trombonaggine
s. f. (iron.) La caratteristica di chi è trombone, di chi è abituato a enfatizzare cose prive di importanza.
• Il «kiss in» sarà al Colosseo. [Carlo] Giovanardi dice che è scandaloso che accada dove c’è la via Crucis e dove c’erano i martiri cristiani. «Giovanardi vince il premio Nobel per la trombonaggine. Al Colosseo si fa da sempre, ci andai anch’io molti anni fa, non feci nulla perché mi mancava la materia prima. Temo che vicino a quelle mura si praticasse sesso selvaggio anche allora, al tempo dei martiri» (Gianni Vattimo intervistato da Alessandro Trocino, Corriere della sera, 29 luglio 2007, p. 15) • Mario Monicelli, che di scritto non ha lasciato nulla e si è buttato dal balcone di un ospedale romano lunedì sera, era uno che non temeva certo i pettegolezzi. Temeva semmai la trombonaggine e il sussiego, eppure si ritrova monumentalizzato in morte proprio per via di quel suo congedo violento dalla vita. (Nicoletta Tiliacos, Foglio, 2 dicembre 2010, p. 1, Prima pagina) • Non vogliono fare i nostalgici, è una posa insopportabile, loro sono meglio di così, non hanno quella forma di evidente trombonaggine che è il rimpiangere i bei tempi andati, quelli in cui la frutta aveva sapore e i peccati erano una cosa seria. Ti ricordi, cara, quando un bacio fuggevole valeva una confessione al prete (c’è poco da non volersi sentire tromboni, quando poi si formulano con naturalezza pensieri che includano l’aggettivo «fuggevole»). (Rodolfo Di Giammarco, Repubblica, 20 giugno 2015, p. 36, Rclub).
- Derivato dal s. m. trombone con l’aggiunta del suffisso -aggine.
- Già attestato nella Stampa del 7 novembre 1991, p. 17, Società e Cultura (Gianni Vattimo).