TOMMASO I, conte di Savoia
TOMMASO I, conte di Savoia. – Nacque tra il 1177 e il 1178 da Umberto III, conte di Savoia, e da Beatrice dei conti di Mâcon. Acquisì il titolo comitale alla morte del padre, nel marzo del 1189.
Umberto lasciò a Tommaso, ancora minorenne, un dominio politicamente indebolito e territorialmente ridimensionato da decenni di conflittualità intermittente con la corona tedesca. Nel maggio 1189 il marchese di Monferrato Bonifacio I, tutore del giovane conte e politicamente legato a Enrico VI, favorì la restituzione a Tommaso dei diritti sottratti due anni prima al padre per effetto del bando imperiale. Enrico avrebbe proseguito la politica imperiale di potenziamento delle autonomie vescovili a scapito del controllo sabaudo, avocando all’impero i regalia spettanti ai vescovi di Sion e concedendo privilegi a quelli di Aosta e Torino.
Alla ricerca di un consolidamento istituzionale nei territori dominati, Tommaso chiarì i rapporti con gli enti religiosi, rafforzò l’autorità comitale sui traffici stradali, accese legami privilegiati con alcune comunità. Nel 1191, ormai maggiorenne, concesse franchigie agli abitanti di Aosta e negoziò con l’episcopio i limiti delle prerogative comitali nella valle. Fu attivo, con politiche analoghe, nei domini situati entro il regno italico soprattutto dopo la morte di Enrico VI, avvenuta nel 1197. In quell’anno eseguì donazioni a varie chiese della valle di Susa, dove aveva in precedenza fondato la certosa di Losa; nel 1198 concesse franchigie agli abitanti di Susa e di Miradolo, nel Pinerolese. Il potenziamento valsusino doveva essere la premessa di un ripristino del controllo sabaudo sull’area pedemontana, sottratta all’influenza della dinastia, a metà del XII secolo, dal consolidamento signorile dei vescovi di Torino sostenuti dall’impero. Tale ambizione è riscontrabile dal 1200, quando Tommaso si inserì in un conflitto che opponeva il Comune e l’episcopio torinesi ad alcuni poteri limitrofi (Testona, Chieri e i signori di Piossasco) e fu impegnato militarmente contro Manfredo II, marchese di Saluzzo, che rese suo vassallo per alcune località.
La crisi del potere imperiale, conteso fra Ottone di Braunschweig e Filippo di Svevia, favorì Tommaso soprattutto nel settore transalpino, ove furono più importanti e duraturi gli effetti dell’espansione territoriale da lui promossa.
Tommaso, in questa fase favorevole a Ottone, operò prevalentemente nelle zone a nord e a est del lago Lemano: a partire dal 1201 respinse l’aggressione in Chiablese dei duchi di Zähringen, alleati di Filippo, e contrattaccò espandendo i suoi domini verso il Vaud. Nel 1207 Filippo, constatando il successo di Tommaso, lo investì dei domini aviti, dei luoghi di Chieri e Testona e di Moudon. La concessione di Moudon, la sola ad avere efficacia pratica, legittimò l’inedita presenza politica dei Savoia nel Vaud, che Tommaso potenziò negli anni successivi: nel 1211 costrinse gli Zähringen a un nuovo trattato di pace; entro il 1214 edificò l’insediamento di Villeneuve de Chillon, all’estremità orientale del lago; nel 1219 strinse accordi con il vescovo di Losanna. Alla stabilizzazione politica della sponda meridionale del Lemano aveva invece contribuito, già verso il 1196, il matrimonio di Tommaso con Margherita, figlia del conte di Ginevra Guglielmo I.
Nel secondo e nel terzo decennio del Duecento le scelte di Tommaso seguirono tre direttrici principali: la ricerca di un rapporto privilegiato con l’Impero a scapito di altri attori politici locali; la partecipazione ai sistemi di alleanze che si contendevano il predominio nell’area subalpina, come strumento di una politica italiana intesa non più al consolidamento, ma anzitutto all’estensione della zona di influenza sabauda; la costruzione, di là dalle Alpi, di una rete di legami politici attraverso i matrimoni e le carriere ecclesiastiche dei figli.
