TRONCI
– Famiglia di organari nativi di Pistoia, attivi in Italia e all’estero sull’arco di cinque generazioni fra il XVIII e il XX secolo.
Anton Maria (o Antonio) nacque il 19 giugno 1704, da Sabatino, fattore e amministratore della famiglia Sozzifanti, e da Caterina Ferrari, in una casa sullo sdrucciolo della Sala, davanti la chiesa di S. Giovanni Fuorcivitas, dove nacquero anche le sorelle Anna Maria e Maddalena e i fratelli Giuseppe, sacerdote, e Filippo, anch’egli organaro. Il padre era proprietario di un «negozio di grossure, pannine e sottiglierie» (Archivio di Stato di Pistoia, Carte Tronci, II.3), nel quale lavorarono come sarti Antonio e Filippo, prima di affermarsi come organari.
L’inizio dell’attività di Antonio può essere fatto coincidere con l’apprendistato nella bottega dell’organaro lucchese Domenico Francesco Cacioli (o Caciolli) e potrebbe risalire agli anni Venti del XVIII secolo, con un possibile incontro durante l’intervento di questi sull’organo della chiesa conventuale di S. Domenico a Pistoia (1722-23). Antonio risulta assente dal nucleo familiare dal 1724 al 1732: si può presumere che abbia svolto l’apprendistato da Cacioli e con lui si sia spostato fuori Pistoia, per poi ritornarvi quando l’organaro lucchese vi si stabilì definitivamente. Dal 1733 al 1738, seguito dal fratello Filippo, lavorò come collaboratore di Cacioli, chiamato a Pisa da Azzolino Bernardino Della Ciaia, all’edificazione dell’organo di S. Stefano dei Cavalieri. Nel 1743 Cacioli risiedeva sulla piazzetta della SS. Trinità, dove presumibilmente tenne bottega: vi lavorarono stabilmente Antonio e Filippo, divenuti poi suoi soci, e per circa sette anni anche il futuro organaro Pietro Agati. Il sodalizio Cacioli-Tronci è testimoniato, in Pistoia, dal contratto per l’organo della Madonna dell’Umiltà (1746), che riporta «noi infrascritti organari, insieme ed in solidum» (Baggiani, 1993, p. 59) e dal cartiglio dell’organo di S. Filippo (1745): «Dominicus Cacioli, una cum Antonio & Filippo Tronci Pistorien[ses] fecerunt Anno Domini MDCCVL». Nel 1749 la famiglia si trasferì in un’abitazione in via del Corso. Il fratello Giuseppe, nel 1754, vendette l’uffiziatura laicale istituita all’altare Sozzifanti nella SS. Vergine del Letto di Pistoia, del quale era rettore e poi titolare, e con i proventi acquistò una villa con podere a Valdibure, luogo detto ‘Caloria’. Morto Cacioli, nel 1751, la bottega organaria fu gestita da Antonio e Filippo. Il primo organo firmato dai fratelli è nell’Oratorio del Crocifisso a S. Miniato (1751). Ulteriori lavori furono condotti in territorio pistoiese e fiorentino, tra cui l’organo idraulico per la villa del granduca a Pratolino (1766). Rimasto celibe, Antonio dedicò tutta la vita all’arte degli organi ma non li firmò mai in proprio, bensì sempre assieme al fratello, sottoscrivendo addirittura l’impegno di «non fare o tirare avanti allievi nella professione eccettuati i figli da nascere di Filippo» (Baggiani, 1993, p. 66).
L’organaro fu artigiano raffinato, incline al lusso; nelle memorie familiari veniva ricordato vestito con un abito «di scarlatto rosso con sottoveste gallonata d’oro» e l’immancabile «oriolo d’oro» (Rafanelli, 2019b, p. 43), che, anziano e ricoverato all’Ospizio dei Padri minori, donò al nipote Anton Luigi, mentre all’altro nipote Benedetto lasciò la sua parte di utensili e strumenti per la professione.
Morì a Pistoia il 16 aprile 1791. Fu sepolto nella tomba di famiglia, nel vestibolo della Madonna dell’Umiltà.
Filippo (I) nacque il 18 marzo 1717. Intorno al 1732 seguì le orme del fratello e si avviò all’arte organaria come apprendista di Cacioli, prendendo parte alla costruzione dell’organo dei Cavalieri, preso a modello per la realizzazione, in scala ridotta, di quello del Santuario di S. Maria delle Grazie a Capoliveri (1738), oggi considerato la sua opera prima. Il 1° gennaio 1754 sposò la nobile fiorentina Elisabetta Maria Bucelli, da cui ebbe sei figli: Anna, Marco, Antonio, Fabio, Anton Luigi e Benedetto.
