FRANCINI, Tommaso
Nacque a Firenze il 5 marzo 1571 da Pietro e da Clemenza di Frosino di Niccolò Pagni.
Non si sa quale fosse stata la sua formazione, ma nel trattato manoscritto di Agostino del Riccio, Del giardino di un re, è ricordato come autore di automi e giochi d'acqua a Pratolino. Il F. venne, infatti, eletto "deputato sopra le fonti di Pratolino", per un periodo di due anni, il 24 ott. 1594 (Heikamp). La sua maestria nella realizzazione di teatrini di automi divenne ben presto nota, tanto che Enrico IV, re di Francia, lo richiese al granduca di Toscana Ferdinando I de' Medici. Non si conosce esattamente la data in cui il re inoltrò la richiesta, ma il trasferimento del F. in Francia dovette avvenire, con molta probabilità, dopo il mese di ottobre del 1596, alla scadenza del suo incarico a Pratolino, in ogni caso entro il 1599. È del 23 ottobre di quell'anno, infatti, una lettera autografa spedita dal F. da Parigi a Firenze a Emilio Cavalieri, che si trovava alla corte granducale, in risposta a un'altra ricevuta il 17 di giugno. Bisogna fissare alla metà del 1599 il termine ante quem dell'arrivo del F. in Francia. Nello stesso anno erano già presenti a Parigi, insieme con lui, i fratelli Camillo e Alessandro, e il cugino Orazio.
Dalla stessa lettera risulta anche che il F. aveva appena terminato una "grotta del Nettuno" a Saint-Germain-en-Laye, e che stava completandone un'altra, dove sarebbero stati collocati degli "organi" funzionanti probabilmente ad acqua, così come era già stato fatto a Pratolino. Della progettazione e allestimento del parco del castello di Saint-Germain-en-Laye, già restaurato da Francesco I ed Enrico II, Enrico IV aveva incaricato, nel 1594, Étienne Du Pérac, al quale erano stati affiancati il giardiniere Claude Mollet e, successivamente, il F. come ingegneri idraulici e inventori di giochi d'acqua.
Il castello reale era unito alla Senna grazie a sei grandi terrazze, ognuna delle quali conteneva al suo interno grotte, fontane e bacini idrici. Il passaggio da una terrazza all'altra era garantito da scalinate ornamentali e da pavimenti decorati con le iniziali dei sovrani, motti ed emblemi. Entro questo contesto le invenzioni meccaniche del F. costituivano sicuramente il maggior polo di attrazione. Una stampa di A. Bosse, datata 1624, riproduce l'interno della grotta della prima terrazza, dove un automa in forma di fanciulla seduta di spalle nella parete di fondo era intento a suonare l'organo, mentre in una nicchia si trovava un albero, dalle cui fronde si diffondeva il canto di uccellini meccanici. Tra gli altri congegni inventati e messi in opera dal F. c'erano anche una statua di Mercurio che soffiava in una conchiglia e un drago che sbatteva le ali.
Fu in seguito a tali realizzazioni e in segno di stima che il F. ottenne da Enrico IV, nel febbraio del 1600, il diritto di cittadinanza accordato anche al fratello Camillo, che ricevette anche il diritto di potere accedere a benefici e dignità ecclesiastiche in terra francese. Tuttavia quando questo atto ufficiale, compiuto a favore dei due fratelli, fu registrato dalla Camera dei conti di Parigi, il 10 dic. 1602, si ebbe una restrizione dei diritti al solo Francini.
