TROMBA e TROMBONE
. I più antichi strumenti a fiato, che oggi distinguiamo sotto il generico qualificativo di "ottoni" dalla materia con la quale sono foggiati, furono inizialmente costituiti da corna di animali, da canne, da conchiglie marine e simili entro cui gli uomini primitivi soffiavano ottenendone suoni diversi. Non si può quindi pensare che allora si facesse una differenza per essi di forma o di timbro. Progredendo la civiltà, strumenti consimili vennero costruiti artificialmente con varie specie di metalli: oro, argento, bronzo, ecc., ed è da ritenere che i suoni che riuscivano meglio, cioè quelli più determinati e relativamente più precisi, cominciassero a servire a scopo di richiamo e per segnali.
Dalle raffigurazioni dei monumenti più vetusti sino a noi conservati e che non potevano rendere che pochi suoni armonici si può inferire che dovette farsi una distinzione fra quegli strumenti che avevano il tubo ritorto e quelli che lo avevano diritto. Egiziani, Assiri, Ebrei, ecc., conobbero e praticarono certamente strumenti di questa specie, e degli Ebrei si conoscono anche i nomi e le varietà: il qeren e lo shüphàr a forma ricurva e il hásüsåràh a forma dritta. Presso i più antichi e ancora incolti popoli questi strumenti servivano con il loro aspro suono a eccitare i combattenti e a mettere spavento e confusione nelle schiere nemiche.
I Greci possedevano invece la σάλπιγξa forma diritta, che serviva per le cerimonie religiose e civili o come segnale nelle milizie.
Per tale loro ufficio furono adoperati specialmente dai Romani il corno, il lituo, e la buccina, a foggia curva, e la tuba, tipicamente diritta. Di tutti questi strumenti esistono figurazioni esattissime e numerose negli archi di trionfo romani e nella Colonna Traiana. È da questi strumenti a forma diritta che derivano la tromba e il trombone.
L'uso della tromba diritta nelle milizie e nelle parate si protrasse nel Medioevo con altrettanta frequenza, e certo tali strumenti - con il perfezionarsi della loro forma e della loro sonorità - entrarono anche nelle bande che per diletto del popolo eseguivano concerti all'aperto o nei pubblici ritrovi. Così, nelle cronache spesso si ricordano i "trombetti", cioe trombettieri dei Comuni italiani. In diverse pitture che risalgono al sec. XIV e al XV (come quelle del Beato Angelico) appaiono spesso figure di angeli musicanti che suonano trombe diritte o trombe spezzate, foggiate cioè a zig-zag. Questo particolare è di grande interesse poiché dimostra che fino da allora si cercava di trovare un mezzo adatto a rendere più maneggevole il tubo che, per rendere un maggior numero di suoni, era soverchiamente lungo. E già nei bassorilievi del Della Robbia si nota che il problema d'incurvare i tubi della tromba disponendoli parallelamente era stato risolto sino da allora.
Secondo S. Virdung, nel secolo XVI si usavano tre sorta di trombe delle quali la più importante era la clareta di registro acuto, nota in Italia sotto il nome di clarino e dalla quale doveva poi derivare il clarinetto. M. Praetorius c'informa poi che le trombe erano tagliate in re, ma che con tubi aggiunti potevano essere abbassate di tono. Tutto insomma dimostra che sulla fine del secolo XVI la tromba era divenuta uno strumento di uso artistico. La Toccata a 5 trombe (Basso, vulgano alto e basso, quinto e clarino) che si trova nella partitura dell'Orfeo di C. Monteverdi ne è una sicura prova.
Nel 1638 Girolamo Fantini, trombetta maggiore del granduca di Toscana, pubblicò un Metodo per imparare la tromba tanto di guerra quanto musicalmente in organo, che ci dà un'idea abbastanza esatta dell'uso di questo strumento in quell'epoca.
Ma speciale interesse la tromba assunse nelle musiche della fine del Seicento e dei primi decennî del Settecento. Non solo nelle composizioni sonatistiche e sinfoniche dei migliori maestri essa è sovente impiegata, specialmente negli Allegro, ma anche negli oratorî e nei melodrammi si trovano arie con tromba obbligata. I sonatori di quel tempo dovevano avere il merito di una rara abilità giacché la parte loro affidata raggiungeva il registro più acuto. Era possibile la loro esecuzione, solo per l'uso che essi facevano di bocchini strettissimi e col bacino poco profondo. Certo però sarà loro occorso un esercizio continuo e assiduo. Le sonorità che così si ottenevano erano scarsamente squillanti e probabilmente di poco precisa intonazione. È ben noto l'impiego che fecero della tromba G. F. Händel e J. S. Bach. L'apparizione del clarinetto (1692) fu una ragione del decadimento dell'impiego della tromba-clarino nella musica del Settecento.
