TRIPOLI
(gr. ΤϱίπολιϚ; arabo Ṭarābulus al-Shām)
Città del Libano settentrionale, il cui nome greco deriva dalle vicende della sua fondazione, avvenuta, probabilmente, nel sec. 8°-7° a.C. per opera congiunta di nuclei provenienti da Tiro, Sidone e Arado, che diedero vita a tre quartieri separati.
Sede di importanti cantieri navali durante il regno di Alessandro Magno (336-323 a.C.) e centro di rilievo in epoca romana, T. fu largamente danneggiata da un terremoto nel 454 dopo Cristo. Nel sec. 7° si oppose tenacemente alla conquista araba, che avvenne solo nel 635, dopo un lungo assedio; passata sotto il controllo dei Fatimidi d'Egitto, fu conquistata dai crociati nel 1109, per essere ripresa solo nel 1289 dal sultano Qalāwūn, che la fece radere al suolo completamente.
Nel 1103 Raimondo di Saint-Gilles, conte di Tolosa, fece fortificare con grande rapidità e dispendio di mezzi una ripida altura nell'immediato entroterra, ribattezzata monte Pellegrino (od. Qal'at Sanjīl), dalla quale poté assediare la città, che tuttavia capitolò solo quattro anni dopo la morte del Conte, avvenuta nel 1105.Malgrado il castello abbia subìto una vasta opera di ricostruzione in età mamelucca, sono state individuate alcune strutture pertinenti alla dominazione latina, in particolare nella parte basamentale di tre bastioni della fronte orientale, databili al sec. 12° (Müller-Wiener, 1966). All'interno del perimetro murario sopravvivono invece alcune parti del mastio e della cappella - a navata unica conclusa da un'abside -, al cui angolo nordorientale è stato scoperto un piccolo edificio a pianta centrale nel quale Deschamps (1973) ha voluto riconoscere il mausoleo del fondatore, un'identificazione che è stata tuttavia posta in dubbio da un'ulteriore analisi delle fonti e delle evidenze archeologiche (Salamé-Sarkis, 1980; Folda, 1995).A seguito della conquista cristiana, T. divenne capitale di una contea vassalla del re di Gerusalemme e nel 1187, con la morte dell'ultimo discendente dei conti di Tolosa, passò sotto il controllo del principato di Antiochia. Nel corso dei secc. 12° e 13° la città si sviluppò ininterrottamente, nonostante due gravi terremoti nel 1157 e nel 1170, grazie al suo porto e alle ricche comunità mercantili, tra le quali una posizione egemone conservarono i Genovesi, che, per la loro partecipazione all'assedio, erano stati ricompensati dal figlio di Raimondo, Bertrando, con un intero quartiere e una fortezza, situata pochi chilometri a S dell'abitato.La sistematica distruzione operata dopo il 1289 ha cancellato quasi ogni traccia del tessuto urbano di età franca, con le chiese, gli acquedotti e le ricche residenze, e, a eccezione di alcune vestigia della cattedrale dei crociati inglobate nella Grande moschea, rimangono quasi esclusivamente pezzi erratici, come quelli reimpiegati nel portale dello ḥammām ῾Izz al-Dīn, dove si possono osservare un agnello tra due rosette, due conchiglie e un'iscrizione con il nome di s. Giacomo.
Bibl.: C. Enlart, Les monuments des croisés dans le royaume de Jérusalem (Bibliothèque archéologique et historique, 7-8), 4 voll., Paris 1925-1928; S. Runciman, A History of the Crusades, London 1951-1954; W. Müller-Wiener, Castles of the Crusaders, London 1966, p. 42; P. Deschamps, Les châteaux des croisés en Terre Sainte, III, La défense du Comté de Tripoli et de la Principauté d'Antioche (Bibliothèque archéologique et historique, 90), Paris 1973; T.S.R. Boase, Ecclesiastical Art in the Crusader States in Palestine and Syria, in A History of the Crusades, a cura di K.M. Setton, IV, The Art and Architecture of the Crusader States, a cura di H.W. Hazard, Madison-London 1977, pp. 69-139; S. Salamé-Sarkis, Contribution à l'histoire de Tripoli et de sa région à l'époque des Croisades, Paris 1980; D. Leistikow, Burgkapellen auf Kreuzritterburgen in Syrien und Palästina, Forschungen zu Burgen und Schlössern 2, 1992, pp. 217-233; J. Folda, The Art of the Crusaders in the Holy Land. 1098-1197, Cambridge 1995.G. Curzi
Nel corso dei due secoli di regno mamelucco vennero erette a T. nove moschee: il monumento più antico è rappresentato dalla Grande moschea (1294), seguita da una serie di altri edifici religiosi tra cui cinque moschee maggiori per la preghiera del venerdì e tre moschee di minori dimensioni dislocate nei diversi quartieri.Mentre la Grande moschea e la moschea al-Tawbat sono di tipo classico con corte interna e portici, le moschee al-Burṭāsiyya (sec. 14°) e al-Taynāl seguono nella loro disposizione le madrase siriane a tre īwān disposti intorno a una corte centrale chiusa, mentre le moschee al-῾Aṭṭār (1350) e ῾Abd al-Wahid (1305) tradiscono le loro più antiche origini. I diversi fondatori delle moschee rispecchiano la struttura sociopolitica dell'epoca: si tratta infatti di esponenti delle classi dirigenti, agiati cittadini o semplici mercanti, indipendentemente dalla datazione, dalla posizione topografica o dalle dimensioni dell'edificio.Le sedici madrase costruite a T. si presentano concentrate, dal punto di vista topografico, intorno alla Grande moschea e, dal punto di vista cronologico, negli anni 1310-1370. Finanziatori delle opere furono gli esponenti dell'aristocrazia regnante - sultani, governatori, emiri, ciambellani -, le associazioni