Gli ultimi due ereditarono le fortune lavorative e personali del padre e dello zio; Antonio intraprese la carriera ecclesiastica (fu canonico nella cattedrale di Prato); Marco ereditò il patrimonio legato al negozio del nonno, che nel 1794 vendette per poi stabilirsi a Pisa con la moglie Caterina Bertocci e il figlio Bartolomeo (Pistoia, 6 febbraio 1807 - Pisa, post 1857), futuro organaro rimasto, come il padre, ai margini dell’attività di famiglia. Fu così gettato il seme delle rivendicazioni personali che turbarono la generazione successiva.
Per conto anche dei fratelli, Filippo acquistò nel 1758 palazzo Adami, nell’attuale corso Vittorio Emanuele n. 1120, dove, intorno al 1760, con il fratello Antonio aprì bottega: sopra il laboratorio d’organi al pianterreno, ai piani superiori ricavò quattro appartamenti, di cui il maggiore a uso dei fratelli. L’apprezzata attività di Filippo, condotta con Antonio, fruttò loro, nella seconda metà del Settecento, l’incarico di organari granducali, oltre a numerose committenze di nobili ed ecclesiastici fiorentini, come quella per l’organo portatile richiesto dal musicista Bartolomeo Cherubini (1772). L’attività lavorativa fu per anni amministrata e organizzata da Filippo, come riporta l’Attestazione dei maestri legnaioli che nel 1772 lo descrive come progettista e ‘direttore’ delle maestranze di bottega (Rafanelli, 2019b, p. 42). Nel 1773 un nuovo accordo societario sancì il ruolo di Filippo come responsabile e «detentore della cassa» (Ottanelli, in Le fabbriche della musica, 1996, p. 14) e quello di Antonio come esecutore materiale. Dal 1° gennaio di quell’anno ha origine Il libro di tutti i lavori d’organi istituito per attribuire i giusti proventi ai diversi operanti, Filippo, i figli Luigi e Benedetto, entrati a fare parte della bottega, e Antonio, testimonianza eloquente della ferace attività dei Tronci fino al 1784. L’eredità di Filippo passò al fratello e ai figli, che seppero dividersi il patrimonio lavorativo, seguendo precise regole: spesso, ancora in vita Filippo, firmavano gli strumenti insieme, come indica il cartiglio apposto per il restauro dell’organo della rettoria di S. Jacopo a Cozzile (1778): «Antonius & Philippus cum Aloysio & Benedictio Filius [...] restauraverunt».
Morì a Pistoia il 22 marzo 1788.
Anton Luigi (Luigi I), figlio di Filippo (I), nacque il 7 dicembre 1754. Sposò Leopolda Mannucci, da cui ebbe sei figli; tra questi il solo Filippo (II) continuò nell’arte. Oltre alla residenza pistoiese, per lunghi periodi usufruì dell’abitazione materna a Firenze (palazzo Bucelli, attuale via della Scala nn. 37-39), consolidando così i rapporti con la città iniziati dal padre e aprendo, con probabilità, un secondo ambiente lavorativo.
Morì a Pistoia il 23 ottobre 1803.
Benedetto, figlio di Filippo (I), nacque il 24 dicembre 1756. Rimasto celibe, trascorse molto tempo a Firenze dove, tra i vari lavori, si ricorda l’organo di S. Maria Nuova (1804) e quello per la Compagnia di S. Niccolò al Ceppo (1820). Morto il fratello, continuò da solo, indi fu affiancato dal nipote Filippo (II) che, ventenne, collaborò alla costruzione dell’organo di S. Pier Maggiore a Pistoia (1815), firmando con lo zio molti altri strumenti, tra i quali quello della prioria di S. Romano a Valdibrana (1820). Dal 1810 Benedetto esercitò la professione di organista.
Lasciò erede universale il nipote, che acquisì la «mobilia appartenente alla mia casa di abitazione in Firenze e tutti li utensili, arnesi, legnami, piombi, stagni, bande stagnate, organi terminati e da terminarsi, tutti i lavori incominciati, tutti e tre li organi portatili esistenti in Firenze e quant’altro si ritrova alla mia morte nella mia casa di abitazione di Pistoia che in quella di Firenze» (Archivio di Stato di Pistoia, Carte Tronci, IV.1).
