SODERINI, Tommaso
– Nacque il 13 dicembre 1470 a Firenze, nel quartiere di Santo Spirito, gonfalone Drago, primogenito di Paolantonio e di Elisabetta di Tommaso Spinelli.
Nell’ottobre del 1495 fece parte dei quattro ostaggi pretesi dal re di Francia, Carlo VIII, in cambio della restituzione di Pisa e delle altre fortezze, poi non realizzata. Avviato alla carriera politica, tra il 1495 e il 1497 venne imborsato per l’assegnazione delle cariche all’interno del Consiglio maggiore e fu pure membro del consiglio stesso per sei mesi dal 1° gennaio 1496 e dal 30 aprile seguente. Il padre, esponente di primo piano del reggimento fiorentino e seguace di Girolamo Savonarola, nel 1497 lo fece aderire al partito dei Compagnacci, avversari del frate, secondo un piano che prevedeva un accordo con il loro capo, Doffo Spini, nel caso di un cambiamento politico. Nel dicembre del 1500 fece parte di un gruppo di cittadini deputati a sorvegliare nei quattro quartieri le manovre degli aderenti al partito mediceo che cercavano di favorire il rientro a Firenze di Piero de’ Medici con l’appoggio di Venezia e del re di Francia Luigi XII.
Non risulta aver svolto un’ambasceria nel 1500 presso Charles d’Amboise governatore francese a Milano. Il 24 dicembre 1501 venne deliberata una sua missione a Ferrara in occasione delle nozze di Lucrezia Borgia con Alfonso d’Este. Il 25 settembre 1503 fu incaricato di recarsi a Roma per onorare il nuovo pontefice Pio III insieme con Cosimo Pazzi, vescovo di Arezzo, Matteo Strozzi, Antonio Malegonnelle e Francesco Pepi, ma la partenza venne rimandata per la morte dello stesso papa il 18 ottobre. Con l’elezione di Giulio II il 29 novembre fu nominata una nuova delegazione, composta da Tommaso, Pazzi, Malegonnelle, Strozzi e quindi da Francesco Girolami e dal protonotario Guglielmo Capponi. Durante l’incarico gli ambasciatori provvidero anche a concordare la restituzione al papa di Citerna, pervenuta in mano fiorentina dopo la morte di Cesare Borgia, per ottenerne l’appoggio contro i veneziani e arginare la loro espansione in Romagna.
Tommaso fu ufficiale del Monte nel febbraio del 1504; nel giugno del 1508 venne imborsato per gli uffici da attribuirsi nel Consiglio maggiore. Nel marzo del 1509, denunciato per aver venduto grano ai nemici a Pisa insieme a Bernardo degli Albizi, si giustificò affermando che le derrate provenivano da un magazzino aperto a Lucca al tempo dell’accordo con quella città (1508) e di non essere stato a conoscenza che tra gli acquirenti vi fossero anche dei pisani. Nel novembre dello stesso 1509 gli venne tolto il possesso della rocca di Vicopisano, ricevuta dai Capitani di parte per farvi un granaio, in quanto dopo la riconquista di Pisa non ve n’era più necessità. Ricoprì di nuovo la carica di ufficiale del Monte per un anno dal 1° marzo 1510.
Dopo la vittoria della Lega santa a Ravenna, Soderini il 19 giugno 1512 fu eletto ambasciatore per due mesi presso il rappresentante imperiale Matteo Lang, vescovo di Gurk, per trattare con il viceré di Napoli, Raimondo di Cardona, un’alleanza con gli spagnoli contro i francesi, ma rifiutò l’incarico, per il suo orientamento filofrancese condiviso con Niccolò Capponi e Matteo Strozzi, e al suo posto il 25 giugno venne deputato lo zio Giovan Vettorio. Nell’agosto seguente, di fronte all’avanzare delle truppe spagnole al comando di Cardona, Soderini prese parte come commissario alla difesa della città insieme con Strozzi e Alessandro Acciaioli. Dopo il sacco di Prato e la fine del gonfalonierato dello zio Piero, anche Tommaso fu colpito dalle proscrizioni e l’11 ottobre 1512 per sentenza degli Otto di custodia confinato a Napoli per tre anni. In seguito, con il ripristino del governo dei Medici a Firenze, per decreto della Balìa del 28 marzo 1513, poté rientrare e venne pure imborsato in occasione dello scrutinio generale.
