TREBISONDA (Trabzon; A. T., 88-89)
Città e porto della Turchia. È situata sulla costa del Mar Nero, ai piedi delle boscose montagne del Ponto, presso la foce del Değirmen Deresi, antico Piscites, corso d'acqua che scende dal Passo di Zigana, il quale si apre nelle montagne che chiudono alle spalle la città. Il porto di Trebisonda deve appunto la sua importanza al fatto che, attraverso il Passo di Zigana e la valle dell'Arasse, sono facili le comunicazioni con l'Armenia e con la Persia; perciò, non solo raccoglie ed esporta il legname, le nocciole, il tabacco, le frutta della regione del Ponto, e la rifornisce di manufatti, ma il suo raggio commerciale si estende fino alla Persia e all'Armenia. Prima della guerra mondiale, dopo che la Russia - nel 1883 - aveva proibito il transito dall'Europa alla Persia per Batum, la carovaniera che da Trebisonda, per il Passo di Zigana ed Erzerum, raggiunge le frontiere persiane, accoglieva un traffico intensissimo.
Essa rappresenta ancor oggi la più importante arteria del traffico che si svolge fra la costa turca del Mar Nero e la Persia.
L'antica città greca di cui si conservano ancora alcuni resti doveva il suo nome alla forma dell'altipiano su cui era costruita, onde venne cinta da un trapezio di mura. La città turca si stende sul fianco dell'altipiano verso il mare, con le sue case multicolori, fra cui spiccano i bianchi minareti, le vie strette e tortuose, l'animato bazar. Il quartiere moderno, abitato soprattutto da commercianti, è posto su di un'altura fuori delle mura. Gli abitanti della città - circa 25.000 nel 1927 - si dedicano sopra tutto al commercio, a qualche industria e anche alla pesca. Il vilâyet di Trebisonda è vasto 4630 kmq. e contava, nel 1927, 290.300 ab. (63 per kmq.).
Monumenti. - Gli avanzi antichi si riducono a qualche colonna usata nella costruzione di chiese bizantine, a rare e dubbie vestigia (ippodromo, teatro) e a un numero abbastanza ragguardevole di tombe scavate nelle rocce dei dintorni, molte delle quali servirono da eremi o da cappelle durante il Medioevo. I principali monumenti risalgono all'età dei Comneni: avanzi dei loro palazzi nella parte alta della cittadella, mura della doppia cinta, parte della quale fu rifatta nell'età turca. Tre chiese trasformate in moschee sono importanti: la Panagía Chrysokéfalos, nella cittadella; la Santa Sofia, posta a occidente della città, già decorata da pitture ricoperte ora dall'intonaco, e avente all'esterno una decorazione plastica, cosa assai rara presso i Bizantini; S. Eugenio, a sud-est. Altre chiese più piccole, trasformate anch'esse in moschee, si trovano entro la cinta della città. Sebbene quei monumenti si riattacchino ai tipi dell'architettura bizantina, presentano caratteri particolari che rivelano l'influenza dell'Armenia e della Georgia, particolarmente visibile nelle sculture della Santa Sofia.
Sulle pendici dell'antico monte Mithrios e probabilmente nello stesso sito di un mitreo, si è conservato sino a questi ultimi anni il convento femminile della Vergine Teosképastos, con una cappella rupestre decorata di pitture del sec. XIV, malamente restaurate. Altre pitture del sec. XV, meglio conservate, si vedono ancora nelle grotte trasformate in cappelle, sopra S. Saba. Nelle montagne che circondano Trebisonda si trovano numerosi monasteri greci posti in siti molto pittoreschi e quasi inaccessibili. Vazelon, Peristerá e Soumela, nella cui biblioteca e nel cui tesoro si trovavano cose notevoli. Furono distrutti dopo l'esodo delle popolazioni greche e i tesori che vi si trovavano sono andati perduti o dispersi.
Bibl.: G. Millet, Les monastères et les églises de Trébizonde, in Bull. de Corr. Hell., XIX (1895), pp. 419-459; H. F. B. Lynch, Armenia. Travels and Studies, I, Londra 1901, cap. 1°; Th. Uspenskij, in Boll. dell'Accademia delle scienze (in russo), 1917-18, passim (diverse comunicazioni sulla missione a Trebisonda); articoli di N. Baklanov, N. Brunov, M. Alpatov, N. Protassoff, su diversi monumenti di Trebisonda e dei dintorni, in Byzantion, IV (1927-28), pp. 363-425; D. Talbot Rice, Notice on some religious buildings in the city and vilayet of Trebizond, ibid., V (1929-30), pp. 47-81, tavv. i-xxx.
