toponomastica
I nomi sulla Terra
La grande quantità e varietà di nomi che gli uomini hanno usato per designare le varie parti dei territori abitati è l’oggetto di studio della toponomastica, disciplina complessa e affascinante che è legata alla linguistica, alla storia, alla geografia, all’ecologia, all’antropologia, e che usa gli strumenti di indagine di queste scienze, per le quali è a sua volta un importante supporto. Lo studio toponomastico non è facile: più ricco per le regioni in cui fin dall’antichità si svilupparono culture che hanno prodotto documenti scritti, si basa anche sulle tradizioni orali. I risultati delle indagini toponomastiche, inoltre, sono spesso sorprendenti
La toponomastica è lo studio linguistico dei toponimi, cioè dei nomi di luogo: nomi di città, regioni, montagne, fiumi.
Da una parte esiste la nomenclatura geografica: per esempio termini come monte, pizzo, cima – che designano certi tipi di forme montane – oppure valle, conca, dolina – che si riferiscono a tipi di aree pianeggianti – sono nomi comuni. Dall’altra parte esiste una quantità enorme di nomi propri applicati in maniera inequivocabile a singoli, specifici ‘oggetti geografici’.
Il toponimo può essere formato da una parte di nome comune e da una specificazione: Monte Cornacchia, Val Varaita, Città della Pieve; oppure solo da un nome proprio, come accade soprattutto, ma non solo, nel caso dei centri abitati e dei nomi relativi ad aree più o meno estese (regioni grandi e piccole, contrade): Bologna, Matese, Campidano, Quarto.
Ci sono casi in cui un nome che aveva un senso generico (nomenclatura) è diventato un nome proprio: alpe forse indicava un certo tipo di altura su cui si praticava il pascolo; poi – senza perdere quel significato – è passato anche a designare le Alpi, come nome proprio della catena montuosa; tuttavia in altri casi è sinonimo del nome comune montagna, accompagnato da un nome proprio: Alpi Apuane, Alpe di Siusi, Alpe della Luna. Ci sono casi inversi di nomi che avevano valore di nome proprio e poi sono passati nella nomenclatura: è il caso di Vulcano, da principio nome di uno specifico vulcano nelle Isole Eolie e poi divenuto, anche in molte altre lingue, nome comune.
La toponomastica studia sia i termini della nomenclatura – che sono relativamente poco numerosi, anche se si considerano tutte le varietà linguistiche e dialettali – sia soprattutto i nomi propri – che sono invece quasi infiniti: ciascuna piccolissima porzione di spazio può avere o ha avuto un suo nome, magari noto solamente a poche persone.
La toponomastica studia, dal punto di vista linguistico, la storia dei nomi di luogo. Studiare la storia, cioè il modo in cui un certo nome è cambiato nel corso del tempo (etimologia), serve per individuare l’origine del nome, il significato più antico: quello che il nome aveva quando venne assegnato a un certo luogo. Individuare il significato originario vuol dire, spesso, capire perché quel luogo è stato denominato in quella maniera; e se si riesce a scoprire il motivo della denominazione, si ricavano informazioni molto utili sulla storia delle comunità umane che hanno abitato quel luogo e sui caratteri geografici antichi.
In alcuni casi si tratta di un’operazione quasi disperata: moltissimi nomi di luogo sono talmente antichi che derivano da lingue praticamente sconosciute; così non sappiamo, per esempio, l’origine del toponimo Roma. Oppure, può capitare che i nomi siano stati modificati in un modo tale che diventa difficile riconoscere la forma antica, il significato originario e anche il motivo della scelta del nome: per esempio, Ventimiglia sembra avere un significato chiarissimo, in italiano; invece è la deformazione del nome latino Albintimilium, che a sua volta era la ‘traduzione’ di un antico nome ligure che doveva significare qualcosa come «città dei Liguri Intemeli».
In molti altri casi le fonti documentarie consentono di formulare ipotesi convincenti o addirittura di trovare vere e proprie prove. Le fonti della toponomastica sono le conoscenze degli abitanti del luogo (informazioni orali), le storie locali, gli archivi, le carte geografiche e catastali. Con queste informazioni, tuttavia, si risale poco nel tempo: la memoria popolare, per esempio, è necessariamente piuttosto corta, appena qualche generazione. Si consideri che nelle regioni di antico popolamento come l’Italia una gran parte dei nomi di luogo può essere stata assegnata addirittura prima dell’uso della scrittura o almeno prima che a qualcuno servisse registrare un certo nome in forma scritta.
