GIORDANI, Tommaso
Nato a Napoli, rimane incerta la data di nascita, che il Fétis indica con il 1744, mentre la maggior parte dei biografi (tra i quali lo Schmidl e il Bossa in Diz. encicl. univ.) la colloca in epoca anteriore, tra il 1730 e il 1733.
Il padre, Giuseppe, librettista, cantante e impresario napoletano (sul quale le notizie biografiche sono scarsissime), aveva come impresario allestito una serie di rappresentazioni: Li gelosi (musica di L. Leo, Mantova, teatro Ducale, primavera 1744; poi Ancona, teatro Fenice, estate 1745), L'amante tradito e L'amor costante, o sia Il don Bertoldo (entrambi di vari autori, Brescia, estate 1744), Emira (Leo, Ancona, teatro Fenice, estate 1745; poi Graz, carnevale 1747). Dal 1745 aveva fondato una propria compagnia d'opera, divenuta in breve tempo assai nota per le numerose tournées effettuate nei maggiori centri europei, tra cui Graz (1747-48), Francoforte sul Meno (1750), Amsterdam (1752), Parigi (1753) e infine Londra (1753-56).
Anche il G., come gli altri componenti della famiglia, fece parte della compagnia, presumibilmente ancora giovanissimo, svolgendo le funzioni di compositore e cembalista. Dopo un lungo periodo di apprendistato, esordì come autore di musica teatrale al Covent Garden di Londra con La comediante fatta cantatrice (12 genn. 1756), lavoro comico per il quale curò egli stesso la stesura del libretto.
Le notizie intorno alla famiglia Giordani si perdono in seguito fino al 23 nov. 1764, data in cui la compagnia, trasferitasi in Irlanda, risulta presente allo Smock alley theatre di Dublino con Gl'amanti gelosi, su testo del padre Giuseppe, per la quale il G. realizzò l'ouverture e tre arie. Subito dopo, sempre a Dublino, fu interamente autore delle seguenti opere: The enchanter, or Love and magic (17 genn. 1765); The maid of the mill (I. Bickerstaff da S. Richardson, 26 marzo 1765); Love in disguise (H. Lucas, 24 apr. 1766); Phyllis at court (R. Lloyd da Ninette à la cour di C.-S. Favart; theatre Royal, 25 febbr. 1767), lavoro questo che acquistò ampia notorietà per la presenza, ancora inedita in Irlanda, del finale all'italiana. Frattanto il G. debuttava anche in ambito serio, facendo rappresentare, sempre allo Smock alley theatre, L'eroe cinese (Metastasio, 7 maggio 1766), dedicandosi inoltre con discreto successo alla produzione di musica sacra; tuttavia del suo oratorio Isaac, eseguito al Fishamble street music hall nel marzo del 1767, rimangono oggi scarse testimonianze.
Conquistata ormai larga notorietà in Irlanda quale rappresentante della musica italiana, non esitò a ricalcare moduli di noti compositori, motivo per cui fu accusato e processato per plagio. Presumibilmente fu per questa ragione che nel 1768 fu costretto ad allontanarsi da Dublino; fece quindi ritorno a Londra, ove, distaccatosi ormai definitivamente dalla compagnia paterna, iniziò un lungo periodo di collaborazione con il King's theatre. Di tale esperienza si ricordano in particolare le seguenti opere: Il padre e il figlio rivali (G.G. Bottarelli da Petrosellini, dicembre 1769); Il re pastore (Bottarelli da Metastasio, 30 maggio 1778); Il bacio (C.F. Badini, 9 apr. 1782).
