TRANI (A. T., 27-28-29)
Città della provincia di Bari, che sorge (a 43 km. dal capoluogo) sul Mare Adriatico, al punto d'incontro della strada litoranea con la via che la congiunge, con un rettilineo, a Corato e di qui risale sul più alto ripiano delle Murge. La strada litoranea divide questa, come tutte le altre città costiere del Barese, in due parti, una più antica, più vicina al mare, con vie strette e tortuose, l'altra che è sorta verso l'interno negli ultimi 70 anni, di estensione notevolmente maggiore e in continuo sviluppo, con vie rettilinee e larghe. In quest'ultima si apre una vasta e alberata piazza rettangolare, intitolata a Vittorio Emanuele II, che è il centro della città moderna e che dalla parte di N. è collegata con la villa comunale, una delle più belle dell'Italia meridionale, che sporge per tre lati nel mare su cui scende con ripida scarpata. Trani segna, fra le principali città della Puglia, il più scarso aumento di popolazione negli ultimi 70 anni: contava, infatti, 22.702 ab. nel 1861 e 30.551 nel 1931; fra il 1921 e il 1931, Trani fu privata della Corte d'appello della Puglia, che venne trasferita a Bari. Il territorio comunale di Trani, esteso 102,07 kmq., è fittamente coltivato a vigneti (sono famosi i vini di Trani, di alta gradazione alcoolica), a uliveti, a mandorleti e ad altri alberi da frutta. In prossimità della città, dalla parte di S. e di SO., sono attivissime delle cave in terreno calcareo del Cretacico che forniscono ottimo materiale da costruzione (la cosiddetta "pietra o marmo di Trani"), largamente esportato, che alimenta anche una notevole industria di segherie e di lavorazione del materiale. Il porto di Trani, sbocco della ricca regione agricola che ne costituisce il retroterra, ebbe, nel 1933, il movimento di 8788 tonn. di merce sbarcata e 7551 tonn. di merce imbarcata.
Trani ha stazione ferroviaria sulla Bari-Foggia, ed è unita mercé servizî automobilistici con Corato e con Andria.
Monumenti. - La cattedrale, fondata sul finire del sec. XI e continuata per tutto il secolo seguente, appartiene all'imponente gruppo di cattedrali che a partire dalla chiesa di San Nicola di Bari fiorirono in Puglia fino a tutto il Duecento. Alle consorelle si riallaccia per schema icnografico di basilica a tre navate con transetto e tre absidi, per le forme romaniche e per la caratteristica profonda archeggiatura delle fiancate, ma in molti tratti le supera per raffinatezza e armonia, particolarmente nella luminosa facciata a cui s'innesta il poderoso e altissimo campanile opera di "Nicolaus Sacerdos Protomagister".
La cripta si estende per tutta la nave maggiore e il transetto, riccamente ornata di marmoree colonne e capitelli di fine intaglio orientale. Importantissime le sculture del portale maggiore e dell'originale cornicione dell'alto transetto, ma soprattutto notevoli le imposte del portone formate di bronzo, sulla fine del sec. XII, da Barisano da Trani con grande senso d'arte su modelli prevalentemente bizantini.
Una basilichetta di grande importanza artistica, sorta accanto alla cattedrale nel sec. XII, è la chiesa dei Templari o d'Ognissanti. A tre navate senza transetto e senza presbiterio, con copertura a tetto, ha sul fronte un ricco pronao a doppio filare di robuste colonne di pietra e pilastri angolari. Al gruppo di chiese pugliesi a cupola, dove è più schietta la derivazione bizantina, appartengono le chiese di San Francesco, a tre cupole, e di Sant'Andrea, a pianta centrale, che pur manifestano nelle proporzioni e nelle parti decorative la loro appartenenza al ciclo romanico di Puglia.
All'epoca sveva appartiene il castello, iniziato nel 1233 per ordine di Federico II, di pianta quadrangolare con cortile mediano e torri quadrate ai vertici. Il trecentesco palazzo Caccetta, ottimamente conservato, allaccia il Medioevo tranese con le successive epoche, durante le quali la città conservò particolare floridezza, e di cui sono testimonianza molti nobili palazzi e belle chiese.
