RIARIO SFORZA, Tommaso
RIARIO SFORZA, Tommaso. – Nacque a Napoli l’8 gennaio 1782, dal duca Nicola e dalla principessa Giovanna Di Somma.
Penultimo di dieci figli, appartenne a uno dei casati più in vista del patriziato napoletano, ramo della famiglia Riario che ereditò alla fine del XVII secolo il titolo ducale degli Sforza, adottando da allora il doppio cognome. Il fratello Vincenzo, tenente d’artiglieria, agevolò l’entrata delle truppe francesi nel gennaio del 1799 e prese parte alla rivoluzione partenopea insieme all’altro fratello Giuseppe Pasquale, che venne giustiziato dopo la caduta della Repubblica. Il nipote Sisto fu cardinale e arcivescovo di Napoli.
Formatosi dal 1793 a Roma, nel collegio Nazareno presso i padri scolopi, Riario Sforza entrò precocemente nei ranghi della prelatura romana. Appena ventiduenne, prestò giuramento per la carica di prelato referendario della Segnatura apostolica (19 aprile 1804). Due anni dopo ricopriva già le funzioni di protonotaro apostolico partecipante di numero e ponente della congregazione del Buon governo.
La sua carriera nella Curia romana proseguì dopo la Restaurazione: il 15 maggio 1814 divenne membro della temporanea Commissione di Stato, con l’incarico di amministrare i beni ecclesiastici precedentemente sotto la tutela della direzione imperiale del demanio in vista della loro restituzione; l’8 dicembre ricevette la carica di prelato aggiunto della congregazione del Concilio; il 9 marzo 1816 venne nominato delegato della provincia di Macerata; pochi mesi dopo, fu promosso da Pio VII a suo maestro di camera (22 luglio), carica che manterrà fino alla nomina cardinalizia; il 12 maggio 1817, in qualità di protonotaro apostolico partecipante, fu inoltre nominato consultore della congregazione di Propaganda Fide.
Fu creato cardinale nel concistoro segreto del 10 marzo 1823; il 13 marzo successivo ricevette la berretta cardinalizia in concistoro pubblico e poche settimane dopo gli fu assegnato il titolo di cardinale diacono di S. Giorgio in Velabro (16 maggio). Tre giorni dopo venne aggregato dal papa come membro delle congregazioni di Propaganda Fide, di Disciplina dei regolari, della Consulta e del Buon governo (19 maggio). Partecipò al conclave del 1823, schierandosi con il partito degli zelanti che promossero l’elezione di Leone XII. Il 28 settembre dello stesso anno ricevette l’ordinazione sacerdotale; il 17 novembre fu trasferito dal papa al titolo presbiteriale di S. Maria in Domnica. Lo stesso pontefice gli affidò in seguito numerosi incarichi governativi.
Fu membro della prima congregazione di Stato dal 12 marzo 1825; divenne prefetto dell’economia di Propaganda Fide (1° ottobre 1826); il 28 gennaio 1828 fu eletto camerlengo del Sacro Collegio, carica alla quale fu rieletto il 18 maggio 1829 e che mantenne fino al 15 marzo dell’anno successivo. Negli stessi anni divenne membro della congregazione per la Ricostruzione della basilica di S. Paolo fuori le mura (21 marzo 1825), della congregazione del Cerimoniale (17 aprile 1825), della congregazione delle Acque (2 marzo 1826) e della Congregazione economica (27 novembre 1828). Dal 15 marzo 1826 all’11 dicembre 1834 ricoprì la carica di presidente della temporanea commissione dei sussidi, incaricata di esaminare le modalità di istituzione di una congregazione di Carità in ogni rione di Roma e di una riforma delle pensioni per far fronte alla disoccupazione. Pur muovendosi nell’ambito del «filantropismo irreggimentato e precettistico del più rigido zelantismo», Riario Sforza sembrò discostarsi dalle linee guida della politica assistenziale leonina: in una Memoria del 1827 indirizzata al pontefice, il presidente della commissione evidenziò, infatti, l’impossibilità di una trattazione puramente umanitaria della mancanza di lavoro, ammettendo la debolezza degli sforzi prospettati senza una necessaria opera di sostegno alla manifattura laniera (La politica economica, 1966, p. CI, pp. 460-466 per la Memoria).
Il 14 aprile 1829 fu nominato da Pio VIII legato apostolico di Forlì, ma rinunciò alla carica – nella quale era stato di fatto sostituito dal vicelegato Gregorio Caracciolo Santobuono a partire dal mese di dicembre del 1830 – in seguito all’insurrezione delle Provincie Unite del 1831.