La difficoltà di basarsi su documenti veri e propri rende la toponomastica una ricerca multidisciplinare.
In ogni caso la base è l’analisi dei documenti scritti disponibili e lo studio della storia del luogo; la geografia spessissimo aiuta a spiegare la scelta dei toponimi: per fare solo qualche esempio, molti toponimi comprendono le parole fonte, monte, piana, colle, ma ci sono anche casi meno evidenti, come lama (Lama dei Peligni, San Pietro in Lama, Lamon), termine antichissimo che significa «acquitrino», «palude».
Le tracce archeologiche e la topografia antica possono fornire informazioni sull’organizzazione del territorio e aiutano a interpretare i toponimi: per esempio, il nome di San Pietro Infine, in provincia di Caserta, sembra avere origine dal latino in fine («sul confine»), e si sa che il paese era sul confine dei possedimenti dell’abbazia di Montecassino. Tuttavia è possibile un’altra interpretazione: potrebbe essere la deformazione di un nome popolare (in fle), che a sua volta risaliva al latino ad flexum («sulla curva»), perché il paese si trovava su una svolta della Via Casilina antica. Altre discipline che studiano l’ambiente naturale – come la botanica e la zoologia – sono indispensabili in molti casi alla toponomastica o ricavano da questa informazioni preziose: i frequentissimi Cerreto o Carpineto, per esempio, ricordano la presenza di boschi di cerri o di carpini.
A volte, lo studio dell’etimologia chiarisce la storia del luogo e l’organizzazione antica del territorio: i vari Monte Gennaro presenti in Italia, per esempio, derivano dal latino Ianuarius e segnalano la presenza di luoghi di culto del dio Giano, oggi irriconoscibili.
Spesso, insomma, le indagini toponomastiche indirizzano e sostengono le ricerche storico-geografiche, e altrettanto spesso queste chiariscono la toponomastica. La toponomastica, tuttavia, è una disciplina linguistica, e trova i suoi metodi scientifici nella linguistica; in particolare, molto utili sono la morfologia, la fonetica e la comparazione con forme linguistiche appartenenti ad altre lingue.
Nelle regioni che sono state popolate da genti di lingue diverse – come l’Italia –, i toponimi sono spesso l’unica traccia che consente di ricostruire la storia locale della presenza umana.
L’italiano deriva dal latino, e perciò moltissimi nomi di luogo, nella forma italiana o in quelle dialettali, sono da ricondurre al latino. Ma prima e dopo il latino anche altre lingue sono state parlate in Italia: l’etrusco, altre quasi ignote lingue prelatine, le lingue italiche, il greco, il fenicio, l’arabo, lingue germaniche e slave e così via; tutte queste lingue hanno lasciato tracce nella toponomastica.
Dato che i nomi di luogo spesso esistevano già al momento dell’arrivo di una nuova lingua, i toponimi creati da una lingua possono essere stati modificati o tradotti da lingue posteriori, come nel caso già discusso di Ventimiglia, ‘tradotto’ dal ligure al latino e dal latino all’italiano. Marsala, Calatafimi, Mezzoiuso e molti altri toponimi siciliani e di altre aree sono italianizzazioni di nomi arabi; da lingue germaniche provengono non solo i toponimi tedeschi dell’Alto Adige ma anche Fara o Gaggio o Gastaldo, diffusi in varie parti d’Italia.
Bisogna comunque tenere presente che i toponimi sono fra gli elementi più importanti del processo di costruzione del territorio e hanno una capacità di permanenza impressionante. Alcuni nomi di luogo, poi, hanno ancora oggi la forma che avevano nell’antichità o nel Medioevo: Fara Filiorum Petri, in provincia di Chieti, è un nome altomedievale, in parte longobardo (fara «comunità»), in parte latino.
Moltissimi sono i toponimi che derivano da nomi di persona, come Giuliano da Giulio, Magliano da Manlio, Ponzano da Ponzio; quelli che si riferiscono alla religione pagana e a quella cristiana; quelli che riguardano antichi usi agricoli o la vegetazione spontanea o gli animali selvatici. In tal senso, i toponimi costituiscono un vero e proprio patrimonio storico-culturale di grande interesse.