MONTANI, Tommaso
MONTANI, Tommaso. – Si ignorano gli estremi biografici di questo scultore originario di Firenze (Strazzullo, 1979), la cui attività è documentata per lo più a Napoli tra il 1594 e l’inizio del terzo decennio del Seicento. Non si conoscono neppure le circostanze del suo apprendistato.
Le varie collaborazioni con il conterraneo Michelangelo di Domenico detto Naccherino, datate soprattutto all’inizio del XVII secolo, hanno suggerito l’ipotesi, plausibile e largamente accolta, che il M. si fosse anche formato nella sua bottega, sebbene tale proposta non possa essere confermata per via documentaria, né confortata attraverso l’analisi stilistica. In ogni caso, l’esigua produzione conservata dell’artista presenta modi radicati nel manierismo scultoreo di matrice toscana, non lontani da certe soluzioni di Naccherino stesso.
Le prime opere di cui si ha notizia risalgono al 1594 e al 1596, quando il M. eseguì per la Congregazione dell’Oratorio di Napoli, rispettivamente, la Madonna della Vallicella, oggi nella sala di lettura della Biblioteca dei Girolamini, e una Madonna collocata sulla porta della stufa della chiesa di S. Filippo Neri (Borrelli). Al 1599 risale invece il contratto stipulato dal M. per la realizzazione del Monumento funebre di Geronimo Francolino nella cappella dei Catalani in S. Giacomo degli Spagnoli, oggi perduto (Ceci, 1906, p. 165).
Due anni più tardi è documentato il primo intervento del M. al fianco di Naccherino (Strazzullo, 1979, p. 338), quando contribuì alla scultura e alla messa in opera di alcune parti della Fontana del Nettuno (la cosiddetta Fontana Medina).
Sebbene il pagamento destinato al M. attesti un ruolo da comprimario rispetto a quello ricoperto dal presunto maestro, tanto da registrare la divisione in parti uguali dei compensi, non è possibile riconoscere la sua mano in nessuna parte del monumento.
Tra lo stesso 1601 e l’anno successivo l’artista scolpì un S. Niccolò per la cappella Fornaro (o della Natività) nella chiesa del Gesù Nuovo. Prese inoltre parte al cantiere coordinato da Naccherino in S. Giovanni dei Fiorentini, ove eseguì gli Apostoli Giovanni e Tommaso, oggi conservati nella chiesa della Madre del Buon Consiglio. Nel 1603, quindi, lavorò di nuovo ad un’impresa di Naccherino, realizzando la Madonna col Bambino collocata nella parte alta del Monumento funebre del cardinale Alfonso Gesualdo in duomo.
Tra il 1606 e il 1609, secondo quanto attestano diversi pagamenti (da ultimo Kuhlemann, pp. 279-281), il M. fu impegnato ancora con Naccherino nell’esecuzione di alcune parti della Fontana di S. Lucia.
Stando ai documenti, la coppia di artisti scolpì i due Atlanti, due fontanelle, due Putti e due Canestri di frutta. Come per la Fontana Medina, tuttavia, anche in questo caso non è possibile isolare gli interventi autografi del M., sebbene sia consolidata l’ipotesi che a lui si debba ascrivere, tra l’altro, l’Atlante di destra. La collaborazione tra i due scultori ebbe luogo anche in occasione dei lavori per la Tomba di Giovanni Sanseverino, compiuta nel 1608 e montata nella parrocchiale di Saponara (ora Grumento Nuovo). L’opera, rovinata da un terremoto, si trova oggi in forma frammentaria nel giardino di palazzo Perroni nella stessa Grumento Nuovo.
Nel 1610 il M. ottenne un compenso di 50 ducati (Nappi, 1983, p. 324) per due sculture raffiguranti i Ss. Filippo e Giacomo, un tempo nella chiesa di S. Maria del Popolo agli Incurabili e adesso conservate nel cortile dello stesso complesso monumentale. Al 18 ag. 1612 rimonta invece un pagamento per l’esecuzione degli Stemmi della città di Salerno e di Casa Gaetani (Documenti estratti...), mentre nel 1613 l’artista collaborò con Geronimo D’Auria all’esecuzione dei Ss. Stefano e Lorenzo collocati nella cappella Muscettola al Gesù Nuovo.