Partecipò al conclave da cui fu eletto Gregorio XVI, il quale lo nominò più tardi legato apostolico di Pesaro e Urbino (5 dicembre 1834) e lo trasferì alla diaconia di S. Maria in Via Lata nel concistoro del 19 dicembre 1834. Durante la sua legazione, fu sorvegliante e interlocutore di Antonio Capece Minutolo principe di Canosa negli ultimi anni di vita dello scrittore e politico legittimista; alla morte di quest’ultimo, inviò le sue carte al segretario di Stato Luigi Lambruschini (Maturi, 1944). Nel 1839 fu eletto membro dell’Accademia di religione cattolica. Tornato a Roma dopo otto anni, fu promosso a prefetto della congregazione di Buon governo (15 gennaio 1843), nomina confermata da un breve del 24 gennaio. Il 3 aprile dello stesso anno venne nominato dal papa camerlengo di Santa romana Chiesa, carica che mantenne fino alla morte, insieme a quella di arcicancelliere dell’Università romana della Sapienza, a essa collegata. Ancora nel 1845 divenne membro della congregazione del Censo. L’anno precedente fu autore, insieme al cardinale Pietro Ostini, dell’opuscolo Istruzioni e pratiche religiose per la pia adunanza dei Marinai istituita in porto d’Anzio nel settembre 1844 (Foligno 1844).
Come decano dei cardinali diaconi, la mattina del 17 giugno 1846 annunciò dal balcone del Vaticano l’elezione di Pio IX al soglio pontificio. In qualità di camerlengo, venne chiamato da quest’ultimo a far parte del primo Consiglio dei ministri degli Stati pontifici, in qualità di responsabile del dicastero del Commercio, Belle arti, Industria e Agricoltura (motuproprio del 29 dicembre 1847). Pochi mesi dopo abbandonò tuttavia la carica e fu nominato presidente della nuova congregazione per l’Esame delle spese della pubblica amministrazione (12 febbraio 1848). Il 28 febbraio rinunciò anche a questa funzione. Nel novembre del 1848, dopo la partenza del papa verso Gaeta, restò a Roma pur avendo richiesto il passaporto.
Protettore della Pontificia accademia romana di archeologia fin dal 1843, detenne lo stesso titolo per la cappella Sistina del Santissimo presepe in S. Maria Maggiore, il monastero di S. Urbano e il conservatorio di S. Eufemia, oltre che per la Pontificia accademia dei nuovi Lincei (cfr. Notizie per l’anno MDCCCLVII).
Morì a Roma il 14 marzo 1857.
I funerali furono celebrati alla presenza di Pio IX nella chiesa dei Ss. XII Apostoli, dove Riario Sforza venne seppellito nella cappella di famiglia. L’elogio funebre e altri documenti della celebrazione vennero raccolti nell’opuscolo Orazione ed iscrizioni dell’abate Antonio Mirabelli pe’ solenni funerali celebrati nella chiesa de’ SS. Apostoli alla memoria dell’eminentissimo cardinale Tommaso Riario Camerlengo della S. R. C., e decano de’ cardinali dell’ordine de’ diaconi (Napoli 1857).
Fonti e Bibl.: Documenti autografi e materiali relativi alla sua attività nella Curia romana si trovano sparsi nei fondi relativi alle congregazioni e legazioni di cui fece parte, presso l’Archivio segreto Vaticano, e nei fondi Congregazione degli Studi, Università e Camerlengato presso l’Archivio di Stato di Roma.
G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, Venezia 1841, XII, p. 109; ibid., 1844, XXV, pp. 273, 290; ibid., 1847, XLVI, p. 123; ibid., 1855, LXXI, p. 93; ibid., 1860, XCVIII, p. 388; Notizie per l’anno MDCCCLVII dedicate all’Eminentissimo e Reverendissimo Principe il Signor Cardinale Giovanni Brunelli del titolo di Santa Cecilia, arcivescovo vescovo di Osimo e Cingoli ec. ec. ec, Roma 1857, p. 57; Giornale di Roma, 16 e 18 marzo 1857 (necrologi); Anonimo, Il Cardinale T. R. S., in La scienza e la fede, XVII (1857), 33, pp. 475-481 (necrologio); W. Maturi, Il principe di Canosa, Firenze 1944, pp. 326, 336-339, 343, 402; R. Colapietra, La Chiesa tra Lamennais e Metternich. Il pontificato di Leone XII, Brescia 1963, ad ind.; La politica economica della Restaurazione romana, a cura di R. Colapietra, Napoli 1966, pp. CI-CII, 460-466; G. Martina, Pio IX (1846-1850), Roma 1974, pp. 82, 87, 93; Ch. Weber, Kardinäle und Prälaten in den letzten Jahrzehnten des Kirchenstaates. Elite-Rekrutierung, Karriere-Muster und soziale Zusammensetzung der kurialen Führungsschicht zur Zeit Pius’ IX. (1846-1878), II, Stuttgart 1978, pp. 512 s., 810; G. Martina, Pio IX (1851-1866), Roma 1985, pp. 72, 715 s.; N. Roncalli, Cronaca di Roma, 1844-1870, II (1848-1851), a cura di A.F. Tempestoso - M.L. Trebiliani, Roma 1997, ad ind.; Ph. Boutry, Souverain et pontife. Recherches prosopographiques sur la Curie romaine à l’âge de la Restauration (1814-1846), Roma 2002, pp. 454 s. e passim; J. Leblanc, Dictionnaire biographique des cardinaux du XIXe siècle. Contribution à l’histoire du Sacré Collège sous les pontificats de Pie VII, Léon XII, Pie VIII, Grégoire XVI, Pie IX et Léon XIII, 1800-1903, Montréal 2007, pp. 795 s.