Storia. - L'antica Trapezunte (Τραπεζοῦς, Trapĕzus) fu colonia di Sinope e quindi indirettamente milesia. Importante in età arcaica come tramite dei commerci di Sinope, ridivenne importante commercialmente e politicamente solo in età romana: città libera dal tempo di Pompeo, elevata da Traiano a capitale del Ponto cappadocico, fornita da Adriano di grande porto, sede di legione e fortezza munita nel basso impero.
Trebisonda bizantina (secoli V-XII). - Sotto Bisanzio Trebisonda mantenne sulle altre città del Ponto quella preminenza che aveva acquistato sotto Roma come base militare e come centro di scambî commerciali fra l'Asia centrale, da un lato, Costantinopoli e l'Occidente, dall'altro. Belisario vi soggiornò durante la guerra persiana al tempo di Giustiniano, ed Eraclio, nella primavera del 622, vi sbarcò nell'intraprendere la sua seconda spedizione contro Cosroe II. Agl'inizî del sec. VIII, probabilmente sotto Leone III, trasformandosi il regime provinciale dell'impero, essa divenne capitale del tema di Chaldia e, quindi, sede di un comando militare, e fu per qualche secolo il più sicuro baluardo contro gli Arabi nella difesa dei confini caucasici e dell'Armenia bizantina. Nel sec. XI i Turchi Selgiuchidi, sconfitto l'imperatore Romano IV Diogene (1071), vennero ad assediarla; ma furono respinti.
Un capo locale, Teodoro Gabras, esercitò da allora le funzioni di governatore. Dopo di lui, nel corso dei secoli XI-XII, altri della sua famiglia appaiono a capo di Trebisonda. Sembra che essi tentassero più volte di fare della città e del territorio un principato indipendente. I loro tentativi furono fiaccati da Bisanzio; ma agl'inizî del secolo XIII, Trebisonda divenne capitale di un impero, erede in parte dell'impero bizantino, al quale poi doveva di poco sopravvivere.
Impero di Trebisonda (1204-1461). - Nel settembre del 1185 una rivoluzione aveva abbattuto in Costantinopoli Andronico Comneno. Nella strage erano rimasti superstiti due nipoti di Andronico, Alessio e David, i quali furono portati alla corte della loro zia Thamar, regina dell'Iberia caucasica. Quando, nel 1204, i Franco-Veneziani nella quarta crociata s'impadronirono di Costantinopoli, i due fratelli, sostenuti da contingenti iberici, penetrarono nel territorio bizantino e, mentre Alessio veniva proclamato in Trebisonda "imperatore e autocrate dei Romani", cioè dei greco-bizantini, David, a capo di un esercito, si avanzava verso occidente con lo scopo di prevenire i Latini in Asia Minore, ridurre questa sotto l'autorità del fratello e farsene una base per la restaurazione del dominio greco in Costantinopoli. Occupata la Paflagonia, egli penetrò in Bitinia, spingendosi verso il Bosforo; ma a un tratto si trovò di fronte le forze, oltre che dei Latini (sbarcati in Anatolia nel novembre 1204), di Teodoro Lascaris, che nello stesso tempo e col suo medesimo intento fondava l'impero di Nicea (v.), e del sultano d'Iconio. Assalito da tanti nemici, David fu costretto a ritirarsi e cadde combattendo dinnanzi a Sinope nel 1214: da allora Alessio dovette restringere la sua azione al mantenimento del suo dominio su Trebisonda e sui territorî circostanti. In questo più modesto programma egli riuscì, piegandosi al vassallaggio del sultano d'Iconio.
