TOPICA
. Arte della disputa, ossia del metodo per trovare con facilità le ragioni o argomenti probabili intorno a qualunque tema posto in discussione, evitando le antilogie sofistiche.
A quest'arte son dedicati gli otto libri dei Topici (Τὰ τοπικά) che nell'Organon di Aristotele vengono dopo gli Analitici. Come questi hanno per oggetto il ragionamento apodittico che muove da premesse evidenti o comunque certe, così i Topici hanno per oggetto il ragionamento dialettico che muove da premesse probabili intorno alle quali può discutersi. In quest'opera lo Stagirita analizza la forma del sillogismo dialettico e passa in rassegna le fonti logiche o luoghi (τόποι) dai quali si ricavano gli argomenti per condurre a termine la disputa. Ma se la Topica ha per fine di abituare con l'esercizio alla ricerca della prova, non ha niente a che fare con l'arte sofistica, la quale si diletta della discussione in utramque partem. Pure è certo che i Sofisti, specialmente Protagora e Gorgia, furono i primi a trattare dei loci communes e a redigere schemi di dispute intorno ai più notevoli argomenti (cfr. Cic., Brutus, 12; De orat., III, 27; Quint., Inst. or., III, 1, 12). Nata insieme alla retorica, l'arte di trarre argomenti dai luoghi comuni fu tenuta in gran conto dai trattatisti di oratoria, primo fra tutti da Cicerone che scrisse i Topica ad Trebatium, dei quali possediamo un ampio commento, sebbene incompleto, di Severino Boezio. Ma lo stesso Boezio, nell'opera De differentiis topicis, dopo avere istituito un raffronto fra i loci di Cicerone e quelli di Temistio, pone in rilievo la differenza fra Topica dialettica e Topica dei retori. Nel Medioevo, mentre nell'Occidente latino si leggevano e commentavano gli scritti topici di Cicerone e di Boezio, tra gli Arabi si leggeva la Topica aristotelica coi commenti di Teofrasto, di Alessandro d'Afrodisia e di Temistio, ai quali si aggiunsero le esposizioni d'Averroè. Per altro, nella seconda metà del sec. XII la Topica aristotelica tornò in onore anche fra gli Scolastici e fece parte della cosiddetta Ars o Logica Nova. Grande valore attribuisce a essa Giovanni di Salisbury, Metal., II, capitoli 11-16, e Pietro Ispano ne tratta nella quinta parte delle sue Summulae logicales.
Numerosi sono i commenti sì della Topica aristotelica che di quello ciceroniana nel Rinascimento. Rodolfo Agricola scrisse un De inventione dialectica, al quale s'ispirò Melchior Cano nel suo tentativo di costituire una Topica teologica con la celebre opera De locis theologicis. La Topica aristotelica esercitò pure largo influsso sui Loci theologici di Filippo Melantone, il quale dedica a essa il quarto libro della sua Dialectica adaucta et recognita. Ai luoghi comuni sono riservati due capitoli anche nella Logique de Port-Royal, p. III, capp. 16 e 17. Dal sec. XVII in poi, la Topica ha seguito le sorti del formalismo aristotelico.
Bibl.: C. Prantl, Gesch. d. Logik im Abendl., indici dei quattro volumi alla parola Topik; Meier, Die Syllogistik d. Aristot., II, ii, Tubinga 1900, p. 65 segg.; M. Losacco, Storia della Dialettica, I, Firenze s. a., pp. 251-52.