Vedi TREVIRI dell'anno: 1966 - 1997
TREVIRI (v. vol. VII, p. 974)
Ampi resti di un insediamento indigeno, esteso su una superficie che varia dai 500 agli 800 m2, sono stati osservati in una zona della valle racchiusa nell'ampia ansa della Mosella, in prossimità di un guado naturale, la cui frequentazione è testimoniata già dall'Età del Bronzo: gli inizî di tale insediamento risalgono al periodo intorno al 40 a.C. Una postazione militare e di vedetta costruita a E, sul Petersberg, intorno all'anno 31 a.C., divenne, con la riorganizzazione augustea della Gallia, un sobborgo di T.; un'iscrizione monumentale dedicata a Gaio e Lucio Cesare è da attribuire a un tempio appartenente alla nuova fondazione. Questa ottenne presto lo status di colonia, la cui importanza crebbe con il trasferimento di alte cariche dell'amministrazione imperiale e provinciale: il legatus Augusti pro praetore della Belgica, il procurator provinciae Belgicae (a partire da Domiziano procurator provinciarum Belgicarum et duarum Germaniarum) e altri funzionari non solo per la Belgica, ma anche per le due Germanie, divenendo sede anche del Tabularium. Una stazione doganale - Portorium - per il dazio interno della Gallia (Quadragesima Galliarum) è testimoniata da centinaia di piombi doganali provenienti dalla Mosella all'altezza del ponte romano e dal territorio della città. Tra gli imperatori gallici Postumo risiedeva a Colonia, mentre Vittorino, Tétrico e Faustino preferivano la più sicura T.: per Vittorino la carica di praefectus praetorianorum è testimoniata dalla ricostruzione di un mosaico nel palazzo a O del foro.
Sotto Diocleziano, nell'ambito della riforma dell'impero, T. viene indicata quale residenza di Massimiano in qualità di Augusto; quindi, nell'anno 293, viene assegnata al Cesare Flavio Valerio Costanzo Cloro. Si avviano grandi lavori di costruzione, che verranno completati sotto Costantino: le terme imperiali, la basilica palaziale (306- 311); si ristrutturano inoltre le abitazioni distrutte dalla guerra e dall'incuria sia in città, sia nel territorio, ove numerosi vici e stazioni vengono trasformati in castra e borghi fortificati.
A seguito della fondazione di Costantinopoli e del trasferimento della corte imperiale, T. rimase residenza dei figli di Costantino, Costantino II (337-340) e Costanzo II (337-361). Dopo l'insurrezione di Magnenzio (350-353) i Franchi invasero i territori della bassa Germania: a questi si contrappose Giuliano. Una pacificazione del paese e una nuova fioritura della città di T. inizî ò sotto Valentiniano che vi pose la sua residenza nell'anno 367. Egli promosse il completamento delle strutture di difesa della frontiera e di un sistema difensivo dell'entroterra e riuscì a ricacciare gli Alamanni fino all'alto Reno. Nel 375 Graziano venne confermato successore al trono. Nel 383 gli si sollevò contro Magno Massimo dando una svolta alle vicende dell'impero. Nello stesso anno in cui egli perse il suo dominio nella battaglia contro Arbogaste nell'Italia settentrionale, venne ucciso anche il figlio Augusto Flavio Vittore rimasto a Treviri. La zecca di T., ufficialmente istituita nell'anno 296, rimase attiva fino al V sec. e si contraddistinse per il fatto di coniare tutti i nominali con tecniche eccellenti.
In quanto crocevia tra importanti strade imperiali e di lungo tragitto e in vicinanza del fiume navigabile Mosella, la città si giovò della crescente importazione in funzione dell'approvvigionamento delle truppe dislocate lungo il limes del Reno. Piccoli e grandi commercianti, imprenditori e proprietari di imbarcazioni, insieme alle corporazioni professionali, furono i protagonisti delle attività di importazione ed esportazione che, in presenza di una richiesta sempre crescente, stimolavano la locale produzione di beni: agricoltura, allevamento e pastorizia, ceramica, laterizi e cave di pietra per l'edilizia, officine di scultura, grazie anche a notevoli innovazioni tecnologiche (aratro e strumenti agricoli, trebbiatrice, mulini per cereali e macchine idrauliche per segherie di legname e lastre di pietra). Nell'età tarda T. divenne sede di fabbriche che producevano per l'esercito e la corte: scutaria, ballistaria (Not. dign., occ., XI, 37 ss.), gynecia, filande per la seta che producevano e lavoravano anche fili dorati (Not. dign., occ., XI, 77). Erano inoltre famosi i vetri diatreta dell'area del Reno e della Mosella, sei dei quali provengono da Treviri.
