PUSTERLA, Tommaso
PUSTERLA, Tommaso. – Figlio di Antoniolo, fratello di Guglielmo (altro personaggio protagonista di una precoce carriera in seno alle istituzioni ecclesiastiche del dominio visconteo) e di Giovanni (nel quale, secondo le genealogie approntate di Pompeo Litta, si dovrebbe riconoscere il padre del noto Pietro Pusterla), Tommaso risiedeva con ogni probabilità a Milano, nella casa che la famiglia teneva nei pressi di Porta Orientale, nella parrocchia di S. Vito in Pasquirolo. Senza ombra di dubbio, la famiglia apparteneva al ramo di Tradate della potente parentela Pusterla (Archivio di Stato di Milano, Atti dei notai, 139, f. 8r).
Tommaso non deve essere confuso con lo zio omonimo (Tommaso, figlio di Ardizzo Pusterla), di una generazione più vecchio, il quale, a partire dagli anni Sessanta del Trecento, si era reso protagonista di una brillante carriera nelle istituzioni ecclesiastiche milanesi, giungendo a ricoprire la carica di cimiliarca e successivamente di vicario generale della Chiesa ambrosiana. Ampiamente beneficiato dalla vicinanza all’arcivescovo Guglielmo Pusterla, a Tommaso di Ardizzo deve essere peraltro ricondotta l’edificazione della chiesa di S. Maria a Tradate, inscritta nel complesso fortificato che la parentela teneva nella località del Seprio (M. Hayez, Urbain V (1362-1370), 1954, n. 2483; Litta, 1837, tav. IV).
Davvero poche sono le notizie sul conto di Tommaso di Antoniolo: è impossibile stabilirne la data di nascita e altrettanto nell’ombra restano le tappe della sua formazione e carriera all’interno delle istituzioni ecclesiastiche del dominio visconteo. Che fosse ancora piuttosto giovane al tempo della nomina a vescovo di Brescia (avvenuta con bolla papale il 28 marzo 1397) è possibile ricavarlo da alcune note di Konrad Eubel, nelle quali Tommaso è definito «clericus mediolanensis», «legum doctor vel potius studens in legibus» (1913, p. 147). Resta difficile persino stabilire se Tommaso effettuò il proprio ingresso in diocesi dato che, nella documentazione superstite della Chiesa bresciana, risalente ai primi mesi del 1398 egli era ancora indicato con l’appellativo di «ellectus» (Brescia, Archivio storico della Diocesi, Mensa, 69, f. 96v).
Pur senza aver preso ufficialmente possesso dell’episcopato, Tommaso non rinunciò a governare la cattedra bresciana: sin dal dicembre del 1397 aveva provveduto a inviare in diocesi, con la qualifica di «sindicus et procurator», il «nobilis et egregius vir» Antonio di Guglielmo Pusterla, cittadino di Milano, con ogni probabilità un cugino del presule, il quale ben presto fissò la sua residenza operativa all’interno del palazzo episcopale (ibid., f. 93r; Archivio di Stato di Milano, Atti dei notai, 139, f. 3r; Litta, 1837, tav. IV). Per quanto concerne l’operato di Tommaso, occorre notare che le tracce archivistiche residuali testimoniano la volontà di lasciare un’impronta chiara in seno alla Chiesa bresciana. Agli inizi del 1398, forse approfittando della pacificazione politica del quadrante alpino faticosamente ottenuta dai Visconti (da Valcamonica, 1698, pp. 409-416), il sindicus Antonio fu inviato in Valle Camonica allo scopo di rinnovare i contratti feudali con la vassallità episcopale camuna, che già negli anni precedenti era stata oggetto di ampi interventi da parte del predecessore, Tommaso Visconti (Guerrini, 1920, pp. 45 s.). Di questa azione restano alcune investiture rogate dal notaio di curia Marchesino Isei, anch’esso inviato in valle al seguito del vicario Pusterla (Brescia, Archivio storico della Diocesi, Mensa, 69, ff. 93r-96v).
Nel governo della diocesi, condotto prevalentemente ‘da lontano’, Tommaso Pusterla intese circondarsi di personaggi di sicura fiducia, alcuni dei quali peraltro già radicati nell’ambiente bresciano: oltre al già citato Antonio, il presule usufruì dei servigi di altri due vicari di origine milanese: Marco da Vimercate (canonico di cattedrale a Brescia e vicario vescovile già ai tempi del vescovo Tommaso Visconti: Archivio di Stato di Milano, Pergamene per fondi, 66, perg. 31), e Giacomo da Magenta (già priore della chiesa celestiniana di S. Martino, in città: Brescia, Archivio storico della Diocesi, Mensa, 69, f. 93r). Tra i milanesi che collaborarono con il presule, vale la pena menzionare anche il notaio Giovanni di Giacomolo Ciocca, che dalla città ambrosiana rogò alcune procure con le quali Tommaso assegnò deleghe e incarichi particolari ai propri officiali di curia (I notai..., 2004, p. 127).
Tommaso trovò la morte con ogni probabilità negli ultimi mesi del 1398: con bolla dell’8 gennaio 1399, infatti, Bonifacio IX destinò alla cattedra bresciana il fratello di questi, Guglielmo, «per obitum Thome episcopi» (Brescia, Archivio storico della Diocesi, Pergamene del Capitolo, perg. 59; Ughelli, 1719, coll. 555 s.).
Le scarne notizie sulla vita e sull’operato di Tommaso testimoniano l’organizzazione raggiunta, alla fine del Trecento, dal meccanismo di controllo delle cariche ecclesiastiche nel dominio visconteo; un sistema in cui particolarmente elevata era la circolazione di personaggi milanesi, non solo e non necessariamente ai gangli più elevati della gerarchia ecclesiastica.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Atti dei notai, b. 139; Pergamene per fondi, b. 66; Brescia, Archivio storico della Diocesi, Mensa, b. 69; Pergamene del Capitolo, pergg. 59, 60, 61; H. Hoberg, Taxae pro communibus servitiis. Ex libris obligationum ab anno 1295 usque ad annum 1455 confectis, Città del Vaticano 1949, p. 24; M. Hayez, Urbain V (1362-1370). Lettres communes analysées d’après les registres dits d’Avignon et du Vatican, I, Paris 1954, pp. 256 s.
G. da Valcamonica, Curiosi trattenimenti continenti raguagli sacri, e profani de’ popoli camuni, Venezia 1698 (rist. anast. Bologna 1965), pp. 409-416; F. Ughelli, Italia sacra sive de episcopis Italiae, et insularum adjacentium, rebusque ab iis praeclare gestis, IV, Venetia 1719 (rist anast. Bologna 1972), coll. 555 s.; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, Milano 1837, Della Pusterla; A. Sina, Guglielmo Pusterla e Pandolfo Malatesta nella sede vescovile di Brescia, in Brixia sacra, s. 1, III (1912), 2, pp. 70-77; K. Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevii, Monasterii 1913 (rist. anast. Padova 1930), p. 147; P. Guerrini, Una ribellione feudale contro il vescovo in Vallecamonica, in Brixia sacra, s. 1, XI (1920), 3, pp. 43-51; I notai della curia arcivescovile di Milano (secoli XIV-XVI), a cura di C. Belloni-M. Lunari, Roma 2004, p. 127; G. Andenna, L’episcopato di Brescia dagli ultimi anni del XII secolo sino alla conquista veneta, in A servizio del Vangelo. Il cammino storico dell’evangelizzazione a Brescia, I, L’età antica e medievale, a cura di Id., Brescia 2005, pp. 97-210 (in partic. pp. 204 s.).