TRONDHEIM
(Nidaros nei docc. medievali)
Città della Norvegia centrale, posta sulla riva meridionale del fiordo omonimo.
Il nome T. indica la terra d'origine dei Troenders, gli abitanti dell'antica provincia di Troendelagen, a N, S ed E dell'attuale Trondheimsfjord: in origine questa denominazione era attribuita al distretto che circondava la città di Nidaros, il cui nome significa città alla foce del fiume Nid (od. Nidelven), ma nel Tardo Medioevo venne gradualmente a sostituire il nome originario del centro urbano.La Heimskringla di Snorri (sec. 13°) costituisce tuttora la fonte principale per la fondazione della città: stando a questo testo, fu il re Olaf I Tryggvessön (m. nel 1000) a fondare la città nel 996/997, stabilendovi la sua residenza reale. Olaf II Haraldsson (v.) ricostruì il complesso reale intorno al 1016 e innalzò accanto a esso la chiesa di S. Clemente; questa è la più antica menzione di una chiesa a Nidaros.
Come accadde sia a Bergen sia a Oslo, già prima della vera e propria fondazione della città sul sito poté esistere un luogo di mercato; recenti indagini archeologiche hanno portato a ritrovamenti che sembrano sostenere le ipotesi relative a un precoce insediamento preurbano.I re risiedettero frequentemente a Nidaros nei secc. 12°-13°, prima che Bergen e Oslo divenissero le sedi reali preferite: la città crebbe in ricchezza e importanza particolarmente a partire dal 1152, quando divenne sede dell'arcivescovo di Norvegia, i cui possedimenti comprendevano anche i territori atlantici.Le decime, le tasse ecclesiastiche e le altre entrate provenienti da questa grande regione affluirono verso le casse della città, costituendo una delle basi della sua ricchezza, che si spiega comunque anche con il ruolo di centro di pellegrinaggio e con la spiccata vocazione mercantile del centro, che controllava il commercio del pesce nella Norvegia settentrionale e le importanti rotte verso l'Islanda e la Groenlandia. La crescita di Nidaros continuò nel pieno Medioevo e la costruzione della cattedrale, una delle più grandi chiese dell'Europa settentrionale, dimostra quali risorse, economiche e artistiche, si potessero attirare qui, nell'estrema periferia d'Europa. Si ipotizza che le botteghe artigiane di Nidaros fossero particolarmente attive nella produzione di oggetti di lusso intagliati in zanna di tricheco e osso di balena.Nel sec. 15° l'importanza della città era fortemente diminuita e si ebbe un conseguente decadimento urbano. All'epoca della Riforma, poche delle antiche chiese vennero restaurate, mentre le altre furono in parte demolite per recuperarne i materiali da costruzione. Il tracciato viario medievale si conservò comunque nel piano regolatore imposto alla città nel 1681, a seguito di un grande incendio, e rimane tuttora largamente presente nell'impianto urbano, costituendo un sistema secondario di strette strade all'interno della magnifica pianta barocca.La cattedrale di T. (lunghezza m 100 ca.) va annoverata tra i maggiori edifici ecclesiastici della Scandinavia medievale; posta sulla riva del fiume Nidelven, la fabbrica si trovava originariamente all'esterno e leggermente a S della città medievale. La prima chiesa era una semplice struttura protoromanica, fondata intorno al 1070 sul luogo in cui, secondo la leggenda, s. Olaf sarebbe stato seppellito dopo la battaglia di Stiklestad, nel luglio del 1030.Quando nel 1152 T. divenne sede arcivescovile, iniziarono i lavori per costruire una chiesa più ampia: di tale progetto però si conserva solo il transetto, costruito in un maturo stile romanico continentale, dalla ricca decorazione, cui vennero aggiunti alcuni tratti propri del Gotico di transizione e del primo Gotico. Al secondo piano del transetto sinistro si trovava una cappella dedicata a s. Olaf; questa posizione determinò il fatto che, quando il culto del re santo si diffuse, l'altare laterale sinistro di numerose chiese, grandi e piccole, in tutta la Scandinavia, finì per essere a lui dedicato. Nel 1170 iniziarono i lavori di costruzione di un grande ottagono adiacente al coro, alla