L'8 sett. 1600 il nome del F. figura, in qualità di padrino, sui registri parrocchiali di Saint-Germain-en-Laye. Il 12 gennaio dell'anno seguente viene battezzato Lorenzo, figlio illegittimo del F., che sopravviverà solo fino al 3 marzo 1603. Nel frattempo il F. aveva deciso di legittimare la sua unione con Lodovica Porcari, figlia minore del valet de chambre del re. Il 20 luglio 1602 fu firmato il contratto in vista del futuro matrimonio, alla presenza del fratello Alessandro e di Ludovic de Branqualeon quali testimoni. Dal contratto risulta che il F. abitava stabilmente a Saint-Germain-en-Laye. La dote di 7.000 franchi della Porcari avrebbe dovuto essere versata il giorno precedente il matrimonio, che fu celebrato solo il 26 ag. 1606, nella parrocchia di St-Merry a Parigi. Intanto il F. aveva avuto un altro figlio illegittimo, Pietro, tenuto a battesimo dal fratello Alessandro il 14 ag. 1603 a Saint-Germain-en-Laye.
Nel 1604 il F. aveva acquistato una casa con giardino: nel contratto egli è nominato come scudiere, intendente delle fontane e nobile, residente nella città francese. Probabilmente aveva ormai rinunciato a rientrare in Italia, benché già nella lettera indirizzata a Emilio Cavalieri egli si augurasse di tornare a servire i Medici. Il 2 febbr. 1603 egli aveva scritto da Parigi una lettera a B. Vinta, segretario del granduca di Toscana, comunicandogli che Enrico IV non gli aveva accordato il permesso di un viaggio a Firenze. Per conto di Ferdinando I il Vinta gli aveva risposto di considerare i lavori compiuti per Enrico IV come un servizio reso alla patria e di mettere da parte denaro per la vecchiaia. Il F. pensò forse che fosse meglio investire i suoi risparmi. All'inizio del Seicento egli acquistò infatti un possedimento a nord del borgo di Villepreux.
Questo fondo rimase patrimonio dei Francini per un secolo e mezzo: dopo essere stato ingrandito fu designato contea in loro favore, e dal 1678 il possedimento fu contiguo al grande parco di Versailles. È stato supposto che i Francini potessero essere gli autori delle grotte del castello di Noisy-le-Roi, appartenente allora, come quello di Villepreux, alla famiglia fiorentina dei Gondi.
Il F. investì forse nella proprietà di Villepreux i proventi che gli venivano pagati in quegli anni per i lavori compiuti a Saint-Germain-en-Laye. Una prima somma gli fu versata, per la manutenzione delle grotte, dei bacini, delle fontane e dei condotti di scappamento, nel 1605. Una seconda, comprensiva dei materiali impiegati (carbone, piombo, stagno), venne pagata nel 1608 per le grotte di Nettuno, del drago, degli organi, di Orfeo e per la fontana di Mercurio. Non appena terminate le grotte di Saint-Germain-en-Laye, alcune delle quali erano già pronte alla fine del 1599, Enrico IV aveva incaricato i Francini di allestire le fontane dei giardini del castello di Fontainebleau, affidandone la manutenzione ad Alessandro, posto alle dirette dipendenze del fratello.
Una descrizione delle opere realizzate dal F. e da Alessandro si trova nel testo di P. Dan, Trésor des merveilles de la maison royale de Fontainebleau, pubblicato a Parigi nel 1642 e corredato di tavole incise da A. Bosse. Al centro del giardino si trovava la fontana principale, costituita da una statua bronzea che rappresentava il fiume Tevere, con a fianco la lupa con Romolo e Remo. L'acqua proveniva da quattordici getti intorno al gruppo e da altre figure bronzee, fra cui due cigni e due draghi. Altre fontane erano disposte intorno alle statue di Perseo e di Diana, copia tratta dall'originale trasferito al Louvre.
Quanto più le creazioni del F. e di Alessandro erano spettacolari e attiravano numerosi visitatori, tanto più esse si rivelarono però, sotto tutti gli aspetti, effimere. Ben presto infatti i condotti dell'acqua portata alle fontane e alle grotte cominciarono a deteriorarsi a causa dell'umidità e della ruggine, e questo inconveniente indusse a conferire al F. oltre alla cifra pattuita di 3.000 franchi, quella di 1.200 franchi destinati alla manutenzione delle opere da lui realizzate.
