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MAREOTTI, Trebazio

di Elena Casella - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 70 (2008)
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MAREOTTI, Trebazio

Elena Casella

– Nacque presumibilmente nel 1520 a Penna San Giovanni, presso Macerata.

L’ipotesi del conventuale Giovanni Franchini di una sua nascita a Penne, presso Pescara, sulla scorta di una notizia trasmessa da Toppi (p. 303) non regge, dato che lo stesso M., nel frontespizio del suo Pentelogium peripateticum (Padova 1577), dichiara di essere originario «de Penna Sancti Joannis»; la certezza del luogo di nascita è confermata, inoltre, da Balsimelli, che ha avuto accesso all’archivio della famiglia Mareotti, oggi irreperibile.

Entrato nell’Ordine dei frati minori riformati in data ignota, nel 1574 il M. fu chiamato dal ministro generale Giovanni Pico da Serra Petrona a ricoprire la carica di lettore nello Studio di Camerino.

A Camerino, nello stesso anno, pubblicò le Conclusiones disputandae tam in sacra theologia, quam in humana philosophia (tip. A. Gioioso), breve disputa articolata in due capitoli: nel De sacra theologia il M. disserta sul ruolo della teologia come regina scientiarum, mentre nel Ex scientia humanitus inventa sostiene che l’insegnamento della filosofia è propedeutico agli studi teologici.

Convocato a Siena nel maggio 1574 dal nuovo ministro generale Pietro Antonio Camillo da Nocera Umbra, fu esaminato nel capitolo generale e giudicato idoneo all’insegnamento presso lo Studio cittadino. Tre anni dopo ricoprì la carica di baccelliere nel ginnasio dello Studio del Santo di Padova.

Durante il soggiorno patavino compose il Pentelogium peripateticum… in aliquot Averroistas, de forma novissima et hominis specifica candide, lucideque pertractatum (Padova, L. Pasquato, 1577), che verte sulla dibattuta questione dell’unico intelletto attivo e della conseguente valutazione dell’immortalità dell’anima. L’opera è ripartita in cinque sectiones: Quomodo introducatur anima in corpore, se appropinquet, adsit, et insit corpori; Proponitur dubium et dubitationis sensum aperitur; Quid alii de ultimo esse hominis affirment; Quid pro veritate, et ad mentem Aristotelis sentiendum sit; Solutiones novem rationum recentioris phylosophi adducuntur.

Il cardinale Giulio Feltrio Della Rovere, protettore dell’Ordine francescano e dedicatario dell’opera, apprezzò a tal punto la padronanza della dottrina di Giovanni Duns Scoto dimostrata dal M., che il 26 dic. 1577 scrisse al ministro generale per perorare la sua candidatura a baccelliere dello Studio di Padova. L’11 maggio 1581 il canonico di S. Pietro in Vaticano Silvio Savelli (futuro arcivescovo di Rossano e cardinale) notificò al M. la sospensione del procedimento istruttorio aperto a suo carico dal S. Uffizio, di cui tuttavia restano ignote le ragioni. Ottenuta per l’anno successivo la reggenza nel ginnasio dello Studio di Cremona, la mantenne sino al 13 maggio 1582, data in cui fu costretto a lasciare l’incarico, a causa del dissenso incontrato tra gli allievi. In occasione della quaresima del 1584 tenne una predica a Milano, nella chiesa di S. Francesco. Lì ricevette la notizia della nomina a custode del Sacro Convento di Assisi. Nella primavera 1585 predicò il quaresimale a Cingoli. Subito dopo si trasferì a Ivrea, per affiancare il vescovo Cesare Ferreri in qualità di teologo.

A quel periodo risale la Prima parte de l’oratorio spirituale per tutta la settimana, da ottener la gratia di Dio et vincere le tentazioni del demonio (Ivrea, B. Cavallo, 1585), operetta di carattere devozionale, nella quale il M. indica nella pratica delle virtù cristiane l’esercizio indispensabile per sperimentare la presenza di Dio nella vita terrena.

Nell’ottobre 1586 tenne un ciclo di prediche a Torino. Qui ottenne dapprima l’incarico di commissario della Confraternita dei cordiglieri, sorta presso il convento di S. Francesco, e nel novembre 1587 la nomina a priore dello stesso convento.

In quel periodo rielaborò gli scritti composti per svolgere l’attività catechetica in un trattato in tre volumi rimasto inedito e di cui anche il manoscritto è perduto. È noto il titolo del terzo volume, da cui si ricava il contenuto dei primi due: Terza parte delli brevi discorsi contro l’ostinazione delli ebrei… Nel primo si tratta delle promesse fatte ai Padri con condizione del Messia, nel secondo della prima venuta del Messia, nel terzo della seconda venuta del Messia.

Divenuto teologo e predicatore della corte sabauda, compose i Discorsi spirituali sopra l’oratione domenicale, che durante la quaresima del 1589 lesse nella basilica di S. Francesco a Bologna e pubblicò a Torino l’anno dopo (tip. A. Bianchi; poi Torino 1617 e 1623)

I Discorsi – dedicati a donna Sancia di Guzmán di Toledo, cameriera maggiore della duchessa Caterina d’Asburgo – illustrano in quarantotto titoli la liturgia della preghiera che culmina nel Pater Noster, che secondo il M. rappresenta il modello insuperato lasciatoci da Gesù di porgere a Dio una perfetta orazione.

