TOTONACHI
Popolazione abitante la costa e l'interno dell'odierno stato dì Vera Cruz (Messico), la quale, prima della venuta degli Spagnoli, aveva raggiunto un notevole grado di civiltà.
Ottimi agricoltori, esperti cacciatori e pescatori, vivevano sotto cacicchi, la donna era rispettata e autorevole; vigeva la schiavitù. Usavano armi litiche e asce di rame ma non erano affatto bellicosi, sottomessi ai Cicimechi prima, poi agli Aztechi e infine, senza combattere, agli Spagnoli che li ebbero fedeli e utili alleati contro Messico. La loro religione era affine a quella delle tribù confinanti: cioè preminentemente magica eliolatrica e agricola, con offerte e sacrifici anche umani agli dei, e un culto profondo per i trapassati. Adoravano una specie di trinità composta dal Sole, dalla sua sposa (la dea Terra e Luna) e dal dio del mais e della luce mattutina. Mantenevano il fuoco sacro nei templi che pulivano e incensavano spesso; rispettatissimi i sacerdoti (quines) a cui si confessavano solo una volta nella vita, per ottenere l'assoluzione dei peccati; usavano pure una specie dì comunione - come i Messicani - in cui si cibavano devotamente, ogni 6 mesi, del sangue di bambini sacrificati, mescolato con resine e sementi, atto che veniva detto yoliainitlacualoz "cibo della nostra anima". Lo scopo era quello di partecipare a certe forze soprannaturali, aumentando in sé capacità magiche, incorporandone altre; i Totonachi usavano pure una specie di battesimo a fondo magico.
Il loro calendario e la scrittura a iconofoni, dovevano essere affini a quelli degli Aztechi. Nell'architettura non erano inferiori alle tribù contemporanee: templi e piramidi, fortezze, abitazioni comuni; stanno a dimostrarlo, benché in rovina, le costruzioni del Teayo, di Misantla, di Papantla (piramide del Tajín) di Xalapan, di Cempoalla, che fu una delle maggiori città del Totonacapán, con oltre 30.000 ab. Scolpivano finemente la pietra, il legno, l'osso in figure antropomorfiche e zoomorfiche; ben noti e curiosi i gioghi in pietra, bene istoriati, il cui uso è tanto discusso; pare li adoperassero per tenere sollevato dal suolo il cadavere nella tomba. Bellissima la loro ceramica per forma, colori e vernici con grande espressione nell'antropomorfismo. Abili tessitori (cotone, agave, palma, ecc.) riuscivano a fare delle loro stoffe vere opere artistiche.
Bibl.: H. Strebel, Die Ruinen von Cempoallan, in Mittheilungen über die Totonake der Jetztzeit. Abhandlungen Naturwiss., Amburgo 1884; C. de Vinaza, Bibliografia española de lenguas indígenas: Totonaca, Madrid 1892; L. Batres, Civilización Prehistórica de las Riberas del Papaloapam y Costa de Sotavento, Messico 1908; H. Beyer, Sobre algunas representaciones de antiguos totonacos, in Anthropos, 1923; W. Krickeberg, Die Totonaken, ecc., in Baessler Archiv, Berlino 1918 e 1925; id., Los Totonacos, Messico 1933.
Lingue. - Il totonaco è oggi parlato in un'area abbastanza larga che, partendo dal 21° grado di latitudine N., occupa la parte settentrionale degli stati di Vera Cruz e Puebla e l'angolo orientale dello stato di Hidalgo nel Messico; il limite orientale è formato dalla costa del Golfo del Messico. Vi si distinguono quattro varietà dialettali: 1. Tetikilhati, parlato nelle alte Sierras; 2. Chakahuaxti, parlato nei pueblos di Xalpan e Patepec; 3. Tatimolo, parlato nel pueblo di Naolingo; 4. Ipapana parlato nei territorî dove erano le missioni agostiniane. Il totonaco è ritenuto finora come un gruppo indipendente; alcuni studiosi hanno emesso l'ipotesi di una parentela genealogica con le lingue della famiglia Maya (v. maya, XXII, 635) e specialmente col ramo Huaxteco, ma le prove mancano ancora.
Fra le caratteristiche del Totonaco ricordiamo: nel sistema fonetico mancano le sonore all'infuori di g; mancano anche f e r. Il plurale sovente non viene indicato o solo per gli esseri animati con varî suffissi. I possessivi si prefiggono; per indicare il plurale si prefigge lo stesso possessivo del singolare, ma si suffigge anche al nome la particella -kan, per es., tlat "padre"; kin-tlat "mio padre"; kin-tlat-kan "nostro padre". La coniugazione è piuttosto complicata ed è formata in parte con prefissi e in parte con suffissi; la prima pers. sing. viene indicata col prefisso ak-, ik- (cfr. akit "io", akin "noi"); per es., ik-paèki-y "io amo"; la 2a persona ha il suffisso -a; paèki-a "tu ami"; la terza non ha prefisso e ha lo stesso suffisso -y della prima, ecc. Il perfetto è formato col suffisso -nit, per es., ik-paèki-nit "io amai"; il futuro è formato invece col prefisso na-, per es., na-k-paèki-y "io amerò". Il sistema dei numerali è il quinariovigesimale (per es., kitsiz "cinque", puèam "20", kitziz-pitèam "100 = 5 × 20").
Bibl.: J. Zambrano Bonilla, Arte de lengua totonaca, Puebla 1752; F. Pimentel, Cuadro descriptivo y comparativo de las lenguas indigenas de México, Messico 1875, III, p. 299 segg.; Fr. Müller, Grundriss d. Sprachwissenschaft, II, i, Vienna 1882, p. 288 segg.; C. Thomas-J. R. Swanton, Indian languages of Mexico and Central America, Washington 1911.