TORCELLO (Turricellum; A. T., 22-23)
Piccola isola nella parte settentrionale della Laguna Veneta, intersecata da canali, con aree coltivate a viti, ortaglie, ecc. Ospita un piccolo centro con circa 70 ab., ma un tempo aveva una popolazione assai più numerosa, come è attestato dai resti di ville e di conventi. Torcello, molto visitata da turisti, fa parte del comune di Venezia, cui è collegata da una linea di vaporetti che tocca Burano.
Monumenti. - Non è da escludere del tutto che a Torcello sorgessero, per la suggestiva natura del luogo, alcune di quelle splendide ville che da Marziale facevano giudicare questi lidi emuli della spiaggia di Baia. Ma le iscrizioni e le sculture, conservate da secoli nell'isola e ora bene ordinate nel palazzo dell'archivio, si possono tutte ritenere di provenienza altinate, e poco dicono i varî oggetti che si vogliono usciti dai canali e dagli orti. Ben altra importanza l'isola ebbe quando cominciò ad essere stabilmente abitata, cioè a partire dal sec. VII e divenne sede episcopale (v. appresso). Nel 639 essendo imperatore Eraclio, per ordine dell'esarca ravennate Isaacio e sotto la direzione del maestro dei militi, governatore della provincia di Venezia e dell'Istria, si diede inizio alla splendida basilica dedicata all'Assunta che, più volte rifatta, domina tuttora col magnifico campanile l'estremo solitario lembo della Laguna Veneta.
Di questa primitiva costruzione rimane la pianta, di schietto tipo basilicale romano come tutte le superstiti chiese, anteriori al Mille, dell'alto Adriatico (Aquileia, Grado, Parenzo, Pola). Anche la facciata nella sua parte inferiore scompartita a lesene, con le due finestrelle a pieno centro, può ritenersi residuo della basilica del sec. VII. Certamente di questo periodo è l'altare, scoperto durante i lavori del 1929 e ricomposto in luogo di quello barocco.
Dei rimaneggiamenti compiuti nell'864 per opera dei figli del patrizio Marino, più che elementi architettonici, sopravvivono sculture ornamentali, per esempio quelle poste lungo gli stipiti dell'ingresso principale e i capitelli dell'atrio.
L'interno è un tipico insieme quale fu ideato in occasione della nomina a vescovo di Torcello di Orso Orseolo, figlio del doge Pietro Orseolo II: è diviso in tre navate da una duplice fila di nove colonne in marmo greco con i bellissimi dodici capitelli in cui rivivono le forme classiche. Anche il pavimento a tarsie marmoree e il coro con gli amboni, se pure alquanto rimaneggiati nella loro composizione, sono esemplari insigni dello stesso periodo.
Ma la basilica torcellana riceve la sua impronta particolare sopra tutto dai musaici. Nell'abside centrale campeggia la Vergine; al disotto i dodici apostoli. Nell'arco trionfale si ammira l'Annunciazione; nell'abside di destra, oltre la crociera con gli Angeli in atto di sostenere il mistico Agnello, sta nel centro il Cristo tra gli Arcangeli al disopra di quattro santi. Nella controfacciata è l'Anastasi o Cristo al Limbo e il Giudizio universale.
Molto si è discusso e tuttora si discute sulla datazione di questi musaici, alcuni dei quali purtroppo furono assai alterati da molteplici restauri: l'ispirazione dai musaici di Ravenna si può scorgere nei più antichi (abside di destra, forse del sec. XI), dall'arte bizantina nella grandiosa rappresentazione della Madonna nell'abside centrale (sec. XII) e nel Giudizio universale, opera delle maestranze veneto-bizantine, forse del sec. XIII.
Anche i poveri resti del battistero davanti alla chiesa mostrano chiare tracce di almeno tre rimaneggiamenti. La chiesa di S. Fosca invece non conserva alcun elemento delle costruzioni preesistenti.
Liberata di recente da tutte le tarde aggiunte, essa appare concepita di getto verso la fine del sec. XII nel tipo caro agli artisti veneti intorno al Mille. È a pianta a croce greca, con tre absidi e con colonne di marmo greco sormontate da capitelli bizantini.
Intorno alla chiesa gira il bel portico che termina ai lati dell'abside centrale con la tipica decorazione a due ordini che si ritrova in S. Marco e in S. Donato di Murano.
A chiudere il cerchio della suggestiva, silente piazzetta dei monumenti torcellani è il recinto del Palazzo del podestà e infine il Palazzo del consiglio, ricco di opere provenienti in gran parte dalle demolite chiese dell'isola e di molti documenti riguardanti la sua varia vita.