Negli stessi anni diede avvio a un'intensa e regolare attività come autore di musica strumentale (pubblicata a Londra, e in seguito a Parigi, Berlino e Francoforte); al 1771 risale il suo primo lavoro da camera, i 6 quintetti op. 1 (clavicembalo, 2 violini, viola e violoncello), cui fece seguito, nel 1773, un cospicuo numero di raccolte: 6 quartetti op. 2 (4 per archi, 2 per flauto, violino, viola e violoncello); 6 Chamber concertos op. 3 (flauto, 2 violini e basso); 6 sonate op. 4a (clavicembalo o pianoforte e violino o flauto); 6 sonate op. 4b (clavicembalo o pianoforte o organo e violino); 6 sonate op. 5 (clavicembalo e violino).
Di nuovo a Dublino nel 1783, svolse mansioni impresariali presso il Little theatre di Capel street insieme con il cantante Michael Leoni; tuttavia, imbattutosi in difficoltà economiche, già nel 1784 fu costretto a interrompere tale attività. A questo periodo risalgono, tra le altre, le seguenti opere: The happy disguise (7 genn. 1784), Genius of Ireland (9 febbr. 1784), e la burletta su libretto di R. Houlton, Orfeo ed Euridice (14 giugno 1784), parodia dell'omonima opera di Ch.W. Gluck.
Nel 1788, nonostante gli esiti negativi dell'esperienza impresariale, la stima di cui era circondato e la considerazione dei suoi meriti come autore di musica teatrale gli valsero la nomina a direttore del theatre Royal di Crow street, ove il 12 marzo dell'anno seguente fece rappresentare Perseverance, or The third time the best, da alcuni critici considerata la sua migliore opera. Nello stesso periodo fu particolarmente attivo come docente di canto e clavicembalo: tra i suoi allievi, oltre al tenore, compositore e direttore d'orchestra Tom Cooke, si ricorda Sydney Owenson, lady Morgan, autrice di quelle Dublin's memoirs ove il G. viene descritto come "the best cavatina composer of the time" (cfr. The New Grove Dict. of music…, p. 393). Nel 1792 si esibì nella Rotunda di Dublino nella doppia veste di compositore ed esecutore, in una serie di concerti sull'esempio dei concerts spirituels parigini, dirigendo un cospicuo numero di lavori religiosi e strumentali. Concluse la sua attività artistica il 28 nov. 1796 con l'opera comica The cottage festival, or A day in Wales (libretto di L. Mac Nally), rappresentata al theatre Royal di Crow street.
Ritiratosi a vita privata, morì a Dublino presumibilmente all'inizio del 1806, e comunque prima del 24 febbraio di quell'anno, data in cui furono pagate 5 ghinee per il suo funerale.
Il G. contribuì indubbiamente alla diffusione in Gran Bretagna e Irlanda della musica italiana, lasciando in ambito teatrale le espressioni più significative della sua intensa attività compositiva. In questo campo si ricordano, oltre a quelle già citate, le seguenti opere (parte delle quali su testo proprio): Don Fulminone, or The lover with two mistresses (Dublino, Smock alley, 7 genn. 1765); The elopment (Londra, Drury lane, 26 dic. 1767); Aci e Galatea (G. Farranio, ibid., New Rooms in Tottenham street, 1777); Gibraltar (R. Houlton, Dublino, English Opera house in Capel street, 18 dic. 1783); The haunted castle (W.C. Oulton, ibid., 18 dic. 1783); The enchantress, or The happy island (A.M. Edwards, ibid., 31 dic. 1783); The dying Indian (ibid., 11 marzo 1784); The hypochondriac (Franklin, ibid., Smock alley, 4 genn. 1785); The island of saints, or The institution of the Shamrock (Messink, ibid., 27 genn. 1785); Calypso, or Love and enchantment (ibid., aprile 1785); The distressed knight,or The enchanted lady (ibid., theatre Royal, 12 febbr. 1791); The ward of the castle (mrs Burke, Londra, Covent Garden, 24 ott. 1793).
