TARAMELLI, Torquato
– Nacque a Bergamo il 15 ottobre 1845, da Antonio e da Carolina Poletti. Venne battezzato il 16 ottobre con i nomi di Davide Andrea Torquato, ma utilizzò sempre l’ultimo.
Il padre subì le conseguenze della partecipazione (in ruolo di supporto) ai moti del 1848-49 e ai tentativi di resistenza al ritorno degli austriaci. Evitò il peggio, nascondendosi per diversi mesi sulle montagne bergamasche, ma visse in ristrettezze economiche sino alla proclamazione del Regno d’Italia, quando entrò nella Pubblica Sicurezza, terminando la sua carriera come ispettore a Pavia. La madre, figlia di un capitano dell’armata napoleonica, era egualmente animata da spirito patriottico.
Quarto e unico sopravvissuto di otto figli, venne educato nelle scuole pubbliche di Bergamo e dal padre, che possedeva una discreta cultura letteraria. Taramelli venne ammesso per merito al collegio Ghislieri e nel 1865 si laureò in scienze naturali presso l’Università di Pavia. Aveva frequentato il corso tenuto da Antonio Stoppani a Pavia nel 1862 e aveva accompagnato il maestro in escursioni geologiche. Con il permesso dell’Università di Pavia, frequentò il quarto anno di corso presso l’istituto tecnico superiore di Milano, assistendo Stoppani nella preparazione delle lezioni e delle escursioni. La passione per le scienze naturali e l’alpinismo, come pure il patriottismo condiviso, legarono profondamente il giovanissimo Taramelli a Stoppani.
Nelle note autobiografiche pubblicate nel 1919, ma non in quelle del 1904, Taramelli affermava di aver avuto l’intenzione di partire volontario, appena quattordicenne, con Giuseppe Garibaldi; una febbre tifoidea glielo avrebbe impedito (Onoranze, 1919, p. 52). È certo invece che partecipò alla guerra di indipendenza del 1866 nelle file delle brigate di volontari garibaldini, anche se, per sua stessa ammissione, non prese parte ad alcun fatto d’armi. Di quei mesi in Trentino ricordava le ore di guardie notturne in Valle Aperta e nell’alta valle di Daone (Discorso detto dal professore Torquato Taramelli al rifugio che di lui porta il nome nel giorno dell’inaugurazione (9 agosto 1904), Rovereto 1905, p. 6). Anche Stoppani si era arruolato, distinguendosi per il soccorso prestato ai feriti sul campo di battaglia (E. Zanoni, Scienza, patria, religione. Antonio Stoppani e la cultura italiana dell’Ottocento, Milano 2014, p. 40).
Nell’autunno del 1866 Stoppani, in rapporti di amicizia con Quintino Sella, che ne aveva favorito la carriera sin dai primi anni Sessanta (ibid., p. 73), segnalò Taramelli come la migliore scelta per la cattedra di scienze naturali nel Regio istituto tecnico di Udine che Sella, in qualità di commissario governativo per il Friuli, stava istituendo per formare i giovani friulani alle scienze e ai valori patriottici. Taramelli rimase a Udine sino al 1874.
Si sposò nel 1868 con Clotilde Boschetti (morta nel 1912), figlia di un ingegnere che aveva partecipato alla difesa di Venezia nel 1849, da cui ebbe sedici figli, tre dei quali morirono in tenera età, e due già adulti. I figli maschi raggiunsero ottime posizioni sociali e lavorative, in particolare il primogenito, Antonio (v. la voce in questo Dizionario), insigne archeologo (Onoranze, 1919, p. 54). Alcuni aspetti della carriera scientifica di Taramelli, in particolare le continue consulenze per enti pubblici e privati, rispondevano alle esigenze economiche della numerosa famiglia, aggravate dal precario stato di salute della moglie.
