FRESCOBALDI, Tommaso
Nacque presumibilmente a Firenze nel quartiere di S. Spirito, gonfalone del Drago nel 1377 (nella portata al Catasto del 1427 si dichiara cinquantenne), figlio di Lionardo di Niccolò di Guido e di una Agnola, di cui si ignora il casato (e che era già morta nel 1390, quando il padre del F. si risposò con Letta di Paniccia Frescobaldi).
I Frescobaldi, immatricolati sin dall'inizio del XIII secolo nell'arte di Calimala, appartennero al ceto magnatizio e alla parte guelfa; le loro case erano situate nel quartiere di S. Spirito; nel corso del XIII secolo molti esponenti di questa famiglia erano stati esiliati, ma dal 1379 il padre del F. facendosi di popolo diede di fatto inizio, con successo, a quella carriera pubblica che restituì questo ramo dei Frescobaldi al ruolo centrale nella vita fiorentina che aveva avuto per tutto il secolo precedente.
La prima notizia che abbiamo sul F. riguarda la sua partecipazione con le milizie fiorentine all'assedio di Pisa nel 1405; nulla però sappiamo della sua formazione e di cariche pubbliche che egli abbia eventualmente ricoperto sino al 1408: in quell'anno i Conservatori del Comune di Orvieto, secondo la prassi, proposero a Gregorio XII il nome del F. come podestà per la loro città; il papa con bolla del 21 ottobre consentì alla nomina e il 31 ottobre gli Orvietani inviarono lettere al F. e a suo padre. Il F. rispose il 4 novembre da Rimini, dove si trovava, impegnandosi a recarsi a Orvieto nel gennaio successivo; altri ostacoli dovettero frapporsi perché la podesteria del F. iniziò di fatto solo l'11 sett. 1409.
Nel 1411, insieme col padre, fu "squittinato per la maggiore". Tra il 1407 e il 1410 sposò Lisa di Giovanni di Luigi Strozzi, da cui ebbe tre figli: Maria (nata nel 1410), Francesco (nato nel 1411); Lisabetta (nata nel 1416); nel 1414 aveva avuto una figlia naturale, Salvestra, che visse nella casa paterna perché figura nella portata al Catasto del 1427; in essa il F. denuncia: "sei bocche" e un imponibile di 1.501 fiorini.
Allo stato attuale delle ricerche mancano notizie sull'attività del F. tra il 1410 e il 1426. Nell'ambito delle operazioni militari che vedevano Firenze contrapposta al duca di Milano Filippo Maria Visconti, il F. all'inizio del 1426 fu nominato commissario delle milizie fiorentine - contro i condottieri viscontei Guido Torello e Agnolo della Pergola - nell'Aretino, a Caprese, castello che difendeva la Valle del Sigerna.
Più volte, nel corso di questo incarico, egli richiese aiuti militari alla Signoria per rafforzare la precaria situazione delle truppe fiorentine in Val Tiberina; le sue richieste non vennero però accettate e quindi il F. verso la metà di marzo (approfittando di un alleggerimento della pressione delle forze viscontee accorse in difesa di Brescia attaccata dal Carmagnola) lasciò Caprese per protestare di persona davanti ai Dieci di balia per il mancato invio dei rinforzi. Le sue esplicite accuse provocarono uno scontro con Vieri Guadagni e solo la mediazione di Niccolò da Uzzano ricompose il dissidio tra il F. e i Dieci.
Poco tempo dopo, alla fine del 1426 o agli inizi del 1427, ridottosi ormai l'impegno militare dei Fiorentini in Val Tiberina, i Dieci affidarono al F. l'incarico di "commissario di guerra" in Liguria: Tommaso Fregoso (il doge genovese costretto ad abdicare il 2 nov. 1421 lasciando Genova in mano al duca di Milano) si era infatti unito ai Fieschi e ad altri fuorusciti e aveva ottenuto l'alleanza dei Fiorentini in funzione antiviscontea, affidando in accomandigia a Firenze il suo feudo di Sarzana. I Fiorentini assoldarono alcune navi catalane per aggredire Genova via mare e inviarono un contingente militare al comando del F., che si attestò sulla Riviera di Levante. Anche in quella zona le operazioni militari non ebbero esito favorevole ai Fiorentini e ai loro alleati: il 27 luglio il F. e i fuorusciti, muovendosi da Sestri Levante, tentarono di entrare di forza a Genova, ma l'iniziativa non ebbe successo e il giorno dopo gli alleati dovettero ritirarsi a Nervi e a Recco; non era questa la prima iniziativa sfortunata in quella campagna e il F., valutando negativamente il persistere dell'impegno militare fiorentino al fianco del Fregoso, sollecitò dai Dieci di balia un rapido disimpegno delle truppe fiorentine. Il 16 dicembre i Dieci presero invece la decisione di proseguire nell'alleanza antiviscontea e quindi nelle operazioni militari.
