TRABATTONE
(Trabatone, Trabattoni). – Famiglia brianzola di cui fecero parte almeno due, forse tre musicisti documentati e attivi dal secondo al nono decennio del Seicento.
Egidio, figlio di Dionigi e di Giovanna Galimberti (Archivio di Stato di Milano, Notarile, nn. 28256, 28257), nacque presumibilmente a Desio, località della Brianza a nord di Milano, non oltre il 1595.
Entrò nell’Ordine francescano nei minori conventuali e prese gli ordini sacri.
Secondo prassi, dopo l’anno di noviziato, compiuti i quindici anni d’età, i frati pronunciavano la professione religiosa. Seguivano gli studi filosofici e teologici, articolati in tre ‘ginnasi’ triennali. In Lombardia il terzo ginnasio si frequentava nel convento di Bergamo, i primi due in S. Francesco Grande a Milano: nel convento milanese vi era un maestro di cappella tenuto a impartire nozioni musicali ai chierici. Compiuti i ventiquattro anni d’età aveva luogo l’ordinazione sacerdotale.
L’indicazione «da Decio» presente sul frontespizio delle Messe, motetti, Magnificat e falsibordoni opera II (Milano, Rolla, 1625; ed. moderna Padova 2007) potrebbe riferirsi al convento di affiliazione anziché al paese natio. Il legame con Desio è comunque testimoniato da un atto notarile rogato a Cantù il 3 ottobre 1619 in occasione di una divergenza sorta tra i frati del locale convento francescano e il capitolo della basilica di S. Paolo: tra i testimoni compare «fra Egidio Trabattone da Desio» (Milano, Archivio storico diocesano, Visite, Pieve di Cantù, vol. IX). Per poter svolgere tale ruolo Egidio doveva aver raggiunto necessariamente la maggiore età, all’epoca fissata ai ventiquattro anni.
Nel 1620 il cantore pavese Lorenzo Calvi pubblicò a Venezia la collettanea Symbolae diversorum musicorum, una ricca selezione di brani da 2 a 5 voci dei compositori più in vista (tra di essi Claudio Monteverdi, Adriano Banchieri, Tarquinio Merula, Alessandro Grandi e Ignazio Donati). Il fatto che il curatore vi abbia incluso il mottetto Indica mihi quem diligit anima mea per 4 voci e basso continuo di fra Egidio Trabattoni è un’attestazione dell’apprezzamento di cui il giovane musicista francescano già godeva.
Dal frontespizio del già citato libro di messe del 1625, dedicato al canonico varesino Giuliano Gallo, Egidio risulta organista nella collegiata di S. Vittore a Varese. È probabile che avesse assunto l’incarico tra primavera e fine del 1624: nel registro delle uscite di cassa della fabbriceria sono infatti attestati due pagamenti in data 5 aprile 1624 «per sua mercede di aver sonato il regale alle Quarantore» e, più genericamente, per aver suonato l’organo a favore del suo predecessore, Giovanni Battista Cima, figlio del più celebre Giovanni Paolo (Varese, Archivio della Basilica di S. Vittore, Libro cassa 1606-1625, cart. 52, cc. 28r-29r). I mandati di pagamento in favore di Egidio, registrati tra il 1628 e il 1632, sono l’unico riscontro del suo servizio in S. Vittore, durato peraltro quasi un decennio: «Al reverendo padre fra Egidio dell’ordine di San Francesco di Varese a bon conto di quello n’è creditore della nostra Fabbrica dell’anno 1627 per aver sonato l’organo, lire 50». L’ordine di pagamento, rivolto al tesoriere della Fabbrica, Francesco Comolo, documenta la qualifica di organista e il compenso percepito (64 lire annue), conferma che Egidio era frate e ne indica l’ordine di appartenenza (Mandati 1628, n. 30).