Morì a Firenze il 3 marzo 1821 e fu sepolto nel chiostro della SS. Annunziata.
Filippo (II), figlio di Luigi (I), nacque il 12 luglio 1795. Sposò in prime nozze la nobile pistoiese Polissena Gatteschi, da cui nacquero Carlotta, Penelope, Cesare e Luigi, eredi della tradizione. Avviato da giovinetto all’arte dallo zio, nel 1826 diffidò sulla Gazzetta toscana il cugino Bartolomeo sostenendo di essere «l’unico e solo allievo» dello zio Benedetto e di non aver «mai avuto che fare né che vedere con nessuna altra fabbrica, e particolarmente colla nuova Fabbrica eretta in Pisa dal giovine Bartolomeo Tronci, con quale egli non ha né società né interesse» (Baggiani, 1987, p. 39). In realtà le carte d’archivio testimoniano non soltanto un contratto societario e i successivi rendiconti di lavori ma anche lo scioglimento dello stesso, cui seguirono numerose, insistenti, diuturne richieste epistolari del cugino per ottenere i pagamenti di lavori «eseguiti per conto del signor Filippo» e mai pagati (Archivio di Stato di Pistoia, Carte Tronci, IV.3).
Nel 1841, rimasto vedovo, si risposò con la cesenate Luisa Branganti, mai accettata dalla famiglia perché ritenuta colpevole di aver fomentato la rottura tra il marito e i figli. La prospera realtà dei Tronci iniziò in questi anni a incrinarsi per via di una grave crisi economica e familiare. Nel 1845, mentre era in Roma per l’edificazione dell’organo di S. Andrea della Valle, Filippo venne raggiunto da una lettera di don Pietro Tognini (amministratore di casa Tronci), che segnò l’irreversibile momento: «con questo sistema di agire invece di curare la piaga sempre più s’approfonda. Coraggio ripeterò a lei, Signore Filippo; o variar sistema, o rovina in modo da non poter più risorgere. [...] Gran disgrazia! Colla sua professione poteva essere un signore, ed è tutto il contrario» (Archivio di Stato di Pistoia, Carte Tronci, IV.6). Nel 1846 la precaria situazione portò alla vendita della villa di Caloria al matematico Luigi Pacinotti, cognato dell’organaro Nicomede Agati: ma il ricavato bastò a estinguere solo alcuni dei debiti.
Morì a Pistoia il 25 aprile 1847 e fu tumulato nel cimitero della Misericordia.
Luigi (II), figlio di Filippo (II), nacque il 23 agosto 1823. Pressato dai debiti, nel 1845 scappò a Firenze, in casa della zia Elena, moglie del musicista Giuseppe Vianesi, per arruolarsi come carabiniere. Ritornato a Pistoia, si sposò in prime nozze con Carlotta Bazzani, da cui ebbe due figli, Filippo (III) ed Ersilia, e in seconde nozze con Maria Canigiani, da cui nacquero Polissena, Antonio, Benedetto e Giuseppe. I debiti contratti non erano stati estinti, così come non poteva essere esaudita la richiesta del cugino Bartolomeo, che oltre agli arretrati per i lavori fatti pretendeva la quota a lui spettante per un vecchio legato dello zio canonico Antonio.
Fu Bartolomeo nel 1855 a innescare il processo di fallimento dei Tronci, intentando contro Luigi (II) e Cesare una causa che li costrinse a vendere quasi tutti i loro beni. L’Istanza di notificazione ed affissione di cartella del 25 giugno 1857 (Rafanelli, 2014, p. 109) mise all’incanto tutto il palazzo, acquistato dai Gherardi-Pieraccini. Luigi si ritirò con la famiglia in una casa in affitto nei pressi di Porta al Borgo. Il 12 aprile 1861 fu costituita la Fabbrica Tronci e C., garante e amministratore del capitale il socio Gualberto Ciampolini, che aveva comprato i beni della bottega, entrati nel fallimento, mentre a Luigi e Cesare fu data la «direzione della fabbrica e la trattativa delle commissioni che possono esserli affidate» (Baggiani, 1987, p. 79). I dissidi familiari spinsero Luigi a dedicarsi quasi esclusivamente alle trasferte lavorative, in Italia e all’estero. Nel tentativo di dare una svolta all’attività, nel 1867 si rivolse a Nicomede Agati chiedendogli, ma invano, che gli cedesse la ditta, indi di poter lavorare come suo subalterno.
Morì a Pistoia il 3 gennaio 1911, fu sepolto nel cimitero della Misericordia.