L’anno seguente, insieme con Giovan Domenico Monterosso, si dedicò alla realizzazione di un gruppo scultoreo raffigurante la Madonna delle Grazie col Bambino in braccio e ai lati i Ss. Lucia e Francesco, in origine sito nella chiesa di S. Michele a Montesantangelo in Puglia, e oggi disperso (Nappi, 1983, p. 296). Ricevette inoltre un pagamento per la coppia di Angeli collocati nel timpano della chiesa del Sacro Monte di Pietà, realizzati in sostituzione di quelli che i Protettori del Monte gli avevano rifiutato nel 1605.
Nello stesso 1614, con Cristoforo e Giovan Domenico Monterosso, il M. cominciò l’esecuzione delle statue in bronzo dei Ss. Gennaro, Aspreno, Attanasio, Agnello e Tommaso d’Aquino, commissionate dalla Deputazione del Tesoro di S. Gennaro e destinate alla cappella del Tesoro in duomo.
Le ultime due, però, non vennero mai portate a termine. Le complesse vicende dei lavori per tali opere si protrassero fino al 1621, quando finalmente i Deputati accettarono le sculture e disposero la loro sistemazione nella cappella. Il S. Gennaro tuttavia, dopo essere stato sostituito già nel 1645 da una scultura di Giuliano Finelli, cui era stato affidato il compito della nuova decorazione della cappella, fu collocato nel 1660 in cima alla Guglia dedicata al patrono di Napoli, realizzata da Cosimo Fanzago nella piazza Riario Sforza. Quanto alla definizione dei singoli contributi in rapporto alle tre statue, la pur dettagliata serie di documenti concernenti i lavori (Strazzullo, 1978, p. 95) non consente di discernere le diverse responsabilità all’interno dell’équipe, né risulta possibile stabilire le differenti autografie attraverso l’indagine sullo stile.
Sempre nell’ambito della decorazione della cappella del Tesoro, nel 1615 il M. collaborò ancora con Naccherino alla realizzazione del modello della «custodia d’argento» per l’altare maggiore, opera che venne fusa soltanto nel 1623. Nello stesso 1615, come attesta un pagamento a lui indirizzato (Documenti estratti...), il M. eseguì due Ritratti in bassorilievo per la chiesa di S. Anna dei Lombardi e fu impegnato in una campagna di restauri di sculture antiche, scoperte una decina d’anni prima e destinate a ornare la facciata del palazzo degli Studi (oggi Museo archeologico nazionale).
L’artista, protraendo l’attività sino all’anno seguente, provvide altresì alla rielaborazione dei soggetti delle statue stesse, nonché all’esecuzione di alcuni medaglioni con Ritratti di filosofi, in origine posti sulla facciata dell’edificio; intervenne inoltre all’interno del palazzo, realizzando altri tondi con Filosofi, un Ritratto di Filippo III e una scultura raffigurante la Medicina (Ceci, 1904). Non si conoscono, comunque, le vicende conservative dei suoi lavori per l’antico ateneo napoletano.
Al 1618 risale la commissione di un Putto in marmo per la cappella del Tesoro ed è registrato un versamento in suo favore per quattro puttini destinati alla cappella di Pomponio Salvo nel Monastero di Montevergine (Documenti estratti...). L’anno seguente, invece, il M. realizzò dei lavori non meglio precisati per la Tomba di Francesco Laudato nella chiesa di S. Domenico a Gaeta (ibid.), nonché, stando alle carte d’archivio (Strazzullo, 1978, p. 95), una «statuetta piccola di s. Gennaro» in metallo per il duomo di Napoli.
Tra il 1619 e il 1620 l’artista collaborò infine con Cosimo Fanzago, Nicola Botti, Francesco e Benedetto Balsimelli, all’esecuzione della Custodia per l’altare maggiore di S. Patrizia nell’omonimo monastero. Il 24 marzo 1620, in rapporto a tale impresa, gli venne versato un emolumento per delle «figure di rame» (D’Addosio).