Storia. - Ricordata nella Tavola Peutingeriana, cresciuta fin dal remoto Medioevo per l'inurbarsi di genti agricole dei dintorni e per l'affluire di marinai e di mercanti orientali, trasse dal mare le sue fortune, e crebbe d'importanza e di ricchezza per i frequenti rapporti con i centri dell'Adriatico. Fu disputata da Bizantini, Goti, Longobardi sotto i quali fece parte del ducato beneventano, ripresa da Bisanzio, corsa e saccheggiata frequentemente (840, 1009) da Saraceni. Per alcuni secoli avanti il 1000 fu con Bari l'estremo limite dell'organizzazione latina contro il rito greco; ma questo non impedì che il suo vescovo conciliasse rito cattolico e dipendenza da Roma col titolo di ufficiale bizantino. Fu poi conquistata dal normanno Pietro de Hauteville, già padrone di Andria, Corato, Barletta, Bisceglie; ma non perdette la sua organizzazione cittadina gradatamente conquistata durante il dominio, spesso nominale, dell'impero d'Oriente. Occupata e rovinata da Ruggiero conte di Sicilia (1134), tornò a libertà dopo la vittoria di Bignano (1137), alleata con Bari, Troia e Melfi. Rioccupata (1139) e unita alla monarchia normanna, ottenne conferma delle sue consuetudini antiche. Sotto i Normanni, pellegrini e crociati ne accrebbero la ricchezza; fu luogo d'incontro e sede di Amalfitani, Ravellesi, Genovesi, Pisani, fin di numerosi Ebrei che vi ebbero sinagoghe e scuole, monopolizzarono il piccolo commercio e furono privilegiati nelle fiere. Federico II (1215) ampliò i privilegi antichi, esentò i Tranesi da diritti di ancoraggio per tutte le coste pugliesi, rese potente la flotta, costruì il castello iniziato nel 1233, allestì a difesa il porto, allargò il perimetro delle mura, costruì e riparò mura della città. Negli ultimi decennî della dominazione sveva divenne sede di consolato veneto. Nonostante particolari provvidenze, risentì dei mali generali del regno: fiscalismo, lotte fra nobiltà antica e recente, estorsioni e rapine di baiuli baronali durante le lotte fra i rami cadetti della casa Angioina, fra i principi di Taranto e i conti di Gravina. Nel 1309-16, guerra commerciale e politica con i Veneziani chiusasi con un accordo doganale (1317). Soppiantati in parte dai Fiorentini che facevano di Barletta l'emula di Trani, i Veneziani, dopo il famoso fallimento dei fiorentini Bardi e Peruzzi (1343), guadagnarono terreno. Arresasi a Luigi d'Ungheria (1348), poi a Giovanna I e a Luigi di Taranto, fu assegnata all'ungherese nella tregua del 1349 e saccheggiata; tornò a Roberto quale principe di Taranto, e lui morto (1364) al regio demanio. Nella gara fra Angioini e Durazzeschi fu per questi ultimi; passò con altre terre di Puglia in dominio utile ad Alberico da Barbiano e al figlio Manfredo fino al 1409; poi assegnata da Giovanna II che le confermò i privilegi, a Giac. Attendolo Sforza e al figlio Francesco (il futuro duca di Milano), infine a Sergianni Caracciolo (1425). Mutò spesso parte nella lotta fra Angioini e Aragonesi: dopo la guerra di Ponza (5 agosto 1435) fece omaggio a Isabella, ebbe dall'Aragonese conferma di privilegi e riforme finanziarie (1443); si diede al Piccinino a servizio dell'Angioino (1461). Fra i bisogni della guerra che avevano fatto di Trani la piazza mercantile più importante del basso Adriatico, s'infoltì la classe dei mercanti, marinai e armatori, che aspirò a partecipare al governo cittadino. La vecchia aristocrazia capitanata dai Pelagano, ricca di feudi e privilegiata, l'avversò fieramente; onde conflitti, esilî e bandi della parte soccombente (1440-60) e intervento, a ristabilire l'ordine, delle truppe regie. Ferdinando I diede forza all'elemento popolare e borghese contro la feudalità, ma incontrò resistenze e proteste soprattutto per la gravezza dei tributi. I Turchi vi sbarcarono nel 1481 bruciando una chiesa. Mentre apprestava le armi contro di loro, Trani dovette fronteggiare i Veneziani (1482-83). Si diede a Carlo VIII dopo la presa di Napoli (marzo 1495), ottenendo conferma di privilegi. Nella lotta tra Francia e Aragona si arrese pacificamente a Ferdinando d'Aragona. Ceduta da Ferrandino a Venezia (20 gennaio 1496) come pegno verso truppe e denaro, fu munita di arsenale, ebbe ricostituito il porto, vide ravvivarsi il commercio. Profittando delle strettezze di Venezia in lotta con l'imperatore, Prospero Colonna l'assalì e la ebbe a dedizione (1508). Fu subito ripresa da truppe veneziane e francesi del Lautrec, con l'aiuto dei popolani e fra l'ostilità viva dell'aristocrazia tranese. Dopo Agnadello (1509) tornò aglì Aragonesi. Con la pace di Bologna fu consegnata a Carlo V e presidiata da Fernando de Alarcón. Carlo V vi istituì la regia udienza provinciale e contribuì a fare di Trani un centro di studî giuridici.
Dalla metà del '400 alla metà del '500 Trani ebbe splendore commerciale, fu frequentata da Veneziani - che compravano grano e salnitro e vendevano tutto, dai monili alla pece, al legno -, da Veronesi, da Fiorentini - che spacciavano stoffe fini, cuoi, sete, e compravano olî, mandorle, grano -, da Ragusei e Fiumani, da Genovesi, Bolognesi, Schiavoni. Molti Tranesi commerciavano, armavano navi, erano mediatori con l'interno, e tendevano ad acquistare parità di trattamento con i Veneziani privilegiati. La popolazione cresceva: da 870 fuochi nel 1443 salì a 950 nel 1475, a 1022 nel 1499: diminuita per i moti del 1495 e, peggio, per la peste del 1528-29 e la guerra del 1529-30 a 716 fuochi, riprese subito l'ascesa e già nel 1545 contava 1124 fuochi.
Furono gli ultimi bagliori, prima dei tempi nuovi. L'orientamento della monarchia spagnola tolse importanza a Trani e alle altre terre di Puglia. Si mantenne fiorente il foro; nel 1622 fu introdotta la stampa per i tipi di Lorenzo Valeri. Nel 1647 borghesia, marinai e terrazzani si ribellarono contro la nobiltà; ma le arti del duca di S. Magno e la compagnia armata di Marcello Origlia tennero in freno la città. Trani fu sempre immune da prepotenze feudali; conservò per questo il suo ordinamento municipale, più volte (per es. nel 1582) ritoccato, fino all'occupazione francese e alla istituzione del decurionato (9 agosto 1801).
Venuti i Francesi a Napoli, Trani si democratizzò (1° febbraio 1799); ma poco dopo si sferrò la reazione economica e politica, condotta contro i ricchi, liberali o borbonici, che sboccò nella proclamazione di un comune proletario anarchico che col pretesto di organizzare la resistenza antifrancese, svaligiava le pubbliche casse, massacrava, taglieggiava. Patrioti giacobini, tra i quali Ettore Carafa, di antico lignaggio, aiutati da truppe francesi, ripiantarono presto la bandiera francese (31 marzo - 10 aprile 1799). Dopo la sconfitta francese nell'Italia settentrionale, fu occupata dal cardinale Ruffo, poi dalla flotta russa e dal Micheroux (16 maggio 1799). I Francesi abolirono l'antica regia udienza provinciale di Puglia. Ebbe poi tribunale provinciale e nel 1817 la Corte di appello (trasferitavi da Altamura). Attorno ad essi fiorì un folto e colto ceto forense e buon numero di cultori di diritto, di filosofia, di lettere, che tennero in onore gli studî e diffusero idee di libertà. "Galantuomini" e intellettuali, seguiti da artigiani e da guardie nazionali bruciarono, in pubblica piazza, lo stemma austriaco il 29 marzo 1848: "atto ostile" che ebbe un triste seguito di condanne. L'ordine di scioglimento della guardia nazionale (febbraio 1849) incontrò a Trani vivace resistenza e diede luogo a una vibrata protesta da parte della municipalità. Nonostante la destituzione del sindaco, carcerazioni, esilî di cittadini, e le lunghe liste di attendibili, Trani continuò ad essere il centro più cospicuo del liberalismo e delle propaganda nazionale della provincia. Numerosi Tranesi furono tra gli organizzatori dei comitati insurrezionali del 1860.
