TORRE
‒ Famiglia di intagliatori e scultori in legno attivi a Genova tra il Seicento e il primo Settecento.
Pietro Andrea sr., che nacque da Michelangelo fra il secondo e il terzo decennio del Seicento, fu a bottega dal pittore Giovanni Domenico Cappellino, ma, «se bene ivi vi fece qualche progresso» (Soprani, 1674, p. 243), scelse in seguito di dedicarsi alla scultura in legno, divenendo discepolo di Giovanni Battista Bissoni, «sotto la cui direzione costantemente si fermò, finché un eccellente scultore anch’esso divenne» (Soprani - Ratti, 1768, p. 360). Dal discepolato presso Bissoni, che avvenne verosimilmente tra il quarto e il quinto decennio del secolo, scaturì la prassi di intagliare non solo il legno ma anche l’avorio. L’attività in proprio non escluse momenti di collaborazione con l’altro intagliatore di grido presente a Genova in quegli anni, Giovanni Battista Santacroce, con il quale prese parte alla decorazione della galea reale di Spagna e della tribuna del doge nella chiesa del Gesù (Soprani, 1674, p. 244; Soprani - Ratti, 1768, p. 360). I biografi ricordano, tra le molte opere «così in grande come in piccolo, e così in legno come in avorio» (ibid.), il gruppo da processione fornito all’oratorio genovese di S. Brigida, alcune statue che i padri della chiesa di S. Maria del Carmine a Genova esponevano nell’occasione delle solennità, svariati «Christi in croce per oratorii» e un «Christo d’avorio di bella proportione» scolpito per un parente (Soprani, 1674, p. 244). Si è formulata l’ipotesi che possa appartenergli la Madonna del Rosario proveniente dall’antica chiesa genovese di S. Fruttuoso (ora nella nuova sede), che risulta già in loco nel dicembre del 1670 (Sanguineti, 2013, p. 167). Morì a Genova il 5 giugno 1668 (Soprani, 1674, p. 244), «in età non molto avanzata» (Soprani - Ratti, 1768, p. 361).
Giovanni Andrea, che nacque «presso il millesecencinquanta in Genova» da Pietro Andrea sr. e che con lui si formò (Ratti, 1762, cc. 82v-83r, 1997, p. 101), ereditò la bottega paterna nel 1668. Ottenne un ruolo di grande spicco nell’esecuzione di arredi caratterizzati da motivi tipicamente barocchi, di cui un esempio pubblico era rappresentato dalle perdute tribune laterali nel coro della chiesa di S. Francesco da Paola a Genova (Castelnovi, 1971, pp. 19 s.; Santamaria, 2011), mentre uno di pertinenza privata era lo specchio ornato di putti, anch’esso perduto, nel palazzo di Francesco Maria II Brignole-Sale, ossia l’attuale Palazzo Rosso (Tagliaferro, 1995; Sanguineti, 2013, p. 178). Nel 1678 fu incaricato di decorare, insieme al collega Giovanni Battista Agnesi, la poppa di una galea (Sanguineti, 2012, p. 55). Per la confraternita della Cintura a Savona, con sede nella chiesa agostiniana di Nostra Signora della Consolazione, realizzò un gruppo scultoreo: l’insieme, remunerato nel 1680, era costituito da un simulacro mariano tuttora esistente (Sanguineti, 2018, p. 46, n. 3) e dalla statua di S. Nicola da Tolentino (Genova, convento di Nostra Signora della Consolazione). Il biografo Carlo Giuseppe Ratti (1769), secondo il quale «poche opere abbiamo in Genova del Torre che contengano solo figure» (p. 135), elenca tre lavori: mentre il Crocifisso della chiesa di S. Francesco di Castelletto a Genova e l’Annunciazione dell’oratorio genovese di S. Maria Angelorum (di cui il foglio 4499 di Domenico Piola conservato presso il Gabinetto disegni e stampe di Palazzo Rosso potrebbe rivelare la pertinenza progettuale; D. Sanguineti, in Maragliano..., 2018, p. 148, n. 3) furono dispersi durante le soppressioni, il gruppo processionale dell’Ecce Homo per l’oratorio della SS. Trinità di Savona, distrutto nel 1944, è analizzabile attraverso alcuni scatti fotografici risalenti al 1939 (Sanguineti, 2013, pp. 178-180, e 2018, pp. 36-39): esso fu completato e consegnato nel 1698 (Bartoletti, 2018; Tassinari, 2018).