Un posto di rilievo, sempre in ambito teatrale, occupano inoltre gli adattamenti di alcuni lavori, tra i quali: The beggar's opera di J. Gay (Dublino, Smock alley, 2 genn. 1765); Artaserse (Londra, King's theatre, 25 apr. 1772) e Antigono (ibid., 8 marzo 1774), entrambi di J.A. Hasse; Armida di A. Sacchini (ibid., 8 nov. 1774); Le due contesse di G. Paisiello (ibid., 4 nov. 1777); Love in a village di T.A. Arne (Dublino, Smock alley, 30 ott. 1784); Robin Hood, or Sherwood forest di W. Shield (ibid., 13 dic. 1784); The battle of Hexham di S. Arnold (ibid., theatre Royal, dicembre 1789); The haunted tower (ibid., 18 febbr. 1790) e The siege of Belgrade (ibid., 14 dic. 1791), entrambe di S. Storace.
Delle numerose raccolte di canzonette e songs pubblicate, alcune acquistarono vasta risonanza, come la celebre Caro mio ben, la cui origine risulta tuttavia ancora incerta: considerata da alcuni critici opera del padre, viene da altri attribuita a quel Giuseppe Giordani, anche detto "Giordaniello", spesso erroneamente indicato come autore di molte delle opere di Tommaso Giordani.
Un'ampia e valida testimonianza lasciò inoltre in ambito strumentale: tipico rappresentante di quello stile galante che nello stesso periodo vantava come più illustre esponente J.Ch. Bach, ebbe un ruolo di particolare rilievo nella produzione di concerti, ove, come osserva Zanetti, si distinse per una struttura architettonica di minori dimensioni rispetto ai modelli continentali, e già orientata verso i principî classici della forma sonata. Indubbie qualità si ritrovano nella amabile espressività dei tempi centrali, non privi di spunti melodici di rara eleganza, mentre, sempre secondo Zanetti, l'originale struttura ritmica, una più audace utilizzazione degli elementi armonici e l'impiego di formule pianistiche nella presentazione dei temi rivelano una maturità stilistica d'impronta chiaramente mozartiana.
Sempre in questo campo, si ricordano, tra gli altri, i 6 concerti op. 14 (Londra 1776 circa), i 6 concerti op. 23 (ibid. 1785 circa), e 3 concerti op. 33a (1789 circa; tutti per clavicembalo o pianoforte, 2 violini, e basso continuo).
Gli studi del Torrefranca hanno permesso inoltre di porre nel giusto rilievo la posizione del G. nei confronti del quartetto, genere in cui valorizzò la singola funzione di ogni strumento. A riguardo, si ricordano ancora i 6 quartetti op. 8 (1775) e i 6 quartetti op. 17 (clavicembalo, flauto, violino, e basso, 1780 circa), mentre per la rimanente produzione da camera e vocale si rimanda all'opera dell'Eitner e al Répertoire international… Einzeldrucke vor 1800, a cura di K. Schleger.
Fonti e Bibl.: W.J. Lawrence, T. G.: an Italian composer in Ireland, in The Musical Antiquary, VI (1911), pp. 99 ss.; F. Torrefranca, Avviamento allo studio del quartetto italiano, in Approdo musicale, XXIII (1966), pp. 85 ss.; R. Zanetti, La musica italiana nel Settecento, Busto Arsizio 1978, pp. 491 ss.; Répertoire international des sources musicales…, Einzeldrucke vor 1800, III, Kassel-Basel-Tours-London 1972, pp. 246-258; The catalogue of printed music in the British Library to 1980, XXIII, London-München-New York-Paris 1983, pp. 315-321; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, IV, p. 9; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, IV, pp. 255 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 626 e Suppl., p. 355; Grove's Dict. of music and musicians, III, London 1954, pp. 647 s.; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, V, coll. 143-148; Enc. dello spettacolo, V, coll. 1309-1311; The New Grove Dict. of music and musicians, VII, pp. 393 ss.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, pp. 207 s.; The New Grove Dict. of opera, II, pp. 425 s. Per Giuseppe Giordani v. C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800. Indici, I, Cuneo 1993, pp. 270, 476.