GIACOMELLO (Giacomelli), Tommaso
Tommaso. Nato a Pinerolo (Torino) nel 1509, da nobile famiglia originaria di Ciriè. Entrato nell'Ordine dei frati predicatori ad Alba, fu inizialmente assegnato allo Studio di Parigi. Nel 1530 conseguì il magistero in teologia e fu nominato reggente dello Studio di Torino per i tre anni successivi, carica che gli fu poi confermata per il triennio 1539-42. Negli stessi anni fu più volte priore del convento di S. Domenico a Torino e vicario della provincia di S. Pietro Martire, comprendente conventi del Piemonte e di parte della Lombardia, da poco costituita in vicaria; la provincia era già stata retta dal G. nel 1534 e lo sarà di nuovo nel 1549. Fu sollevato dall'incarico il 13 sett. 1549 a causa dell'occupazione francese di Torino, che gli impediva di muoversi liberamente, e quindi rieletto nel 1560.
Mentre era lettore di Sacra Scrittura a Genova, il 27 genn. 1542 il G. fu accusato dal vicario arcivescovile di quella città, Marco Prete, e da padre Graziano da Lodi, domenicano della Congregazione osservante e vicario dell'inquisitore, di avere nelle sue prediche e lezioni genovesi sostenuto la tesi dell'inutilità delle immagini sacre: gli fu pertanto vietato, sotto minaccia di scomunica, di predicare e tenere lezioni. Le accuse furono ribadite pochi mesi dopo in una denuncia presentata contro di lui da due frati del suo ordine, Bartolomeo da Varazze e Filippo Cambiaso (15 apr. 1542). Il G. rispose difendendosi con l'Apologia Thomae Iacomelli Pinarolensis in Gratianum Laudensem (Torino 1542). Qualche anno più tardi, a Torino, dopo aver predicato la quaresima del 1557 nella chiesa di S. Domenico, fu coinvolto in una complessa vicenda giudiziaria, per via delle accuse rivoltegli dal padre Francesco da Meda, minore osservante, che gli attribuiva una serie di proposizioni errate. Il G. le confutò una ad una nel corso di una seduta inquisitoriale, seguita alla querela fatta dal G. contro Francesco, tenuta il 2 maggio 1557 alla presenza dell'ausiliare di Torino, Andrea de Monte Dei, vescovo di Nicomedia. Del processo, conclusosi con l'assoluzione, esiste la testimonianza dello stesso G., nella sua opera più nota e fortunata, il Propugnaculum contra Francisci Meddensis Franciscani calumnias (Torino, Gravello, 1559).
Dal 1547 il G. era stato inoltre inquisitore sotto il governo di Enrico II di Francia, e dopo la pace di Cateau-Cambrésis (1559) continuò in quell'incarico sotto Emanuele Filiberto di Savoia.
La costituzione di una Chiesa valdese nelle vallate del Ducato negli anni 1555-58 provocò la politica repressiva dei Savoia, iniziata nel 1559 con una serie di condanne di eretici, il loro allontanamento dal territorio sabaudo e la proibizione di ascoltare le prediche dei ministri protestanti. S'inserì in questo disegno l'istituzione di una commissione itinerante che doveva vigilare sull'applicazione dei decreti; la commissione era costituita da Filippo di Savoia, da Giorgio Costa conte della Trinità, comandante militare della missione, dal senatore Curbis, dal capitano generale della giustizia Paride Provana e dal Giacomello.
L'opera del G. e le sue visite nelle valli valdesi in cerca di abiure, con l'ausilio, tra gli altri, del gesuita Antonio Possevino e del vicario generale arcivescovile Panfilo da Carranza, rappresentarono il tentativo di un recupero pacifico di quelle vallate, destinato a fallire per il prevalere della linea repressiva del conte Costa della Trinità, che scatenò un'offensiva militare conclusa, grazie anche alla mediazione della duchessa Margherita di Francia, dalla pace di Cavour (5 giugno 1561).
