TRACIA
La parte dell'antica T. attualmente compresa nei confini della Grecia, nota come T. occidentale, è delimitata dai fiumi Nestos ed Ebros, dal massiccio del Rodope e dal mare Egeo. La sua posizione geografica in relazione alle vie di comunicazione marittime e di terra che uniscono il territorio greco e l'area balcanica con il Mar Nero e l'Asia, hanno decisamente influito sulla sua secolare storia. Le ricerche archeologiche degli ultimi anni hanno messo in luce nuovi monumenti e materiali, rappresentativi della maggior parte dei periodi preistorici e storici della regione.
La conoscenza del periodo neolitico è dovuta agli scavi del tumulo di Paradimi. La ceramica dell'insediamento (4500-3000 a.C.) presenta somiglianze con quella delle corrispondenti fasi di Dikili-Taş, di Sitagroi e di Karanovo: comprende vasi monocromi dal profilo biconico, coppe, tavole di offerta su sottili piedi, black-topped e crusted- ware, anse con apofisi a nodo e vasi decorati a incisione o a graffiti. Siti neolitici significativi sono ancora Amaxadies, Laphrouda, Sostis, Yphantoi, Makri e le grotte di Maroneia, Strymi e Makri. La grotta di Maroneia fu utilizzata come abitazione nel Neolitico e nel Tardo Bronzo, mentre dall'età arcaica fino all'epoca bizantina, servì come rifugio in momenti di difficoltà o venne adibita a luogo di culto. Gli scavi condotti presso l'insediamento neolitico di Makri hanno evidenziato strutture abitative del V millennio, con pareti di fango pressato e buchi di palo, battuti pavimentali, focolari, resti di fosse di scarico per rifiuti e da immagazzinamento. I ritrovamenti, quali vasi, utensili, idoletti e oggetti di ornamento insieme ai resti paleozoologici e paleobotanici aggiungono nuove informazioni sulla civiltà neolitica.
Nella tarda Età del Bronzo (XI sec. a.C.) ebbe inizio la ritirata e l'insediamento delle tribù tracie sulle ben difese cime delle alture, dove vennero fondate acropoli con cinte fortificate, come quelle di Kremastos Vrachos («Rupe pendente») presso Xylagani, di Haghios Georghios di Maroneia e di Haghios Georghios di Petrota. Nel successivo periodo della prima Età del Ferro (1050- 650 a.C.), oltre alle acropoli tracie, si formarono insediamenti sulle basse colline dei territori pianeggianti, come a Rizia sull'Ebros. Nel territorio tra l'Ebros e il Nestos si stabilirono i Kikones, i Bistones e i Sappaioi. Le testimonianze di quest'epoca (abitati, necropoli, tombe scavate nella roccia, santuarî a cielo aperto, conche, dischi, cavità intagliati nella roccia, altari e incisioni rupestri) forniscono informazioni circa i culti, la mitologia, la vita economico-sociale e la cultura della Tracia. I resti di monumenti sulle cime e sulle pendici dell'Ismaros testimoniano l'accumulo di ricchezze derivanti dall'allevamento, dall'agricoltura e dalle risorse minerarie. Appare assai verosimile l'identificazione di Ismara o Ismaros, una delle tre città dei Kikones, con l'imponente acropoli e con le lunghe mura di Haghios Georghios. Sulle pendici occidentali del monte si localizza inoltre il boschetto di Apollo, dove visse il suo sacerdote Maron. I vasi della prima Età del Ferro sono decorati con incisioni, scanalature e solchi e con disegni geometrici a impressione.