Rientrato a Torino nell’ottobre 1589, abbozzò le omelie raccolte, senza mai darle alle stampe, sotto il titolo Selve per discorsi (l’originale si conserva a Macerata, Biblioteca comunale, Mss., 341). Dopo un breve soggiorno a Brescia, il 29 genn. 1590 fu nominato da Carlo Emanuele I lettore di Sacra Scrittura nell’Università di Torino e, il 15 aprile successivo, venne istituito dai superiori guardiano del convento cittadino di S. Francesco. Nella primavera del 1592 predicò il quaresimale nella basilica di S. Francesco di Palermo ed è probabile che da lì sia passato direttamente in Francia, dopo aver ottenuto, il 21 maggio 1592, dai vescovi di Avignone e di Besançon l’autorizzazione a predicare nelle chiese delle loro diocesi. Tornato in Italia, il 5 ag. 1594 fu nominato per la seconda volta custode del Sacro Convento di Assisi e restò alla guida dei frati sino all’agosto dell’anno successivo. Soggiornò quindi a Penna San Giovanni, San Severino e Fano, finché Clemente VIII, il 7 marzo 1598, gli accordò la facoltà di erigere congregazioni del Terz’Ordine serafico in Francia e in Germania. Svolse in effetti per breve tempo attività di apostolato in Francia.

Ritiratosi nel Sacro Convento di Assisi, il M. vi morì il 3 ag. 1599.

Fonti e Bibl.: P. Ridolfi, Historiarum Seraphicae Religionis libris tres, III, Venetiis 1586, c. 334v; L. Wadding, Scriptores Ordinis minorum…, Romae 1650, ad ind.; N. Toppi, Biblioteca napoletana…, Napoli 1678, p. 303; G. Franchini, Bibliosofia e memorie letterarie di scrittori francescani conventuali…, Modena 1693, p. 556; G. Colucci, Antichità picene, XXX, Fermo 1785, p. 153; S. Cimarosto, Biografia serafica degli uomini illustri…, Venezia 1846, pp. 338, 488; F.A. Benoffi, Memorie minoritiche dal 1560 al 1776. Opera postuma, in Miscellanea francescana di storia, di lettere, di arti…, n.s., XXXIII (1933), pp. 91 s.; L. Wadding, Annales minorum seu trium Ordinum a s. Francisco institutorum…, XXIII, 1591-1600, Ad Claras Aquas 1934, p. 363; G.G. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad Scriptores trium Ordinum S. Francisci…, pars III, IV, Romae 1936, p. 141; A. Du Monstier, Martyrologium Franciscanum, nova editio, Romae 1939, p. 503 (28 dicembre); F.A. Benoffi - F. Balsimelli, Memorie storiche della provincia delle Marche dei frati minori conventuali, in Miscellanea francescana, XLII (1942), p. 134; F. Balsimelli, Il servo di Dio p. m. T. M., ibid., XLIX (1949), pp. 403-413; Inventario e regesti dell’Archivio del Sacro Convento di Assisi, a cura di S. Nessi, in Fonti e studi francescani, III, Padova 1991, p. 245.

Vedi anche
Marco Tullio Ciceróne Ciceróne, Marco Tullio (lat. M. Tullius Cicĕro). - Scrittore e oratore latino (Arpino 3 genn. 106 a. Cicerone, Marco Tullio - Formia 7 dic. 43 a. Cicerone, Marco Tullio). Nato da agiata famiglia equestre, ebbe a Roma maestri di diritto i due Scevola, l'augure e il pontefice, di filosofia l'accademico ... Marco Antistio Labeóne Labeóne, Marco Antistio (lat. Marcus Antistius Labeo). - Giureconsulto romano (n. prima del 43 a. C. - m. prima del 22 d. C.) della scuola di Trebazio Testa. Figlio di Pacuvio Antistio, giurista, avversario di Cesare, che si era fatto uccidere dopo la battaglia di Filippi (42), Labeone, Marco Antistio, ... Ìrzio, Aulo Ìrzio ‹-z-›, Aulo (lat. A. Hirtius). - Generale romano (m. 43 a. C.); fu con Cesare in Gallia e durante la guerra civile; nel 46, come pretore, propose la legge che escludeva i pompeiani dalle cariche pubbliche; nel 45 fu pretore in Gallia, poi designato da Cesare come console per il 43; dopo l'uccisione ... Bruto, Marco Giunio (lat. M. Iunius Brutus, dall'adozione da parte dello zio Q. Servilio Cepione, Q. Caepio Brutus). - Uno degli uccisori di Cesare (85-42 a. C.); ebbe un'elevata educazione retorica e filosofica, che affinò ad Atene; la sua formazione politica risale allo zio Catone Uticense, che lo allevò partigiano dell'oligarchia ...
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