TONALITÀ
. Termine musicale. Si chiama col nome di tonalità quel sistema che comprende i suoni di una gamma, obbedienti a determinate attrazioni melodiche e a determinate relazioni armoniche. La realtà concreta, che dicesi tonalità, si identifica nello spirito umano con una particolare disposizione psicologica a cogliere le attrazioni e le relazioni di cui sopra, e si chiama senso tonale. Come questo non è stato sempre eguale nel corso dei secoli e nelle varie civiltà, che si sono avvicendate sul teatro della storia, così anche la tonalità ha avuto diverse fasi di svolgimento.
Terremo conto di quelle che interessano la musica occidentale e le sue epoche storicamente note.
Presso i Greci l'ambito tonale era rappresentato dal tetracordo discendente, e propriamente da quello appartenente al genere diatonico, il solo originario dell'Ellade europea. La caduta dei tre suoni superiori sul suono finale del tetracordo, mi-re-do-si, rappresentava l'attrazione melodica essenziale della tonalità.
I generi cromatico ed enarmonico - provenienti dalle colonie greche d'Asia Minore - modificarono soltanto la qualità degli intervalli, non la forza cadenzante del sistema tetracordale.
Il cristianesimo, raccolta l'eredità musicale greco-romana, amalgamatene le caratteristiche con quelle della liturgia ebraica e sinagogale, compendiò il senso di tonalità nelle scale modali del canto gregoriano. È noto che queste - contrariamente al sistema greco - erano considerate in senso ascendente e che l'ottava del suono base le limitava in modo completo. Il senso tonale che ne emanava, aveva le proprie caratteristiche: 1. nella posizione sempre diversa dei due semitoni; 2. nel richiamo melodico, o di riposo, verso una finale detta tonica; 3. nella natura dinamica o propulsiva di un suono, intorno al quale si aggirava di preferenza la cantilena, detto perciò dominante. Per la costituzione così diversa di tali scale, e per il singolare carattere che esse davano alla melodia, si può dire che la tonalità, nel canto della Chiesa cristiana, abbia avuto il maggiore numero di sfumature compatibili con un sistema rigorosamente diatonico. La sua fisionomia, unitaria nella pura melopea gregoriana, soffrì un'alterazione da quel primordiale procedimento polifonico conosciuto sotto il nome di Diafonia (sec. IX), a causa del sapore politonale generato dall'andamento per quinte parallele. Durante il Medioevo, mentre la musica sacra si manteneva fedele alla tonalità gregoriana, l'arte profana (forse la popolare, certamente la trovadorica) cominciò a far sentire netta e decisa la preferenza per un'atmosfera tonale fondata sul maggiore e sul minore. In seguito anche la polifonia dotta, pur continuando a professare la propria devozione per gli antichi toni ecclesiastici, venne a frequenti compromessi con un sentimento tonale, che già da secoli batteva con insistenza alle porte dell'arte. Questo ebbe la sua consacrazione, anche teorica, dopo la metà del Cinquecento, con Zarlino, che definì in modo non dubbio la natura del maggiore e del minore.
L'avvento della monodia accompagnata e i problemi armonici che a questa conseguirono, assicurarono sempre meglio il terreno teorico e pratico su cui poggia la tonalità moderna, con le gerarchie tra i gradi della scala, con le loro tendenze risolutive, con gli imperiosi richiami melodici delle cadenze. Il sorgere della musica strumentale, con le sue origini fondate sulla danza, contribuì a saldare i vincoli tra la plasticità del ritmo e la precisione matematica del senso tonale, per la nascita di un'arte, dalla quale, banditi gli antichi voli mistici, emanava solo il profumo delle cose terrene.
Dal risorto amore per il mistero, dall'anelito verso idealità trascendenti, che tennero dietro al romanticismo, provennero alla tonalità diatonica interventi modificatori, nel cromatismo prima, nell'esatonismo e nel dodecafonismo in tempi più prossimi a noi. Queste due ultime tendenze, con l'eguaglianza degl'intervalli tra i suoni delle due scale (di 6 e di 12 elementi), con l'abolizione di ogni gerarchia e di ogni attrazione, si sono rivelate come dissolvitrici nell'organismo dell'arte; sì che tra i musicisti contemporanei - specialmente italiani - è sorta una reazione così in favore dell'antica chiarezza tonale, come anche per un parziale ritorno alle vaghe tonalità del canto greco e cristiano.