La Madonna della cintura e l’Ecce Homo, l’una moderatamente aggiornata sugli esiti pittorici di Domenico Piola, l’altro più vigoroso e innovativo, costituiscono, per ora, due testimonianze disomogenee dell’operato di Giovanni Andrea.
Egli ebbe alcuni allievi, tra i quali il figlio Pietro Andrea e Nicolò Tassara. Il 12 luglio 1683 accolse in bottega come apprendista, per un periodo di sei anni, Francesco Cademartori, figlio quindicenne di Giovanni Battista (Sanguineti, 2013, p. 455). Il rapporto con Anton Maria Maragliano fu invece professionale, poiché quest’ultimo venne probabilmente accolto come lavorante nella sua bottega, verso la fine degli anni Ottanta del Seicento (Sanguineti, 2018). Il 5 marzo 1698 Giovanni Andrea ricevette un pagamento da Nicolò Agostino Pallavicino per alcuni lavori eseguiti nell’armeria del suo palazzo, dove contemporaneamente era attivo Maragliano (Sanguineti, 2010, pp. 9, 36, nota 19, e 2012, p. 411). La notizia della morte nel 1700, quando «non avea egli ancor che cinquantanni», è fornita da Ratti nella redazione manoscritta della biografia (1762, cc. 82v-83r, 1997, p. 101), mentre nella versione a stampa si ricorda che «finì di vivere in età di soli quarantanove anni, o circa, sul cominciar del presente secolo» (Ratti, 1769, p. 135). In realtà lo scultore morì entro il 1699, quando Pietro Andrea junior, definito figlio del fu Giovanni Andrea, si occupò delle pendenze contabili dell’Ecce Homo savonese (Tassinari, 2018, p. 35). Trovò sepoltura nella chiesa di S. Maria delle Vigne a Genova.
Di Pietro Andrea jr., figlio di Giovanni Andrea, non si conoscono gli estremi anagrafici ma solo i riferimenti forniti da Ratti, per altro contraddittori, dato che da un lato egli ricorda che «sopravisse [...] per molt’anni» al padre (Ratti, 1762, c. 82v, 1997, p. 102), dall’altro che «morì in età poco avanzata» (Ratti, 1769, p. 135). Il biografo segnala l’eccellenza nell’intaglio decorativo: «Costui riuscì quanto il padre nello scolpire il legno, non figure, ma ornamenti, de’ quali moltissimi ne sono qui nelle case primarie» (ibid.). Il primo dato disponibile risale al 1698, quando Pietro Andrea operò lo scomputo della caparra ricevuta dal padre, già defunto, per l’Ecce Homo fornito nel 1698 alla confraternita savonese della SS. Trinità, per il quale è ipotizzabile anche un suo intervento (Sanguineti, 2018, pp. 54 s.). Pietro Andrea si trova incluso nel libro paga di Giovanni Francesco Brignole-Sale, nel 1716 e nel 1717, per la fornitura di cornici, piedi di buffetti e controporte, e nel 1723 per «due specchi di legno di nochie intagliati di baso riglievo ala francese» (Tagliaferro, 1995; González-Palacios, 1996, p. 139). Si ignora la data della morte.