Gli anni trascorsi a Varese furono i più prolifici. Oltre alle Messe dell’opera II il frate diede alle stampe: il Liber secundus missarum, motectorum [...] quatuor ac quinque vocibus opera III (1628; ed. moderna Padova 2008), dedicato a Giovanni Andrea Dralli, prevosto di Varese, nel quale l’autore si dichiarò «rei musicae moderator»; i Concerti: libro secondo opera IV (1629; ed. moderna Padova 2009), dedicato a Francesco Vedemario, curato coadiutore nella collegiata varesina; e il Terzo libro de concerti opera V (1632; ed. moderna Padova 2014), che offrì a Francesco Gallio, duca d’Alvito, conte delle Tre Pievi, sposo di Giustina Borromeo. Tutte queste opere videro la luce nella stamperia milanese di Giorgio Rolla, a eccezione dei Concerti del 1629, pubblicati a Venezia da Gardano e Magni.
Della probabile opera prima, il Primo libro de concerti a 1, 2, 3 e 4 voci, conservata frammentaria nella Biblioteca civica di Trento (M.1114), si ignora la data di pubblicazione (ante 1625?). In assenza del frontespizio e della dedica, titolo del libro e nome dell’autore si desumono dalla nota tipografica in calce alla pagina. Il lacerto superstite contiene tre accollature di partitio; segue un mottetto a 4 voci di Giovanni Battista Ala (Iubilemus in arca Domini) dedicato a Giovanni Giacomo Boffi. Nato a Monza intorno al 1598 e morto a Milano verso il 1630, Ala era nel 1618 organista nella collegiata di Desio: Egidio lo avrà conosciuto durante gli anni trascorsi a Desio prima di spostarsi a Varese.
L’attività di organista in S. Vittore a Seregno è certificata esclusivamente dal frontespizio dell’opera VI, Messa e salmi con le letanie della Madonna a 5 voci (ed. moderna Padova 2010), data alle stampe nel 1638 (la dedica al notaio milanese Ottaviano Belingera è datata 20 novembre 1637): tra i pochi documenti sopravvissuti dopo la soppressione della chiesa non si conserva alcuna scrittura relativa all’incarico di Egidio.
Rimangono invece quattro atti notarili, due procurae e due confessiones, compilati tra il 1639 e il 1642 dal notaio seregnese Francesco Girolamo Rossi: vi si legge che in quel periodo il compositore risiedeva nel convento di S. Francesco in Desio e vi svolgeva la funzione di guardiano (Archivio di Stato di Milano, Notarile, nn. 28256, 28257).
Al 1642 risale l’ultima pubblicazione di Egidio, il Quarto libro de concerti opera VII (ed. moderna Padova 2012) dedicato a Cristoforo Cattaneo, prevosto e vicario foraneo di Trezzo. Il 14 gennaio 1643 fu a Saronno per i solenni festeggiamenti dell’arrivo di alcune reliquie nella chiesa di S. Francesco: vi venne cantata una messa a 3 cori da lui composta ad hoc.
L’Instromento e relazione delle Sante Reliquie che sono in chiesa, come vi siano avute et sua solennità fatta riferisce che «fornita la messa si ritornò al monastero con l’istesso ordine et subito si cantò terza et subsequentemente la messa a tre cori composta dal prete Egidio Trabattone quale era stato invitato da me a questo effetto come anco il prete fra Francesco Antonio Volpino da Carono, cantore eccellentissimo»; e più avanti, nell’elenco dei partecipanti, menziona «fra Egidio Trabattone, guardiano di Desio» (Archivio di Stato di Milano, Religione parte antica, Conventi e monasteri provincia di Milano, Saronno, Convento S. Francesco, cart. 2763).
Non si hanno dati certi circa la morte di Egidio. La presenza del suo Currite virgines nei Novelli fiori ecclesiastici, la collettanea di mottetti, salmi e messe data alle stampe nel 1648 come opera I dal minore conventuale Sisto Reina, organista nel santuario della Beata Vergine dei Miracoli di Saronno, permette di ipotizzare che la sua vita si sia prolungata ancora qualche anno dopo il 1643, data dell’ultima notizia certa sul suo conto.