Su tale avvenimento la storiografia, tutta di estrazione valdese, lascia poco spazio a giudizi obiettivi sul G.: il suo ruolo gli valse infatti l'odio duraturo degli storici di quella parte, che lo dipinsero con toni aspri e foschi. Emblematico il caso del Lentulo, il quale parla del G. come di un apostata che, avendo conosciuto e rinnegato la verità della Riforma, la perseguitava "contro la sua coscienza e di proposito deliberato, come tra l'altre cose lo dimostrano gli ignoranteschi libri suoi" (Historia delle grandi e crudeli persecutioni…, 1561, p. 121) e gli muove accuse, soprattutto di ordine morale, condivise anche da alcune fonti cattoliche.
Nel 1561, il G. fu rieletto vicario generale della provincia, ad attestazione della stima indiscussa di cui egli doveva godere all'interno dell'ordine; tre anni più tardi fu nominato vescovo di Tolone dal re di Francia Carlo IX, e la carica gli fu confermata, il 23 febbr. 1565, da Pio IV.
Avendo retto per cinque anni quella sede episcopale, morì a Tolone nel 1569; aveva nominato erede dei suoi beni il convento di S. Domenico di Torino, come risulta dal registro dell'archivio del convento, redatto dal padre G.A. Torre nel 1780. Tra le sue opere J. Triverius dà notizia dei trattati De auctoritate papae e Contra Valdenses.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. di S. Sabina, Arch. generalizio dell'Ordine dei predicatori, IV, 25, c. 235r; 26, cc. 265r-266r; 28, cc. 241r, 243r; 31, c. 226r; 34, c. 256v; XIII, 433, c. 153r; XIII, sub 1557 (G. Villa, Memorie della provincia di S. Pietro Martire); XIV, 2, cc. 163r-164v (J. Triverius, Elogio di T. G., in In fastos provinciae S. Petri Martiris); Arch. di Stato di Torino, Camerale, Patenti Controllo Finanze, VIII, c. 121; Arch. di Stato di Genova, Ordini religiosi, n. 255, 15 apr. 1542, Atti del notaio Granello Benedetto (Deposizione del domenicano Filippo Cambiaso contro p. T. G.); Roma, Bibl. dell'Istituto dell'Enc. Italiana, A. Manno, Ilpatriziato subalpino, vol. GAV-GORG (dattiloscritto), pp. 330 s.; A. Pascal, Fonti e documenti per la storia della campagna militare contro i valdesi negli anni 1560-61, in Boll. della Società di studi valdesi, 1961, n. 110, pp. 51-125; S. Lentulo, Historia delle grandi e crudeli persecutioni fatte ai tempi nostri… [1561], Torre Pellice 1906, p. 121; P. Rorengo, Memorie historiche. Dell'introduttione dell'heresie, Torino 1649, pp. 39-60; O. Cacherano d'Osasco, Lettera ad Emanuele Filiberto del 2 ottobre 1559, in G. Jalla, Storia della Riforma in Piemonte, Firenze 1914, pp. 115 s.; V.M. Fontana, Monumenta Dominicana, Roma 1675, pp. 400, 511, 514, 517; Dal convento alla città. La vita torinese attraverso il registro dell'archivio del convento di S. Domenico redatto dal padre G.A. Torre (1780), a cura di V. Ferrua, Torino 1995, ad ind.; P. Rivoire, Alcuni documenti relativi alla persecuzione del 1560-61, in Bulletin de la Société d'histoire vaudoise, X (1893), pp. 3-10; E. Comba, La campagna del conte della Trinità narrata da lui medesimo, ibid., XXI (1904), pp. 2-32; XXII (1905), pp. 7-33; M. Rosi, La riforma religiosa in Liguria e l'eretico umbro Bartolomeo Bartoccio, in Atti della Società ligure di storia patria, 1891, n. 24, pp. 600 s., 682 s.; R. De Simone, Tre anni decisivi di storia valdese, Roma 1958, passim; J. Quétif - J. Echard, Scriptores Ordinis praedicatorum, Lutetiae Parisiorum 1719-21, II, pp. 208, 757; C. Eubel - G. van Gulik, Hierarchia catholica, III, Monasterii 1923, p. 315.