Cesare, figlio di Filippo (II), nacque il 6 giugno 1827. Lavorò, con il fratello Luigi, nella ditta, trasferita dopo il fallimento in locali in affitto in via dell’Ospizio n. 1324, nella chiesa sconsacrata degli zoccolanti (con una breve parentesi in via della Pillotta). Gli strumenti furono firmati da entrambi i fratelli fino al 1867, e dipoi dal solo Cesare come riporta la dicitura della fabbrica Cesare Tronci e f.lli. All’attività di Cesare ben presto si affiancò quella dei nipoti Filippo (III) e Antonio, coinvolti nella gestione della fabbrica.
Morì, celibe, allo Spedale di S. Maria della Scala a Siena il 10 dicembre 1874.
Filippo (III), figlio di Luigi (II) e di Carlotta Bazzani, nacque il 27 febbraio 1849. «Appassionato dell’arte avuta in retaggio dagli avi alla quale mai antepose i suoi personali interessi» (Pistoia, Archivio privato Giovanni Tronci, Memorie familiari, cc. n.n.), riuscì a risollevare le sorti della famiglia. Dal matrimonio con Elisabetta Viviani nacquero numerosi figli, tutti prematuramente morti. Fin dall’età di 41 anni iscritto alla loggia massonica Ferruccio e Vittoria all’Oriente di Pistoia, nel 1895 fu insignito del grado di cavaliere dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Nel 1883 costituì, unico proprietario, la fabbrica Nicomede Agati & Filippo Tronci, quando Nicomede, per la prematura morte del nipote Luigi, gli cedette la propria ditta. Nel 1883, da una lettera del fratellastro Antonio al padre risulta che «l’affare Agati è stato concluso [...] ed ora va a nome di Pippo» (Archivio di Stato di Pistoia, Carte Tronci, III.10; Antonio collaborò con il fratello Filippo, ma per un certo periodo si trasferì a Bologna presso la ditta Verati).
Filippo lavorò a palazzo Agati, abitandone uno degli appartamenti, per poi ampliare la propria attività, ai primi del nuovo secolo, nelle Officine dell’orfanotrofio Puccini e dal 1911 nella nuova sede di via XX Settembre che, sotto la denominazione Agati-Tronci &C., riunì le attività dei fratelli Tronci: «La ditta Agati-Tronci, con direttore Filippo Tronci, per la costruzione degli organi da Chiesa, Teatri e Saloni; Ditta Tronci Antonio, organajo, già residente in Bologna, Specialità di strumenti musicali e per artisti; Ditta Tronci prof. Benedetto, Fabbrica di strumenti musicali a percussione e Campane tubolari; Ditta Tronci Giuseppe, organajo» (Mischiati - Tagliavini, 2013, p. 294). Instaurò rapporti con Pietro Mascagni, grande ammiratore della sua perizia costruttiva (gli commissionò uno strumento per il suo studio), con Giuseppe Verdi (grato per aver restaurato gratis l’organo delle Roncole di Busseto, lo definì «il Grocco degli organi»; Rafanelli, 2013b, p. 9) e con Giacomo Puccini, che più volte gli ordinò strumenti per le sue opere, come le campanelle giapponesi, le campane tubolari e i tam-tam.
Morì l’8 luglio 1918 a Lucca, nella casa dell’organaro Leopoldo Del Sere. Fu sepolto nel cimitero urbano di Lucca.
Antonio (1863-1956), Benedetto (27 novembre 1875-3 gennaio 1968) e Giuseppe (31 dicembre 1879-9 dicembre 1966), figli di Luigi (II) e di Maria Canigiani, continuarono l’arte, seppur in maniera diversa. Se Giuseppe si trasferì a Lucca per aprire una società con Del Sere, sciolta la quale continuò a lavorare in maniera autonoma, Antonio e Benedetto fondarono la A&B fratelli Tronci, trasferita nel 1925 nello stabilimento di via Cammelli, per la produzione di strumenti metallici in bronzo che nel 1931 costituì, insieme alle ditte Marradi-Benti, Zanchi & Biasei e Rosati, la Società anonima cooperativa Unione fabbricanti italiani di piatti musicali & tam-tams (UFIP), oggi condotta dai soci Luigi (III) Tronci (nato il 7 novembre 1935, figlio di Giulio Cesare e nipote di Benedetto) e Alberto Biasei.
