GOZZADINI, Tommaso
Frate fin qui non bene identificato, ma nato a Bologna e quivi vissuto fra il sec. XIII e il XIV. Compose un'operetta didattico-morale, il Fiore di Virtù, la cui redazione originale dovette essere in una lingua semidialettale, probabilmente bolognese, che fu presto toscaneggiata e ricevette anche altri travestimenti dialettali e traduzioni.
Se ne fecero traduzioni in armeno, in greco, in francese, in spagnolo, in romeno, in tedesco. Della sua diffusione sono prova le molte edizioni (circa trenta) apparse già nel sec. XV dal 1474 in poi, e parecchie anche dopo, fino ai tempi moderni, in cui fu ristampata la redazione toscana come testo di lingua (a cura di G. Bottari, Firenze 1740).
Bibl.: Per i codici che lo contengono: T. Casini, Appunti sul F. d. V., in Rivista critica d. letterat. ital., III, p. 154; per le edizioni: F. Zambrini, Le opere volgari a stampa, Bologna 1884. Sull'autore e le fonti dell'opera: C. Frati, Ricerche sul F. d. V., in Studj di filologia romanza, VI, p. 247; G. Zaccagnini, Per la storia letteraria del duecento, in Il libro e la stampa, VI, p. 136; id., Notizie ed appunti per la storia letteraria del sec. XIV, in Giorn. stor. d. letterat. ital., LXVI, p. 330. Per le varie redazioni: G. Ulrich, F. d. V. Versione tosco-veneta del Gaddiano 115 della Laurenziana, Zurigo 1890; id., Il codice bertoliniano del Fiore di Virtù, Zurigo 1891; id., F. d. V. Saggi della versione tosco-veneta, Lipsia 1875; id., Fiore di Virtù secondo la lezione del Rediano 149, in Zeitschrift für roman. Philol., XIX, pp. 235, 253; R. Renier, Di una ignota trad. spagnuola del Fiore di Virtù, in Zeitschrift cit., XVIII, p. 305. Per le traduz.: C. Frati, op. cit., p. 290.