TRISTANO, Leonard Joseph, detto Lennie
Pianista statunitense di jazz, nato a Chicago il 19 marzo 1919, morto a New York il 18 novembre 1978. Era figlio di emigranti italiani provenienti da Aversa. Cieco dall'età di nove anni, la madre, pianista e cantante, gli impartì i primi rudimenti musicali, che T. perfezionò in un istituto per ciechi. Nel 1943 si diplomò in pianoforte e composizione all'American Conservatory di Chicago e cominciò a insegnare alla Christiansen School of Popular Music. Contemporaneamente suonava il clarinetto e i sassofoni − che già dal 1945 abbandonò a vantaggio del piano − in gruppi dixieland e in complessi di musica da ballo.
Intorno a lui cominciarono a radunarsi dapprima Lee Konitz e B. Russo, quindi il chitarrista B. Bauer e il bassista A. Fiskhin, coi quali formò un trio, e a New York, dove si trasferì nel 1946, W. Marsh, Don Ferrara, Sal Mosca e altri. Nel frattempo aveva militato nelle Metronome All Stars, un'orchestra messa insieme dal critico B. Ulanov e costituita dai migliori musicisti del momento, con cui incise Victory ball e Overtime. Proclamato miglior pianista e miglior musicista del 1948, registrò con J. La Porta, E. Swope e B. Harris; quindi, alla testa di vari gruppi, incise alcuni tra i massimi esempi del cool jazz, di cui divenne immediatamente l'alfiere: Tautology, Subconscious Lee, Progression, Retrospection, Judy, Wow, Crosscurrent, Sax of a kind, Marionette, Yesterdays e, soprattutto, Intuition e Digression, veri e propri saggi di free jazz ante litteram, un nuovo tipo di jazz, coltissimo, intuitivo e informale. Moltissimi i musicisti che furono alla sua scuola. Le sue apparizioni in pubblico si fecero sempre più rare. Della prima metà degli anni Cinquanta sono alcuni brani di grande rilievo: Ju-ju e Pastime (1951); il magmatico Descent into the Maeltröm (1953), esempio di pianismo totalmente free, Turkish mambo, Line up e lo struggente Requiem, in morte di Ch. Parker (1955). In questi ultimi si servì di tecniche eterodosse, come la sovrapposizione di varie parti di piano e l'aumento della velocità del nastro. Le poche successive registrazioni vennero effettuate solo nella sua abitazione; tra queste, The new Tristano (1962), long playing nel quale il gioco dei bassi, costante stilistica del suo pianismo, si fa ancor più intenso e solenne. Compì tournées in Europa (1965, 1968, 1969), esibendosi anche in Italia e concentrandosi esclusivamente sull'insegnamento, in linea con la propria concezione severamente anticommerciale dell'arte. Figura centrale nello sviluppo del jazz moderno, è considerato il caposcuola del cool jazz e il primo ispiratore del West Coast, cioè della linea più intellettuale che il jazz abbia espresso. A lui si sono rifatti pianisti come R. Ball, G. Shearing, B. Evans, P. Bley, M. Solal e G. Gaslini.
Bibl.: R.G. Reisner, The jazz titans, Garden City (New York) 1960; W. Mellers, Music in a new found land, Londra 1964; W.F. Van Eyle, Discography of Lennie Tristano, Zaandam 1966; F. Fayenz, Il jazz dal mito all'avanguardia, Milano-Roma 1970; Id., Lennie Tristano, in I grandi del jazz, Milano 1979; A. Morgan, in Modern jazz: the essential records, a cura di M. Harrison, Londra 1975; A. Polillo, Jazz. La vicenda e i protagonisti della musica afro-americana, Milano 1975; I. Gitler, Jazz masters of the 40's, New York 1984; X. Prevost, in Dizionario Jazz, Roma 1989, s.v.