TRIMBOCCHI, Gaspare, detto il Tribraco
TRIMBOCCHI (Tirimbocchi), Gaspare, detto il Tribraco. – Figlio illegittimo di Jacopo Trimbocchi e di Giovanna, fu battezzato a Reggio Emilia il 23 febbraio 1439. Riconosciuto dal padre nel marzo del 1456 insieme ad altri sette fratelli, crebbe a Modena.
Fu discepolo di Guarino Guarini e forse tenne scuola già alla fine degli anni Cinquanta. Nel 1461 era a Ferrara, attratto dalla munificenza di Borso d’Este, che il 3 ottobre finanziò un suo viaggio di studio in Grecia. È possibile, però, che Gaspare, spirito inquieto, non sia mai partito, dal momento che pochi mesi dopo (gennaio del 1462) ottenne dal principe cento lire, come compenso per la sua dottrina. Agli inizi di gennaio del 1463 ancora Borso gli regalò due fiorini d’oro per un breve soggiorno a Modena, dove, a partire dall’anno successivo, iniziò la sua attività di maestro (lì ebbe tra i suoi allievi l’umanista Antonio Urceo, detto Codro). In questa città si sposò: da una lettera inedita di Jacopo Landi è noto, tuttavia, che la moglie non disdegnava di tradirlo, durante le sue assenze (Bertoni, 1918). Non dovette completare il mandato (cinque anni) nella città di Modena, se un documento del 1466 lo cita come orator ufficiale del principe e un altro, del 9 giugno di quell’anno, ci dice che leggeva poesia presso lo studium ferrarese (Reichenbach, 1911): nel dicembre del 1467 ricevette ancora uno stipendio da Borso.
Dopo la morte del duca (1471), fu probabilmente a Venezia, dove ottenne l’incarico di cancelliere di Ragusa. Prima di partire chiese un’anticipazione di 50 ducati d’oro, ma fu condannato e incarcerato per non aver adempiuto ai suoi obblighi. Angelo d’Adria e Antonio Valentini, due suoi amici, garantirono per lui e lo fecero liberare; egli però, invece di pagare il debito, si rifugiò a Mantova, presso i Gonzaga, diventando precettore dei figli di Federico (Luzio - Renier, 1890, p. 185), come attesta una lettera di quest’ultimo del 1473 e una successiva del 1475, dove si fa riferimento a una grave malattia di Trimbocchi. Della sua attività di maestro, oltre ai pochi documenti citati dai biografi, ci rimane la segnalazione di un codice dell’Eneide, con appunti provenienti dalle sue lezioni (1461), di cui si sono perse al momento le tracce (Tiraboschi, 1784, p. 295), e un commento all’Ibis di Ovidio a lui attribuito (Berlino, Staatsbibliothek, lat. qu. 568: v. Scholia, 1959).
La fama di poeta latino di Trimbocchi è testimoniata dagli omaggi di Tito Vespasiano Strozzi (Eroticon libri IV, 22), Matteo Maria Boiardo (Pastoralia VII), Marcantonio Aldegati (Cynthia 16) e Raffaele Zovenzoni (Istrias I, 15). Bartolomeo Paganelli (Elegiae III, 5) descrive dettagliatamente la sua abitazione in Modena e nel suo De imperio Cupidinis, pubblicato nel 1492, immagina di incontrare lo spirito dell’amico maestro, che gli descrive il corteo di poeti latini e greci che seguono il carro del vero Amore.
Non si hanno informazioni sulla sua morte; l’ultima notizia è nella citata lettera del marchese di Mantova Federico Gonzaga del 1475, dove si allude a una grave malattia di Trimbocchi. Abbiamo però una lettera dell’aprile del 1493 a Francesco II Gonzaga della moglie Caterina, che si lamenta dell’estrema povertà in cui vive insieme alla figlia Pandora: si è ipotizzato (Renier, 1891), dunque, che fosse morto poco tempo prima, intorno al 1492.