La struttura del mottetto di Egidio aderisce alla perfezione all’impianto del libro di Reina (8 voci, tematica mariana), il che fa ritenere che esso sia stato il frutto di una precisa commissione da parte del giovane musicista saronnese al più anziano confratello.
Il grosso della produzione musicale di Egidio Trabattone, divisa tra mottetti a destinazione liturgica e concerti spirituali caratterizzati da una scrittura più libera, sta nelle sette opere corrispondenti ad altrettanti libri a stampa. A questi lavori si aggiunsero alcuni altri brani comparsi in miscellanee: un Magnificat a 3 voci con due violini e basso continuo fu inserito dal francescano Michelangelo Turriani nella Scielta d’ariosi salmi di Gaspare Casati (Venezia 1645); Me miserum peccatis captor e Vita cordis, fons salutis, rispettivamente a 2 e a 3 voci con continuo, videro la luce nel Teatro musicale de concerti ecclesiastici promosso da Rolla (Milano 1649; ed. moderna Padova 2014). Il mottetto a 2 voci Caelica currite numina è nel manoscritto AA-29 dell’Archivio musicale del Duomo di Como.
Egidio fu compositore prolifico, di straordinaria abilità tecnica, dal melodizzare felice, versato nel contrappunto elegante ed espressivo, per nulla inferiore ai migliori compositori coevi. Tenuto conto degli elevati costi di produzione della stampa musicale, la sua cospicua produzione editoriale implica vuoi ch’egli abbia goduto di buone protezioni, vuoi che fosse benestante per estrazione sociale.
Bartolomeo nacque a Seregno nel 1617, figlio di Giovanni Battista e di Margherita Galimberti. Venne battezzato il 15 marzo dal curato Stefano Ginelli, padrino Francesco Formenti (Seregno, Archivio Ballerini, Parrocchia S. Giuseppe, Registro VIII, S. Vittore Seregno, Nati 1617-1666, c. 4r).
Il 15 agosto 1634 in S. Vittore contrasse matrimonio con Margarita Rossi, quondam Gianni, alla presenza del curato Gianni Perego e dei testimoni Antonio Maria Formenti e Carlo Orti (Registro VII, S. Vittore Seregno, Matrimoni 1617-1647, sub data). L’anno dopo ebbero il primo figlio, Giovanni Ambrogio, battezzato il 16 settembre (Registro VIII, S. Vittore Seregno, Nati 1617-1666, sub data); tra il 1638 e il 1661 i coniugi Trabattone ne ebbero altri dodici (Varese, Archivio della Basilica di S. Vittore, Nati 1625-1650; Nati 1650-1672).
Succeduto a Egidio – suo cugino? suo zio? – nel ruolo di organista in S. Vittore a Varese intorno alla metà degli anni Trenta, mantenne ininterrottamente l’incarico per più di quarant’anni. Nel 1676 coadiuvò l’organaro Bonalanza in un importante intervento di sistemazione e innalzamento dell’organo, prima tappa di un lungo e tortuoso itinerario che portò alla realizzazione di un nuovo strumento, concluso solo nel 1690 (Libro delle ordinazioni della congregazione della Veneranda Fabbrica di S. Vittore di Varese dall’anno 1659 sino al 1682, cart. 787, c. 55r).
Morì a Varese il 22 febbraio 1681, sessantaquattrenne (Morti 1636-1689, c. 106r); gli succedette Andrea Manusardi.