maniera dei retro-choirs inglesi, probabilmente modellato sul martyrium della chiesa dell'Anastasi a Gerusalemme e destinato a ospitare le reliquie.L'ottagono, i cui lavori furono rallentati dalle ostilità tra l'arcivescovo e il re alla fine del sec. 12°, venne portato a termine nei primi anni del Duecento, epoca in cui furono gettate le fondazioni del nuovo coro. Quest'ultimo venne edificato secondo i canoni del primo Gotico inglese, probabilmente da specialisti chiamati dal cantiere di Lincoln, come lasciano ipotizzare le molte peculiarità stilistiche che sottolineano tale legame (per es. il crocket pier, una caratteristica dell'architettura di Lincoln), mantenuto vivo per gran parte del secolo, come provano le numerose forme corrispondenti a quelle ritrovate nelle fasi successive del grande progetto architettonico inglese. Edificata in parte sulle fondazioni del sec. 11°, ben presto la struttura del coro mostrò segni di cedimento e, per evitare ulteriori danni, intorno al 1300 venne edificato un alto muro di sostegno che collegava i pilastri della navata del coro; tale muro trasformò le navate laterali in corridoi esterni che permettevano l'afflusso dei pellegrini all'ottagono e al reliquiario di s. Olaf e il deflusso all'esterno.Il corpo longitudinale venne iniziato nel secondo quarto del sec. 13° e all'incrocio con il coro e il transetto venne eretta una torre, la cui altezza non è dato conoscere poiché nel corso dei secoli numerosi incendi e poi il prolungato abbandono ne ridussero progressivamente le dimensioni. L'ultima fase dell'edificio risale al 1300, quando fu portata a termine la facciata occidentale, probabilmente del tipo 'a schermo', secondo la tradizione inglese.Quando intorno al 1210-1220 una bottega dal carattere più goticheggiante iniziò i lavori di scultura all'esterno, nella cattedrale si sviluppò un Gotico 'popolare', con elementi di un vivace espressionismo tardoromanico, in una interazione di locale e importato; tale scuola sembra essere stata sostituita da una nuova generazione di maestranze inglesi, presumibilmente provenienti da Lincoln e chiamate per lavorare nel coro. I segni della fase successiva, di influenza inglese, si colgono nel corpo longitudinale (ca. 1250-1300), i cui principi architettonici, riflessi nei pilastri, nelle finestre e nel triforio, nonché nello stile della decorazione scolpita, sembrano in effetti combinare aspetti presenti in quell'epoca a Lincoln con altri elementi, sia dell'alzato sia della decorazione, derivati da un altro importante monumento inglese, l'abbazia di Westminster a Londra. Per quanto riguarda la scultura conservata in frammenti nelle nicchie inferiori della facciata, essa dovette aver avuto un'origine di tipo francesizzante, con legami in particolare con la bottega che creò la statuaria di Reims.Già nei primi decenni del sec. 14° la chiesa venne colpita da un catastrofico incendio, presto seguito da diversi altri che ridussero gradualmente l'edificio a un mosaico di restauri e di ricostruzioni. I lavori di restauro effettuati tra il 1870 e il 1970 furono eseguiti da tre architetti succedutisi l'uno all'altro: Christian Christie, Olaf Nordhagen e Helge Thiis. Christie, abile archeologo, riconobbe nei frammenti delle parti smantellate della chiesa le tracce che permisero la ricostruzione dei pilastri, delle volte perdute e della loro decorazione: si deve alla sua opera, tra l'altro, la ricostruzione del coro, anch'essa eseguita secondo un rigoroso metodo archeologico, nonché quella della torre con la sua alta spira, divenuta tratto caratteristico del panorama di Trondheim. Nordhagen portò a termine l'interno del corpo longitudinale, progettò il bel rosone sulla fronte occidentale (insieme al pittore di vetrate Gabriel Kielland) e disegnò il sistema di fregi costituiti da nicchie destinate a ospitare una decorazione scolpita. Thiis portò a termine la fronte occidentale e diede alle torri gemelle una forma ripresa dal modello di Lincoln; la fronte occidentale fu dotata di numerose statue in stile gotico, opera di abili artisti del 20° secolo.
