TONOS
È per Plinio (Nat. hist., xxxv, 29) l'intervallo, il taglio brusco ("incisura") tra luce e ombra, o tra colore e colore in una pittura.
Secondo i musici antichi è un diàstema, uno spazio tra due suoni differenti. Ma il testo di Plinio non è abbastanza chiaro, in quanto in realtà sembra che il t. non fosse un sistema di dipingere, bensì costituisse un difetto da correggere coll'inserimento di un colore bluastro o neutro sulla linea di separazione tra i due colori. Infatti l'urto vivace tra luce e ombra, o tra colore e colore produce un effetto spiacevole che si deve neutralizzare inframmettendo un terzo colore; quindi la harmogè (v.) è, in fondo, la correzione del tònos. La scala delle harmogài e dei tònoi ha costituito così la prima policromia dei pittori antichi che fino al IV sec. a. C. erano orgogliosi di essere rimasti legati alla tetracromia dei classici. In retorica vale vis, robur, nervi, rhümē; kròtos, köpsos, pneùma, ecc.
Bibl.: S. Ferri, Plinio il Vecchio, Roma 1946, p. 134.