Di Trani sono famosi gli Ordinamenta et consuetudo edita per consules civitatis Trani (editi a Venezia in appendice agli Statuti della città di Fermo nel 1507, 1589, 1691; poi dal Pardessus, Coll. des Lois maritimes antérieures au XVIIIe siècle, V, Parigi 1839, pp. 237-51; da T. Gar nell'App. all'Archivio storico italiano, 1843; da L. Volpicella, Napoli 1852, e da altri). La tradizione li assegna al 1063: ma sono di data indubbiamente posteriore. Su ciò v. F. Gabotto, Il commercio e la dominazione dei Veneziani a Trani fino al 1530, in Archivio stor. per le Prov. napoletane, XXIII, 1898, pp. 111-143; e la bibliografia di V. Giustiniani, Il diritto consuetudinario in Terra di Bari, in Terra di Bari, I; e inoltre A. Prologo, Foro e magistratura in Puglia prima e dopo il 1799, nel vol. Scritti nel cinquantenario professionale dell'avv. Nicola Discanno, Bari 1917, p. 230 segg.
Bibl.: Fraccacreta, Teatro topografico storico, Napoli 1818, II, pp. 99-100; III, pp. 45, 67-69; N. Corcia, Storia delle due Sicilie, III, ivi 1847, pp. 340-49; F. De Luca e R. Mastriani, Dizionario corografico del regno di Napoli, Milano 1852, pp. 990-92; Carelli, Il porto di Trani, in Annali civili del regno delle due Sicilie, LXIII, Napoli 1858, pp. 103-106; Amati, Dizionario corografico, VIII, pp. 503-508; G. De Blasiis, L'insurrezione pugliese e la conquista normanna, Napoli 1873; G. Beltrani, Su gli antichi ordinamenti marittimi della città di Trani: gli Ebrei che abitavano nella città di Trani Barletta 1873; A. Prologo, Le carte che si conservano nell'archivio capitolare di Trani, ivi 1877; id., I primi tempi della città di Trani e l'origine probabile del nome della stessa, Giovinazzo 1883; G. Del Giudice, Il castello e il porto di Trani, in La famiglia Manfredi, Napoli 1880, pp. xliv-lxiv; F. Carabellese, Relazioni commerciali tra la Puglia e la Repubblica di Venezia dal sec. X al XV, Trani 1896; id., L'Apulia ed il suo comune nell'alto Medioevo, Bari 1905; F. Sarlo, Il duomo di Trani, monumento nazionale, Trani 1897; G. Beltrani, Le vicende storiche e tecniche del porto di Trani, ivi 1907; id., Nelle provincie del Mezzogiorno. Come deve ricostruirsi la loro vita nel 1799, ivi 1912; V. Vitale, Trani dagli Angioini agli Spagnuoli. Contributo alla storia civile e commerciale di Puglia nei secoli XV e XVI, Bari 1912; G. Gay, L'Italia meridionale e l'impero bizantino, trad. ital., Firenze 1917; O. Bordiga, L'agricoltura e l'economia agraria in Terra di Bari, Trani 1900; R. Cotugno, Gli avvocati e i rivolgimenti politici in Trani dal 1848 al 1860, nel volume citato per l'avv. Nicola Discanno, Bari 1917, p. 63 segg.; G. Beltrani, Per Trani, per la Terra di Bari, per la regione pugliese, Trani 1920; A. Lucarelli, La Puglia nel Risorgimento, I, Bari 1932; II, ivi 1934 (su Trani, cfr. pp. 49-79). Per i monumenti, cfr. le opere di W. Schulz, É. Berteaux, P. Toesca citate sotto la voce puglia: Arte.