trino
Dal latino trinus, vale " triplice " (la forma latina più nota è trini, concorrente di terni, aggettivo numerale distributivo; cfr. Papia Vocabulista: " trinus, cui tria competunt; trini, terni "). Nella forma volgare è usato solo nel Paradiso, in genere a indicare che in Dio, sull'unità dell'essenza o della natura o della ‛ deità ', si salda la trinità delle persone o relazioni sussistenti.
Così in XV 47 Cacciaguida ringrazia Dio (Benedetto sia tu) perché ha concesso un suo discendente, ancora in vita, la grazia del viaggio ultraterreno, e lo qualifica come trino e uno - " uno in trinitade, ch'è trinitade in unitade " (Ottimo) -, cioè richiama il mistero della Trinità; l'aggettivo t. è glossato dal Buti " essente in trinità di persone ". Lo stesso mistero è enunziato in XXIV 140, nella dichiarazione di fede di D.: e credo in tre persone etterne, e queste / credo una essenza sì una e sì trina, / che soffera congiunto ‛ sono ' ed ‛ este '; una " quanto all'essere et alla deità ", trina " quanto alla personalità " (Buti); ma v. ESSENZA; sussistenza; Trinità. Ancora, in XXXI 28 Oh trina luce che 'n unica stella / scintillando a lor vista, sì li appaga!, si tratta della luce di Dio, che è " triplice " in ‛ una ' sola stella. L'occorrenza di XXV 132 si riferisce non a Dio, ma ai tre apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni: il trino spiro designa senz'altro i " tre spiriti ", o le " tre anime " che ‛ spiravano ' facendo un accordo di voci.