TREVI (Trebiae)
Centro in provincia di Perugia posto su un pendio al margine orientale della valle spoletina. Occupa il sito dell'antica Trebiae, municipio della Regio VI, Umbria, ricordato da Plinio (Nat. hist., III, 114), indicato come statio nell'Itinerarium Ierosolomitanum (p. 314, Miller: civitas Trevis), menzionato dal geografo Guidone (Schnetz, p. LXX, 125, 50: Trecas).
Pochi elementi sono noti della fase preromana; particolare importanza rivela un testo epigrafico, redatto in alfabeto latino e in lingua umbra. L'epigrafe, databile intorno al III sec. a.C., è stata rinvenuta presso l'Abbazia di S. Pietro di Bovara e lascia riconoscere, con molta probabilità, un luogo di culto da porre in rapporto con la presenza della Via Flaminia. Infatti l'apertura di questa strada come anche la precedente sistemazione della colonia latina a Spoletium (241 a.C.) dovettero avere ruolo non indifferente nell'organizzazione di questa parte di territorio umbro.
Le ricerche degli ultimi anni hanno permesso di verificare la situazione topografica, con l'abitato, cinto da mura nella zona collinare, attualmente occupato dal centro di T. e un insediamento nella zona in pianura, lungo il tracciato della Via Flaminia, in cui riconoscere, molto probabilmente, la sede della statio.
La cinta muraria, conservata per oltre la metà del tracciato, doveva svilupparsi con un circuito di c.a 700 m a difesa di un piccolo spazio urbano a m 412 s.l.m.; costruita in calcestruzzo con paramento di piccoli blocchetti quadrangolari di calcare locale è ancor oggi perfettamente conservata. Lungo il tracciato sono ben visibili una posterula e i resti di due porte maggiori che permettono di ricostruire gli accessi e la viabilità fortemente condizionati dalla realtà orografica del colle. Conservati, inoltre, sono i deflussi delle cloache, che si aprono lungo il filo delle mura e che lasciano individuare anche l'organizzazione del sistema idraulico di risulta.
L'estrema semplicità del manufatto, ma anche l'attenta cura del progetto e della messa in opera, offrono la possibilità di riconoscere una sistemazione urbanistica operata nel corso della seconda metà del I sec. a.C., a conferma della nuova organizzazione amministrativa venutasi a creare con la sistemazione del municipio. Non si hanno notizie, al momento, di resti all'interno della cinta in quanto l'abitato è stato occupato senza interruzione, permettendo soltanto la conservazione dei tratti delle mura che in più punti formano opere di terrazzamento per l'attuale abitato.
Pochi e frammentari sono i dati relativi alla documentazione del sito retto, a quanto si può vedere dai documenti conservati, da quattuorviri e incerta è la tribù alla quale vennero ascritti gli abitanti.
Un testo epigrafico, frammentario, già riutilizzato nel XVI sec. nella chiesa suburbana di S. Andrea di Collecchio, documenta, anche per questo centro, un campus, cioè il luogo ove a partire dall'età tardo-repubblicana si esercitava la gioventù locale (CIL, XI, 5008), ubicato probabilmente, come avviene in questi casi, non molto lontano dall'abitato. Resti di strutture con mosaici sono stati identificati a Bovara in località l'Ortaccio. Un grande dolio a Casco dell'Acqua e tre cisterne, di forma cilindrica, si possono vedere presso il Casale Montelegno di Manciano, a quota m 570 s.l.m., località presso la quale sono stati più volte messi in luce vari doli.
Due testi epigrafici, rispettivamente databili al 337 d.C. (AE, 1988, 491) e al 514 (CIL, XI, 5021), documentano la presenza della locale comunità cristiana; mentre varî resti scultorei, pertinenti all'arredo liturgico e inquadrabili tra il IX e il X sec., offrono elementi documentarî circa l'organizzazione territoriale di età alto-medievale, con numerosi edifici di carattere religioso.
La statio. - Presso l'odierna località di S. Maria de pede Trevii o di Pietra Rossa, che prende il nome dal santuario della Vergine, sono stati messi in luce, in diverse riprese, varî resti di età romana. Il sito è ubicato in pianura e interessato dal tracciato della Via Flaminia.
Un edificio di carattere termale era ancora visibile nel XVI sec.; inoltre sono stati riconosciuti resti di una porticus (scavi 1772), di un pozzo ancor oggi in uso, di una strada, orientata E-O e di vari edifici che vi si affacciavano (scavi 1980). In un ambiente è stata rinvenuta una base con la dedica Io[v]i / O(ptimo) M(aximo) (AE, 1983, 344). Da quest'area provengono anche iscrizioni relative a magistrati locali e una dedica a Traiano (CIL, XI, 4998), quest'ultima, probabilmente, da porre in rapporto con interventi alla Via Flaminia.