Grazie all’impulso di Sella, l’istituto tecnico di Udine aveva reclutato giovani studiosi destinati a una brillante carriera scientifica, tra cui il geografo Giovanni Marinelli (1846-1900) e il medico e chimico pavese Alfonso Cossa (1833-1902), che di fatto organizzò l’istituto e ne fu il primo preside: entrambi rimasero amici per la vita di Taramelli. A Udine quest’ultimo entrò in contatto con un amico di Stoppani, Giulio Andrea Pirona (1822-1895), anche lui studioso della geologia del Friuli. Con Pirona percorse la regione, spingendosi in territorio austriaco e in Istria. Taramelli era d’accordo con Sella che anche la geologia andava mobilitata per rivendicare l’italianità del Friuli-Venezia Giulia sino a Trieste e alla penisola istriana.
Per tutta la sua carriera Taramelli deplorò le ‘incursioni’ di geologi stranieri nelle terre irredente, dei colleghi dell’Istituto geologico di Vienna in particolare. Ciò non gli impedì di effettuare lui stesso delle incursioni, anche professionali, in territorio straniero. Prestò così la sua consulenza al comune di Trieste, città dell’Impero austro-ungarico, per questioni concernenti l’approvvigionamento idrico (Alcune osservazioni geologiche sul Carso di Trieste e sulla valle del fiume Recca stabilite in occasione di un progetto di derivazione di questo fiume in città, mediante una galleria di 14 chilometri, in Rendiconti dell’Istituto Lombardo di scienze e lettere, XI (1878), pp. 289-305). Lo studio delle sorgenti e dei corsi d’acqua sotterranei costituì un ulteriore settore di ricerca di Taramelli, e una fonte di reddito per le consulenze fornite a privati e ad amministrazioni pubbliche. Sempre agli anni di Udine, e del sodalizio con Pirona, risalgono gli interessi per i terremoti; alla sismologia il geologo dedicò molti studi nel corso di quarant’anni (Sul terremoto del Bellunese del 29 giugno 1873, in Atti del R. Istituto Veneto di scienze lettere e arti, IV (1873), pp. 1523-1574, con G.A. Pirona).
Nel 1874 Taramelli vinse un concorso per professore ordinario di geologia, e dopo un breve periodo a Genova fu chiamato nel 1875 a ricoprire tale cattedra a Pavia, dove rimase sino alla pensione, ottenuta nel 1920. Fu anche rettore dell’ateneo (1888-91), e ricoprì diverse cariche accademiche. Estese le proprie ricerche a tutto l’arco alpino e alla pianura Padana, per poi occuparsi anche dell’Appenino. Le consulenze che era chiamato a fornire coprivano ora anche le costruzioni ferroviarie, incluso il traforo del Sempione (Études géologiques sur le nouveau projet de Tunnel caudé traversant le massif du Simplon, in Bulletin de la Société vaudoise des sciences naturelles, XIX (1883), n. 89, con A. Heim - C. Lory - E. Renevier) e la ferrovia Genova-Ovada.
Come anche i suoi discepoli riconoscevano, Taramelli non lasciò grandi opere d’insieme, pur essendo autore di trecentoquarantasei pubblicazioni: «I frequenti incarichi e le missioni di fiducia, gli toglievano la possibilità del lavoro continuativo e del raccoglimento indispensabili per condurre a termine opere di grande mole» (Parona, 1920-1921, pp. 15 s.). I suoi opuscoli e articoli su riviste scientifiche e atti di accademie e società spaziavano da questioni di stratigrafia e di paleontologia allo studio delle glaciazioni e della formazione delle Alpi e della penisola italiana, dalla geomorfologia all’interesse per gli insediamenti neolitici e a questioni di archeologia preistorica (S. Magnani, Gli interessi archeologici di Torquato Taramelli, in Quaderni friulani di archeologia, XX (2010), pp. 37-45). Appassionato sin dall’infanzia di arti figurative, tanto che confessava di avere scelto la carriera scientifica, e non quella artistica, per seguire la volontà paterna, aveva lui stesso disegnato molte delle illustrazioni dei suoi saggi e riempiva i quaderni di appunti di disegni e viste d’insieme di paesaggi.