Le trombe delle quali abbiamo finora parlato non rendevano che suoni naturali e armonici e se ne dovevano costruire di diverso taglio e con l'aggiunta di ritorti per rispondere alle esigenze dello stile musicale che ricercava sempre più frequenti modulazioni. Si comprende come esse riuscissero di difficile pratica, e fu allora che i fabbricanti si diedero a escogitare nuovi espedienti per trasformare la meccanica dello strumento. Nei primi anni dell'Ottocento il Weininger, appartenente alla corte di Vienna, pensò di applicare agli ottoni il sistema delle chiavi usato nei legni. La tromba del Weininger possedeva 5 chiavi, ma all'atto pratico mostrò difetti notevoli di sonorità.
Analoghi tentativi furono fatti poi dal francese Legrain e dai fratelli Gambati, italiani d'origine, ma stabiliti in Francia. L'invenzione dei pistoni fatta dallo slesiano Bluhmel e applicata la prima volta nel corno dallo Stolzet, apportò un reale miglioramento nelle trombe come in tutte le diverse specie di ottoni. Ulteriori modificazioni apportate nel meccanismo dei pistoni dal Riedl di Vienna e poi da Adolfo Sax condussero la tromba allo stato attuale.
Le trombe oggi più in uso sono quelle a 3 pistoni, specie quelle tagliate in re, mi bemolle, fa e do. Per ridurre notevolmente la sonorità della tromba e modificarne anche il timbro si fa uso della sordina che viene introdotta nel padiglione dello strumento. W. A. Mozart (nel Flauto magico) fu dei primi a giovarsi dell'effetto della tromba con sordina.
Non da altro che dall'accrescitivo della parola tromba viene la denominazione del trombone, e come italiano è il nome, italiana probabilmente fu l'origine dello strumento.
Il quale è di registro grave, a tubo cilindrico, ed è caratterizzato dalla speciale meccanica, per la quale i suoni sono variati dal maneggio dei tubi mobili (trombone a tiro). Inizialmente però era ignoto tale procedimento e - come la tromba primitiva - il trombone rendeva solo i suoni naturali possibili per la tonalità in cui era tagliato.
Fino dal sec. XIV, e anche prima, il trombone per essere più maneggevole aveva preso anch'esso una forma ricurva, ed era conosciuto in Inghilterra col nome di sackbut. Ma più tardi il termine italiano "trombone", si generalizzò in tutti i paesi.
Figurazioni di questo strumento si trovano in molte nostre pitture del Quattrocento. Sappiamo anche che alla corte di Enrico VIII d'Inghilterra erano rinomatissimi dieci sonatori di sackbut. Nelle liste dei componenti le principali cappelle italiane e nelle bande in uso nei comuni italiani figurano spesso sonatori di trombone. È noto infine che nelle musiche concertate di Giovanni Gabrieli, come anche nell'Orfeo del Monteverdi e nelle sonate da chiesa entravano i tromboni. Essi formavano una famiglia di quattro e cinque membri che erano chiamati anche trombe armoniche.
A cominciare da C. W. v. Gluck sino ai sinfonisti del primo Ottocento, come anche nei più grandi operisti di questo periodo, i tromboni si introdussero nelle orchestre definitivamente e stabilmente.
Anche nei tromboni fu applicato il sistema a pistoni. Tuttavia - specialmente nelle orchestre - i tromboni a tiro sembrano meglio amalgamare con gli altri strumenti la loro sonorità piena e pastosa e il loro timbro peculiare.