Piano urbanistico. - La griglia di strade ortogonali comprende isolati di 80 x 120 m; le strade, in genere larghe 13,50 m, furono ridotte a 7,50 m quando su ambedue i lati furono costruiti marciapiedi e logge coperte (dalla prima metà del I sec. d.C.). L'approvvigionamento idrico e, d'altra parte, il sistema fognario divennero via via più efficienti. Alle antiche case in legno seguirono quelle con fondazioni in muratura; gli alzati in argilla e legno (con stanze parzialmente decorate a pittura) verso la metà del I sec. d.C. vennero sostituiti da opera muraria in pietra calcarea e pietra arenaria rossa.
Ponti. - È stato approfondito lo studio del ponte sulla Mosella: gli undici pilastri, in blocchi di pietra calcarea, poggiavano su una
intelaiatura di pali conficcati nel letto del fiume e fortificati con rivestimenti in ferro che all'altezza dell'acqua erano ricoperti da una travatura orizzontale. la carreggiata era anch'essa costruita in legno. sulla testa di ponte occidentale si alzava un'esedra; sulla testa di ponte orientale era stato eretto un arco onorario, del quale è conservato un blocco con rilievo raffigurante scene di battaglia e cavalieri. la dendrocronologia determina la data di costruzione, 17-16 a.c., come anche le riparazioni dell'anno 71 d.c., resesi necessarie per i danni causati dall'insurrezione dei Batavi nel 69/70. Intorno alla metà del II sec. venne eretto il ponte a pilastri di pietra ancora oggi in uso, a pochi metri dalla precedente struttura, che fu utilizzata come rampa d'appoggio per la costruzione. Con l'ausilio di una struttura di travi furono poste le fondamenta dei piloni sul fondale solido e roccioso del fiume; l'alzato dei blocchi venne squadrato a livello del pelo dell'acqua: i piloni erano a cuneo sul verso che fronteggiava la corrente e arrotondato sul lato opposto. Su appoggi sporgenti poggiavano le travi che costituivano la struttura portante della carreggiata. Con la costruzione delle mura cittadine il letto fluviale si restrinse, e il conseguente maggior flusso di acqua rese necessario l'innalzamento di tutti i piloni di due file di blocchi. Contemporaneamente due dei nove piloni vennero inglobati nella zona interna della città che attraverso un'opera di riempimento si ingrandì. In prossimità della testa di ponte occidentale vennero costruite due torri e l'accesso fu chiuso da una porta. La realizzazione della carreggiata a schiena d'asino in pietra fu realizzata soltanto nel 1343 sotto l'arcivescovo Baldovino di Lussemburgo.
Templi e aree templari. - Santuario dell'Altbach. - Rispetto a quanto già rilevato in precedenza (v. vol. VII, p. 976), è stata messa in luce la presenza di un teatro di culto. I gradini, in blocchi di pietra arenaria rossa, recano i nomi dei personaggi a cui erano destinati i posti: l'edificio fu in uso soltanto nel II secolo. All'epoca tarda appartiene un mitreo la cui immagine cultuale raffigura la nascita del dio dalla roccia, nel cerchio degli animali, e le divinità del vento, del sole e della luna. Iscrizioni, altari, sculture, rilievi e colonne sono dedicati a Giove, Ercole, Mercurio, Aveta, Arti, Epona, Bacco, Diana, Fortuna, Icovellauna, Vertunno, Intarabo e Apollo Granno. Verso Ν la zona è delimitata da un acquedotto.
Tempio di Herrenbrünnchen. - Il tempio (v. vol. VII, p. 977), in relazione con una vicina sorgente, era probabilmente dedicato ad Apollo Granno e a Marte; doveva essersi conservato ancora intatto fino al VI sec., se, come si suppone, le colonne in calcare del duomo di T., utilizzate nel corso dei lavori di ricostruzione della basilica sotto il vescovo Nicezio, provenivano da questo edificio.