L’abilità nel disegno si rivelò particolarmente utile per la preparazione e la pubblicazione delle molte carte geologiche che Taramelli ebbe a rilevare, soprattutto per i primi lavori dedicate al Friuli. Il suo coinvolgimento nelle vicende del progetto della Carta geologica d’Italia costituisce un capitolo molto importante della sua vita professionale, ricco di risvolti e implicazioni politiche. Quando il 5 gennaio 1862 Sella venne nominato direttore del rilevamento della Carta, in una nota inviata al ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio (MAIC) egli aveva indicato Stoppani come il responsabile dei lavori sul terreno. Sella aveva poi lasciato cadere il progetto, anche se nominalmente ne rimase il responsabile politico (P. Corsi, La Carta geologica d’Italia: agli inizi di un lungo contenzioso, in Four centuries of the word ‘geology’, a cura di G.B. Vai - W. Cavazza, Bologna 2003, pp. 255-279). Sul finire del 1866 Igino Cocchi, appoggiato da Filippo Cordova che guidava il MAIC, prese in mano il progetto. Sella e i suoi collaboratori non nascosero un forte disappunto e iniziarono a ostacolare il lavoro del collega fiorentino. Nelle intenzioni di Sella, Taramelli, appena nominato a Udine, avrebbe dovuto occuparsi del rilevamento della Carta geologica del Friuli, in implicita polemica con il Comitato geologico istituito da Cocchi, accusato di inerzia.
Il 14 gennaio 1867 Taramelli rispondeva a una circolare diramata il 1° gennaio dal MAIC a tutti i prefetti, per raccogliere informazioni sugli studi sulla geologia delle diverse province del Regno. Occorreva preparare in fretta una carta geologica d’insieme da esibire all’Esposizione di Parigi del 1867: nell’estate e autunno del 1866 Sella aveva proposto Stoppani per dirigere anche questo progetto. Taramelli inviò una dettagliata memoria, redatta probabilmente con l’aiuto di Pirona, i cui lavori citava con plauso. Nel giugno del 1873 Cocchi venne esautorato e il progetto trasferito a Roma, affidato al Corpo delle miniere, cui Sella era appartenuto e che rimase sempre un suo feudo (P. Corsi, Quintino Sella e la Carta geologica d’Italia, in Quintino Sella. Scienziato e statista per l’Unità d’Italia. Atti del Convegno..., 2011, Roma 2013, pp. 177-205). Il 7 luglio 1873 Taramelli tornò alla carica con Pietro Zezi, segretario del Comitato geologico, chiedendogli di aiutarlo a finanziare il rilevamento e la pubblicazione della sua Carta del Friuli. Tra il 22 e il 25 aprile 1874 Taramelli prese parte attiva a un congresso di geologi tenutosi a Roma per stabilire le norme e soprattutto la serie di colori da adottarsi per il rilevamento e la pubblicazione della Carta. La mancanza di fondi impediva tuttavia ogni iniziativa concreta. Nel 1876 Felice Giordano, ingegnere delle miniere e intimo amico di Sella, assumeva la direzione dell’Ufficio geologico incaricato del rilevamento. Un regolamento del 1877 stabiliva che il Corpo aveva il monopolio assoluto dei lavori e delle pubblicazioni, escludendo categoricamente ogni collaborazione di privati o di docenti universitari (P. Corsi, Much ado about nothing. The Italian geological survey, 1861-2006, in Earth sciences history, XXVI (2007), pp. 97-135). Taramelli vedeva così svanire ogni possibilità di finanziamenti per proseguire le sue ricerche sul terreno.
