TORNIELLI
. Famiglia. Illustratasi ben presto nelle armi e nella vita civile del Novarese, pare debba la sua più lontana origine a un Aimone, conte di Vercelli, per mezzo di un ultrogenito di questo, Ildeprando di Lumellogno, vivente nel 966, dal quale sarebbero derivati, dopo alcune generazioni, i progenitori diretti dei T., cioè i signori di Momo. Compaiono nella storia di Novara nel sec. XII, in cui, per esempio, s'incontra tra i vescovi novaresi, senza tener conto di Aupoldo e di Pietro (fine del sec. X) dei quali è dubbia l'appartenenza alla famiglia, un Guglielmo, nel 1153. Peraltro la genealogia comincia a svolgersi in modo sicuro solo con Robaldo, podestà di Cerano nel 1202. Nelle lotte civili contro le famiglie dei Brusati e dei Cavalieri sostennero la parte ghibellina favorendo Federico I e II, e secondando nella sua impresa Corradino per mezzo di un Torello figlio di Giovanni. Un Galvagno ebbe il titolo di conte di Squillace da re Manfredi, del quale si favoleggiò fosse figlio di un'Agnese T. La fortuna dei T. in Novara seguì necessariamente le vicende delle due fazioni e delle guerre che si combatterono nel resto del Piemonte. L'anno seguente al vano tentativo di riconciliazione fatto anche in Novara da Enrico VII nel 1310, Enrico, di Filippone, assalì la fazione avversa e la cacciò, prevalendo in modo che nel 1327 Lodovico il Bavaro creò vicari imperiali i fratelli Robaldone e Calcino. Due anni dopo diventava vescovo di Novara Giovanni Visconti, che, forte dell'alleanza con Roberto d'Angiò, cacciava a sua volta i T. dalla città. Non giovò a essi che nel 1356 venisse tolta al Visconti la signoria dal marchese Giovanni II di Monferrato: questi li tenne lontani, sia pure creando Robaldone podestà di Asti, e accogliendo invece le due famiglie rivali. Rientrarono solo quando Novara ricadde sotto i Visconti con Galeazzo II nel 1358. Nel secolo XVI acquistò rinomanza Filippo, marchese di Caravaggio e signore di Galliate, che essendo al soldo di Carlo V durante la dominazione francese in Piemonte, pur combattendo le milizie di Francesco I, saccheggiò orribilmente il Vercellese finché si decise ad allontanarsi contro un compenso in denaro.
I T., signori di un numero assai ragguardevole di feudi come Vergano, Borgolavezzaro, Briona, Lozzolo, Barengo, Castelletto Scazzoso, Parona, Solarolo, ecc., con titolo alcuni comitale, altri marchionale, appaiono distinti in parecchi rami. Notevole quello di Vergano, del qual feudo però Carlo Emanuele III nel 1773 investì Luigi Bellini. La lite che ne seguì fu composta l'anno seguente in favore dei T. che si divisero il feudo in quattro parti con titolo comitale.
In una di queste quattro linee è da segnalare un Giuseppe Maria, nato nel 1764, viceré di Sardegna e collare dell'Annunziata, il cui figlio Eugenio aggiunse al suo il cognome di Brusati. Il figlio di questo, Giuseppe, nato nel 1836, fu ministro degli Esteri e collare dell'Annunziata. In un'altra linea i figli di un Gaudenzio, la cui sorella aveva sposato il conte Marco Bellini, avendo ereditato da questa zia, nel 1830 assunsero anche il cognome Bellini.
Dal citato Galvagno hanno origine i T. di Parona e Vignarello. Dei T. marchesi di Borgolavezzaro, ancora viventi nella linea primogenita e nella secondogenita, non è dimostrato con sicurezza l'attacco con gli altri.
Bibl.: L. A. Colta, Museo novarese, Novara 1872; V. Spreti, Enciclopedia nobiliare italiana, VI e Append. II, Milano 1932-35; F. Gabotto, Le origini e le prime generazioni dei conti di Cavaglia, Genova 1902; id., Per la storia del Novarese nell'alto Medioevo, in Boll. st. prov. di Novara, I-II (1917); F. Guasco, Dizionario feudale degli antichi stati sardi e della Lombardia, II, in Bibl. della Soc. Sub., LV, Pinerolo 1911; G. Signorelli, I. T. di Parona Lomellina, in Rivista araldica, XXII, Roma 1924.