transmediale
agg. Che supera i limiti intrinseci al mezzo di rappresentazione e di comunicazione utilizzato.
• Certo, le nuove tecnologie, la Rete, i nuovi linguaggi, le modalità di ricezione mai sperimentate prima, i contenuti transmediali, i testi espansi: tutto bello, tutto affascinante. Ma se poi non c’è qualcuno capace di compiere quell’antico miracolo che si chiama creatività, la voce del molteplice cui i nuovi media prestano la loro amplificazione rischia di restare afona, esile, insomma una sottovoce, un borborigmo, uno fra i tanti. (Aldo Grasso, Corriere della sera, 13 giugno 2013, p. 47, Pay Tv) • E perché milioni di persone continuano ad affidare a una compagnia privata anche la propria parte più intima come foto e video? «Perché questo rapporto con una compagnia privata è solo una conseguenza. Ciò a cui si affidano in realtà è a un’audience, cioè a un gruppo che è quello delle loro relazioni. Le relazioni in quanto tali sono transmediali, cioè si costruiscono attraverso diversi mezzi e in differenti spazi, tra cui anche i social network» (Simone Tosoni intervistato da Matteo Liut, Avvenire, 2 febbraio 2014, p. 22, Agorà) • Un lavoro collettivo che coinvolge Eleonora Papapietro, regista, la danzatrice e performer Olivia Giovannini, lo scenografo Alexandru Nicolae Teodorescu, i suoni di Guido Affini, le luci di Luca Serra e le fotografie di Sala Spallarossa. «Si tratta di un lavoro “transmediale” con protagonisti sei creativi ‒ spiega la regista Eleonora Papapietro ‒ suono, corpo, luce, scenografia, regia e fotografia per raccontare emozioni umane. L’obiettivo è emozionare portando il pubblico alla scoperta di un viaggio interiore fatto di oscurità e luce, con una poetica di fondo condivisa da tutti gli artisti coinvolti». (Claudio Cabona, Secolo XIX, 11 ottobre 2016, p. 32, Album Genova).
- Derivato dall’agg. mediale con l’aggiunta del prefisso trans-.
- Già attestato nell’Unità del 13 giugno 1993, p. 18, Cultura (Enrico Crispolti).