Fonti e Bibl.: R. Soprani, Le vite de’ pittori, scoltori et architetti genovesi, e de’ forastieri che in Genova operarono, Genova 1674, pp. 243 s.; P.A. Orlandi, L’Abecedario pittorico, dall’autore ristampato, corretto ed accresciuto di molti professori, Bologna 1719, p. 335; C.G. Ratti, Storia de’ pittori, scultori et architetti liguri e de’ foresti che in Genova operarono (1762), cc. 82v-83r, 151rv, a cura di M. Migliorini, Genova 1997, pp. 101 s., 185; R. Soprani - C.G. Ratti, Vite de’ pittori, scultori ed architetti genovesi..., Genova 1768, pp. 360 s.; C.G. Ratti, Delle vite de’ pittori, scultori ed architetti genovesi..., Genova 1769, pp. 134 s., 166; Id., Instruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova in pittura, scultura ed architettura, Genova 1780, p. 361; F. Alizeri, Guida artistica per la città di Genova, Genova 1846, p. LXXV; S. Varni, Delle arti della tarsia e dell’intaglio in Italia, e specialmente del coro di San Lorenzo in Genova, Genova 1869, p. 92; D.C. Finocchietti, Della scultura e tarsia in legno dagli antichi tempi ad oggi: notizie storico-monografiche, Firenze 1873, p. 154; L.A. Cervetto, Il Natale, il Capo d’Anno e l’Epifania nell’arte e nella storia genovese, Genova 1903, pp. 52, 54; O. Grosso, Le Casacce genovesi e la scultura lignea sacra genovese del Seicento e del Settecento, in Le Casacce e la scultura lignea sacra genovese del Seicento e del Settecento (catal.), Genova 1939, p. 24; Id., Scultura e costumanze popolaresche nelle Casacce genovesi, in Genova, XIX (1939), 6, p. 27; G.V. Castelnovi, La chiesa di S. Francesco da Paola e le sue opere d’arte, in L. Pancrazi - G.V. Castelnovi, La basilica di S. Francesco da Paola in Genova. Santuario dei marinai, Genova 1971, pp. 19 s., 54, nota 25; F. Franchini Guelfi, Le Casacce. Arte e tradizione, Genova 1973, pp. 72-75; C. Chilosi, La scultura, in Arte, storia e vita delle confraternite savonesi (catal.), Savona 1984, p. 112; C. Petrolla, Gli Agostiniani e la chiesa di S. Rita (N. S. della Consolazione) in Savona. Cenni storici, Chiavari 1987, p. 32; F. Franchini Guelfi, Il Settecento. Theatrum sacrum e magnifico apparato, in La scultura a Genova e in Liguria, II, Dal Seicento al primo Novecento, Genova 1988, p. 286; Ead., Nostra Signora della Cintura: una devozione agostiniana a Genova, in Gli Agostiniani a Genova e in Liguria tra Medioevo ed Età Moderna. Atti del Convegno... 1993, a cura di C. Paolocci, II, Genova 1994, p. 226, nota 53; L. Tagliaferro, La magnificenza privata. “Argenti, gioie, quadri e altri mobili” della famiglia Brignole-Sale, Genova 1995, p. 125, nota 134; E. Colle, Mobili barocchi nelle Civiche Raccolte di Milano, in Nuovi studi, I (1996), pp. 176 s.; A. González-Palacios, Il mobile in Liguria, Genova 1996, pp. 69, 138 s.; D. Sanguineti, La formazione di Anton Maria Maragliano: dalla tradizione della scultura lignea genovese alla cultura figurativa rocaille, in Arte cristiana, LXXXIV (1996), pp. 198, 204, nota 23; E. Colle, Il mobile barocco in Italia. Arredi e decorazioni d’interni dal 1600 al 1738, Milano 2000, pp. 217, 469; D. Sanguineti, Segreti di bottega, in Anton Maria Maragliano. Bozzetti e piccole sculture (catal.), a cura di D. Sanguineti, Genova 2010, pp. 8-10; R. Santamaria, “Palazzo, in parlar proprio, è l’habitatione di chi comanda”: l’edificio e i suoi proprietari, in Palazzo Doria Spinola. Architettura e arredi di una dimora aristocratica genovese da un inventario del 1727, a cura di R. Santamaria, Genova 2011, p. 53; M. Bartoletti, Giacomo Bertesi a Genova, in Giacomo Bertesi (1643-1710). Uno scultore barocco da Cremona alla Spagna. Atti del Convegno... 2010, a cura di M. Marubbi, Cremona 2012, p. 81; D. Sanguineti, Anton Maria Maragliano 1664-1730. Insignis sculptor Genue, Genova 2012, pp. 7, 12, 39 s., 46, 53-61, 63, 66, 73, 84, 99, 110, 411; Id., Scultura genovese in legno policromo dal secondo Cinquecento al Settecento, Torino 2013, pp. 166-168, 177-181, 454-456; M. Bartoletti, Il Savonese, in Maraglianeschi. La grande scuola di Anton Maria Maragliano, Genova 2018, pp. 251 s.; M. Tassinari, Le opere d’arte: la scultura, in M. Tassinari - S. Pagano, L’Arciconfraternita della Santissima Trinità di Savona, Milano 2018, pp. 34-37; Maragliano 1664-1739. Lo spettacolo della scultura in legno a Genova (catal.), a cura di D. Sanguineti, Genova 2018; D. Sanguineti, La scultura in legno prima di Maragliano, ibid., pp. 36-39, 46, 54 s.