Nel 1878 Taramelli e Stoppani iniziarono una lunga campagna di stampa cercando di mobilitare l’opinione pubblica e i politici contro l’Ufficio geologico, che nulla di concreto aveva ancora prodotto. Taramelli redasse una prima versione rimasta manoscritta della Carta del Friuli (da lui stesso disegnata e colorata con l’aiuto di Marinelli) grazie al sostegno finanziario della Provincia di Udine e rifiutò di inviarne copia all’Esposizione di Parigi del 1878, senza precise garanzie che non fosse presentata come prodotto dell’attività dell’Ufficio geologico. Le polemiche tra Stoppani e Taramelli da un lato, e l’Ufficio geologico dall’altro, sono state oggetto di studi già citati. Basterà ricordare un intervento di Taramelli fortemente critico dell’inerzia dei geologi membri del Corpo delle miniere (Della necessità in Italia di un istituto geologico indipendente dal R. corpo degli ingegneri delle miniere, in Rendiconti del Reale Istituto Lombardo di scienze e lettere, XIII (1880), pp. 294-307), e un contro-progetto redatto con Stoppani che proponeva la costituzione di un istituto geologico indipendente dal Corpo delle miniere, sul modello austriaco (Relazione e progetto di legge presentato alla Commissione per la Carta geologica del Regno, Firenze 1880). Il progetto venne approvato, ma non si diede seguito alla decisione presa.
Dopo la crisi degli anni 1880-82, grazie anche all’intermediazione di Sella, Taramelli si riavvicinò all’Ufficio geologico. L’Ufficio fu da parte sua costretto a offrire contratti di consulenza a docenti universitari e Taramelli iniziò finalmente una lunga collaborazione con i già odiati ingegneri. Nel corso degli anni Ottanta e Novanta rifiutò di seguire Carlo de Stefani, un collaboratore di Stoppani a Firenze, nelle sue continue campagne contro i geologi del Corpo delle miniere, e accettò di ricoprire incarichi nel Comitato geologico che doveva garantire la direzione scientifica dei lavori.
Morì a Pavia il 31 marzo 1922.
Nella sua lunga carriera fu presidente della Società geologica, membro di diverse società scientifiche nazionali e internazionali. Fu insignito di molte prestigiose onorificenze, tra cui quelle di grand’ufficiale dell’Ordine equestre dei Ss. Maurizio e Lazzaro, grand’ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia, cavaliere del merito civile di Savoia (per una lista completa si veda http://prosopografia.unipv.it/docenti/ docente/3140/, 13 febbraio 2019).
Opere. Si vedano in particolare: Monografia stratigrafica e paleontologica del Lias nelle Provincie Venete, in Atti del R. Istituto Veneto di scienze, lettere e arti, s. 5, 1880, vol. 5, Appendice, pp. 1-89; Carta geologica del Friuli rilevata negli anni 1867-74, Udine 1881; Spiegazione della carta geologica del Friuli (provincia di Udine), Pavia 1881; Antonio Stoppani e la geologia della Lombardia, Pavia 1891. Per una lista esaustiva delle pubblicazioni di Taramelli si veda C.F. Parona,T. T., in Bollettino del R. Comitato geologico d’Italia, XLVIII (1920-1921), pp. 19-37.
Fonti e Bibl.: M. Misani, Brevi cenni storici e notizie statistiche del R. Istituto tecnico di Udine, in Annali del R. Istituto tecnico Antonio Zanon di Udine, s. 2, 1883, vol. 1, pp. 1-37; Onoranze al prof. T. T., Pavia 1919 (in partic. C.F. Parona, L’opera scientifica del prof. T. T., pp. 7-22); M. Gortani, T. T., in In alto. Cronache della Società alpina friulana, XXXIII (1922), pp. 1-4; L. Simonetto, La Carta geologica del Friuli di T. T., in Historia naturalis, a cura di C. Bianchini, Udine 2004, pp. 94 s.; S. Magnani - S. Marabini - E. Zanoni, Il progetto di cartografia geologica post-unitaria di Stoppani e T. nelle Alpi orientali, in Uomini e ragioni: i 150 anni della geologia unitaria. Atti della sessione F4 Geoitalia 2011 - VII Forum italiano di scienze della terra..., Torino... 2011, Roma 2012, pp. 73-88; L. Simonetto, T. T., in Dizionario biografico dei friulani, www.dizionariobiograficodeifriulani.it/taramelli-torquato/ (13 febbraio 2019); documenti relativi ai rapporti tra Tarantelli e l’Ufficio geologico sono disponibili sul sito http://histmap.huma-num.fr (13 febbraio 2019), a cura di P. Corsi.