Tempio di Esculapio. - A Ν delle Terme di Santa Barbara e del ponte sulla Mosella è stata scoperta un'area circondata da mura, all'interno della quale si è potuto mettere in luce il podio di un tempio (45,50 x 26 m). Su di esso si ergeva una cella rettangolare, con un'abside inserita sul lato N. Già nel 1734 venne recuperata, nel corso dello scavo di una trincea presso la vicina Commenda dei Giovanniti, una statua marmorea di Esculapio più grande del vero insieme a un'iscrizione dedicatoria dell'anno 169 d.C. La statua venne trasportata a Metz ed è andata perduta, mentre l'iscrizione, dovuta al procurator Augustorum Tito Giulio Saturnino, è conservata nel Landesmuseum. Tecniche costruttive e ritrovamenti inducono a pensare che la costruzione appartenga all'ultimo terzo del I sec. d.C.
Zona O della città e Tempio di Lenus Marte. - Il tempio faceva parte di un ampio complesso (ospedale, tempio minore, teatro, altari) situato accanto a una sorgente di acque medicamentose rimasta in uso fino a epoche recenti: oggi l'intero complesso è reso difficilmente riconoscibile da interventi edilizi di vario genere. Il tempio stesso è preceduto sul lato orientale da una scalinata e da un portico d'ingresso articolato con profonde nicchie. A O si trova un recinto con altare dal quale parte una larga scalinata che sale verso il podio sopraelevato del tempio principale. Lungo 23 m e largo 28, il podio aveva una cella di 20 x 13 m, ancora visibile nelle sue fondazioni, circondata su tre lati da un portico a colonne. La serie delle monete parte dal periodo celtico e giunge fino a Graziano. Il culto di Lenus Marte, ampiamente diffuso nel territorio di T., aveva qui il suo santuario principale, come suggeriscono anche le dediche dei pagi. Altre dediche (trovate, insieme con sculture votive di fanciulli e uccelli, sia in questo tempio sia in quello minore) parlano di Mars Iovantucarus e delle Xulsigie. All'insediamento che si sviluppa lungo il fondovalle appartengono necropoli con mausolei e sarcofagi di età tarda, situati sui pendii presso Pallien e la Römerstrasse.
Foro. - Su un terreno occupato precedentemente da edifici più antichi, per una superficie equivalente a sei quartieri abitativi minori, venne eretto il foro, all'altezza del decumanus maximus, nell'ultimo terzo del I sec. d.C.
La piazza, a forma di U, è orientata in direzione E-O e provvista di portico, criptoportico e botteghe; le sue dimensioni sono di 140 x 278 m. Sul lato O rispetto all'asse centrale un ampio ambiente a più navate può essere interpretato come curia. Vi si aggiunge uno spazio rettangolare delimitato sui lati ÍN e S da una doppia fila di botteghe.
Sull'asse del cardine massimo è stata eretta una basilica a tre navate della lunghezza di 100 m, il cui muro esterno a E era realizzato nella prima fase con ampi blocchi di pietra. Successivamente, sull'asse E-O venne aggiunto un ambiente di tipo basilicale a una sola navata con abside verso E. Un ulteriore ampio spazio è stato ottenuto attraverso terrazzamenti sul terreno risalente verso E, racchiuso da vani di più ampie proporzioni e accompagnato sui lati delle strade da portici a pilastri. Dalla zona Ν proviene una testa-ritratto, pertinente in origine a una statua marmorea dell'imperatore Vespasiano, danneggiata da un incendio.
Terme del foro. - Sul terreno adiacente al foro precedentemente occupato da case più antiche a palizzata e con trincee, così come da edifici in legno e malta già decorati con affreschi e mosaici e sviluppati su pianta relativamente ampia, venne eretto nell'ultimo terzo del I sec. d.C. un impianto termale: nella sua prima fase costruttiva esso aveva una superficie di 55 x 60 m. Sul lato S era un ingresso formato da tre ampi vani uno vicino all'altro, provvisti di absidi piatte verso l'esterno e fiancheggianti un ampio vano rettangolare di m 20 X 13. A E, invece, era un'ampia vasca in cui era inserito un impianto di riscaldamento con bacino a ipocausto. L'ambiente adiacente è il calidarium ed è provvisto di ipocausti su tutta la superficie: sono state accertate tre fasi costruttive.
