TRICHINA (dal gr. ϑρίξ "pelo"; lat. scient. Trichinella Railliet, 1895)
Nome generico di un piccolissimo verme, la Trichinella spiralis Owen, 1835 (sin. Trichina spiralis Owen, 1835; Trichina spiralis Bischoff, 1840, Pseudalius trichina Davaine, 1863) del tipo dei Nematelminti, classe dei Nematodi o Nematoidea, ordine Hologonia, sott. Trichuroidea, famiglia Trichinellidae (Trichotrachelidae) - oggi compresa nel gruppo di famiglie Tricuridiformi -, sottofamiglia Trichinellinae, cui si riferisce l'unico genere Trichina Owen (= Trichinella Railliet) con la sola specie su menzionata.
È parassita, allo stato adulto, dell'intestino tenue - e nei casi d'infestazione sperimentale anche del crasso - di vari Mammiferi (domestici e selvatici) compreso l'uomo; allo stato larvale vive nello stesso ospite, ma nei muscoli (maiale, ratto, cinghiale, uomo). Molti altri Mammiferi (hamster, cane, gatto, volpe, martora, orso, ecc.) ne sono stati sperimentalmente infestati, laddove gli Uccelli ne sembrano immuni, pur essendo possibile in essi - così come nei Pesci - lo sviluppo della forma adulta intestinale. In condizioni naturali, l'infestazione avviene anche tra ospiti di specie diversa: così dal ratto al maiale, dal maiale all'uomo.
Come in tutti i Nematodi, anche nella Trichina si ha un evidente dimorfismo sessuale: il maschio è lungo da mm. 1,4 a 1,6; le femmine, che sono molto più numerose dei maschi, raggiungono dimensioni maggiori oscillanti fra i 3 e i 4 mm.; entrambi filiformi, con regione anteriore del corpo più sottile di quella posteriore, di calibro maggiore, e che contiene le gonadi. Il maschio è provvisto all'estremità caudale di due appendici coniche copulatrici fra le quali si apre l'apertura cloacale: è privo di spicole peniali. La femmina, che è vivipara, ha l'orificio genitale situato nel quinto anteriore del corpo.
Avvenuto l'accoppiamento, nell'intestino tenue, i maschi muoiono, mentre le femmine migrano nella parete dell'intestino, talora sino nel mesentere o nei ganglî mesenterici e dopo 4-5 giorni di permanenza in questa sede cominciano a partorire in varie riprese le larve per un periodo che ha la durata di circa un mese. Potendo contenere una femmina circa 1200-1500 uova per volta, si può calcolare che un'intera deposizione possa produrre fino a 10-15 mila embrioni. Dopo di che anche le femmine muoiono e vengono evacuate con le feci.
Le larve, che misurano da 90 a 100 μ di lunghezza e 6 μ di spessore, escono dall'utero materno attraverso il poro genitale e dalla sottomucosa intestinale migrano, più frequentemente per via linfatica, forse anche per il sistema porta-epatico, eccezionalmente sembra anche attraverso i tessuti connettivi, arrivando al cuore destro, di dove, per la piccola circolazione, giungono al sinistro. Portate così dal circolo alle più varie parti del corpo, abbandonano i capillari sanguiferi e raggiungono la loro sede definitiva: i muscoli striati, dei quali quelli preferiti sono il diaframma, i muscoli intercostali, quelli del collo, dell'occhio, degli arti, della regione lombare.
Raggiunta la loro sede definitiva, le larve si incistano, secondo alcuni nell'interno della stessa fibra muscolare di cui perforano il sarcolemma, o fra questo e la fibra, occasionalmente tra fibra e fibra. Per reazione dei tessuti dell'ospite, si produce intorno alla larva una cisti ovoide, fusata - talora isolata, oppure in alcuni casi accompagnata ad altre - il cui asse maggiore raggiunge la lunghezza di 400 μ, entro la quale la larva (o le larve, eccezionalmente in numero maggiore fino a 6-7), visibile per la trasparenza della parete cistica, è ravvolta a spirale, o caratteristicamente a cifra 8. Se l'infestazione dei muscoli è intensa, le cisti sono visibili anche ad occhio nudo.
In tali condizioni la larva può mantenere la sua vitalità molto a lungo, anche per varî anni; ma in genere, se la larva non raggiunge un altro ospite dopo un periodo che varia da qualche mese a qualche anno, la cisti va incontro a fenomeni di degenerazione grassa e calcarea.
Se la cisti è invece ingerita, con la carne infetta, dall'ospite definitivo (nel ratto il ciclo evolutivo della larva è stato seguito, nei varî stadî, con infestazioni sperimentali), la parete della cisti viene disciolta dai succhi gastrici e la larva, uscitane, già dopo 48 ore dall'ingestione della cisti, diviene adulta nell'intestino e sessualmente differenziata e pronta per l'accoppiamento. L'uovo maturo misura circa 20 μ di diametro, si segmenta e si sviluppa ulteriormente nell'utero e dopo sei a sette giorni e anche meno, dall'infestazione, la femmina è pronta a partorire gli embrioni. V. trichinosi.