Nel 1522, il 3 luglio fu condannato come ribelle e subì la confisca dei beni in quanto partecipe del piano ordito contro il cardinale Giulio de’ Medici che prevedeva il ripristino della carica di gonfaloniere a vita nella persona di Piero Soderini e la creazione di una magistratura di otto persone, non dipendenti da nessun organismo e della durata di tre anni: a tale collegio avrebbero dovuto aderire pure Giovan Vettorio Soderini o lo stesso Tommaso. Con la revoca del bando e il risarcimento parziale dei beni espropriati, il 18 dicembre 1523 prese parte allo scrutinio generale del 1524 per il priorato, gli Otto uffici, il capitano di Pisa e Pistoia, i Provveditorati, i Quattordici e gli Undici uffici. Dopo la cacciata dei Medici nel 1527, Tommaso acquisì un ruolo più incisivo all’interno del reggimento divenendo arbitro della politica insieme con Baldassarre Carducci e Alfonso Strozzi, anche se in un contesto istituzionale caratterizzato da forti divisioni partitiche. Non riuscì però a ottenere il gonfalonierato, pur essendo tra coloro che avevano raccolto la maggior parte dei voti all’interno del Consiglio maggiore: la carica fu attribuita a Niccolò Capponi di cui Tommaso divenne un fiero avversario insieme con Strozzi cercando con ogni mezzo di causarne la caduta.
Ricoprì ancora il mandato di ufficiale del Monte dal 2 aprile 1528 per un anno e partecipò anche allo scrutinio generale. Non svolse invece l’ufficio di capitano di Cortona attribuito a Tommaso di Giovan Vettorio dal 20 agosto 1528. Il 10 maggio 1529 venne eletto per il quartiere Santo Spirito commissario per sei mesi per la difesa della città, e l’8 luglio designato commissario generale in campo al posto di Raffaele Girolami, ma il 20 rifiutò l’incarico. La Pace di Cambrai conclusa il 5 agosto 1529 tra l’imperatore Carlo V e il re di Francia, Francesco I, segnò l’inizio del predominio spagnolo in Italia. Nel tentativo di un accordo con Carlo V per fermarne l’avanzata verso Firenze, il 7 agosto una delegazione composta da Soderini, Niccolò di Piero Capponi, Matteo di Lorenzo Strozzi, Raffaello di Francesco Girolami, venne deputata per accogliere l’imperatore a Genova, ma, partirono il 16, giungendo in ritardo e Carlo V non volle trattare per non compromettere le relazioni con Clemente VII.
Dopo il lungo assedio da parte degli imperiali iniziato nell’ottobre del 1529, il 12 agosto 1530 Firenze firmò la resa. Con il ritorno dei Medici al governo anche Tommaso fu vittima delle prescrizioni politiche e il 2 dicembre gli venne comminato il confino a tre miglia da Firenze con il divieto di uscire dal dominio. Non dovette adempiere alla prescrizione in quanto nel 1531 morì, forse per avvelenamento, a Roma, nella fortezza di Castel S. Angelo dove era stato rinchiuso.
A Soderini Raffaele Franceschi, detto Celatone, dedicò la Parafrasi lucreziana, edita a Bologna nel 1504, e più tardi il carmelitano Pietro Candido gli offrì la sua edizione del De rerum natura di Lucrezio.
Aveva sposato Fiammetta Strozzi e il 13 luglio 1493 aveva ricevuto un anticipo della dote cedendo in cambio alla famiglia della moglie i diritti sui titoli maturati presso il Monte; un’altra parte gli sarebbe stata corrisposta il 30 maggio dell’anno seguente, per un totale di 3600 fiorini. Scomparsa Fiammetta il 31 luglio 1497, aveva contratto matrimonio nel 1498 con Francesca Pandolfini. Da queste unioni erano nati: Alessandro, oppositore di Cosimo de’ Medici e morto esule a Venezia nel 1547; Lisabetta, moglie nel 1517 di Roberto di Domenico Bonsi; Argentina, maritata ad Antonio Canigiani; Maria, sposa nel 1511 di Pierfrancesco di Lorenzo de’ Medici e madre di Lorenzino, responsabile dell’uccisione del duca Alessandro; Iacopo (morto il 18 agosto 1512); Giovanfrancesco (morto il 16 agosto 1534); Fiammetta, che contrasse matrimonio con Bindo Altoviti; Marietta, unitasi a Simone Della Gherardesca (morto il 10 marzo 1580); Costanza, monaca carmelitana a S. Maria degli Angeli con il nome di Tommasa; Maddalena, sposa del conte Gualdo di Piacenza; Francesco, chierico della Camera apostolica (morto il 18 agosto 1534); Nannina, moglie di Agostino del Nero; Caterina, maritata a Leonardo Ginori (morto il 7 giugno 1486).