Di Trimbocchi si conoscono alcune lettere, per ora solo trascritte, e spesso non per intero, nelle pagine dei suoi biografi più antichi. La sua produzione latina in versi, priva ancora di un’edizione critica, è stata in parte pubblicata nel secolo scorso, ma una rassegna aggiornata potrà portare alla luce in futuro altri testi e altri documenti. Allo stato attuale delle ricerche, sappiamo che scrisse una serie di carmina, forse mai raccolti in un liber, erotici, all’indirizzo di almeno tre figure femminili diverse (Pantea, Galantide, Giulia; ma non manca un carme alla Vergine), ed epigrammatici (come alcuni epitaffi, o il carme dedicato a Ercole d’Este, ferito in battaglia nel luglio del 1467); un libro di Satyrae (nove, scritte nell’arco di dieci anni, nelle quali sferza i costumi contemporanei e in particolare inveisce contro il lusso, l’ingratitudine, l’ingordigia, l’invidia, i cattivi maestri, anche se non mancano le lodi di Ludovico Casella e soprattutto di Borso d’Este); una raccolta di egloghe (sette componimenti in una duplice redazione, a Borso d’Este e a Giovanni Vitez), composte negli stessi anni in cui anche Boiardo, Strozzi e Battista Guarini si dedicavano alla bucolica latina e nelle quali è stata sottolineata l’influenza di Calpurnio Siculo e della pastorale erotica (anche di matrice greca); una raccolta dedicata ai Gonzaga, di cui sono rimasti solo alcuni frammenti (Patetta, 1916). Poemetti d’occasione, di natura per lo più encomiastica, possono essere considerati il Triumphus del 1463 (in cui si descrive un allegorico trionfo di Borso d’Este sui mali del mondo e l’instaurazione di una nuova età dell’oro), il De apparatu divi Borsii Estensis contra Turcum Christi persecutorem (probabilmente coevo o di poco successivo), il De velocitate temporis (sulla caducità della vita terrena e sul decadimento dei costumi) e il De casibus Herculis in insania (epillio mitologico ispirato a Seneca tragico).
Opere. V. Finzi, Rime inedite d’un poeta modenese del sec. XV, in Rassegna emiliana, I (1888), pp. 493-495; L. Frati, Galeazzo Marescotti de’ Calvi nella vita pubblica e privata, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, XXI (1903), pp. 133-241 (in partic. pp. 227-232); G. Bertoni - E. Vicini, Poeti modenesi dei secoli XV e XVI, Modena 1906, pp. 14-18; A. Della Guardia, Gaspare Tribraco de’ Trimbocchi, maestro modenese della IIa metà del secolo XV, Modena 1910, pp. 85-93; L. Capra, Nuove lettere di Guarino, in Italia medioevale e umanistica, X (1967), pp. 165-218; G. Venturini, Un umanista modenese nella Ferrara di Borso d’Este: Gaspare Tribraco, Ravenna 1970; G. Tribraco Satyrarum liber dedicato al duca Borso d’Este, a cura di G. Venturini, Ferrara 1972; Id., Il Bucolicon carmen. Ecloga I, a cura di G. Venturini, in Giornale filologico ferrarese, I (1978), pp. 95-107; Ecloga II, Ecloga III, Ecloga IV, Ecloga V, ibid., II (1979), pp. 15-20, 59-63, 83-87, 115-119; Ecloga VI, Egloga VII, Egloga VIII, ibid., III (1980), pp. 19-24, 53-56, 79-82; G. Venturini, I manoscritti di G. Tribraco nell’«Ariostea» di Ferrara, in Bollettino di notizie e ricerche da archivi e biblioteche, 1982, n. 4, pp. 5-22; Id., Il «Casus Herculis in insania» di G. Tribraco, ibid., 1982, n. 5, pp. 59-78; Id., Il «Triumphus» in onore di Borso d’Este di G. Tribraco, ibid., 1983, n. 6, pp. 5-19; Id., Le elegie di G. Tribraco del codice Bevilacqua, ibid., 1985-1986, n. 8-9, pp. 7-38.
