazione a intarsio su quella a intaglio, solo più tardi consueta: fra i più antichi quello proveniente dal palazzo Strozzi (Parigi, collezione Rothschild), semplice nelle forme ancora non giunte a perfetta unità architettonica come in altro fiorentino del primo quarto del sec. XVI (Berlino, raccolta Silten), o in quello senese a ornamenti dorati su fondo azzurro della maniera del Marrina (Berlino, Schlossmuseum): esempio di maggiore armonia e chiarezza nelle linee quello che aveva appartenuto a Giuliano de' Medici duca di Nemours (passato dalla famiglia Nuti di Firenze nella coll. Demidoff e poi in altra privata), quello pure toscano già nel palazzo Davanzati (Firenze, Fondazione Horne), o quello che appare nell'affresco di Andrea del Sarto con la Nascita della Vergine (Firenze, Annunziata). In Francia anche prima del Rinascimento fu frequente per i dignitarî l'uso del trono o cattedra (chaire) di quercia o castagno scolpito, dipinto o dorato, costituito da un sedile a cofano con alta spalliera ornata da forti rilievi, e a fiancate scorniciate con braccioli sostenuti da balaustri; ma l'uso andò scomparendo nel secolo XVI che aveva veduto prevalere in quei mobili linee e decorazioni rivelanti soprattutto l'influsso italiano: gli esempî più antichi possono risalire alla seconda metà del sec. XIV (Tours, Museo) o al sec. XV (Parigi, Museo di Cluny), ma assai più numerosi quelli cinquecenteschi del periodo di Francesco I.
L'età barocca, se vide sempre più fastosi gli apparati delle sale destinate al trono principesco, non ne creò però nuove fogge; si finì con usare poltrone o seggiole di forma comune solo circondandole di panneggi, di baldacchini e d'insegne di un lusso adeguato. Ultimo esempio da ricordare di un trono vero e proprio è quello che Luigi XIV si era fatto costruire in argento a Versailles.
V. tavv. LXVII e LXVIII.
Bibl.: E. Viollet-Le-Duc, Dict. raisonné du mobilier français, Parigi 1868, I, p. 281 segg.; F. Luthmer, Deutsche Möbel, Lipsia s. a.; W. v. Bode, Die italienischen Hausmöbel der Renaissance, ivi 1920, p. 11; F. Schottmüller, I mobili e l'abitazione del Rinascimento in Italia, Parigi 1921, p. xix seg.; A. Feulner, Kunstgeschichte des Möbels, Berlino 1927, p. 95 segg.