TRIVULZIO, Gian Giacomo, detto il Magno
È la personalità più spiccata di tutta la sua famiglia, per la gloria militare che s'acquistò in numerose campagne. Nato a Milano nel 1441 da Antonio e da Francesca Visconti, fu dallo Sforza iniziato nell'arte della guerra, e nel 1465 fu con i ducali in Francia, in aiuto di Luigi XI, poi di Pietro de' Medici, del marchese di Monferrato e contro i signori di Correggio. Dopo un viaggio in Terrasanta, prese parte alla guerra di Piemonte contro il duca di Borgogna (1476), venendo a far parte nello stesso anno del consiglio di reggenza per Gian Galeazzo Sforza. Nel 1477 contro Genova, nel 1478 contro il partito dei Pazzi di Firenze, nel 1479 contro Ludovico il Moro, seppe aumentare sempre più la sua autorità, talché Ludovico il Moro se lo tenne caro, per quanto gli fosse stato leale avversario. In questi anni acquistava già ampî feudi nel ducato, e più ne ebbe quando fu inviato nel Napoletano in aiuto di Ferdinando d'Aragona, dopo la congiura dei baroni. Ritornato a Milano, col beneplacito della corte milanese, acquistò dal conte Gian Pietro Sacco la contea di Mesocco (1480), facendovi erigere un fortissimo castello. Per tal modo acquistava un'invidiabile posizione non soltanto economico-finanziaria, ma anche politica, divenendo il naturale intermediario fra il duca e le Leghe Retiche. Pochi anni dopo (1493) acquistò la valle superiore del Reno e quella di Stossavia, venendone poi investito dal vescovo di Coira. Per la difesa di questi territorî, nel 1496 entrò in alleanza con la Lega Grigia, la quale, peraltro, nel 1513 occupò la Mesolcina. Malgrado le onorevoli imprese dal 1480 al 1487 in Lombardia, nell'Italia meridionale e nelle Marche, cadde in disgrazia di Ludovico il Moro, che non gli poteva perdonare l'avere difeso strenuamente la reggenza, onde fu privato d'ogni comando. Per tal modo Gian Giacomo si risolse ad abbandonare la corte milanese, passando a quella degli Aragonesi di Napoli. Di qui, dopo la caduta del regno per opera di Carlo VIII, passò in Francia, vi organizzò l'esercito e al seguito di Lodovico XII entrò in Milano nel 1499: in questa occasione fu nominato maresciallo di Francia, marchese di Vigevano e governatore del ducato. Dopo l'effimero ritorno del Moro a Milano, il Trivulzio vi rientrava nel 1500, ma di lì a poco il comando del ducato gli fu tolto. Ancora nel 1508-1509 fu in Italia, vincendo i Veneziani ad Agnadello e rimanendo nel ducato milanese fino alla battaglia di Novara (1513), da lui perduta contro i collegati. Ma due anni dopo ritornava e sbaragliava gli Svizzeri e Massimiliano Sforza nella giornata di Marignano, fra Milano e Lodi. Ma i maneggi del Lautrec misero in cattiva luce il vecchio maresciallo presso la corte, dipingendolo quasi come un ribelle: andato in Francia per scolparsi, male accolto alla corte di Francesco I, morì di crepacuore a Chartres nel 1518.
Bibl.: C. Rosmini, Dell'istoria intorno alle militari imprese e alla vita di Gian Jacopo Trivulzio detto il Magno, Milano 1815; S. Tagliabue, La Signoria dei Trivulzio in Mesolcina, Rheinwald e Safiental, Milano 1927.