A oggi non è possibile indicare il numero degli organi costruiti dai Tronci. Nel 1879 erano arrivati al n. 267 (organo in Ss. Pietro e Paolo a Sorana, frazione di Pescia); dopo il 1883 inclusero anche l’intera produzione di Agati, e nel 1900 si arrivò al n. 1204 (organo della rettoria di Castellare di Pescia). Nell’arco della loro attività i Tronci svilupparono caratteristiche costruttive e sonore di grande impatto, esemplate sull’organo Hermans della chiesa di S. Ignazio a Pistoia e su quello di Della Ciaja nella chiesa dei Cavalieri di Pisa. La continua «ricerca sonora del colore» (Pineschi, in Le fabbriche della musica, 1996, pp. 52 s.) raggiungerà il colmo con l’organo di S. Pier Maggiore. Si ricorda l’uso del polisire (dispositivo che permette l’aggiunta di registri preparati) e del cappello cinese (in genere tre cerchi con campanellini appesi) nell’organo di S. Paolino a Firenze (1822), del registro di flauto tappato (non comune altrove in Italia), del cariglione e di diversi tipi di registri ad ancia, presenti in numerosi organi di loro produzione (Baggiani, 1987, pp. 40 s.).
Nel 2008 Luigi (III) ha istituito in Pistoia la Fondazione Luigi Tronci come Museo della musica e degli strumenti musicali a percussione e Centro di documentazione.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Pistoia, Carte Tronci; Pistoia, Archivio privato Giovanni Tronci, Memorie familiari, cc. n.n.
U. Pineschi, Organi ed organari in Pistoia e diocesi, in L’Organo, XI (1973), ad ind.; O. Mischiati, Regesto dell’Archivio Tronci di Pistoia, ibid., XVI (1978), pp. 77-155, XVII (1979), pp. 1-48, XXV (1991), pp. 113-186, XXVI (1992), pp. 129-212, XXVII (1994), pp. 83-137, XXVIII (1994), pp. 91-148; F. Baggiani, Gli organi della cattedrale di Pistoia, Pisa 1984, ad ind.; Id., Monumenti dell’arte organaria toscana, Pisa 1985, pp. 9, 27-36, 48, 51 s., 57, 61 s.; Id., Regesto di notizie organarie tratte dalla Gazzetta toscana (1766-1865), Pisa 1987, ad ind.; K. Sadko, Gli organi storici della provincia di Pistoia, Pistoia 1988, ad ind.; F. Baggiani, Le origini della scuola pistoiese, in Bullettino storico pistoiese, XCV (1993), pp. 53-74; Le fabbriche della musica. La costruzione degli strumenti musicali a Pistoia dal XVIII secolo ad oggi, Pisa 1996 (in partic. A. Ottanelli, La produzione degli strumenti musicali a Pistoia. Dalle botteghe artigiane alla produzione industriale, pp. 7-40; U. Pineschi, L’organo pistoiese: tipologia, storia e letteratura, pp. 51-65); F. Rafanelli, La ditta Filippo Tronci e Nicomede Agati tra il 1883 e il 1885, in L’Organo della chiesa di San Germano al Santonuovo, Pistoia 2010, pp. 14-19; S. Maffucci, L’organo Agati-Tronci 1901, in L’organo storico della chiesa di Porciano, Pistoia 2013, pp. 13-19; O. Mischiati - L.F. Tagliavini, Gli organi della basilica di San Petronio a Bologna, Bologna 2013, ad ind.; F. Rafanelli, Il monastero della Visitazione nel contesto urbano dell’arte organaria, in Il Monastero della Visitazione di Pistoia, a cura di F. Rafanelli, Pistoia 2013a, pp. 167-179; Ead., Filippo Tronci “il Grocco degli organi”, in L’organo storico della chiesa di Porciano, cit., 2013b, pp. 3-10; Ead., Palazzo T. di Pistoia, in Storia locale. Quaderni pistoiesi, 2014, n. 24, pp. 100-117; S. Maffucci, Brevi cenni analitici sullo strumento, in Il primo organo di Filippo Tronci, 1738, a cura dell’Associazione Maggyart, Firenze 2019 (con bibliografia), pp. 61-76; F. Rafanelli, Il grande organo di casa Baldi a Pistoia. Documenti inediti dal fondo Alberto Chiappelli della Biblioteca Comunale Forteguerriana di Pistoia, in Arte organaria italiana. Fonti e documenti, XI (2019a), pp. 223-246; Ead., I T. celebri fabbricanti di organi in Pistoia, in Il primo organo di Filippo Tronci, 1738, cit., 2019b, pp. 39-51.