GABRIELE, Trifone
Nato a Venezia intorno al 1470, seguì dapprima la carriera ecclesiastica, poi ebbe qualche ufficio nella repubblica; ma ben presto attese unicamente agli studî, permettendoglielo il largo censo. Godette grande autorità per la rettitudine della vita e per la vastità della cultura, tanto che fu chiamato il Socrate dell'età sua, ed ebbe amici ed estimatori in gran numero, tra cui l'Ariosto, che lo ricorda nel suo poema (XLVI, 15), il Bembo, che gli mandò da correggere i primi due libri delle sue Prose, il Varchi, lo Speroni e il Giannotti, che lo fa principale interlocutore dei suoi dialoghi sulla Repubblica de' Viniziani. Morì nel 1549.
Scrisse liriche, tra cui alcune nei metri poi detti "barbari", commenti alla Divina Commedia e al canzoniere del Petrarca, e una Institutione della grammatica volgare, la quale, come la maggior parte delle sue opere, non vide la luce, ma fu largamente usata dal nipote Giacomo Gabriele nelle sue Regole grammaticali (Venezia 1545).
Bibl.: E. Cicogna, Iscrizioni veneziane, III, Venezia 1824-42, pp. 208-223; M. Foscarini, Della lett. veneziana, Venezia 1854, pp. 333 e 349; V. Cian, Un decennio della vita di m. Pietro Bembo, Torino 1885, pp. 50 e 120-21.