ITO, Toyo
Architetto giapponese, nato a Seoul il 1° giugno 1941. La sua architettura, frutto di un’attenta analisi sulla contemporaneità urbana, di grande capacità di innovazione concettuale e di straordinaria attenzione esecutiva, ha spaziato dalla piccola scala fino alle realizzazioni più grandi, esercitando una profonda influenza a livello internazionale. Contrario a ogni eccesso di spettacolarizzazione, ha sempre lavorato alla ricerca di un punto di incontro tra innovazione progettuale e qualità spaziale come espressione della responsabilità sociale che investe l’architettura.
Fra i molti premi assegnatigli si ricordano: il Gold prize del Japanese good design award nel 2001; la Gold Medal del RIBA (Royal Institute of British Architects) nel 2006; il Frederick Kiesler prize for architecture and the arts nel 2008; lo Asahi prize nel 2009; il Praemium imperiale nel 2010; il Pritzker prize nel 2013.
Dopo la laurea conseguita presso la University of Tōkyō nel 1965, lavorò fino al 1969 per Kiyonori Kikutake Architect and Associates. Nel 1971 fondò a Tōkyō il suo primo studio, Urban robot (URBOT), poi modificato in Toyo Ito & Associates nel 1979: al suo interno si formarono progettisti quali Kazuyo Sejima, Ryue Nishizawa, Astrid Klein, Mark Dytham, Katsuya Fukushima, Makoto Yokomizo e Akihisa Hirata (v. Giappone: Architettura). Professore presso la Japan Women’s University, ha inoltre insegnato alla University of North London a Londra, alla Columbia University di New York e alla Tama Art University di Tōkyō come visiting professor. Molto impegnato nella ricostruzione dopo lo tsunami del 2011 con il progetto Home-for-all (insieme a Kumiko Inui, Sou Fujimoto, Akihisa Hirata e Naoya Hatakeyama), è stato curatore del Padiglione giapponese alla XIII Biennale di architettura di Venezia (2012), dove gli è stato assegnato il Leone d’oro per la migliore partecipazione nazionale.
La sua carriera di progettista ebbe inizio con una serie di case unifamiliari e piccoli padiglioni; venne poi la celebre Mediateca di Sendai (1998-2001), tra gli edifici più significativi della stagione digitale di fine secolo, che segnò un nuovo corso nel suo metodo progettuale, aprendo la strada a inediti rapporti tra architettura, media elettronici, nuove tecnologie informatiche, natura e società. Tra le molte, importanti realizzazioni recenti si ricordano: il Meiso no Mori Municipal funeral hall (2004-06) a Kakamigahara-shi, nella prefettura di Gifu in Giappone; Vivo-City harbour front walk (2003-06) a Singapore; la biblioteca della Tama Art University (2004-07) a Tōkyō; il World games stadium (2006-09) a Kaohsiung, Taiwan; la Torre Realia BCN (2006-09) e l’Hotel Porta Fira (2006-10) a L’Hospitalet de Llobregat, Barcellona; il Ken Iwata mother and child Museum (2009-11) a Imabari, nella prefettura di Ehime in Giappone; lo Yaoko Kawagoe Museum (2009-11) a Kawagoe nella prefettura di Saitama ancora in Giappone; la Metropolitan opera house (2009-14) a Taichung, Taiwan; il Toyo Ito Museum of architecture (200811) a Imabarishi, nella citata prefettura di Ehime, eccezionale esempio di museo interamente dedicato al suo progettista, dove sono permanentemente in mostra disegni, modelli, fotografie e filmati delle sue tante realizzazioni e dove si svolgono seminari di studio per giovani architetti. Un’importante mostra del suo lavoro, dal titolo BerlinTokyo/Tokyo-Berlin, è stata presentata nel 2006 alla Neue Nationalgalerie di Berlino in collaborazione con il Mori Art Museum. Progettata dallo stesso I. nelle forme di un paesaggio dolcemente ondulato è la più grande installazione scenografica nella storia del celebre museo, progettato da Ludwig Mies van der Rohe nel 1968. Nello stesso anno, presso l’Opera city art gallery di Tōkyō, si è tenuta un’inclusiva retrospettiva dedicata al lavoro di I. dal titolo: Toyo Ito. The new ‘real’ in architecture.
Bibliografia: Toyo Ito. Generative order, Taiwan 2008; Toyo Ito. Recent project, ed. Y. Futagawa, Tōkyō 2008; Toyo Ito, London-New York 2009; «a+u», 2009, 472, nr. monografico: Toyo Ito.Architecture and place; «El Croquis», 2009, 147, nr. monografico: Toyo Ito 2005-2009. Liquid space; Toyo Ito. Pioneer forever, Taiwan 2010.