Uso in orchestra. - L'uso orchestrale della tromba attraverso la storia dei tre ultimi secoli, offre parecchi e ben diversi aspetti. Troviamo già in Monteverdi (1600) parti di tromba ove i suoni aperti (cioè naturali, i soli che possedesse lo strumento prima dell'invenzione dei pistoni) vengono adoperati con singolare virtuosità. E lo strumento raggiunge un altissimo grado di bravura nelle creazioni di J. S. Bach (vedasi, ad es., il secondo concerto brandeburghese) e di G. F. Händel, ove la tromba viene costantemente scritta in una tessitura acutissima. Verso il 1760, l'uso della tromba entra in una fase molto meno brillante, e per oltre 70 anni le parti di J. Haydn, W. A. Mozart, M. Clementi e L. v. Beethoven (nonché dei primi romantici) si muovono esclusivamente sulle poche note del registro medio e semiacuto. L'applicazione dei pistoni (1830) giunse opportunamente a schiudere al gruppo dei corni e delle trombe quelle nuove infinite possibilità cromatiche delle quali si avverte così profondamente la mancanza nella tecnica orchestrale di Beethoven. E, da quel giorno, lo sviluppo della tromba nel melodramma e nel sinfonismo segue fedelmente quello del periodo musicale romantico. Verso la fine del secolo XIX comincia a introdursi - attraverso le nuove tendenze russa e francese - l'uso della sordina, il quale doveva a poco a poco diventare abuso. Fra i primi esempî del genere, va ricordato in particolar modo quello mirabile della parte centrale del notturno Fêtes (1899) di C. Debussy. Tuttavia, non si può ancora affermare che questi nuovi arricchimenti tecnici mutassero notevolmente il carattere classico dello strumento, il quale rimaneva tuttora considerato come un mezzo fonico prevalentemente eroico e guerresco. Doveva essere l'arte afroamericana del Jazz a modificare sostanzialmente il carattere della tromba, schiudendole un campo espressivo (comico, grottesco, pettegolo, sentimentale-caricaturale, ecc.) sino allora sconosciuto, e permettendole finalmente di ritrovare - arricchita dai vantaggi dei pistoni e della moderna sordina - quell'altissima virtuosità già raggiunta ai tempi di Bach ma quindi perduta.
L'influenza della tecnica jazzistica ha anche profondamente influito sull'uso sinfonico dello strumento, e di questa evoluzione tecnica fanno fede le maggiori partiture europee e americane dell'ultimo decennio.
L'uso dei tromboni fu dapprima privilegio dell'orchestra drammatica (C. Monteverdi, G. F. Händel, C. W. v. Gluck, W. A. Mozart, ecc.). Nell'arte di quei maestri trova già pieno sviluppo il carattere fondamentalmente solenne e religioso ma anche violento e terribile dello strumento. D'altra parte la costruzione stessa del modello a tiro permetteva già a quei tempi al trombone di disporre di quella scala cromatica completa che la tromba non doveva raggiungere che assai più tardi coi pistoni. Con Beethoven il trio dei tromboni entra nel sinfonismo e ne diviene elemento essenziale per tutto l'Ottocento. L'applicazione dei pistoni al trombone avvenuta su larga scala nel secolo XIX, determinò per un certo tempo l'impiego quasi esclusivo di questo modello nelle orchestre europee (e soprattutto italiane). A poco a poco però, l'inferiorità timbrica del modello a pistoni portò al ripristinamento universale di quello a tiro, e anche l'Italia (per iniziativa di A. Toscanini alla Scala e di B. Molinari all'Augusteo) ha riconosciuto nuovamente la superiorità del trombone classico. L'uso dei tromboni assume un'importanza grandissima nell'arte wagneriana e straussiana, mentre invece i coloristi russi (N. Rimskij-Korsakow, M. Balakirev, A. Borodin, ecc.) e gl'impressionisti francesi (C. Debussy, ecc.) osservano assai maggior moderazione nell'uso di quel possente mezzo fonico. Fra gl'impieghi più drammatici dei tromboni nell'opera, va ricordato quello dell'Otello di G. Verdi, dove i suoni più rauchi e feroci dello strumento vengono associati alla figura del "Moro". Con la fine del secolo XIX appare l'artificio della sordina, del quale si trovano già abbondanti esempî nei poemi sinfonici di R. Strauss. Ma la tecnica del trombone - similmente a quella della tromba - doveva, come s'è detto, radicalmente trasformarsi e arricchirsi di nuove impensate espressioni per merito della nuova arte del Jazz, la quale ha conferito al trombone caratteri assolutamente rivoluzionarî per rapporto all'antica concezione dello strumento, e soprattutto ne ha portato la virtuosità a un grado che nessuno avrebbe mai osato immaginare vent'anni prima. In questo senso, l'influenza della tecnica jazzistica ha avuto enorme ripercussione su quella sinfonica, al punto da poter affermare che tanto la tromba quanto il trombone ci appaiono oggi strumenti totalmente diversi, non di rado anzi opposti, a quello che erano alla fine del secolo XIX.