Eccezion fatta per i mottetti inclusi nelle stampe di Egidio (Lauda Ierusalem nell’opera VI, 1638; Te virgo lilium, te mater nell’opera VII, 1642), nel Teatro musicale di Rolla del 1649 (Surgite populi e O suspiratissima Hierusalem) e nei Sacri concerti pubblicati a Bologna da Marino Silvani nel 1668 (O anima fideles), l’intero corpus delle musiche di Bartolomeo fu pubblicato a Milano, tra il 1682 e il 1683, da Carlo Ambrogio Rotondi, musico contralto del duomo di Milano, nei quattro libri delle sue Opere posthume apparsi sotto il titolo cumulativo Theatro musicale, dedicati rispettivamente a Leonor de Moura, marchesa di Castel Rodrigo, vedova di Anielo Guzmán y Caraffa, viceré di Sicilia; a Galeazzo Trotti, conte di Casal Cermello; al cardinale milanese Federico Visconti; quanto all’opera IV, è nota soltanto attraverso la registrazione in inventari e cataloghi editoriali coevi (cfr. Bacciagaluppi, 2012, p. 83). È presumibile che Rotondi avesse conosciuto Bartolomeo e fosse entrato in possesso delle sue musiche durante le trasferte a Varese come cantore aggiunto per particolari solennità (Milano, Archivio del Capitolo metropolitano, cartt. 417, 418, 421). Ancora inedite e pressoché sconosciute agli studiosi sono le composizioni di Bartolomeo tramandate da manoscritti miscellanei dell’archivio privato Borromeo all’Isola Bella (Boggio, 2004, ad ind.).
Giovanni Battista nacque a Ivrea intorno al 1600. È ignoto l’eventuale rapporto di parentela con i musicisti brianzoli testé citati.
Il 10 gennaio 1631 firmò un accordo con il capitolo della cattedrale di S. Evasio a Casale Monferrato per ricoprirvi l’incarico di maestro di cappella per un anno. L’anno dopo, il 1° settembre, divenne maestro di cappella nella cattedrale di S. Giovanni Battista a Torino (Torino, Archivio Capitolare, Libro d’ecconomato dell’anno 1630 per li redditi della Cappella de Cantori et Innocenti..., CC3/25, c. 67v), per un compenso annuo di 100 ducatoni (il doppio dal 1643). L’incarico prevedeva, oltre alla direzione musicale, la formazione musicale dei fanciulli nel Collegio degli Innocenti. La presenza stabile del musicista eporediese in qualità di maestro di cappella è tuttavia attestata solo dal 1643; nel decennio abbondante intercorso dalla data dell’elezione (1632) fu spesso sostituito da altri musicisti: da Defendente Salicetto, tenore proveniente da Lodi, da luglio 1635 a fine 1636 e da maggio 1639 al 1643; dall’organista Fabrizio Fontana da novembre 1636 ai primi del 1637; da Guido Antonio Cerro da maggio 1637 a maggio 1639. Se fino al 1639 la carica di organista era servita da Fontana, in seguito fu ricoperta dallo stesso Giovanni Battista.
Al 20 novembre 1633 si può datare l’inizio dell’attività a corte: in tale data fu nominato «capomastro e organista di tutte le musiche di S[ua] A[ltezza] R[eale] con tutti gli onori, prerogative, autorità, privilegi, comandi, diritti, utili, regalie, esenzioni ed immunità» (cit. in Basso, 2016, p. 41), percependo uno stipendio annuo di 600 lire. Sebbene nel 1673 gli si avvicendasse nelle sue mansioni il dalmata Giovanni Sebenico, reduce da incarichi a Cividale, a Venezia e alla corte di Londra, Giovanni Battista mantenne il titolo di «musico di camera» fino alla morte.
Morì a Torino il 16 febbraio 1682. Dai due testamenti da lui redatti il 21 luglio 1680 e il 12 gennaio 1682 traspare una certa agiatezza familiare, testimoniata anche dalla richiesta fatta agli eredi, la vedova e il figlio Michelangelo, di far dire duecento messe da requiem in suo suffragio nella cappella di S. Michele. A tal riguardo va ricordato che dall’aprile del 1678 godeva di una pensione di ben 1000 lire annue, concessagli dalla duchessa reggente, Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours.
Nonostante i tanti anni di attività musicale, di Giovanni Battista Trabattone sono pervenuti solamente tre mottetti inclusi nei Sacri concerti di Giovanni Carisio (Venezia 1664) e una serie di inni a 4 voci e basso continuo conservati manoscritti nel fondo musicale della cappella dei cantori del duomo di Torino (Demaria, 2001).
