TROINA (A. T., 27-28-29)
Paese della provincia di Enna, da cui dista 78 km. Ha l'aspetto caratteristico degli abitati di montagna; sorge infatti sopra un colle, tra rocce scoscese, a un'altezza non raggiunta da nessun altro paese della Sicilia (m. 1120 s. m.). È sulla più settentrionale delle strade che salgono verso il cuore dell'isola dalla valle del Simeto, in cui confluiscono i due corsi d'acqua che ne portano il nome, direttamente l'uno, per mezzo del Salso l'altro. Sebbene si ritenga d'origine antica - non mancano nei dintorni ruderi cospicui - i ricordi più sicuri non vanno oltre la metà del sec. XI, quando, primo dei castelli della Sicilia, fu tolto ai musulmani dal conte Ruggiero (1063). Il vescovato ivi allora istituito, e poi trasferito a Messina, si collega con l'origine della legazia apostolica nell'isola. Aveva intorno a 7000 ab. sulla fine del sec. XVIII. Il vasto territorio comunale (kmq. 166,96) è ricco di boschi e di pascoli. La popolazione nel censimento del 1931 risultò di 12.115 abitanti.
La chiesa madre, forse la più antica fra le chiese normanne della Sicilia, ci appare oggi quasi interamente trasformata. Ma in essa e nelle altre chiese di Troina sono non pochi oggetti d'arte interessantissimi. Nel tesoro della chiesa madre un prezioso bacolo che la tradizione vuole donato da Ruggiero I ma che è un prodotto di oreficeria gotica non anteriore agli ultimi anni del sec. XIV. Nella stessa chiesa madre tavole bizantineggianti, bronzi cinquecenteschi, tele del palermitano Giuseppe Velasquez; nella chiesa dei minori conventuali una pala d'altare con ricordi leonardeschi nella chiesa di S. Silvestro una statua del santo patrono di Troina, dovuta probabilmente a Domenico Gagini, ecc.
Bibl.: M. Foti Giuliano, Memorie paesane ossia Troina dai tempi antichi sin oggi, Catania 1901; G. Albertotti, Nuove osservazioni sul Fasciculus medicinae del Ketham, in Atti e memorie R. Acc. scienze, lettere e arti in Padova, XXVI, (1910), disp. 3.