L'attività di amministratore delle acque e delle fontane del F. non fu ristretta al solo abbellimento delle residenze reali. A lui si deve forse l'invenzione del progetto idraulico dell'acquedotto di Arcueil, che doveva condurre l'acqua nel giardino du Luxembourg, come desiderava Maria de' Medici. Il suo nome figura infatti fra quelli degli ingegneri e architetti che stabilirono, il 5 sett. 1612, il preventivo della costruzione.
I lavori, cominciati in quell'anno, terminarono nel 1634 e si rivelarono uno sforzo notevole, anche dal punto di vista economico, rispetto al risultato piuttosto modesto dell'opera. L'acquedotto infatti fu eretto rispettando scrupoli di ordine estetico piuttosto che pratico, e sembra che lo stesso F. fosse responsabile di errori nella costruzione.
Il campo d'azione del F. non si limitò a opere architettoniche o idrauliche: pare che gli spettasse anche la competenza, al di fuori degli ordinari servizi prestati a corte, di organizzare feste e ricevimenti pubblici. Il 29 genn. 1617 fu rappresentato, alla corte di Parigi, il Ballet de la délivrance di Renaud, la cui scenografia è attribuita appunto al Francini.
La rappresentazione era stata promossa dal re Luigi XIII e dal duca di Luynes ed è documentata, per quanto riguarda le scene, la lirica, le musiche e i costumi, da un'opera a stampa, pubblicata a Parigi nello stesso anno, dal titolo Discours au vray du ballet dansé par le Roi. L'eccezionalità dello spettacolo consisteva in una grande piattaforma girevole che consentiva di alternare le scene, espediente unico per l'epoca e la cui invenzione è da attribuire, ancora una volta, al Francini.
Dopo l'acquisto della proprietà di Villepreux il F. fu chiamato "sieur des Grands Maisons". Con questo appellativo egli è nominato, a partire dal 4 maggio 1619, in un atto con il quale i nobili di Saint-Germain-en-Laye accettavano di ospitare nella città una chiesa e un convento dei padri dell'Ordine di S. Francesco, detti "récollets". Il F. decise di costruire una cappella con la tomba di famiglia nella chiesa del monastero, come attesta un documento del 9 luglio 1623. I lavori incominciarono il 20 aprile dell'anno successivo, e la cappella accolse le spoglie della maggior parte dei Francini fino al sec. XVIII. È probabile che la decisione di erigere un sepolcro famigliare dipendesse dal mutato stato sociale dei Francini. Infatti egli non era più solo "intendant" e "conducteur des fontaines et grottes du Roi", ma gli era stata affidata, a partire dal 24 febbr. 1623, l'amministrazione generale delle acque accordatagli da Luigi XIII. Nella lettera con la quale il re lo investiva di tale carica, sono ricordati i ventiquattro anni di servizio prestati dal F. presso la corte, in virtù dei quali, e dati i propri meriti, egli avrebbe goduto di un trattamento economico per i tempi molto vantaggioso. D'altra parte il F. si trovava nella condizione di dovere mantenere una numerosa famiglia, composta da cinque figli e sei figlie, e la carica di amministratore generale delle acque e delle fontane, che gli era stata attribuita nel 1623, era revocabile. Tuttavia l'impegno dimostrato dal F. nell'adempiere ai suoi compiti fu tale che il 12 ag. 1631 egli venne nominato "gentilhomme servant du Roi", incarico reso permanente ed ereditario dal 30 giugno 1636. Poiché nel frattempo era morto Enrico, il figlio maggiore, l'11 nov. 1637 la carica paterna di conseguenza passò al secondogenito Francesco.
I favori di Luigi XIII nei confronti del F. erano destinati ormai a moltiplicarsi. Ricevuta l'amministrazione di una casa fatta costruire dal re fuori del sobborgo di Saint-Jacques, il 25 nov. 1642 il F. veniva nominato "conseiller" e "maître d'hôtel ordinaire" di Luigi XIII, e cinque giorni dopo gli prestava giuramento di fedeltà a Saint-Germain-en-Laye. Nel mese di aprile dell'anno successivo il sovrano lo investiva inoltre del cavalierato dell'Ordine di S. Michele. Intanto egli era stato nominato da poco tempo "intendant des fontaines et grottes des bâtiments" del duca di Orléans, presso il quale si trovava nel 1614, aiutato dal figlio Francesco.