A partire dal VII sec. a.C. ebbe inizio la fondazione delle colonie greche sulla costa della T., da parte di coloni provenienti dalle isole dell'Egeo orientale e dell'Asia Minore. Da occidente verso oriente vennero fondate Abdera, Dikaia, Strimi, Maroneia, Orthagoria e lungo la costa antistante a Samotracia, Mesembria, Zoni, Drys, Sali, Tebyra e Charakoma. L'insediamento dei coloni ebbe luogo dopo conflitti con gli abitanti locali (Abdera) o sulla base di una reciproca tolleranza o in seguito ad accordi presi con questi (Maroneia). La pacifica convivenza di Greci e Traci è testimoniata dai trovamenti della necropoli arcaica presso il fiume Filiourì (antico Lìssos). Diversi insediamenti vennero a svilupparsi in forti città-stato che avevano sotto il loro controllo larghe zone dell'entroterra. Tutti divennero senza dubbio centri di scambi commerciali e di permanente irradiazione della civiltà greca verso le tribù tracie dell'interno. L'arte greca mise presto radici e conobbe una grande diffusione sulle coste settentrionali dell'Egeo, nella «Ionia» di Tracia. La fusione di elementi ionici e attici, iniziata a partire dal V sec. a.C., produsse eccezionali opere d'arte, non solo nella scultura e nella pittura vascolare, ma anche nella monetazione e nella lavorazione dell'oro e dell'argento.
Lo scavo di una necropoli arcaica (VII sec. a.C.) ad Abdera ha mostrato per la prima volta come i più antichi coloni della città, i Clazomenî (656-652 a.C.), vi si fossero stabiliti per un lungo arco di tempo. Sono state trovate sepolture di bambini entro vasi, con coppe ioniche nello stile a uccelli e aryballoi corinzi. Delle fortificazioni della città si sono messe in luce parti della cinta settentrionale (VI sec. a.C.) e un largo settore di quella meridionale, con una porta fiancheggiata da due torri quadrangolari (IV sec. a.C.). Nella stessa zona sono state scoperte spaziose abitazioni con peristilio e cortili lastricati, del IV sec. a.C. e di epoca ellenistica e romana. I muri avevano intonaci dipinti e i pavimenti erano a mosaico, con motivi decorativi costituiti da delfini, rosette e fregi vegetali. Sulla collina dove è stata scoperta l'acropoli della città, sono venuti alla luce una torre quadrilatera (IV sec. a.C.) e parti di un peribolo di età classica e romana. Al di sotto dell'acropoli si riconosce, dentro l'attuale porto, l'antico molo terminante con una torre circolare. Una breve ricerca nel sito del teatro, noto da un'iscrizione del II sec. a.C., ha individuato solo le fondazioni dei sedili della cavea. Nelle vaste necropoli della città si sono rinvenuti sarcofagi in terracotta e in pietra, tombe a cista e con copertura di tegole, vasi per sepolture, e resti di pire con considerevoli offerte funebri. I trovamenti più significativi da Abdera nel museo di Kavala sono un capitello ionico (V sec. a.C.), elementi architettonici in terracotta (VI e IV sec. a.C.), teste marmoree di statue (IV e III sec. a.C.), un pavimento a mosaico con delfini (250-200 a.C.), un rilievo a forma di naìskos con Cibele (III sec. a.C.), un bozzetto di ritratto in terracotta di un abderita barbato (II sec. a.C.) e molti vasi, statuette e ornamenti; nel museo di Komotinì si trovano invece: un sarcofago di tipo clazomenio (500-470 a.C.) con raffigurazione del mito di Troilo, coronamenti ad anthèmion di stele funerarie (V sec. a.C.), capitelli di paraste (V sec. a.C.), gioielli d'oro, statuette e vasi (VII-IV sec. a.C.) e il grande rilievo con cavaliere di epoca ellenistica.
Dikaia «presso Abdera», come è citata nei cataloghi tributarî ateniesi, venne fondata nel VI sec. a.C. da coloni di Samo, nel golfo della Bistonide. Era un centro di produzione agricola, ma anche di scambi commerciali. Sono note le monete argentee coniate dalla città nel VI e nel V sec. a.C. Dal suo territorio provengono un acroterio in terracotta (V sec. a.C.), elementi architettonici, alcune stele funerarie e la stele bifronte di Atene-Komotinì (500 a.C.). Nell'area urbana sono stati scoperti parte delle mura e resti di abitazioni (IV sec. a.C.), mentre nel sito della necropoli si sono rinvenuti sarcofagi, vasi per sepolture e pire con vasi del VI e del V sec. a.C.
