transmedia storytelling
<tränʃmìidië stòoriteliṅ> locuz. sost. ingl., usata in it. al masch. – Storia raccontata servendosi di diversi media, nella quale ogni singolo testo offre un contributo specifico e importante all’intero complesso narrativo. Nel modello ideale di narrazione transmediale, ognuno dei media coinvolti viene utilizzato in base al meglio. Tipico prodotto della convergenza (si pensi al film Matrix o alla serie televisiva Lost), il t. s. prevede un’espansione della narrazione e della diegesi da parte dell’industria e un’attiva collaborazione da parte degli spettatori. Nel testo origine vengono fornite solo alcune informazioni, altre vengono disperse in altre tipologie di testi mediali. Non si tratta di ripetere il racconto principale su un altro medium, ma di affidare parte della narrazione e del senso ad altri media, catturando così anche diverse tipologie di spettatori. Il rapporto tra testo origine e testo derivato è così biunivoco. Il testo origine necessita di altri testi e allo stesso tempo può essere usufruito da solo. E viceversa: testi derivati possono essere anche il primo testo, relativo a un universo fittizio, in cui ci si imbatte, e possono essere usufruiti di per sé per poi guidare lo spettatore verso il testo origine. Il testo principale prevede infatti un gap o un eccesso nella storia che stimola un processo di ampliamento e approfondimento tanto da parte dell’industria quanto da parte dei fans, che attraverso pratiche di fandom come siti web, fanzine, video collaborano tra di loro per riempire i buchi narrativi. Dunque, è necessaria la conoscenza di tutti i testi e la collaborazione degli altri spettatori per dare un senso totale e compiuto all’opera. Così il vero potenziale del testo origine e dei suoi derivati si svela solo nella visione d’insieme, in un difficile equilibrio tra ridondanza e originalità, tra familiarità e differenza, che non sempre avviene allo stesso grado per tutti i testi, alcuni dei quali si rivelano t. s. più riusciti di altri.