ORSINI, Troilo
ORSINI, Troilo. – Nacque nel 1547 da Paolo Emilio, del ramo di Monterotondo, e da Imperia Orsini.
Quando la famiglia si trovò a far fronte a problemi finanziari, fu mandato a Firenze, al seguito di Paolo Giordano, duca di Bracciano, che nel 1556 aveva sposato Isabella de’ Medici, figlia di Cosimo I, duca di Firenze. I coniugi, su richiesta di Cosimo, avevano preso dimora a Firenze e Paolo Giordano confidava nella presenza di Troilo per controllare la condotta della moglie. Fra i due verso il 1564 o il 1566 si accese però una segreta intesa amorosa.
Guadagnatosi la fiducia di Cosimo I, dal 1568 Orsini fu inviato in missioni diplomatiche, anche grazie alla sua «natura cortese» (Sansovino, 1565, c. 25v), al suo bell’aspetto e alla capacità di allietare gli incontri conviviali con la conversazione e il liuto. Nel 1568 era a Monaco per rappresentare i Medici alle nozze di Guglielmo V di Baviera con Renata di Lorena; l’istruzione lo incaricava di confermare la comunanza di interessi fondata sui legami dinastici stabiliti con le nozze del principe Francesco con Giovanna d’Austria.
Attraverso Orsini i Medici negoziarono la concessione di diversi prestiti alla Francia, impegnata nelle Guerre di religione. Nel 1569 fu inviato presso Carlo IX con l’incarico di sollevare la questione della trattativa per il prestito di 100.000 scudi, che si era arenata. Doveva altresì raccomandare la dignità dello Stato toscano, facendo leva sulle origini di Caterina de’ Medici, poiché Firenze era «patria pure della Maestà della Regina et per consequentia origine di tutte le loro Maestà et Altezze» (Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, 2635, c. 174r: Istruzione di Francesco de’ Medici a Troilo Orsini inviato in Francia, 20 aprile 1569). Nell’ottobre dello stesso anno fu nuovamente in Francia, in occasione del matrimonio del re con Elisabetta d’Austria, con il compito di informarlo dell’intenzione del pontefice Pio V di concedere il titolo di granduca a Cosimo de’ Medici. Fu ancora in Francia nel 1570 e nel 1571, anche con funzioni non ufficiali ma di rilievo politico ed economico (concessione di prestiti). Nel 1573 era a Parigi con l’incarico di complimentarsi dell’elezione del duca Enrico di Angiò a re di Polonia, in seguito all’estinzione della dinastia degli Jagelloni, e far sapere che i granduchi avevano il desiderio «di correre la medesima fortuna di loro Maestà Christianissime per molti rispetti» (ibid., c. 807r: Istruzione di Francesco de’ Medici a Troilo Orsini inviato in Francia, 12 maggio 1573). Circolò voce che avesse anche offerto a nome del granduca un ingente prestito per sostenere le spese del viaggio in Polonia di Enrico.
Nell’aprile 1574 fu inviato in Tirolo, alla Corte imperiale, in Boemia, in Ungheria e, come destinazione finale, alla corte polacca, per portare la notizia della morte di Cosimo I e della successione di Francesco, di cui doveva chiedere il riconoscimento della dignità granducale in cambio della conferma dell’appoggio finanziario alla Francia impegnata nelle Guerre di religione.
Durante la missione Orsini, che non aveva il titolo di ambasciatore, fu coinvolto in un incidente per le precedenze con il letterato Battista Guarini, ambasciatore di Ferrara, sulla base di una mai sopita questione che contrapponeva su questo punto il ducato di Toscana a quello di Ferrara. La circostanza si concluse con uno smacco per Orsini.
La missione a Cracovia durò poco più di un mese. Orsini partì dalla Polonia poco dopo Enrico che era stato chiamato a succedere al trono di Francia dopo la morte di Carlo IX e aveva rinunciato a quello polacco. Lasciata Cracovia, raggiunse il re a Venezia, dove, insieme con l’inviato mediceo Sigismondo De’ Rossi, rappresentò il granduca nei festeggiamenti veneziani in onore di quello. Rientrato a Firenze, si trovò di fronte a equilibri politici mutati. La morte di Cosimo I lo aveva privato del suo principale sostegno; il nuovo granduca Francesco, che diffidava di lui e voleva evitare che stabilisse un rapporto stretto con il fratello, il potente cardinale Ferdinando, sembra lo incolpasse di proteggere un personaggio accusato di avere ucciso un suo servitore; poi lo accusò di omicidio e il 15 febbraio 1576 lo condannò in contumacia, sequestrandogli i beni. Orsini si era già rifugiato in Francia, dove fu nominato da Enrico III gentiluomo di camera.