Fonti e Bibl.: F.A. Zaccaria, Annali letterarj d’Italia, III, Modena 1764, pp. 669 s.; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, V, Modena 1784, pp. 287-296; G. Setti, Gaspare Tribraco de’ Trimbocchi umanista modenese del secolo XV, in Il Propugnatore, XI (1878), pp. 3-26; A. Luzio - R. Renier, I Filelfo e l’Umanesimo alla corte dei Gonzaga, in Giornale storico della letteratura italiana, 1890, vol. 16, pp. 129-217 (in partic. pp. 183-185); R. Renier, recensione a R. Albrecht, T.V. Strozza, ibid., 1891, vol. 17, pp. 440-443; E. Carrara, La poesia pastorale, Milano 1907, pp. 249-251; G. Reichenbach, Date di nascita di umanisti, in Giornale storico della letteratura italiana, 1911, vol. 57, pp. 325-331 (in partic. pp. 329-331); F. Patetta, Di alcune poesie di Gaspare Tribraco in onore dei Gonzaga, in Atti della Reale Accademia delle scienze di Torino, LI (1916), pp. 462-470; G. Bertoni, Notizie sugli amanuensi estensi nel Quattrocento, in Archivum romanicum, II (1918), pp. 29-57 (in partic. pp. 40 s.); E. Raimondi, Codro e l’Umanesimo a Bologna, Bologna 1950; Publii Ovidii Nasonis Ibis, a cura di A. La Penna, Firenze 1957, p. CXVIII; Scholia in P. Ovidii Nasonis Ibin, a cura di A. La Penna, Firenze 1959, pp. XXXIX-XL; L. Paoletti, recensione a G. Venturini, Un umanista, cit., in Giornale storico della letteratura italiana, 1972, vol. 89, pp. 115-125; Id., A proposito di G. T., «De apparatu», 259-62, ibid., 1974, vol. 151, pp. 158-160; G. Venturini, Nota critica intorno alla vita e all’opera dell’umanista G. T., in Critica letteraria, III (1975), pp. 740-764; Id., Il ritratto di G. T. in un codice miniato del secolo XV, in La Bibliofilia, LXXIX (1977), pp. 93-100; Id., G. T. e la rinascita dell’ecloga in Italia, in Giornale filologico ferrarese, I (1978), pp. 15-22; A. Tissoni Benvenuti, Schede per una storia della poesia pastorale nel secolo XV: la scuola Guariniana a Ferrara, in In ricordo di Cesare Angelini. Studi di letteratura e filologia, a cura di F. Alessio - A. Stella, Milano 1979, pp. 96-131; B. Pozuelo, Methodologie pour l’analyse des satires formelles neo-latines, in La satire humaniste. Actes du Colloque internationale de 31 mars, 1er et 2 avril 1993, a cura di R. De Smet, Bruxelles 1994, pp. 19-48; E. Bigi, Il classicismo nella cultura estense del Quattrocento, in Studi vari di lingua e letteratura italiana in onore di Giuseppe Velli, Milano 2000, pp. 239-253; I. Pantani, «La fonte di ogni eloquentia». Il canzoniere petrarchesco nella cultura poetica del Quattrocento ferrarese, Roma 2002, pp. 310-347; L. Turchi, «Liberalitas Estensis»: le declinazioni del linguaggio politico in un dominio signorile, in Linguaggi politici nell’Italia del Rinascimento, a cura di A. Gamberini - G. Petralia, Roma 2007, pp. 215-241; C. Corfiati, Il fantasma di Teocrito: osservazioni sulla ricezione della bucolica greca nel Quattrocento, in Cahiers de recherches médiévales et humanistes, XXV (2013), pp. 295-326; L.S. Zoltán, How to sell a poetry book twice? C. Tribrachi Mutinensis Bucolicon ad Johannem Vitéz, in Acta Antiqua Academiae Scientiarum Hungaricae, LIV (2014), pp. 181-193; M. Santagata, Pastorale modenese. Boiardo, i poeti e la lotta politica, Bologna 2016, passim.