Dopo la morte di Filippo di Svevia (1208) Tommaso mantenne una durevole alleanza con Ottone IV, che lo portò in seguito a scontrarsi con Federico II e con le potenze a lui collegate. Nel 1210 accompagnò Ottone lungo un tratto della sua spedizione in Italia; è nuovamente attestato entro la comitiva imperiale nel 1212. Gli scontri che opposero in quegli anni Tommaso ai marchesi di Monferrato e di Saluzzo furono al contempo un corollario della guerra contro lo schieramento federiciano e una tappa dell’espansione sabauda nel Piemonte occidentale. Nel 1212-13 il conte attaccò i domini saluzzesi; nel 1215 sostenne i Comuni di Vercelli e Milano nella devastazione del centro monferrino di Casale e ottenne a sua volta l’appoggio delle due città in una nuova offensiva contro i Saluzzo. In parallelo con tali impegni militari cercò di rafforzare la sua presenza signorile nell’area fra Pinerolo e Torino, in cui erano forti le autonomie signorili dell’abbazia di S. Maria di Pinerolo e di varie famiglie di domini rurali. Nel 1212 acquisì Vigone permutandola con l’abbazia di S. Giusto di Susa. Nel 1217-18 si inserì in una disputa fra l’abbazia e la comunità di Pinerolo, decisa a esprimere un’autonomia istituzionale a scapito della signoria monastica. La questione si risolse momentaneamente a favore dell’abbazia, a cui un arbitrato confermò le prerogative giurisdizionali sul centro, fatto salvo quanto da essa tenevano i Savoia; ma già l’anno successivo Tommaso poteva contare su un’ambigua fedeltà del Comune di Pinerolo, al quale concesse statuti. Nel decennio successivo l’influenza politica di Tommaso si spingeva sino a Carignano, sulla sponda sinistra del Po.
All’aprirsi degli anni Venti i domini sabaudi in Piemonte furono minacciati dal rafforzarsi dello schieramento dei poteri locali ostili a Tommaso. Il vescovo e il Comune di Torino avevano fatto fronte alla minaccia sabauda procurandosi il primo il titolo di vicario di Federico II, il secondo il sostegno militare di varie signorie rurali a sudovest del centro urbano, i cui domini si erano collegati al Comune con patti di cittadinatico. Nel 1221 i due poteri, insieme con Testona, i Piossasco, i Saluzzo e i conti di Biandrate attaccarono Tommaso che, forte soltanto di una tiepida alleanza con Vercelli, si trovò nel 1224 a combattere anche contro il Comune di Asti, da cui fu infine costretto a riconoscere in feudo molti territori precedentemente acquisiti: Carignano, Vigone, Cumiana, Bra. L’anno successivo aiutò militarmente il Comune di Genova, alleato di Asti, poco prima che una pesante sconfitta inflitta agli astigiani da Alessandria allentasse i rapporti di collaborazione fra i tre poteri.
L’isolamento politico di Tommaso in Piemonte divenne insostenibile quando, nel 1226, la maggior parte delle potenze rivali aderirono alla lega di Comuni padani organizzatasi contro Federico II. Tale evento spinse Tommaso a un cambio di fronte: prestò omaggio al sovrano e ottenne la nomina a legato imperiale per il regno italico e la Marca di Treviso. Dignità, questa, che sfruttò nel biennio 1226-27 per moltiplicare i suoi interventi nelle vicende politiche dei due versanti dell’arco alpino: occupò infatti le città di Savona e Albenga, che si erano ribellate all’egemonia genovese, e tentò di dirimere una contesa fra l’episcopio e la comunità di Marsiglia.
Trascorse buona parte degli anni successivi in ulteriori tentativi di consolidamento dei domini piemontesi a scapito dei poteri antimperiali. Nel 1228 combatté nuovamente contro i torinesi, che avevano stretto una pericolosa alleanza con i pinerolesi e i conti di Albon; nel 1230 sconfisse i cuneesi, che si erano ribellati ai marchesi di Saluzzo con il sostegno di Milano. Verso il 1229 fu fondato al limite sudorientale dell’espansione sabauda, probabilmente in accordo con Asti, l’insediamento di Villafranca.
Meno problematiche si rivelarono, anche in queste fasi, le vicende del potere sabaudo nei territori transalpini. Negli anni intorno al 1220 Tommaso aveva messo in funzione una rete di alleanze estesa tra il Lemano e la foce del Rodano, servendosi dell’azione diplomatica più che delle armi.