Il Museo dell'Estuario di Torcello, riordinato nel 1887, comprende un porticato dove sono raccolti frammenti architettonici e decorativi di stile classico ed italo-bizantino (secoli III-XII), iscrizioni, ecc. di varie epoche, già appartenenti a edifici dell'isola o dell'antico agro altinate, e il Palazzo del consiglio con sculture, cimelî e frammenti varî di scavo. Notevoli il pluteo del Martirio con la ruota (sec. XI ?), una lama di lancia con caratteri runici, comparti della pala d'argento della cattedrale, ceramiche.
Storia. - L'Isola di Torcello anche se non fu completamente disabitata nei tempi antichi, storicamente è segnalata solo con le incursioni barbariche e con le conseguenti immigrazioni delle popolazioni della terraferma veneta nelle isole dell'estuario lagunare. La sua contiguità con Altino fece di Torcello il naturale rifugio di abitanti dell'agro altinate: dapprima provvisoriamente, poi, con l'insediamento longobardico, stabilmente. Si attribuisce al vescovo altinate Paolo, insofferente della convivenza col vescovo ariano, il trasporto definitivo della sede a Torcello (forse intorno al 638), seguito da buon numero di fedeli. Sorse così la sede episcopale torcellana che durò fino al 1818, quando fu assorbita dal patriarcato di Venezia. Intorno al nucleo torcellano si raccolsero, sotto la giurisdizione vescovile fiancheggiata da tribuni locali, le isole circostanti (Burano, Mazzorbo, Murano, Costanziaco, Ammiana) designate come contrade. Ad un'antica, incerta denominazione fu sostituita quella di Altino nuova, e poi di Torcello, forse a ricordo d'una porta turrita della cinta murata di Altino. Il diacono Giovanni ricorda Torcello come luogo munito non tanto per presidio di mura, quanto per la corona delle isole che la circondano; e Costantino Porfirogenito, nel suo De administrando Imperio, parla del "grande emporio di Torcello". Indubbiamente, l'isola conobbe un periodo di floridezza, almeno fino al trasporto della capitale della consociazione lagunare nelle isole realtine, floridezza attestata dalla costruzione della basilica, della chiesa di Santa Fosca e d'altre chiese ed edifici minori, che, quantunque profondamente rimaneggiati, riflettono quel primitivo splendore. La famosa iscrizione torcellana, illustrata da Vittorio Lazzarini, precisa la condizione politica di Torcello (e quindi di tutta la consociazione lagunare) intorno al 639, condizione, cioè, di dipendenza diretta da un maestro dei militi, governatore della provincia Venezia e Istria, soggetto a sua volta all'esarca d'Italia, Isaacio, residente a Ravenna e rappresentante dell'imperatore Eraclio.
Seguì poi, dal sec. IX innanzi, la decadenza di Torcello, la cui attività fu completamente assorbita dal centro realtino. Allo spopolamento contribuirono soprattutto la malaria e la minaccia d'interrimento della circostante zona lagunare, per cui la stessa sede episcopale dovette trasportarsi a Murano. Tracce dell'antica importanza rimasero nella sopravvivenza del consiglio, nello statuto e nel libro d'oro. Qualche tentativo di ripopolamento fu fatto, ma senza esito, nel sec. XVIII.
Bibl.: N. Battaglini, Torcello antica e moderna, Venezia 1871; id., Il consiglio e lo statuto di Torcello, ivi 1874; L. Conton, Torcello. Il suo estuario ed i suoi monumenti, ivi 1927; H. Kretschmayr, Geschichte v. Venedig, I, Gotha 1905; R. Cessi, Venezia ducale, I, Padova 1927. - Per la parte eccelsiastica v. Ecclesiae venetae et torcellanae di Flaminio Corner, Venezia 1749 e Kretschmayr, op. cit., pp. 405-407 (catalogo dei vescovi torcellani). - Per i monumenti v.: R. Cattaneo, L'architettura in Italia dal sec. VI al Mille, Venezia 1888, p. 263 segg.; V. Lazzarini, in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, LXXIII (1913-14), pp. 2 segg., 387 segg.; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I, Torino 1927, pp. 535, 953 segg.; G. Lorenzetti, Venezia e il suo estuario, Milano-Roma 1926; A. Callegari, Il Museo provinciale di Torcello, Venezia 1930; F. Forlati, L'altare maggiore della basilica di Torcello, in Bollettino d'arte, X (1930-31), pp. 49-56.