Interessanti sono anche i dati relativi alla documentazione di carattere funerario e gli elementi di decorazioni architettoniche ora conservati nel portico antistante alla chiesa.
Collezioni: Raccolta comunale. - La piccola raccolta, ora in riordino, conserva vario materiale di carattere epigrafico e scultoreo. Si ricorda un'erma doppia con Euripide ed Eschine, da identificare molto probabilmente con lo Ianus della Collezione Valenti.
Vi sono inoltre ceramiche dall'età tardo-repubblicana all'Alto Medioevo e alcuni sarcofagi tardoantichi in terracotta, di un tipo assai diffuso in area spoletina.
Collezione Valenti. - Benedetto Valenti (1486-1541), procuratore fiscale durante il pontificato di Clemente VII e di Paolo III, organizzò nel suo palazzo, in località Piaggia di Trevi, un'interessante collezione archeologica che ebbe, nel 1537, una pubblicazione a stampa a opera di Francesco Alighieri, discendente di Dante. Una descrizione si deve ad Aldo Manuzio il Giovane (Bibl. Vat., cod. Vat. Lat. 6040, ff. 131-137v).
Questa raccolta, ancor oggi conservata nel Palazzo Valenti, costituisce una singolare testimonianza del gusto per il collezionismo archeologico nei primi anni del XVI secolo. Nel lavoro dell'Alighieri, composto in forma di dialogo e ricco di dotte citazioni antiquarie, sono descritte sia le iscrizioni sia le sculture. Sono opere che vennero espressamente ricercate a Roma e portate a T. per decorare il palazzo e il viridarium secondo precise richieste avanzate dal committente.
Si tratta di una collezione archeologica di notevole importanza, anche per la presenza del catalogo, che permette di verificare non soltanto gusto ed esigenze di Benedetto Valenti, ma anche la cultura archeologica e antiquaria dei primi anni del XVI secolo. L'Alighieri sottolinea, tra l'altro, la notevole difficoltà di riconoscere sculture che sono prive di testa e teste prive di corpi. Lo studioso potrà affrontare il problema dell'identificazione tenendo conto di quanto riferiscono gli scrittori dell'antichità (Antiquitates Valentinae, 62, 20, Franzoni).
Tra i pezzi più significativi della collezione, oltre alla serie di iscrizioni funerarie, quasi tutte provenienti da Roma, vi sono un singolare rilievo votivo greco-orientale, ancora di tradizione ellenistica, e alcuni ritratti. Solo pochi materiali sono di provenienza locale (CIL, XI, 5004) e in parte aggiunti successivamente.
Bibl.: In generale: L. Sensi, Trebiae, in Ricognizione archeologica e cartografica (QuadTopAnt, VI), Roma 1974, pp. 183-190; S. Nessi, S. Ceccaroni, Da Spoleto a Trevi lungo la via Flaminia, Spoleto 1979; G. Prosperi Valenti, Nuova dedica sacra da Pietrarossa (Trevi nell'Umbria), in Epigraphica, XLVI, 1984, pp. 207-210; D. Natalucci, Historia universale di Trevi (1745) (a cura di C. Zenobi), Foligno 1985; L. di Marco, Scavi settecenteschi a S. Maria di Pietrarossa in un documento inedito, in Spoletium, XXXI, 1988, pp. 95-96; D. Manconi, Scavi e reperti archeologici presso la chiesa di S. Maria di Pietrarossa, in Bollettino Deputazione Storia Patria Umbria, LXXXVII, 1990, pp. 64-68; L. Sensi, Trebiae, Inscriptiones Latinae Liberae Reipublicae, in Epigrafia. Actes du Colloque international d'épigraphie latine en mémoire de Attilio Degrassi, Roma 1991, pp. 409-411, n. 144; C. Zenobi, Trevi antica dal neolitico al 1214, Foligno 1995.
Collezioni: F. Alighieri, Antiquitates Valentinae, Roma 1537; G. Prosperi Valenti, M. Malavolta, La collezione epigrafica di palazzo Valenti in Trevi, in Spoletium, XVIII, 1976, 21, pp. 7-28; G. Dareggi, Le sculture di Palazzo Prosperi Valenti a Trevi e le Antichità Valentine, in Antichità Viva, XII, 3, 1983, pp. 13-23; F. Alighieri, Antiquitates Valentinae (a cura di C. Franzoni), Ferrara 1991 (ree. G. Susini, in Epigraphica, LV, 1993, pp. 258-259); G. Prosperi Valenti, Una scultura mitriaca di Trevi in una lettera inedita di Ridolfino Venuti, in Scritti di Archeologia e Storia dell'Arte in onore di C. Pietrangeli, Roma 1996, pp. 101-108, figg. 11-115.
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