Nella seconda metà degli anni Dieci suo figlio Amedeo aveva sposato Anna, figlia di Guigues André, conte di Albon. Nel 1218 una figlia del conte, Margherita, era stata promessa in sposa a Hartmann, figlio del conte Ulrico III di Kyburg, erede di parte dei possedimenti degli Zähringen, il cui lignaggio si era estinto in quello stesso anno. Al 1219 risale, oltre agli accordi con il vescovo di Losanna, il matrimonio di un’altra figlia, Beatrice, con Raimondo Berengario V, conte di Provenza e di Forcalquier.
Alcuni figli del conte furono impiegati, soprattutto nel decennio successivo, per rafforzare il controllo sabaudo sulle istituzioni ecclesiastiche transalpine. Uno di essi, Tommaso, negli anni Venti era canonico a Losanna e prevosto nella cattedrale di Valence, ove entro il 1226 suo fratello Guglielmo fu eletto vescovo. La carriera di Pietro ebbe una funzione importante nel consolidamento del potere sabaudo a nord del Lemano: è attestato come canonico a Losanna e a Ginevra e come prevosto delle cattedrali di Ginevra e Aosta; divenne amministratore dell’episcopio losannese nel 1229, ma non riuscì ad accedere alla cattedra vescovile. All’inizio degli anni Trenta Bonifacio era vescovo di Belley e priore del monastero cluniacense di Nantua.
Sempre di là dalle Alpi Tommaso, negli ultimi anni della sua vita, rafforzò il suo controllo sulla strada del Moncenisio attraverso una politica di acquisizioni giurisdizionali. Nel 1232 si procurò un controllo non superficiale di Chambéry, ai cui abitanti concesse franchigie. Altre franchigie, accordate l’anno successivo agli uomini di Montmélian, furono già concesse dal figlio e successore di Tommaso, Amedeo IV.
Tommaso morì infatti in Piemonte il 1° marzo 1233.
Oltre ai figli già menzionati, Tommaso aveva avuto da Margherita di Ginevra Filippo (il futuro conte Filippo I), Umberto, che premorì al padre, e Aimone, morto nel 1237; gli sono stati attribuiti, senza prove documentarie, vari illegittimi. Il numero elevato dei figli maschi di Tommaso e l’assenza di regole definite per la successione al titolo comitale produssero, alla sua morte, una lunga crisi dinastica, chiusa definitivamente solo a inizio Trecento.
Il lungo periodo di attività politica di Tommaso fu caratterizzato dal precisarsi della struttura amministrativa dei domini sabaudi. Il conte sottopose vari luoghi al governo di castellani, le cui funzioni erano peraltro ancora lontane dalla formalizzazione riscontrabile a metà Duecento; potenziò anche l’apparato di governo centrale, affidando la produzione documentaria a una cerchia di notarii comitis. Nell’età di Tommaso la qualifica di conte di Savoia incominciò a soppiantare, nella titolatura degli atti, quella sino allora dominante di conte di Moriana.
Fonti e Bibl.: Chroniques de Savoie, in Historiae patriae monumenta, III, 1, Scriptorum, Augustae Taurinorum 1840, coll. 131-140; D. Carutti, Regesta comitum Sabaudiae marchionum in Italia ab ultima stirpis origine ad an. MDCCLIII, Augustae Taurinorum 1889, pp. 136-196; R. Mariotte-Löber, Ville et seigneurie. Les chartes de franchises des comtes de Savoie (fin XIIe siècle-1343), Annecy 1973, pp. 108-111, 122 s., 191-194.
F. Gabotto, L’abazia ed il comune di Pinerolo e la riscossa sabauda in Piemonte, in Studi pinerolesi, Pinerolo 1899, pp. 128-165; C.W. Previté Orton, The early history of the House of Savoy (1000-1233), Cambridge 1912, pp. 353-420; G. Tabacco, Lo Stato sabaudo nel Sacro Romano Impero, Torino 1939, pp. 9-13; E. Cox, The Eagles of Savoy. The House of Savoy in Thirteenth-Century Europe, Princeton 1974, pp. 7-32; G. Sergi, Potere e territorio lungo la strada di Francia. Da Chambéry a Torino fra X e XIII secolo, Napoli 1981, pp. 154-205; G. Castelnuovo, L’aristocrazia del Vaud fino alla conquista sabauda (inizio XI-metà XIII secolo), Torino 1990, pp. 50-56; A. Barbero, Conte e vescovo in valle d’Aosta (secoli XI-XIII), in Id., Valle d’Aosta medievale, Napoli 2000, pp. 1-40.