Il 21 dic. 1427 una sortita degli assediati sbaragliò gli alleati ricacciandoli sino a Chiavari: nel corso di questi scontri il F. fu ferito e catturato dai Genovesi (il Morelli data questo episodio al gennaio 1428; tuttavia probabilmente si riferisce alla data in cui la notizia era giunta a Firenze). Fu interrogato dal luogotenente del duca di Milano, Obizzino da Alzate, che cercava di scoprire chi tra gli assediati tenesse segreti rapporti con Tommaso Fregoso e con il F.; torturato (secondo il racconto del Cavalcanti), il F. si rifiutò di fare i nomi dei collegati.
In conseguenza delle torture e delle ferite riportate negli scontri il F. morì probabilmente entro il gennaio 1428.
Il 27 febbr. 1428 il Consiglio del Popolo, e il giorno successivo il Consiglio del Comune, deliberarono di costituire una dote di 400 fiorini per Maria, figlia del F., che era stata promessa a Iacopo di Zerino Guazzalotri da Prato, ma che, forse proprio a causa della morte del padre, non era in grado di versare la dote pattuita di 450 fiorini.
Il ricordo dell'eroismo del F. perdurò a lungo: la sua immagine si trova affrescata in uno dei quattro medaglioni che illustrano l'amor di patria eseguiti tra il 1659 e il 1666 da Cosimo Ulivelli nella 76ª campata del corridoio di Ponente del palazzo fiorentino degli Uffizi.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Terni, Sezione di Orvieto, Riformagioni, 287, cc. 219r, 221v; Firenze, Bibl. nazionale, Manoscritti Passerini, 47, p. 106; Arch. di Stato di Firenze, Catasto, 67, cc. 363v, 466rv; Santo Spirito, Drago, reg. 26, cc. 969r-971r; G. Morelli, Ricordi, in Delizie degli eruditi toscani, XIX (1785), p. 78; G. Cambi, Istorie, ibid., XX (1786), p. 173; G. Stella, Annales Januenses, a cura di G. Petti Balbi, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XVII, 2, ad Ind.; Novelle letterarie (Firenze), VI (1745), col. 530; 1762, col. 149; G. Cavalcanti, Istorie fiorentine, Firenze 1838-39, I, pp. 170 ss.; II, pp. 476 ss.; Codice diplom. della città di Orvieto, a cura di L. Fumi, Firenze 1884, pp. 615 s.; F. Guicciardini, Le cose fiorentine, a cura di R. Ridolfi, Firenze 1945, p. 201; G. Cavalcanti, The Trattato politico morale, a cura di M.T. Grendler, Genève 1973, pp. 42, 111 s.; B. Varchi, Storie fiorentine, Firenze 1858, II, p. 349; D. Tiribilli Giuliani, Sommario storico delle celebri famiglie toscane, I, Firenze 1862, s.v. Frescobaldi di Firenze, pp. 1-4; F.T. Perrens, Histoire de Florence, Paris 1887-88, VI, p. 297; P. Papa, T. F. all'assedio di Genova, Firenze 1891; G. Pardi, Serie de' supremi magistrati e reggitori…, in Boll. dellaSocietà umbra di storia patria, I (1895), p. 404; C. Caneva, I soffitti nei corridoi e nelle sale, in Galleria degli Uffizi, Catalogo generale, Firenze 1979, p. 1143; V. Spreti, Enc. storico-nobiliare italiana, III, p. 280.