Strimi, colonia di Thasos nella penisola di Molivoti, fu causa, fin dalla sua fondazione (VII sec. a.C.), di continui attriti tra gli abitanti di Thasos e quelli di Maroneia. Venne distrutta da Filippo II di Macedonia nel 350 a.C. Gli scavi hanno fatto conoscere settori delle mura della città, diverse abitazioni e monumenti funerari. Le opere di canalizzazione della zona costiera con cisterne e alvei per l'irrigazione riproducono, in piccolo, l'idea del condotto progettato da Eupalino a Samo. Da Strimi e dal suo territorio provengono notevoli sculture di arte ionica: una statua in terracotta nel museo di Sofia (V sec. a.C.) e alcune stele funerarie nel museo di Salonicco (V sec. a.C.). Nel museo di Komotinì sono conservati la stele con ornato floreale di una fanciulla (fine del VI sec. a.C.), una statua di peplophòros (500-475 a.C.), talune stele funerarie (V e IV sec. a.C.), basi di colonne, un leoncino di epoca arcaica e una voluta in terracotta da un altare o da un monumento funerario (450 a.C.).
Mesembria venne fondata nel VII sec. a.C. ed è l'ultima città verso occidente sulla costa antistante a Samotracia. Si è ritenuto che nello stesso luogo si trovassero un insediamento trace, preellenico, e una necropoli. Il gran numero di monete di Zoni rinvenute nello scavo porterebbe a concludere che questo fosse il sito della località omonima: in tal caso Mesembria potrebbe essere la prima denominazione della città. All'interno delle mura è stato condotto lo scavo di un complesso cinto di mura, con edifici appartenenti a tre fasi edilizie tra il V e il II sec. a.C. Vi si trovano abitazioni, magazzini, opifici e strade lastricate. Nel Santuario di Demetra, costituito da un edificio con tre ambienti e períbolo, all'interno di una pelìke è stato rinvenuto un tesoro con placchette d'argento dorato, dediche dei fedeli alla dea. Di recente sono state messe in luce le fondazioni di un tempio prostilo o in antis dedicato ad Apollo, come testimoniano i numerosi frammenti di vasi attici che recano iscritto il nome del dio. Gli elementi architettonici, i frammenti scultorei e i vasi rinvenuti nel tempio si datano al VI-V sec. a.C.
Dalle necropoli della città provengono ricchi corredi, che testimoniano la prosperità e l'alto tenore di vita e di civiltà dei suoi abitanti. Esempî d'arte di elevato livello sono il rilievo del museo di Sofia (V sec. a.C.) con carro e giovinetto a cavallo, il kouros del museo di Komotinì (500 a.C.), un'anfora panatenaica (V sec. a.C.), alcune stele funerarie (IV sec. a.C.) e un gran numero di vasi, statuette, monete e raffinati gioielli in oro e in argento. Per le altre città della fascia costiera non possediamo precisi dati topografici. Nel sito della moderna Alexandroupolis si è localizzata Sali, mentre si era ipotizzata l'identificazione di Zoni nell'area archeologica di Makri, ipotesi poi smentita dai recenti scavi che hanno portato alla localizzazione di un piccolo centro emporico e non all'individuazione dei resti di una città come Zoni.
Il sito di Doriskos, dove Serse passò in rassegna il suo esercito quando si accingeva a muovere la guerra contro i Greci (480 a.C.), si trova presso l'Ebros. È stato scoperto un settore delle mura della città (IV sec. a.C.). Un decreto onorario (III-II sec. a.C.) dà notizia di una festa del dio Rhoiti (Rhesos) che avveniva nell'antica città. Dopo l'occupazione persiana e dopo la disfatta del forte regno degli Odrisi, Filippo II conquistò tutte le città greche della Tracia. Seguirono il regno di Lisimaco e la conquista delle coste da parte di Tolemeo III di Egitto, Filippo V di Macedonia e Antioco III di Siria. In seguito alla battaglia di Pidna, con la caduta dello stato macedone, i Romani proclamarono città libere Abdera, Maroneia e Aino. In quella circostanza fu anche stretto il trattato di alleanza tra i Romani e gli abitanti di Maroneia (167 a.C.), il cui testo è inciso su una stele di pietra.