La chiesa di Nostra Signora è l'unica delle quindici chiese minori menzionate dalle fonti nella T. medievale tuttora ben conservata, nonostante gli ampliamenti del 17° secolo. Si tratta della seconda chiesa della città dedicata alla Vergine e venne costruita all'inizio del sec. 13°, a seguito della distruzione di una prima chiesa, dalla medesima titolazione, eliminata nel corso del grande ampliamento della cattedrale.
La residenza vescovile è il secondo per ampiezza degli edifici medievali sopravvissuti dell'antica Nidaros. Il complesso, nel quale i lavori dovettero iniziare subito dopo il 1152, si trova nelle immediate vicinanze della cattedrale e consiste di grandi ali in pietra che circondano un vasto cortile; l'esterno è fortemente restaurato, ma gli ambienti interni, soprattutto la sala dell'arcivescovo, restaurati in tempi successivi alla Riforma, sono notevoli. Dal 1997 una delle ali originali dell'edificio ospita il nuovo museo della scultura medievale (Domkirkens Skulptursamling).I resti di alcune delle chiese perdute sono venuti alla luce durante i lavori di costruzione nel centro della città: in particolare sono state ritrovate e identificate con ragionevole certezza le vestigia di alcune chiese.
Le rovine della chiesa di S. Olaf sono state scavate nel secolo scorso e sono tuttora visibili nel sottosuolo della nuova biblioteca pubblica: nella sua prima fase si trattava probabilmente di una chiesa di legno, eretta sul luogo in cui, secondo la tradizione, il corpo di s. Olaf venne nascosto poco dopo la battaglia di Stiklestad: la chiesa venne ricostruita in pietra nel 12° secolo.I resti della chiesa di S. Gregorio vennero scoperti nel 1971, quando furono gettate le fondazioni per una nuova banca; si è conservata la sua bella cripta del sec. 12° (ampliata intorno al 1300), ora visibile nella cantina della banca stessa.La chiesa della Santa Croce è menzionata nella saga di re Sverre, in una notazione relativa all'anno 1182, ed è stata provvisoriamente riconosciuta nelle rovine situate nei pressi della cattedrale, anche se tale identificazione rimane comunque largamente ipotetica.
È inoltre nota l'ubicazione di tre grandi monasteri, quello femminile di Bakke e quelli maschili di Elgesoeter e dell'isola di Munkholmen. Tuttavia sopravvivono solo pochi resti di queste istituzioni, che ebbero un ruolo importante nella vita spirituale del grande centro religioso di Nidaros e nella cura dei numerosi pellegrini che si riunivano presso la tomba del santo, il 29 luglio di ogni anno, nel giorno della sua festa.Il Videnskapenes Selskaps Mus. è stato recentemente arricchito di una sezione con materiali provenienti dagli scavi cittadini. Il museo ospita inoltre una collezione di suppellettile ecclesiastica, con pezzi provenienti da Troendelag e dalle province vicine; vi si conservano alcune tra le migliori sculture lignee della Norvegia medievale, forse prodotte nelle botteghe di Trondheim.La Domkirkens Skulptursamling, aperta di recente, contiene i migliori esemplari provenienti dall'arredo scultoreo della cattedrale, che spazia da eccezionali frammenti romanici con elementi di stile tardovichingo - ritrovati tra i materiali usati per un tardo restauro della chiesa, probabilmente provenienti da una delle antiche chiese minori di Nidaros - alle stupende statue di pieno Gotico, eseguite intorno al 1300 per la facciata occidentale della cattedrale, con il loro vago gusto reimsiano. Vi sono inoltre esempi (ornamenti, maschere, teste di re) dell'originale Gotico di produzione indigena, che si sviluppò intorno al 1200 dall'incontro tra scultori stranieri e locali nella grande bottega della cattedrale.
Bibl.: D. Fischer, G. Fischer, Domkirken i Trondheim [Il duomo di T.], 2 voll., Oslo 1965; Ø. Lunde, Trondheims fortid i bygrunnen. Middelalderens topografi pa grunnlag av det arkeologiske materialet inntil 1970 [Il passato di T. attraverso le sue fondamenta. Topografia medievale alla base di questo materiale archeologico fino al 1970], Trondheim 1977; G.A. Blom, St. Olavs by ca. 1000-1537, Trondheims Historie 997-1997 [La città di s. Olaf dal 1000 al 1537 circa. Storia di T. 997-1997], I, Trondheim 1996.P.J. Nordhagen