GHILINI, Tommaso (Tomaso)
Nacque ad Alessandria intorno alla metà del sec. XIV, da Giovanni Giacomo decurione di quella città (1334-38), di famiglia di cospicua posizione sociale.
Le notizie a lui relative, scarse e frammentarie, non ci forniscono informazioni esaurienti circa la sua famiglia, il nome e la casata della madre; sappiamo però che ebbe tre fratelli: Andrea, Giovanni Giacomo e Gerardo, rispetto ai quali il G. era forse più giovane.
Nulla sappiamo circa la sua formazione culturale e i suoi anni giovanili. Intraprese con successo la carriera delle armi, e, scoppiata in Francia nel 1378 la rivolta delle città fiamminghe insorte contro l'esosa politica tributaria del re Carlo VI, il G. - secondo la storiografia locale - si recò Oltralpe per porsi al servizio di quel sovrano. Il moto venne represso con una dura campagna durata quattro anni, che si concluse nel novembre 1382 con la battaglia di Rozebeke, nelle Fiandre orientali. Il valore dimostrato dal G. sui campi di battaglia e la sua devozione alla causa del re gli meritarono la considerazione di Carlo VI, che nel 1385 gli affidò il comando di un corpo d'esercito e lo creò maresciallo del Regno.
Richiamato in Italia dal signore di Milano, Gian Galeazzo Visconti, nel 1386 risulta al comando di un contingente di cavalleria nella guerra vittoriosa contro Verona e Vicenza, che si concluse con l'estensione del dominio milanese su buona parte del Veneto. Nell'anno seguente le cerimonie per il matrimonio tra Valentina Visconti, figlia di Gian Galeazzo, e Luigi duca d'Orléans, fratello di Carlo VI, offrirono un'ulteriore prova della posizione di rilievo acquisita dal G. presso il signore di Milano e, di conseguenza, ad Alessandria.
Egli fu infatti scelto, insieme con Beltramo Guasco e Andreino Trotti, per accogliere in rappresentanza di Alessandria, il 24 giugno 1387, Valentina Visconti, che si recava in Francia per raggiungere lo sposo. Valentina fu ospitata nella casa del Guasco e, quando riprese il viaggio, fu scortata dai tre nobiluomini fuori dalle mura fino ai confini del contado.
Il G. ebbe modo di mostrare, ancora una volta, la sua valentia militare nel 1391, durante la guerra che Firenze e il re di Napoli, Luigi II d'Angiò, stavano allora combattendo contro Gian Galeazzo Visconti e nella quale, su richiesta della città toscana, era intervenuto anche Carlo VI, inviando in Italia un corpo di spedizione sotto la guida del conte di Armagnac. Nell'estate di quell'anno, infatti, quando il conte Jean d'Armagnac, penetrato profondamente in Piemonte, decise, dopo aver cinto d'assedio Castellazzo Bormida, di proseguire la sua marcia verso est alla testa di un contingente di 5000 uomini, il G. fornì al comandante generale visconteo Iacopo Dal Verme l'appoggio logistico che consentì a quest'ultimo di spostare le sue truppe da Tortona ad Alessandria per bloccare l'avanzata francese. La manovra sortì i risultati che si attendevano da essa e di tale successo il G. rappresentò l'elemento determinante.
Lasciata una parte dei suoi uomini all'assedio di Castellazzo Bormida, il 25 luglio, il conte d'Armagnac puntò direttamente su Alessandria. Poco fuori della città, tra il ponte della Cappella e porta Genovese, si scontrò con l'esercito visconteo. Dopo alcune ore di combattimento, in cui nessuna delle due parti arrivò a prevalere, giunse, a sostegno del Dal Verme, "la gioventù Alessandrina" - così riferiscono i seicenteschi Annali di Alessandria di G. Ghilini - "uscita dalla porta chiamata Marenga… condotta da Andreino Trotti". Da quel momento, affermano ancora gli Annali, "proseguirono i nostri con maggiore ardire la battaglia, e cominciarono a rompere con gran bravura i nemici, massime coll'aiuto e con soccorso di Tommaso Ghilini, che parimenti uscito a cavallo dalla città con una scelta banda di uomini armati, anch'essi a cavallo, entrò per fianco così a tempo e con tanto impeto e coraggio nel mezzo i nemici, che ruppe e mise in fuga tutta quella gente, e assicurò la vittoria, che pericolava, mettendola nelle mani del Dal Verme". Nello scontro "restò uccisa una gran parte dell'esercito francese che si diede alla ritirata; sebbene poco gli giovò, poiché inseguito sempre dal Trotti e dal Ghilini fu fatto quasi tutto prigioniero, compreso lo stesso conte Giacomo d'Armagnac, che tuttavia morì il giorno seguente per le molte ferite subite". Avuta notizia del successo visconteo (in seguito chiamato dagli Alessandrini vittoria di S. Giacomo, in quanto avvenuta il 25 luglio, giorno di S. Giacomo) anche le truppe francesi accampate a Castellazzo Bormida cessarono l'assedio e tolsero il campo ritirandosi verso Nizza.
Il valore dimostrato dal G. in questo fatto d'arme e il sostegno da lui fornito - nel proseguimento della guerra contro Firenze - a Gian Galeazzo accrebbero la stima nei suoi confronti da parte di quest'ultimo, che gli concesse, poco dopo, un ampio privilegio di esenzione da tutti i carichi fiscali (1391) e lo inviò come governatore a Bergamo. Nel 1395 il G. era presente a Milano in occasione dei solenni festeggiamenti per il conferimento del titolo ducale a Gian Galeazzo da parte del re di Germania Venceslao.
Il G. rimase a Bergamo fino al termine della sua vita amministrando con energia la città e difendendovi con successo gli interessi ducali. Lì morì infatti nel 1402. I Bergamaschi - secondo F. Guasco - gli tributarono solenni esequie.
Le fonti non ci hanno tramandato la notizia del suo matrimonio, né il nome della moglie e dei figli; sappiamo tuttavia che uno di questi ultimi, Giovanni Giacomo, fu al servizio dei Visconti e fu nominato nel 1413 giudice delle vettovaglie dal duca di Milano, Filippo Maria.
Fonti e Bibl.: G. Pastore, Fonti per la storia dell'alimentazione presso l'Archivio di Stato di Alessandria. Archivio di famiglie, in Archivi per la storia dell'alimentazione, Roma 1995, pp. 72 s.; C.A. Valle, Storia di Alessandria dall'origine ai nostri giorni, IV, Torino 1855, p. 372; M. Faucon, Le mariage de Louis d'Orléans et de Valentine Visconti. La domination française dans le Milanais de 1387 à 1450, Paris 1881, ad ind.; G. Ghilini, Annali di Alessandria, a cura di A. Bossola, I, Alessandria 1903, pp. 382-393, 416 s.; G. Iachino, Vicende militari della città di Alessandria, 1168-1878, Alessandria 1929, pp. 25 s.; F. Guasco, Tavole genealogiche di famiglie nobili alessandrine e monferrine dal secolo IX al XX, VI, Casale 1930, tav. I; F. Bima, Storia degli Alessandrini, Alessandria 1965, p. 52; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Ghilini di Alessandria, tav. I; Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", C. Argegni, Condottieri, capitani, tribuni, III, p. 420.