Agli anni della presenza macedone si datano le tombe ipogee in muratura rinvenute nella regione. La tomba di Symbola (IV-III sec. a.C.) a N di Komotinì è realizzata in pòros ed è costituita da un dròmos, un'anticamera e una camera sepolcrale. Le paraste e le sopraporte delle entrate sono di arenaria e di marmo e recavano kymàtia dipinti; porte di marmo a due battenti chiudevano gli accessi. Le camere avevano una copertura a volta. All'interno della camera sepolcrale erano due klìnai di pietra con le gambe decorate a pittura e ornati in stucco sulle fronti. Tutti i muri erano ricoperti di intonaci dipinti, mentre non mancavano kymàtia e altri motivi decorativi in stucco, a rilievo e dipinti. L'altra tomba (fine del IV sec. a.C.) si trova a Elaphochori sull'Ebros. Il dròmos e l'anticamera avevano una copertura a schiena d'asino e la camera sepolcrale una volta a botte: in quest'ultima sono una klìne a cassa e una tomba a cista. Un'altra tomba di tipo macedone, della quale si è conservata solo la parte inferiore dei muri del dròmos, del vestibolo e della camera sepolcrale, è stata messa in luce nei pressi del villaggio di Laginà sull'Ebros.
Il più antico rilievo attestante il culto del Cavaliere Trace (v.) proviene dal villaggio di Galini (I sec. a.C.). Conserva ancora molto della vivacità delle opere classiche ed ellenistiche. Vi sono raffigurati il dio, il suo scudiero, l'albero con il serpente, l'altare, il cinghiale e il cane. La rappresentazione dell'eroe quale cacciatore, come già è stato affermato, rafforza l'idea che la divinità derivi la propria origine dal mitico re della Tracia, Rhesos, che dopo la sua morte fu considerato e venerato come un dio. Filostrato (Her., 294) riferisce che egli risiedeva sui monti del Rodope, allevava cavalli ed era cacciatore, e che i cinghiali, i cervi e altre fiere andavano spontaneamente verso il suo altare per offrirsi in sacrificio. A Rhesos sono stati attribuiti i santuarî ipetrali localizzati sulle vette delle alture.
Nell'epoca della dominazione romana proseguì a ritmo serrato l'ellenizzazione dei Traci, che divennero pacifici e rispettosi delle leggi, dedicandosi principalmente all'agricoltura e all'allevamento. Allo sviluppo della regione contribuì la costruzione della grande Via Egnatia che collegava Durazzo con Bisanzio, di cui si sono conservati tratti presso il villaggio di Mesti, alle pendici dei monti Zonaia, dal villaggio di Komaros fino a Dikella, a Traianoupolis, a Monastiraki e a Doriskos sull'Ebros. Il fondo stradale lastricato è consolidato con pietre messe di taglio, poste ai margini e sull'asse della carreggiata. Lo scavo di un tumulo funerario nei pressi della città di Traianoupolis ha evidenziato due tombe a incinerazione del I sec. d.C. con molti oggetti di corredo, quali vasi di bronzo, di ceramica e di vetro, candelabri e lucerne di bronzo, spade di ferro, piccoli astucci in bronzo da medico, lamine d'oro, anelli d'oro e monete d'argento dell'epoca di Domiziano.
Per l'epoca imperiale romana v. anche provincie romane: Thracia.
Bibl.: G. Bakalakis, Αρχαιολογικές ερευνες στη Θράκη, Salonicco 1961; id., Ανασκαφη Στρομης, Salonicco 1967; D. Theocharis, Prehistory of Eastern Macedonia and Thrace, Atene 1971; D. Lazaridis, Αβδηρα και Δίκαια, Atene 1971; id., Σαμοθρακη και η περαιατης, Atene 1971; E. Tsimpidis Pentazos, Προιστορικαι ακροπολεις εν Θράκη, in Prakt, 1971 (1973), pp. 86-93; G. Bakalakis, Α. Sakellariou, Paradimi (Heidelberger Akademie der Wissenschaften. Monographien, 2), Magonza 1981; AA.VV., Thrace, Atene 1994.