TRACOMA (XXXIV, p. 137; App. II, 11, p. 1010)
I progressi realizzati nelle conoscenze sul t. riflettono soprattutto l'etiologia e la terapia. Benché A. Macchiavello avesse comunicato sin dal 1944 di essere riuscito a coltivare l'agente del t. nel sacco vitellino dell'uovo fecondato di pollo trasmettendo poi la malattia, si doveva giungere al 1956 perché un gruppo di ricercatori cinesi, con alla testa T'Ang, potesse accertare su più vasta scala tale possibilità. Essi isolarono 3 ceppi di virus e ottennero la riproduzitme della malattia mediante inoculazione nella scimmia.
Tali ricerche sono state successivamente ancora confermate da L.H. Collier e J. Sowa, che, utilizzando soggetti tracomatosi del Gambia (Africa Occidentale), hanno isolato il virus in più di 20 casi di tracoma, ricorrendo, così come era stato suggerito da G.B. Bietti, al trattamento preventivo del materiale da insemenzare con streptomicina (inattiva sul virus) e non con penicillina. L'agente del t. si sviluppa nel sacco vitellino conducendo alla morte dell'embrione in 7-9 giorni; gli elementi coltivati (corpi elementari di 0,25-0,50 micron) sono molto simili a quelli degli agenti della psittacosi e del linfogranuloma venereo, specialmente al microscopio elettronico. Le ricerche di L.H. Collier e J. Sowa sono state coronate da inoculazioni positive del virus all'8°-12° passaggio nell'uomo e nel babbuino. Nei soggetti inoculati fu osservato non solo il quadro clinico del t. con relative modificazioni citologiche (inclusi di Halberstaedter e Prowazek) ma fu possibile anche reisolare il virus.
Conferme della possibilità di coltivare il virus del tracoma si sono avute ormai da molti paesi (Israele, Africa meridionaìe, settentrionale e orientale, Arabia saudita, S.U.A., Indonesia e Italia) e sono in corso indagini sierologiche sia per l'esame comparativo dei varî ceppi, sia per la preparazione di un vaccino. Per l'agente del t. che viene annoverato insieme a quello dei linfogranuloma e della psittacosi nella famiglia delle Clamidiacee, è stato proposto il nome di Chlamydia trachomatis, e per quello della congiuntivite da inclusi, ad esso apparentato (e il cui virus è stato pure isolato nel sacco vitellino dell'uovo di pollo fecondato da R. Jones, L. H. Collier e C. H. Smith), quello di Chlamydia oculo-genitalis.
Quanto alle recenti realizzazioni nel campo della terapia è da segnalare che, oltre alla sensibilità del virus del tracoma a molti dei più noti antibiotici (tetracicline, cloramfenicolo, magnamicina, spiramicina, eritromicina, noviobiocina, ecc.), accanto alla penicillina, si è accertata anche la possibilità di agire su di esso per mezzo di trattamenti intermittenti con gli antibiotici suddetti per via locale (F. Maxwell Lyons, J. Reinhards) o con i cosiddetti "prodotti deposito" ad assorbimento o ad eliminazione ritardata (G.B. Bietti). Questi sono rappresentati dalla benzatina-penicillina, dalla sulfametossipiridazina e altri sulfamidici con proprietà analoghe, dalla demetilclorotetraciclina. Il ricorso a queste forme di trattamento che consentono somministrazioni distanziate, anche se ripetute, nel corso di qualche mese, ha notevolmente facilitato il trattamento di massa del t. nei paesi sottosviluppati.