Nel 1622 il M. era sicuramente scomparso: lo si apprende da un documento attestante che Giovan Domenico Monterosso fu incaricato di terminare un putto marmoreo per la cappella del Tesoro assegnato in precedenza al «condam» [sic] M. (Strazzullo, 1978, p. 96).
Fonti e Bibl.: G. Ceci, Palazzo degli Studi, in Napoli nobilissima, XIII (1904), 9, p. 164; Id., Per la biografia degli artisti del XVI e XVII secolo. Nuovi documenti. II. Scultori, ibid., XV (1906), 9, p. 133; 11-12, p. 165; G.B. D’Addosio, Documenti inediti di artisti napoletani dei secoli XVI e XVII, Napoli 1920, p. 243; A. Maresca di Serracapriola, Michelangelo Naccherino scultore fiorentino allievo di Giambologna: sua vita, sue opere, opere del suo aiuto Tomaso Montani e del principale suo allievo Giuliano Finelli: con ventinove autotipie, Napoli 1924, pp. 71-76, 93, 118; Documenti estratti dall’Archivio Storico del Banco di Napoli. Dai giornali copia-polizze del Monte e Banco della Pietà. Artisti napoletani o che operarono in Napoli tra la fine del sec. XVI e la prima metà del sec. XVII. Scultori e marmorai, in Rassegna economica. Pubblicazione mensile del Banco di Napoli, X (1940), 7, p. 266; O. Morisani, Saggi sulla scultura napoletana del Cinquecento, Napoli 1941, pp. 59, 64-66, 103; M. Borrelli, Contributo alla storia degli artefici maggiori e minori della Mole Girolaminiana, in Lo scugnizzo, I (1966), p. 23; F. Strazzullo, Architetti e ingegneri napoletani dal ’500 al ’700, Napoli 1969, pp. 143 s. nota 14; O. Morisani, La scultura del Cinquecento a Napoli, in Storia di Napoli, V,2, Cava dei Tirreni 1972, p. 778; A. Nava Cellini, La scultura dal 1610 al 1656, in La scultura del Seicento a Napoli, a cura di F. Abbate, Torino 1997, p. 18; E. Catello - C. Catello, La Cappella del Tesoro di S. Gennaro, Napoli 1977, pp. 56 s., 66, 70, 134, 142 s.; F. Strazzullo, La Real cappella del Tesoro di S. Gennaro, Napoli 1978, pp. 13, 19, 74, 87, 94-96, 100, 160 s., 164; Id., Documenti per la storia dell’arte del ’600 a Napoli, in Atti dell’Accademia Pontaniana, XXVIII (1979), p. 338; E. Nappi, Documenti su fontane napoletane del ’600, in Napoli nobilissima, s. 3, XIX (1980), 5-6, p. 224; E. Nappi, Documenti dell’Archivio storico del Banco di Napoli, in M. Pasculli Ferrara, Arte napoletana in Puglia dal XVI al XVIII secolo, Fasano 1983, pp. 296, 324; M.I. Catalano, T. M., in Civiltà del Seicento a Napoli (catal.), II, Napoli 1984, pp. 215 s. (con bibl.); E. Nappi, Le chiese dei gesuiti a Napoli, in Seicento napoletano. Arte, costume e ambiente, a cura di R. Pane, Milano 1984, pp. 326, 336; G. Salvatori - C. Menzione, Le guglie di Napoli: storia e restauro, Napoli 1985, pp. 53-55; F. Strazzullo, La cappella di S. Gennaro nel duomo di Napoli. Documenti inediti, Napoli 1994, pp. 18, 192 s.; M. Kuhlemann, Michelangelo Naccherino. Skulptur zwischen Florenz und Neapel um 1600, Münster-New York-München, 1999, pp. 279-281 e passim (con bibl.); E. Nappi, La cappella del tesoro e la Guglia di S. Gennaro. Nuovi documenti e nuove fonti, in Ricerche sul ’600 napoletano. Saggi e documenti 2001, Napoli 2002, pp. 91, 94; N. Di Blasi, La fontana Medina attraverso la documentazione dell’Archivio storico municipale di Napoli, in Napoli nobilissima, s. 5, X (2009), 5-6, pp. 175, 190 s. n. 17; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXV, p. 82.