Verso N è un ambiente di passaggio dotato di riscaldamento, fiancheggiato sui due lati da cortili aperti e forni. Leggermente più ampio della sequenza di locali posti a S è il frigidarium sul lato N: si tratta di un grande ambiente, caratterizzato da nicchie che animano le pareti, da vasche singole e da una grande piscina. L'impianto venne successivamente ampliato.
Anfiteatro. - Sul margine orientale dell'insediamento originario, intorno al 100 d.C. venne eretto l'anfiteatro (v. vol. VII, p. 976). Il circuito dell'arena fu ricavato nel terreno scistoso, piuttosto in pendenza verso O: dapprima furono costruite le mura di cinta e i vomitoria; le masse di terra asportate per ricavare la parte della cavea furono utilizzate direttamente per il terrapieno che ne costituiva la parte occidentale. L'arena di forma ellittica è orientata in direzione N-S, incavata e leggermente inclinata verso gli accessi principali del lato N e del lato S, e poggia sulla roccia viva. I vomitoria e gli accessi, posti ai lati dei passaggi principali della cavea, corrono a circa 3 m sopra il livello dell'arena; vi erano inoltre ampie file di sedili in blocchi di pietra arenaria, raggiungibili grazie a tre suddivisioni orizzontali e all'inserimento di scale. Sull'ampio coronamento del terrapieno esterno grossi buchi per pali segnalano la presenza di un'ulteriore ripida costruzione per altre file di sedili.
Nel muro dell'arena sono ricavate quattordici gabbie di cui sono ancora conservati gli stipiti delle porte e le pareti. Il centro dell'arena stessa era un vasto sotterraneo, che venne ulteriormente ampliato sui lati O ed E attraverso ampi passaggi e nicchie a pianta cruciforme.
Verso la fine del II sec. l'anfiteatro fu incluso nel percorso delle mura di cinta: esse si inserivano a E dell'accesso settentrionale dell'anfiteatro e correvano lungo la curva del lato O della cavea, riemergendo a O dell'accesso meridionale, per poi deviare e continuare in direzione della valle di Olewig. L'edificio per spettacolo diveniva così ingresso monumentale della città.
Una vivida immagine del programma di giochi svolto nell'anfiteatro è offerto nei quadri a mosaico ricchi di colore dalla villa di Nennig sull'alta Mosella.
Terme di Santa Barbara. - Oltre alla statua di amazzone in marmo pario su modello fidiaco (cfr. vol. VII, p. 977), sono da ricordare un torso di atleta di scuola prassitelica, una testa di satiro e una della dea Iside. L'opera muraria in pietra calcarea, solo in qualche caso ancora arricchita con opera in mattoni, si avvale nei punti di importanza statica di una tecnica a grandi blocchi. Si sono inoltre rinvenuti, a testimonianza di una decorazione che doveva essere molto ricca, resti di pitture parietali, di mosaici con tessere di pasta vitrea, di intonaco decorato con gusci di conchiglia. I rinvenimenti segnalano l'utilizzo dell'edificio fino al V sec. d.C., con alcuni interventi minori di riparazione alle caldaie e alla superficie delle vasche.
Circo. - A circa 170 m a NO dall'anfiteatro è situato il circo, costruito verosimilmente verso l'iniziodel II secolo. La pista, lunga oltre 400 m, era caratterizzata sul lato S da fondazioni che possono essere attribuite ai carceres e a un articolato alzato della facciata. Colonne in pietra calcarea e capitelli corinzi indicano altresì l'epoca di costruzione. La passione per le corse è illustrata da mosaici provenienti dal territorio della città sui quali figurano cavalli vittoriosi, il cui nome è indicato da iscrizioni. Questo tema è anche svolto su un monumento sepolcrale da Neumagen: sui pilastri nella parte frontale del monumento sono rappresentati due aurighi, mentre sul lato interno dei pilastri e nella parte centrale sono raffigurati le mete a forma di grandi coni, una colonna ornamentale con ampio cantaro e un giudice di gara su un sedile rialzato. Oltre a tessere da gioco e vetri a rilievo, sono soprattutto i contorniati provenienti dal territorio della città a segnalare la fortuna che incontrarono a T., sede di importanti allevamenti equini, le corse di cavalli e carri.
