topazio
Metafora per " beato " che D. usa due volte (sempre in rima) nel Paradiso, suggeritagli dalla dorata luminosità di questa pietra (cfr., ad es., Intelligenza XXVI 5 " Topazio... / ha color d'auro a splendiente lume "). Nel rosseggiante cielo di Marte D. si rivolge alla luce di Cacciaguida, che forma con le altre una luce di fuoco, dicendo: Ben supplico io a te, vivo topazio / che questa gioia prezïosa ingemmi, /perché mi facci del tuo nome sazio, in Pd XV 85, dove si dimostra ancora una volta, tra l'altro, che la sfumatura cromatica che D. vuol dare a queste luci ardenti di divino amore svaria dal rosso di fuoco al giallo solare (cfr. in proposito la voce RUBINO); inoltre l'attributo vivo elimina come scoria la durezza minerale della pietra, di cui restano operanti soltanto la luce e il colore. Così nell'Empireo, dove sono chiamate t. le faville vive che entrano ed escono dal fiume dei beati per ingemmarsi nei fiori delle rive: Il fiume e li topazi / ch'entrano ed escono e 'l rider de l'erbe / son di lor vero umbriferi prefazi, XXX 76.
Bibl. - F. Crivelli, Le pietre nobili nelle opere di D., in " Giorn. d. " XLVIII (1940) 49-66; A. Lavasseur, Les pierres précieuses dans la D.C., in " Revue Études Ital. " n.s., IV (1957) 31-100.