Non sono peraltro del tutto chiare le ragioni di questo rovescio di fortuna, né i reali motivi del viaggio a Parigi. Dopo aver lasciato Firenze, mantenne infatti uno scambio epistolare con Bartolomeo Concini, segretario di Francesco, con Ferdinando de’ Medici e con lo stesso granduca.
Il 30 novembre 1577, a Parigi, fu colpito da un’archibugiata e dopo due giorni morì.
L’autore materiale dell’omicidio era Ambrogio Tremazzi, accompagnato da un tale Ieronimo Savorano. In una lettera indirizzata ad Antonio Serguidi, segretario del granduca Francesco, Tremazzi, confessando di avere ricevuto l’incarico di uccidere Orsini dal conte Ridolfo Isolani e da don Pietro de’ Medici, ultimogenito di Cosimo I, ricostruiva passo a passo le tappe di avvicinamento alla persona di Troilo, il cui accesso non era stato facile perché Troilo, come gentiluomo di camera di Enrico III, trascorreva molto tempo a Corte, negli appartamenti reali. Secondo il resoconto coevo del nunzio a Parigi Antonio Maria Salviati, Orsini sapeva chi era stato a colpirlo ma non volle rivelarlo neanche in punto di morte e anzi lo perdonò. La notizia dell’omicidio ebbe grande eco nei resoconti degli ambasciatori e negli avvisi. A proposito dell’autore fu fatto anche il nome di un Caracciolo, di origini napoletane e membro dell’Ordine dei Cavalieri di S. Stefano, ma circolò un diffuso sospetto circa il coinvolgimento di Sinolfo Saracini, ambasciatore granducale in Francia, e del segretario ducale Curzio Picchena. I due non erano nuovi a organizzare agguati ai fuoriusciti fiorentini. L’esule fiorentino Bernardo Girolami li denunciò al re; fu perquisita la residenza dell’ambasciatore, ma le indagini non portarono a nulla.
La ricostruzione del profilo di Orsini è strettamente legata alle diverse interpretazioni date dagli storici al rapporto che lo legò a Isabella de’ Medici. Sin dall’epoca dei fatti circolava l’opinione (Arditi, 1970), ripresa anche da studi recenti (Murhpy, 2011), secondo la quale Orsini sarebbe stato l’amante di Isabella. Coloro che invece sostengono che non vi sia prova di questa relazione (Mori, 2011), rilevano che nelle prime cronache coeve (Giuliano de’ Ricci, 1972) di essa non vi era traccia. Nel Settecento Riguccio Galluzzi riferiva sulla morte di Isabella che «fu opinione che il marito la strangolasse per gelosia di Troilo Orsini suo parente che non molto dopo fu assassinato in Francia. I novellisti e gli scrittori delle memorie segrete di quel tempo adottarono la voce che da per tutto si sparse, ma nondimeno non rimane certo il caso della sua morte» (1781, II, p. 269). Alcune lettere scambiate fra un’anonima e Orsini sono state prese in considerazione da alcuni degli storici che sostengono la tesi della relazione amorosa con Isabella, ma esse provano solo l’esistenza di un legame illecito con una donna fiorentina sposata, appartenente ai ceti alti, che gli testimoniava con toni appassionati il suo amore («dal primo giorno che li parlai ne restai tanto acciesa che mai son vissuta quieta e vostra signoria stia sicuro che io lo amo et adoro quanto si possa», in Arch. di Stato di Firenze, Miscellanea Medicea, 505, c. 144r). Non è però possibile stabilire che questa donna fosse Isabella. Alle diverse letture della vicenda si connettono le ricostruzioni storiche del periodo successivo: le missioni diplomatiche di Orsini (in particolare quelle in Francia) sono spiegate da alcuni con la volontà di Cosimo I di allontanare Orsini dalla figlia (Winspeare, 1961); da altri con fini politici e di rappresentanza diplomatica (Diaz, 1987). L’uccisione è stata vista come estrema vendetta del granduca Francesco dopo la morte della sorella Isabella, uccisa per volere del marito Paolo Giordano