MALASPINA, Torquato
Nacque a Suvero, in Lunigiana, nel settembre del 1557, figlio primogenito del marchese Rinaldo e di Lavinia Malaspina. Rinaldo Malaspina, dei marchesi di Villafranca, era entrato in possesso del feudo di Suvero in seguito alla spartizione dei beni paterni, inaugurando così una nuova linea feudale.
Alla morte del marito, intorno al 1563, Lavinia si ritirò con i figli a Villafranca, presso il fratello, il marchese Federico. Qui il M. ricevette la prima educazione; soggiornò poi probabilmente a Parma, alla corte dei Farnese e dal 1568 è attestata la sua presenza nella corte medicea, dove si fece presto notare per la precoce istruzione. Nel 1571 entrò, come paggio del gran maestro, nell'Ordine dei cavalieri di S. Stefano. Soltanto dal novembre 1573 è tuttavia documentato un suo soggiorno a Pisa, nel convento dell'Ordine, dove risulta essere il cavaliere più giovane tra quelli presenti. In questo periodo il M. strinse amicizia con Giovanbattista Strozzi, giovane patrizio fiorentino che, allora studente, aveva fondato a Pisa una colonia dell'Accademia degli Alterati, di cui era già animatore a Firenze.
Dal 1576 appare progressivamente coinvolto nella gestione del feudo paterno, anche se è verosimile che si fosse emancipato assolutamente dalla tutela solo al raggiungimento della maggiore età, al compimento del venticinquesimo anno. Sin dal 26 marzo 1577 i fratelli del M., Fabio e Leonida, coeredi in parti uguali dei beni paterni, cedettero al primogenito le proprie parti di beni allodiali e tutti i diritti feudali, riservandosi un vitalizio di 100 scudi annui. Attento alla gestione del proprio feudo, il M. dovette affrontare alcune lunghe questioni di confine con le potenze vicine. Dal 1576 al 1581 fu in controversia con la Repubblica di Genova, che dovette alla fine accogliere le sue istanze. A Suvero fondò un Monte frumentario, per anticipare ai contadini le sementi, e la Compagnia del Santissimo Sacramento, redigendone personalmente gli statuti. Alla residenza nel feudo continuò ad alternare soggiorni a Pisa, dove si hanno sue tracce ancora nel 1577-78.
Il 7 giugno 1577 fu introdotto dallo Strozzi all'Accademia degli Alterati a Firenze, dove in agosto lesse cinque madrigali. Il biennio 1583-85 fu caratterizzato da una partecipazione ancora più attiva alla vita dell'Accademia. Il 10 giugno 1583 tenne una lezione sull'argomento Della maniera che si deve tenere nel riprendere gli amici. A interessi storici si affiancavano intanto interessi letterari. Secondo fonti coeve il M. compose un poema in ottava rima, oggi perduto. Tra le opere perdute ricordiamo anche una commedia, La Faustina.
Il 20 e il 27 ag. 1584 il M. lesse all'Accademia il suo Trattato dello scrivere le vite, dedicato alla biografia storica.
Nell'esordio rivendica di essere il primo a occuparsi dell'argomento. La biografia, scrive, fa parte della storia, che è "raccontamento di vero" e le cui principali utilità sono la "cognizione" e "l'esempio". Oggetto della biografia deve essere il costume, cioè il carattere, di un personaggio. Il M. indica poi esplicitamente il pubblico al quale la storia (e la biografia di cui è parte) è dedicata: "gli uomini di mezzana dottrina". Lo storico deve dunque comportarsi con molta responsabilità perché la sua opera educhi e non scandalizzi. Degni di essere oggetto di una biografia sono in primo luogo i buoni e i malvagi, con attenzione però che i buoni non finiscano male e i malvagi bene. Meritano inoltre una biografia tutti "quelli che hanno la commune e ordinaria condizione sopravanzato". Tra gli altri i filosofi, gli artisti liberali, in particolare i poeti, e infine "quelli che nel governo de' popoli sono stati di gran nome". Delle azioni umane si dovranno ricercare "i principi e le cagioni" attraverso le parole del soggetto studiato, l'esame del suo costume anche ricorrendo a "conietture". A differenza di alcuni che consigliano allo storico l'astensione da ogni giudizio, il M. invita a pronunciare biasimi o lodi, sempre naturalmente senza cadere nella faziosità. Circa gli aspetti stilistici, due lingue vengono considerate le più adatte alla biografia: il latino e il volgare fiorentino, con una preferenza per quest'ultima.
Il M. possedeva nel castello di Suvero una ricca biblioteca, della quale resta un minuzioso inventario. Il settore principale era rappresentato dalle opere filosofiche, che occupavano quasi un terzo della biblioteca. Imperante è l'opera di Aristotele e dei suoi commentatori. Dei libri di interesse letterario - quasi un quarto del totale - la metà è costituita da autori greci. Ben attestata la storiografia che ricopre un sesto della biblioteca.
Nel 1578 il M. pronunciò l'Orazione detta al capitolo generale de' Cavalieri di S. Stefano l'anno 1578 (pubblicata nella Raccolta di prose fiorentine, I, 6, Firenze 1731, pp. 281-293). Nel 1579 lo Strozzi concluse il suo periodo di studi pisani e si diede a viaggiare per la Toscana fino al 1580, quando fu chiamato alla reggenza dell'Accademia degli Alterati. È verosimile che in questi anni anche il M. lasciasse progressivamente Pisa per gravitare su Firenze, che fu il centro delle sue attività al servizio dei Medici. Nel 1582 ereditò dal cugino Orazio, ecclesiastico, la maggior parte del feudo di Monti - da allora associato nel titolo feudale a quello di Suvero - dove il M. soggiornò spesso, occupandosi della gestione dei terreni. Nel 1585 sposò Euridice Malaspina, figlia di Stefano marchese di Madrignano, da cui l'anno successivo ebbe l'unico figlio, Rinaldo. Nel 1593 fu inviato dal granduca Ferdinando I quale ambasciatore mediceo a Ferrara.
Rientrato nei propri feudi nell'estate dell'anno successivo, il M. vi contrasse il vaiolo e morì a Monti il 16 dic. 1594. Per sua volontà, fu sepolto a Villafranca nella chiesa di S. Francesco.
Il Dello scrivere le vite è edito a cura di V. Bramanti, Bergamo 1991; l'Orazione e il Della maniera che si deve tenere nel riprendere gli amici (Firenze, Biblioteca nazionale, Magl., VIII.43, cc. 325r-332r) in Barotti, 2005, insieme con i Madrigali inediti conservati a Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ashburnham, 561, cc. 147r-149r; inedita resta la poesia latina Perillustrissimo ac clarissimo viro cunctarum bonarum artium amatori Ioanni Baptista Strozzio, in Arch. di Stato di Firenze, Carte Strozziane, serie terza, 187, c. 206r.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Pisa, Ordine dei cavalieri di S. Stefano, 23, II; 3059, 3060; Arch. di Stato di Genova, Archivio segreto, 15-17; Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del principato, 2909; R. Barotti, T. M. marchese di Suvero e Monti, feudatario, cortigiano e letterato, Lucca 2005.