Porta Nigra. - Nell'ultimo terzo del II sec. d.C. (e non nel IV: cfr. voi. VII, p. 295), fu costruita una cinta muraria lunga 6,4 km, che racchiudeva una superficie di 285 ha, destinata all'ampliamento dell'area urbana. Questo muro, in corrispondenza delle strade determinate dagli assi viari del cardine e del decumano, contava complessivamente 48 torri, ed era fornito all'esterno di terrapieni e fossati, due sul lato verso la campagna e tre sul lato settentrionale. A Ν è la Porta Nigra (ibid.) di cui sono stati studiati dettagli tecnici di grande complessità. Su fondazioni massicce, costituite da frammenti di pietre, poggiano, a partire da circa un metro di profondità, un primo strato di base e l'alzato in blocchi di arenaria bianca fissati tra loro da grappe di ferro. Sui profili e sulle superfici, come anche sulle semicolonne rozzamente lavorate, vi sono numerosi incavi preparatori che indicano come fosse prevista una successiva opera di livellamento e di compimento degli elementi strutturali, che però non venne effettuata. Così si spiega la presenza dei marchi delle cave conservati sulle superfici sbozzate di molti blocchi di pietra.
«Porta Media». - Una porta, corrispettiva alla Porta Nigra per ampiezza e monumentalità, era collocata sul lato S della città e costituiva l'accesso alla città all'altezza della Saarstrasse/Töpferstrasse. Di questo monumento si sono individuate solo le fondazioni murate e alcuni resti di blocchi.
Porta Occidentale-Porta del Ponte. - Non si è potuta identificare fino a oggi una porta nel percorso delle mura cittadine in vicinanza del ponte romano. Essa potrebbe però essere stata costruita a un solo fornice in corrispondenza dell'attuale testa di ponte rielaborata in epoca barocca (come anche i successivi impianti medievali). Il vero ingresso alla città si trovava dall'altra parte del ponte, sulla riva O, ed era di misura leggermente inferiore alla Porta Nigra. Vicino alla rampa d'accesso e alla testa di ponte costruita in prossimità della Mosella vennero aggiunte alla fortificazione cittadina due torri affiancate, costituite, sul lato del fiume, da blocchi di basalto di grande formato e, sul lato opposto, da blocchi di pietra arenaria bianca.
Porta Orientale. - Sul lato orientale dell'area urbana verso la valle di Olewig e la via in direzione dello Hunsrück meridionale l'anfiteatro venne incluso nella cinta cittadina: in un eventuale attacco si sarebbe dovuta conquistare dapprima l'entrata meridionale, con lunghi accessi porticati e passaggi pedonali, per poter raggiungere l'uscita a N dopo aver passato l'arena; solo allora sarebbe stata accessibile l'area cittadina collocata all'interno delle mura. Costruzioni aggiuntive di sbarramenti della porta sono state messe in luce in questo ambito. Le mura cittadine passavano sulla sommità dell'ampio terrapieno della parte occidentale della cavea, e poggiavano su una struttura costituita da profondi pilastri e archi. Una torre difensiva quadrata venne eretta nell'angolo NE e in quello SO nei punti di congiunzione tra mura e cavea; mentre una torre chiaramente più grande venne costruita sul terrapieno del lato occidentale tra i vomitoria in direzione della città.
Questo impianto, che era diventato in tal modo una fortificazione autonoma, offrì nel periodo delle invasioni un valido rifugio alla residua popolazione di T. (406-407 d.C.).
Insediamenti nel territorio circostante. - Le fertili valli lungo la Mosella, le pianure delle terre del Lussemburgo e dell'alta Mosella, del Bitgau e della depressione di Wittlich erano state progressivamente popolate a partire dall'Età del Bronzo. La popolazione di T. si assimilò rapidamente alla cultura romana mediterranea contribuendo attivamente a coprire il fabbisogno delle truppe stanziate lungo il Reno e dei villaggi, dei mercati, delle stazioni e delle città di nuova formazione, partecipando così al benessere economico e industriale. Le più antiche costruzioni in legno vennero sostituite da massicce costruzioni in pietra: in genere corrispondono alla tipologia della villa porticata e della villa a terrazze. Oltre alle ampie fattorie e alle ville rurali, anche le aziende agricole minori partecipano di una cultura abitativa e del lusso, mentre l'installazione di impianti termali, con la «canonica» successione di frigidarium, tepidarium e calidarium, perdura di norma fino alla fine del I secolo. Alla crescita economica corrispondono la trasformazione e l'ampliamento degli edifici con pitture murali, solidi pavimenti in mattoni, in marmo o a mosaico. Dopo le distruzioni del III sec. numerosi insediamenti verranno abbandonati, mentre le aziende agricole, poste nel territorio protetto della valle fluviale e del circondario della città di T., vennero parzialmente ampliate (Nennig, Echternach, Mersch, Oberweis, Otrang-Fliessem, Meckel, Newel, Wittlich).
