TREVI (A. T., 24-25-26 bis)
Antico centro umbro, a 9 km. SSE. di Foligno, nella provincia di Perugia, dalla quale città dista 49 km. Tipico centro di poggio, sorge, a 425 m. s. m., sulla sommità di un ameno colle (estrema propaggine occidentale del Monte Serano, 1426 m.) che, cinto di ulivi, s'innalza con caratteristica forma conica, nel margine sud-orientale della fertile piana alluvionale della Valle Umbra. Il centro ha strade strette, sovrapposte e prevalentemente in pendio; a circa 3 km. da esso, duecento metri più in basso, è sorto recentemente Borgo Trevi in prossimità della stazione sulla Roma-Ancona; un autoservizio collega il Borgo a Trevi paese. La popolazione nel 1931 era di 1797 ab. Il territorio comunale abbraccia una superficie di 71,49 kmq. dei quali il 45% è occupato da seminativi, il 18% da prati e pascoli, il 17% da colture legnose specializzate (viti, ulivi), il 16% da boschi. Nel 1931 contava una popolazione di 6385 abitanti.
Monumenti. - La chiesa primaziale di S. Emiliano mostra all'esterno qualche particolare della primitiva costruzione (sec. XII); nel resto è stata rifatta più volte, e per ultimo (1893) da Luca Carimini; all'interno conserva l'elegante altare del Sacramentoi opera di Rocco da Vicenza (1522). Risale al sec. XII anche la chiesa suburbana di S. Pietro di Bovara, conservata abbastanza bene all'esterno (dove una scritta ricorda l'architetto, Atto) e all'interno. La chiesa gotica duecentesca di S. Francesco è stata assai rimaneggiata; l'altra coeva di S. Croce contiene qualche interessante affresco del sec. XIV.
Il palazzo comunale, ricostruito nel sec. XV e modificato più volte in seguito, conserva nella facciata un portico a pilastri. Le ripidissime vie della piccola città, estremamente caratteristiche, mostrano nell'insieme l'aspetto dei secoli XIV e XV, raggentilito da alcune buone costruzioni dei primi del Cinquecento. Nella chiesa rurale di S. Maria di Pietrarossa, che ha un tabernacoletto di Rocco da Vicenza, si trovano molti affreschi votivi per la massima parte del secolo XV; in quella di S. Martino, e in una cappella annessa, sono affreschi di Pier Antonio Mezzastris, di Giovanni Spagna, di Tiberio d'Assisi.
Ma il ricordo più notevole del Rinascimento è la chiesa della Madonna delle Lagrime, costruita nel 1487 da Antonio Marchisi da Settignano, e arricchita nel 1495 d'un elegante portale con ornamentazioni intagliate in pietra da Giovanni di Gian Pietro da Venezia. Nell'interno sono affreschi di Giovanni Spagna (1520), con una Deposizione troppo strettamente derivata da Raffaello, e un affresco dell'estrema vecchiezza del Perugino (1521), rappresentante l'Adorazione dei Magi. Nell'ultimo quarto del secolo XVI vi ha dipinto a fresco anche Fabio Angelucci da Mevale, appartenente a una famiglía di tipici manieristi umbri.
La Pinacoteca comunale possiede un trittico assai vicino all'arte dell'orvietano Cola Petruccioli, una Madonna col Bambino del periodo giovanile del Pinturicchio, un'Adorazione dei Magi probabilmente d'un seguace di Giusto di Gand, un'Incoronazione della Vergine di Giovanni Spagna, una Deposizione del Sodoma, un'interessante raccolta di ex voto dipinti dei secoli XV e XVI.
Per l'età recente basterà ricordare il sipario del teatro Clitunno, dipinto da Domenico Bruschi.
Storia. - L'antica Trebiae è più volte ricordata dagli autori, ma nulla si sa sulla sua storia, se non che fu municipio romano; e poiché come tale fu governata da quattuorviri, se ne desume che prima di avere la cittadinanza con la guerra sociale fu federata.