Alessio morì nel 1222. Gli successe il genero Andronico Gidon (1222-35). Egli tentò di sottrarsi al vassallaggio dei Selgiuchidi ma non vi riuscì che effimeramente: ché troppo scarse erano le risorse del nuovo stato per poter mantenere la sua piena indipendenza. Tutta la politica estera dei suoi successori consistette da allora in un giuoco di equilibrio fra i potentati vicini: Selgiuchidi, Bizantini, Mongoli, che si disputavano il possesso dell'Asia Anteriore, dei quali sfruttarono le rivalità appoggiandosi ora agli uni ora agli altri. In questa loro azione essi riuscirono a mantenersi per oltre due secoli e mezzo sul trono. A loro giovarono la stessa piccolezza e la situazione geografica dello stato, al limite delle due più grandi forze in contrasto: quella dei Turchi e quella dei Mongoli; la posizione di Trebisonda, giudicata città quasi inespugnabile, e, infine, la prolificità e la bellezza, rinomata in tutto l'Oriente e anche in Occidente, delle loro donne che, date in mogli a principi bizantini, turchi, mongoli, latini, slavi, esercitavano un'azione politica a vantaggio del loro paese. Dopo Andronico regnarono successivamente due figli di Alessio I: Giovanni (1235-38) e Manuele I (1238-63); durante il regno di questo Trebisonda passò dal vassallaggio dei Selgiuchidi a quello dei Mongoli e in conseguenza della distruzione di Baghdād attrasse nel suo porto gran parte del commercio dell'Asia centrale. Giovanni II (1280-1297), l'ultimo dei tre figli di Manuele che si avvicendarono sul trono, fu attratto nell'orbita bizantina da Michele Paleologo, il restauratore del dominio greco in Costantinopoli, del quale sposò una figlia. Il suo figlio e successore, Alessio II (1297-1330), si svincolò dai legami bizantini e cercò di fare una politica indipendente. Fu questo il solo fra i successori di Alessio I che si elevasse al disopra della mediocrità e governasse con fermezza e fortuna. Egli conchiuse accordi commerciali coi Genovesi e coi Veneziani. Avendo poi i Genovesi preteso di sottrarre le loro merci a ogni visita e imposta, egli venne con loro in guerra e inviò anche delle navi contro la colonia genovese di Caffa in Crimea. La guerra finì con un trattato nel quale si accordarono delle franchigie commerciali ai Genovesi estendendole anche ai loro rivali veneziani. Trebisonda raggiunse in quel tempo una straordinaria prosperità. Con la morte di Alessio II comincia il periodo di decadenza dell'impero trapezuntino. I principi si succedono con una grande rapidità. Solo uno fra i successori di Alessio II poté sostenersi a lungo sul trono: Alessio III. Il suo regno, durato dal 1349 al 1390, fu l'ultimo periodo di tregua nelle lotte interne e di prosperità economica dell'impero trapezuntino. Ma già si avvicinava il pericolo ottomano. Nel 1390 i Turchi, sottomessa quasi tutta l'Asia Anteriore, conquistarono l'emirato di Samsun che confinava con l'impero di Trebisonda. L'avanzata dei Mongoli e la vittoria di Tamerlano ad Angora (1402) contennero per qualche tempo la minaccia ottomana: ma appena Murād II eliminò i suoi rivali e riprese il movimento offensivo, le schiere ottomane assalirono Trebisonda. Fra il 1435 e il 1453, sotto il regno di Giovanni IV, Trebisonda fu più volte assalita dagli Ottomani. Nel 1456 Giovanni, minacciato da un esercito e da una flotta al comando del governatore turco di Amasia, si sottomise alla sovranità del sultano obbligandosi a pagare un tributo annuo di 3000 solidi aurei. Ma con ciò non salvò l'impero.
Cinque anni dopo, regnando David, fratello di Giovanni Maometto II, il conquistatore di Costantinopoli riuscì a espugnare Trebisonda. David fu confinato nella Tracia e poi decapitato nel 1563 sotto l'accusa di tramare una ribellione.
Trebisonda turca (dal 1461). - Con la conquista ottomana Trebisonda non solo cessò di essere un centro di vita politica autonoma, ma perdette anche gran parte della sua prosperità economica. La scoperta della via marittima per l'India deviò dall'Asia Anteriore all'Oceano Indiano il commercio fra l'Oriente e l'Occidente. Sotto il governo dei pascià turchi la vita della città s'intorpidì gradatamente. Solo nella seconda metà del sec. XIX Trebisonda si è venuta risollevando dal suo torpore ed ha visto, specialmente per la vicinanza della frontiera russa, risorgere il suo commercio e la sua importanza come centro militare.
Bibl.: J. Ph. Fallmerayer, Geschichte des Kaiserthums von Trapezunt, Monaco 1827; id., Original-Fragmente, Chroniken, Inschriften und anderes Materiale zur Gesch. des Kaiserthums Trapezunt, in Abhandl. d. hist. Classe d. k. bayerischen Akademie, III, p. 3; IV, parte 1a, Monaco 1843-44; T. E. Evangelides, ‛Ιστορία τῆς Ποντικῆς Τραπεζοῦντος ἀπὸ τῶν ἀρχαιοτάτων χρόνων μέχρι καϑ'ἡμᾶς (756 a. C. - 1897), Odessa 1898; W. Miller, Trebisond, the last Greek Empire, Londra 1926. Per i rapporti fra Genova, Venezia e Trebisonda, v. P. Müller, Le colonie comm. degli Italiani in Oriente nel Medioevo, II, Venezia 1868.