Carisio (nato a Santhià nel 1627, morto a Torino nel 1687), successore di Giovanni Battista nella guida della cappella musicale nella cattedrale torinese e soprannominato «L’Orbino» in ragione di una precocissima cecità, giunse nel capoluogo piemontese insieme alla madre e alle sorelle Margherita e Anna Maria nel 1639 e subito venne affidato al maestro di cappella al fine di essere avviato alla pratica musicale.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Notarile, nn. 28256, 28257; Religione parte antica, Conventi e monasteri provincia di Milano, Saronno, Convento S. Francesco, cart. 2763; Milano, Archivio del Capitolo metropolitano, cartt. 417, 418, 421; Milano, Archivio storico diocesano, Visite, Pieve di Cantù, vol. IX; Seregno, Archivio Ballerini, Parrocchia S. Giuseppe, Registro VII, S. Vittore Seregno, Matrimoni 1617-1647; Registro VIII, S. Vittore Seregno, Nati 1617-1666, c. 4r; Torino, Archivio capitolare, Libro d’ecconomato dell’anno 1630 per li redditi della Cappella de Cantori et Innocenti..., CC3/25, c. 67v; Varese, Archivio della Basilica di S. Vittore, Libro cassa 1606-1625, cart. 52, cc. 28r-29r; Mandati 1628, n. 30; Nati 1625-1650; Nati 1650-1672; Morti 1636-1689, c. 106r; Libro delle ordinazioni della congregazione della Veneranda Fabbrica di S. Vittore di Varese dall’anno 1659 sino al 1682, cart. 787, c. 55r.
La bibliografia pregressa è compendiata in Fr. Egidii Trabattoni opera omnia, a cura di I. Bettin, Padova 2007-2014. Qui si registrano i contributi essenziali e i più aggiornati. M.-T. Bouquet, Musique et musiciens à Turin: de 1648 à 1775, Torino 1968, pp. 49-54; E. Demaria, Il fondo musicale della Cappella dei Cantori del duomo di Torino, Lucca 2001; M. Donà, Ala, Giovanni Battista, in The New Grove dictionary of music and musicians, I, London-New York 2001, p. 266; J. Roche, Trabattone, Egidio, ibid., XXV, pp. 672 s.; S. Baldi, La musica nel duomo di Casale Monferrato tra Controriforma ed età moderna, in Barocco padano 2, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Como 2002, pp. 409-438; E. Boggio, Il fondo musiche dell’Archivio Borromeo dell’Isola Bella, Lucca 2004, pp. 115, 141, 146; I. Bettin, Una prebenda musicale a Varese, in Carlo Donato Cossoni nella Milano spagnola, a cura di D. Daolmi, Lucca 2007, pp. 329-348; T. Olivato, Vita e musica del minore conventuale fra Sisto Reina di Saronno, espressione del barocco padano, Saronno 2007, pp. 19, 42 s.; I. Bettin, Fra Egidio Trabattone tra Seregno, Cantù e Varese, in Canturium, 2008, n. 15, pp. 57-60; C. Bacciagaluppi, Edizioni musicali italiane in alcuni inventari storici svizzeri (1622-1761), in Fonti musicali italiane, XVII (2012), pp. 82 s.; A. Basso, L’Eridano e la Dora festeggianti. Le musiche e gli spettacoli nella Torino di antico regime, Lucca 2016, pp. 41 s., 331 s.; S. Baldi, La musica nella cattedrale di Torino nella prima metà del Seicento, in Subsidia musicologica. Studi in onore di Alberto Basso per il suo 85° compleanno, a cura di C. Santarelli, Lucca 2017, pp. 3-47; P. Cavallo, Esempi di policoralità nel Piemonte sabaudo tra XVII e XVIII secolo, diss., Università di Pavia-Cremona 2017, pp. 149, 153.