Per rendere più sicure le vie di comunicazione tra i siti più lontani e la residenza imperiale di T., a partire dal 300 d.C. vengono fortificate le stazioni viarie e i vici, trasformandoli in castra e burgi (Arlon, Junkerath, Bitburg), mentre il vicus Belginum sullo Hunsrück rimase non fortificato. Per poter accelerare la costruzione delle fortificazioni a Neumagen vennero sistematicamente smontati i grandi monumenti funerari a Ν e a S della città, e trasportati per via fluviale sulla Mosella, per essere utilizzati come blocchi per fondazioni. Riemersi per caso in gran numero durante lavori di costruzione nel 1871, essi si sono potuti recuperare negli anni precedenti alla fine del secolo; oggi si trovano nel Landesmuseum a Treviri. I monumenti coprono un arco che va dalla fine del I sec. fino alla seconda metà del III sec. d.C. Questi, e altri monumenti individuati nell'area di T., rappresentano in maniera esemplare la molteplicità delle forme monumentali: stele, cippi, altari, pilastri sepolcrali e torri, così come forme particolari di alzati su zoccolo per coronamenti figurati (monumento circense, navi vinarie di Neumagen); primeggia fra tutti, anche per il suo stato di conservazione, il Mausoleo dei Secundini a Igei (v. vol. VII, pp. 978-979)·
Il palazzo e la basilica costantiniana. - Sul margine orientale del primo insediamento, era una villa urbana di rappresentanza, con giardino a peristilio. Già nel III sec. questa villa venne ampliata, sovrapponendosi a una strada che correva in direzione N-S, e trasformando una sala di riunioni in una basilica, con l'abside posta nello spazio precedentemente occupato dalla strada.
Bibl.: Th. K. Kempf, W. Reusch (ed.), Frühchristiliche Zeugnisse im Einzugsgebiet von Rhein und Mosel, Treviri 1965; Die Römer an Mosel und 1083. - TREVIRI. Igel: monumento Saar. Zeugnisse der Römerzeit im Lothringen, in Luxemburg, im Raum Trier und im Saarland (cat.), Magonza 1983; AA.VV., Trier. Augustusstadt der Treuerer. Stadt und Land in vor- und frührömischer Zeit, Magonza 1984; AA.VV., Trier. Kaiserresidenz und Bischofssitz. Die Stadt in spätantiker und frühchristlicher Zeit, Magonza 1984; H. Heinen, Trier und das Trevererland in römischer Zeit, Treviri 1985; H. Clippers (ed.), Die Römer in Rheinland-Pfalz, Stoccarda 1990.
Nella serie Führer zu vor- und frühgeschichtlichen Denkmälern, v. I voll. 32. Trier, 2 voll., Magonza 1977; 34. Westlicher Hunsriick. Bernkastel-Kues, Idar- Oberstein, Birkenfeld, Saarburg, Magonza 1977; 33. Südwestliche Eifel. Bitburg, Prüm, Daun, Wittlich, Magonza 1987. - Nella serie Trierer Grabungen und Forschungen v.: E. Gose, Β. Meyer-Plath, J. Steinhausen, E. Zahn, IV. Die Porta Nigra in Trier, Berlino 1969; H. Cüppers, V. Die Trierer Römerbrücken, Magonza 1969; E. Gose, VII. Der gallorömische Tempelbezirk im Altbachtal zu Trier, 2 voll., Magonza 1972; E. Hollstein, XI. Mitteleuropäische Eichenchronologie. Trierer dendrochronologische Forschungen zur Archäologie und Kunstgeschichte, Magonza 1980; W. Binsfeld, K. Goethert-Polaschek, L. Schwinden, XII, I. Katalog der römischen Steindenkmäler des Rheinischen Landesmuseum Trier, I. Götter- und Weihedenkmäler, Magonza 1988.