Tra i figli si distinse Paolantonio che nel 1528 fu tra i capitani della milizia cittadina e combatté durante l’assedio di Firenze. Con il ritorno dei Medici nel 1530 Soderini venne confinato a Verona e poi nel 1531 ad Ascoli. Unitosi ai fuoriusciti che a Roma tentavano di organizzarsi per rientrare in patria, nel 1534 fu dichiarato ribelle subendo la confisca dei beni. Incaricato dagli stessi esuli di recarsi a Barcellona presso l’imperatore Carlo V per perorare la causa della libertà a Firenze, andò quindi a Napoli dove dovette constatare l’accordo raggiunto tra Alessandro de’ Medici e l’imperatore. Riparato a Genova dopo la sconfitta di Montemurlo, si unì ancora ai fuoriusciti convenuti a Siena in appoggio della città assediata dai fiorentini e venne di nuovo condannato come ribelle e privato dei beni il 13 luglio 1554. Dopo la capitolazione di Siena si recò in Francia dove visse alla corte di Caterina de’ Medici, che riuscì a fargli ottenere la grazia dal duca Cosimo e la restituzione di parte del patrimonio, consentendogli in tal modo di rientrare a Firenze.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Tratte, 8, c. 44v, 80, c. 55r, 175, cc. 64r, 65r, 403, c. 49v, 410, c. 162r, 411, c. 70r, 419, c. 92v, 428, cc. 200r, 218r, 232v, 241r, 246v, 251r, 259r, 435, c. 150r, 717, cc. 36r, 84v, 988, c. 8v; Balie, 44, cc. 387r, 393r-394v; Consulte e pratiche, 72, c. 23v, Signori. Legazioni e commissarie, 23, cc. 57rv, 63r-64r, 27, cc. 50r, 51rv, 52r; Signori e Collegi. Deliberazioni in forza di speciale autorità, 40, cc. 48r, 69r; Dieci di balia. Deliberazioni, condotte e stanziamenti, 60, c. 18r; Otto di guardia e balia, 231, c. 13v; Notarile antecosimiano, 12779, c. 339rv; Mss., 352, c. 159v. In Capitani di parte, nn. rossi, 75, cc. 32r-36v, vi sono documenti relativi a Francesca Pandolfini, moglie di Soderini.
D. Giannotti, Opere politiche e letterarie, collazionate sui manoscritti e annotate da F.L. Polidori; precedute da un Discorso di Atto Vannucci, Firenze 1850, pp. 47, 125, 127, 133, 135; P. Litta, Famiglie celebri italiane, Milano 1861, tav. VI (non fu Tommaso a leggere diritto civile a Pisa dal 1518 bensì Niccolò di Tommaso di Lorenzo); P. Villari, Niccolò Machiavelli e i suoi tempi, a cura di M. Scherillo, Milano 1927, I, p. 317; G. Schnitzer, Savonarola, Milano 1931, I, pp. 173, II, pp. 59, 531; S. Bertelli, Noterelle machiavelliane. Ancora su Lucrezio e Machiavelli, in Rivista storica italiana, LXXVI (1964), pp. 782, 784; N. Machiavelli, Legazioni e commissarie, a cura di S. Bertelli, Milano 1964, pp. 572, 641, 678, 701, 724, 730 s.; R. von Albertini, Firenze dalla repubblica al principato. Storia e coscienza politica, Torino 1970, pp. 84 nota, 107, 120, 153 nota, 331; A.F. Verde, Lo Studio Fiorentino. Ricerche e documenti. 1473-1503, III, Firenze 1977, pp. 38, 543, 552, 918, 1057, IV, 1985, p. 1458; H.C. Butters, Governors and government in early Sixteenth-century Florence, 1502-1519, Oxford 1985, pp. 67 nota, 72, 84, 134, 178 nota, 297, 320 s.; L. Fabbri, Alleanza matrimoniale e patriziato nella Firenze del ’400. Studio sulla famiglia Strozzi, Firenze 1991, pp. 27, 69, 90, 211, 213, 217; Epistolario di Fra Vincenzo Mainardi da San Gimignano, domenicano. 1481-1527, a cura di A.F. Verde - E. Giaconi, in Memorie domenicane, n.s., XXIII (1992), pp. 164, 385; B. Cerretani, Ricordi, a cura di G. Berti, Firenze 1993, pp. 13, 91, 94, 98, 183, 215, 274, 278, 292, 295, 405 s., 409; Id., Storia fiorentina, a cura di G. Berti, Firenze 1994, pp. 326, 439; P. Parenti, Storia fiorentina, I, 1476-78-1492-96, a cura di A. Matucci, Firenze 1994, p. 281; II, 1496-1502, a cura di A. Matucci, 2005, pp. 407, 484; L. Polizzotto, The elect nation. The Savonarolan movement in Florence. 1494-1545, Oxford 1994, pp. 195 nota, 215, 231, 257, 260, 320, 364, 370 nota, 393; D. Giannotti, Die Republik Florenz (1534), a cura di A. Riklin - D. Höchli, München 1997, pp. 189, 191, 197, 199, 377; B. Buonaccorsi, Diario dall’anno 1498 all’anno 1512 e altri scritti, a cura di E. Niccolini, Roma 1999, pp. 112, 139; G. Cadoni, Lotte politiche e riforme istituzionali a Firenze tra il 1494 e il 1502, Roma 1999, p. 238; I Processi di Girolamo Savonarola (1498), a cura di I.G. Rao - P. Viti - R.M. Zaccaria, Firenze 2001, pp. 27, 84, 101, 116, 124, 143 s.; F. Guicciardini, Storie fiorentine dal 1378 al 1509, a cura di A. Montevecchi, Milano 2006, pp. 187, 265 e nota, 408, 413, 461, 490.