religiose (madrase al-Qādiriyya e al-῾Umariyya), alcune esponenti femminili dell'aristocrazia (madrase al-Khayriyya Ḥasan e Arghun Khātūn) o anche semplici cittadini (madrase al-Sukkar e al-Mawlawī). Pur nelle grandi differenze di struttura, le madrase comprendono sempre, oltre alla tomba del fondatore, un ingresso, una sala di preghiera e una per l'insegnamento. Solo la grande e bella al-Qartawiyya, del primo quarto del sec. 14°, rispetta la sistemazione formale della tradizionale madrasa siriana, che denuncia la propria origine iraniana e la cui forma corrisponde a precise esigenze pratiche: una corte centrale su cui si aprono tre īwān che fungono da sale di insegnamento e di riunione.I tre ḥammām (bagni) vennero edificati dagli esponenti della nuova classe dirigente nella prima fase della ricostruzione della città. Nel 1301 la nuova T. aveva già una moschea, una madrasa e due ḥammām, e ciò rende evidente come questi ultimi, destinati a soddisfare le necessità di purificazione rituale e di abluzione, ma anche a svolgere la funzione di luogo di svago e di incontri sociali, fossero considerati organismo essenziale dell'intera struttura associativa islamica. Per la loro collocazione topografica, i tre bagni di T. (al-Ḥājib, al-Nurī, costruito intorno al 1333, e ῾Izz al-Dīn) soddisfacevano le necessità di diversi quartieri; nella loro planimetria seguono la classica struttura lineare, che comprendeva uno spogliatoio, particolarmente raffinato, cui faceva seguito una serie di sale (fredda, tiepida e calda), studiate in funzione del progressivo andamento delle abluzioni.I cinque khān (strutture di accoglienza per merci e mercanti) di T. vennero costruiti assai presto, durante i primi cinquanta anni della dominazione mamelucca, nella zona nord della città, la più accessibile alle vie di commercio con la Siria. Questi monumenti pubblici, finanziati da emiri locali o dalle autorità della regione, contrariamente alle moschee e alle madrase, che solo raramente seguono una planimetria standardizzata, presentano tutti la tipologia tradizionale che si ritrova in Siria o in Anatolia, con una corte centrale circondata da una struttura a due piani, l'uno coperto a volta per gli animali e le merci, l'altro porticato per i mercanti.In tutti i monumenti di T. quale materiale da costruzione viene usata una pietra da taglio di origine locale, giallastra e sabbiosa, cui si affianca talvolta l'impiego a scopo decorativo di una pietra nera, per lo più usata per accentuare elementi strutturali quali porte o finestre, o anche inserita nella tessitura muraria, alternata alla pietra locale, in modo da ottenere delle scansioni simmetriche denominate ablaq, secondo una tecnica molto diffusa nell'architettura mamelucca.La decorazione, inserita nella costruzione al fine di evidenziare gli elementi di maggior risalto all'esterno del monumento, come il minareto, il portale o le finestre, oppure applicata all'interno quale ornamentazione pavimentale o parietale della qibla o del miḥrāb, si serve di un repertorio figurativo ricco e vario. Tale ornamentazione, frequentemente suddivisa in forme regolari, è composta dai principali motivi di carattere tipicamente islamico: intreccio geometrico, muqarnas e calligrafia.L'intreccio geometrico, basato su motivi di poligoni a stella e ripetizioni simmetriche, è ovunque presente, inciso nella pietra o in tarsie di marmi policromi, e gli esempi più belli di T. si trovano all'interno delle madrase al-Burtasiyat e al-Qādiriyya.Il muqarnas, tagliato nella pietra, secondo principi costruttivi definiti sulla base di complessi calcoli matematici, si trova a T. in particolare come decorazione nelle volte dei portali delle moschee al-Taynāl e al-῾Aṭṭār, come pure nella madrasa al-Nāṣiriyya. Lo schema, nato in origine come elemento architettonico, diviene un elemento decorativo privo di ruolo funzionale.La calligrafia araba, caratteristica principale delle arti islamiche e fattore di identità e di unificazione in qualsiasi epoca e luogo, si ritrova nella tradizione mamelucca in un gran numero di iscrizioni tanto all'esterno quanto all'interno dei monumenti di Tripoli. Queste iscrizioni, poste sulle facciate, le pareti, le porte, nei miḥrāb e nei minbar, in fasce o in targhe, incise nella pietra e intagliate nel marmo, conferiscono al monumento una precisa identità visiva. Con il loro particolare timbro islamico, svolgono la duplice funzione di motivi ornamentali e di testi storici o religiosi: la loro presenza decorativa si accompagna a un ruolo di testimonianza storica e socioeconomica in merito alla fondazione del monumento su cui sono apposte.
Bibl.: M. Sobernheim, Matériaux pour un Corpus inscriptionum Arabicarum (Mémoires de l'Institut français d'archéologie orientale, 25), Cairo 1909; P. Collart, E.M. Chehab, A. Delon, La ville de Tripoli et son développement historique, Paris 1954; ῾A. Salēm al-Sayyid, Tarāblus al-Shām fī al-tā᾽rīkh al-Islāmī [T. di Siria nella storia islamica], Alessandria 1963; ᾽U.᾽Abd al-Salām Tadmuri, Tā᾽rikh wa athār Masājid wa madāris Tarāblus fī ῾Asr al-Mamālik [Storia e monumenti, moschee e madrase di T. mamelucca], Tripoli 1974; H. Salam-Liebich, The Architecture of the Mamluk City of Tripoli, Cambridge (MA) 1983.H. Salam-Liebich