che ne aveva scoperto il tradimento con Orsini (Arditi, 1970; Gnoli, 1870; Winspeare, 1961; Murphy, 2011) o, invece, con ragioni politiche, legate vuoi alla campagna di eliminazione dei fuoriusciti fiorentini in Francia (Galluzzi, 1781; Diaz, 1987), vuoi all’ambiguità della posizione che Orsini aveva assunto in Francia, a causa della quale avrebbe perso la fiducia del granduca (Mori, 2011). Alcuni anni dopo, Caterina de’ Medici si lamentò dell’omicidio di Orsini con Andrea Albertani, inviato da Firenze per recuperare un grosso credito. Nel quadro di una fase di tensione politica con la Toscana, Caterina disapprovava l’eliminazione sistematica dei fuoriusciti fiorentini in Francia, che aveva messo in discussione la sovranità del re
Orsini è raffigurato in un dipinto di Anastasio Fontebuoni intitolato Troilo Orsini che soccorre Caterina de’ Medici e Carlo IX, commissionato da Maria de’ Medici nel 1620 per il palazzo del Lussemburgo a Parigi e parte di una serie di quadri che dovevano celebrare la gloria della famiglia Medici e della casa reale di Francia.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Miscellanea Medicea, 505, cc. 32r-33r (istruzione a Orsini in Baviera, 14 febbraio 1568); ibid., cc. 138r, 144rv, 146rv, 148r, 150r-151r (lettere relative alla relazione amorosa, edite in Winspeare, 1961, pp. 101-116); Carte Strozziane, Prima serie, fz. 97, cc. n.n. (lettera di A. Tremazzi, edita in Gnoli,1870, pp. 404-414); Mediceo del Principato, 2634, III, cc. 702r-703r, 807r-811r, 863r-864r (istruzione a Orsini in Francia, 12 maggio 1573; lettere credenziali; istruzione a Orsini in Corte imperiale e in altri luoghi, aprile 1574; istruzione per S. De’ Rossi a Venezia, 3 luglio 1574); 2635, 103r-103bis, 173r-175r, 186r (istruzioni a Orsini in Francia, 20 aprile 1569; 26 ottobre 1569; 11 novembre 1570); 5927a, ins. 4, c. 50 (Avviso, sull’uccisione di Orsini); F. Sansovino, L’Historia di casa Orsina, Venetia, Bernardino et Filippo Stagnini, 1565, c. 25v; B. Arditi, Diario di Firenze e di altre parti della Cristianità, 1574-1579, a cura di R. Cantagalli, Firenze 1970, pp. 164 s.; Giuliano de’ Ricci, Cronaca (1532-1606), a cura di A. Sapori, Milano-Napoli 1972, pp. 197 s.; Correspondance du Nonce en France Antonio Maria Salviati (1572-1578), a cura di P. Hurtubise, Roma 1975, I, pp. 565 s., 611, 616; II, pp. 715 s., 749; R. Galluzzi, Istoria del granducato di Toscana, II, Firenze 1781, pp. 268-270, 325; P. Litta, Famiglie celebri di Italia, Milano 1819-79, Orsini di Roma, tav. VII; D. Gnoli, Vittoria Accoramboni. Storia del secolo XVI, Firenze 1870, pp. 404-414; G. Canestrini - A. Desjardins, Negociations diplomatiques de la France avec la Toscane, VI, Paris 1872, pp. 134, 432 s.; G. Fusai, Un litigio fra due ambasciatori alla Corte di Polonia, in Archivio storico Italiano, s. 5, XL (1907), pp. 118-122; M. Del Piazzo, Gli ambasciatori toscani del principato, 1537-1737, Roma 1953, pp. 66, 80, 96, 103; F. Winspeare, Isabella Orsini e la corte medicea del suo tempo, Firenze 1961; A. Morandini, Una missione di T. O. in Polonia per il granduca di Toscana (maggio-luglio 1574), in Archivio storico italiano, CXXIII (1965), I, pp. 95-112 (con lettere di Orsini); A. Blunt, A series of painting illustrating the history of the Medici family, in The Burlington Magazine, CIX (1967), 774, pp. 492-498; F. Diaz, Il Granducato di Toscana. I Medici, Torino 1987, pp. 238, 251; S. Calonaci, Girolami, Bernardo, in Dizionario biografico degli Italiani, LVI, Roma 2001, pp. 514 s.; E. Mori, L’onore perduto di Isabella de’ Medici, Milano 2011, passim; C. Murphy, Isabella de’ Medici. La gloriosa vita e la fine tragica di una principessa del Rinascimento, Milano 2011, passim.