tono
In VE II VIII 5 nunquam modulatio dicitur cantio, sed sonus, vel tonus, vel nota, vel melos. Per le complesse questioni inerenti al senso generale del passo, si veda la voce CANZONE.
Nella musicografia medievale, il termine t. ha almeno tre significati differenti. Numerosi sono i teorici che ne trattano; tuttavia, solitamente essi si ripetono l'un l'altro, salvo varianti minime. Tra gli scrittori più antichi è Remigius Altissiodorensis, fiorito nella seconda metà del sec. IX (Gerbert, I 64 b): " Tonus igitur idem plerumque appellatur et sonus. Inter sonum et tonum hoc distat, quod tonus est percussio duarum chordarum vel duae voces diverse inter se sonantes, sonus in una chorda fit estque vox aliqua uniformiter et aequaliter procedens; aliquando tamen tonus appellatur et sonus ". Aurelianus Reomensis, della stessa epoca, definiva il t. " acuta enuntiatio voces " (Gerbert, I 34 b). Nel secondo decennio del sec. XIV, Marchetto da Padova così commentava Remigio: " Secundum Remigium tonus et sonus idem est, sed diastema, hoc est distantia inter eos, est, quia sonus in una chorda sumitur, tonus vero non minus quam in duabus sumi non potest " (Gerbert, III 70 a). Sempre nella prima metà del sec. XIV, Filippo de Vitry riprende e chiarifica precedenti definizioni con le seguenti parole: " Tonus est spatii magnitudo plenum et perfectum sonum emittens. Secundum autem Boetium diffinitur sic: tonus est cohaerentia duarum vocum plenam et integram elevationem reddens seu depositionem sine aliquo intervallo; et dicitur tonus a tonando vel a sonando, quia integre tonat vel sonat... id est integrum tonum vel sonum facit in animo audientis, et figuratur sic: ut re, re mi, fa sol, sol la ascendendo, et converso descendendo " (Coussemaker, III 24 a).
Mettendo insieme le definizioni sin qui lette, risulta che t. ha un primo significato del tutto generico, simile a quello di sonus. Questa prima spiegazione sembra anche essere la più antica; risale forse a Boezio e quindi più facilmente può essere venuta a conoscenza, diretta o indiretta, di Dante. Il passo sopra citato del De vulg. Eloq. dà infatti a tonus questo primo significato più generale. Ma tonus, dalle definizioni già ricordate, poteva anche indicare l'intervallo fra due suoni contigui, composti di due semitoni dissimili, uno maggiore e uno minore. Per questo il suono, per essere emesso, ha bisogno di una sola corda, mentre il t. ne vuole due. C'è poi un terzo significato, quando t. è preso come sinonimo di " modo ". Nel Tractatus de musica plana del Monaco Cartusiense (Coussemaker, II 434 ss.) si dà la seguente definizione: " Tonus est regula quae de omni cantu secundum principium medium et finem diiudicat ". T. sarebbe dunque la formula che permette di attribuire una qualunque melodia, secondo complicati procedimenti spiegati da altri teorici, all'uno o all'altro degli otto modi (quattro autentici e quattro plagali). Nulla di tutto questo nel luogo dantesco citato all'inizio.
Bibl. - M. Gerbert, Scriptores ecclesiastici de musica sacra potissimum, 3 voll., St. Blasien 1784 (rist. anast., Hildesheim 1963); E. De Coussemaker, Scriptorum de musica Medii Aevi, 4 voll., Parigi 1864-1876 (rist. anast., Hildesheim 1963).