Con ogni probabilità la città romana non sorgeva sul colle occupato ora da Trevi ma sul percorso dell'antica strada che da Terni e Spoleto andava a raggiungere la Via Flaminia a Forum Flaminii. Infatti l'Itinerarium Hierosolymitanum, che segue questa strada, pone la civitas Trevis a 4 miglia dalla mutatio Sacraria, a 12 da Spoletium e a 5 dalla civitas Fulginis. La distanza da Spoleto e da Foligno, pari rispettivamente a km. 17,760 e km. 9,400 circa, corrisponde con notevole approssimazione a quella della località Pietra Rossa a valle di Trevi, ove si rinvennero e si rinvengono ancora resti di edifici antichi, iscrizioni, ecc. Scarse testimonianze attestano che anche il colle dove sorge Trevi era abitato nell'antichità: forse il centro romano vi si spostò nel primo Medioevo e allora fu costruita quella cinta di cui restano tracce sopra al palazzo Valenti. Nel palazzo Valenti è un'interessante raccolta di sculture e iscrizioni romane, resto di una ricca collezione formata nel Cinquecento da Benedetto Valenti e illustrata da Francesco Alighieri, in un raro opuscolo edito nel 1537, che è il primo catalogo a stampa di una collezione d'arte.
Nel periodo longobardo fece parte del ducato di Spoleto. Fu devastata dai Saraceni nell'881 e dagli Ungari nel 915 e 924. Sede vescovile fino dal sec. III, fu poi compresa nella diocesi di Spoleto, e da "città" divenne semplice "terra". Ridotta in soggezione dell'impero da Federico I ed Enrico VI, fu da Innocenzo III riportata sotto la giurisdizione della Chiesa. Alleata con Spoleto fino dal 1260 e poi con Perugia (1282), si mantenne quasi costantemente fedele a parte guelfa, incorrendo nell'inimicizia dei Fulignati e degli altri ghibellini dell'Umbria. In premio della sua fedeltà alla Chiesa, Bonifacio IX le accordò il privilegio di reggersi a vicariato autonomo sotto la protezione della Santa Sede; ma poi nel 1392 ne creò vicario Ugolino Trinci signore di Foligno e Nocera, e quindi (19 giugno 1425) Corrado III, nipote di lui. Dopo un breve periodo di soggezione a Niccolò e Francesco Piccinino e al conte Niccolò Mauruzi da Tolentino (1438), Trevi tornò sotto il dominio papale pur godendo ampie immunità confermate da Niccolò V con bolla 27 aprile 1454, e poi anche da Alessandro VI e da Leone X. Con breve 11 giugno 1531 Clemente VII la sottopose in perpetuo alla giurisdizione del legato dell'Umbria, e Pio V con breve 16 aprile 1571 la restituì alla provincia di Perugia. Fino dal sec. XIII ebbe aspre contese con Montefalco per ragioni di confini, e nei due secoli successivi con Spoleto per il dominio sul castello di San Giovanni, che le era stato più volte (1474 e 1484) incorporato dai papi e poi le fu tolto definitivamente da Leone X (15 dicembre 1520). Pio VI con breve 28 settembre 1784 la reintegrò nel titolo di "città" con le corrispondenti prerogative onorifiche.
Bibl.: F. Alighieri, Antiquitates Valentinae, Roma 1537; P. Fontana, in Accademie e Biblioteche, III (1929), pp. 451-55; E. Bormann, in Corp. Inscr. Lat., XI, ii, p. 729 segg.; D. Natalucci, Historia... dello stato... di Trevi, Memorie mss. del sec. XVIII; M. Guardabassi, Indice-guida dei monumenti dell'Umbria, Perugia 1872; M. Faloci Pulignani, Della storia del Perdono di Assisi stampata in Trevi nel 1470, Foligno 1882; H. Nissen, Italische Landeskunde, I, i Berlino 1902, p. 401; G. Angelini-Rota, Spoleto e il suo territorio, Spoleto 1920; U. Gnoli, Pittori e miniatori dell'Umbria, ivi 1923; G. Fumagalli, Lexicon typogr. Italiae, p. 472; T. Valenti, in Bibliofilia, luglio 1924; R. v. Marle, Italian Schools of Painting, V, L'Aia 1925; T. Valenti, La chiesa monumentale della Madonna delle Lagrime a Trevi, Roma 1928; E. Berti Toesca, Due dipinti sconosciuti del Sodoma, in Dedalo, XI (1931), pp. 1334-38.
Arte della stampa. - A Trevi il tipografo Johann Reinhard prima di recarsi a Roma (dove lo si ritrova nel 1473) introdusse la stampa nel 1470: con tale data apparve la storia del Perdono di Assisi narrata da Francesco Bartoli in una preziosa edizione di formato in-4°, di otto carte, conservata a Roma nella Biblioteca Alessandrina. L'altro suo libro noto è la Lectura super I parte Infortiati di Bartolo da Sassoferrato, impressa con gli stessi caratteri nel 1471 e che sta nella Biblioteca Vaticana.