torvaggine
s. f. (iron.) L’atteggiamento proprio di chi esprime fastidio, avversione e rancore.
• «[Silvio] Berlusconi deve restituirci se stesso come lo abbiamo conosciuto, la sua megalomania è impervia, ma sontuosa, in definitiva accettabile, perché sempre sorridente, benevola, ironica. La torvaggine non è mai stata parte del suo mondo, è sempre stata soltanto un’invenzione dei suoi avversari più faziosi, un modo di cancellarlo e negarlo» (Giuliano Ferrara riportato da Fabrizio Roncone, Corriere della sera, 4 maggio 2010, p. 7, Primo Piano) • Caro Nichi [Vendola], vatti a rivedere «La ricotta» e riprenditi dal tuo poeta preferito le doti di ironia e di scrittura corsara che in rari ma sicuri momenti della sua vita lo hanno reso ricco di amore e di senso di giustizia, e dismetti la torvaggine culturale e civile del pasolinismo e dei pasolinidi pieni di orrore per la vita e di pietà per gli altri e per se stessi. (Giuliano Ferrara, Foglio, 28 marzo 2011, p. 1, Prima pagina).
- Derivato dall’agg. torvo con l’aggiunta del suffisso -aggine.
- Già attestato nel Corriere della sera del 30 ottobre 1963, p. 3 (Elémire Zolla).