Il 15 apr. 1651 il F. morì ottuagenario a Saint-Germain-en-Laye.
Alessandro, fratello minore del F., nacque probabilmente a Firenze. Ignota è la sua formazione, mentre la sua vita sembra essere trascorsa tutta all'ombra del F., che egli seguì in Francia, come già aveva fatto l'altro fratello Camillo, in data imprecisabile. Poiché quest'ultimo è nominato nella lettera del febbraio del 1600, con la quale Enrico IV concedeva al F. la nazionalità francese, mentre non vi si trova alcuna menzione di Alessandro, è probabile che egli raggiungesse i fratelli un po' più tardi. È ricordato per la prima volta il 20 luglio 1602, quando fu testimone al contratto precedente il matrimonio del Francini: nel testo egli è definito "gentilhomme ordinaire du Roi". Il legame con la famiglia del fratello dovette essere sempre molto stretto, visto che il 14 ag. 1603 Alessandro fece da padrino al battesimo di Pietro, secondo figlio naturale del Francini.
Intanto dal mese di aprile di quell'anno egli aveva ottenuto i diritti già accordati agli altri due Francini. Poteva godere di un compenso annuale di 600 franchi, per la manutenzione delle acque e fontane del castello di Fontainebleau, e si trovava alle dirette dipendenze del fratello. Con lui probabilmente collaborò alla decorazione delle grotte dei giardini della residenza reale di Saint-Germain-en-Laye.
Una veduta a volo d'uccello del castello di Saint-Germain-en-Laye, incisa da Michel Lasne, con la scritta "Alexander Francini florentinus figuravit 1614", mostra la progettazione del giardino, articolato in terrazze in modo tale da consentire il deflusso dell'acqua, raccolta a monte prima della fontana di Mercurio e poi canalizzata a valle, secondo un sistema già adottato a Pratolino.
Nel 1608 Alessandro fu pagato, in qualità di fontaniere, per la manutenzione e la pulizia delle cisterne, dei condotti e delle fontane del castello di Fontainebleau, alla cui realizzazione egli aveva atteso insieme con il fratello. Successivamente l'usura dei condotti delle acque costrinse Alessandro, sempre a fianco del F., a numerosi lavori di restauro. Nel 1618 egli ricevette un pagamento, quale "ingénieur en fontaines", per la conservazione dei corsi d'acqua di Saint-Germain-en-Laye e della sorgente che proveniva dal castello d'Aigremont. Insieme con lui venne pagato il fontaniere Denis Roux, il cui nome ritorna nella contabilità reale a partire dal 1625, quando invece non figura più quello di Alessandro. Egli sarà di nuovo indicato nel 1636 come capo degli operai impiegati nelle residenze reali. Nel frattempo era uscito, nel 1631 a Parigi, presso la stamperia di M. Tavernier, il Livre d'architecture contenant plusieurs portiques de differentes inventions, con tavole disegnate da Alessandro e incise dal Bosse relative alla costruzione e decorazione delle grotte.
Il 29 apr. 1633 Alessandro era comparso davanti a un notaio, in qualità di scudiere del re e come testimone del contratto di matrimonio fra la nipote Clemenza, figlia del F., e Charles de Bailleul. Due anni dopo il suo nome figurerà di nuovo nei pagamenti relativi alle opere di mantenimento del castello di Fontainebleau, dove Alessandro passò la maggior parte della sua vita. Per lo stesso tipo di lavori egli ricevette ancora denaro tra il 1646 e il 1648. Sono questi i suoi ultimi anni documentati: dal 2 apr. 1648 il suo nome non è più presente nei registri parrocchiali di Fontainebleau, mentre l'8 genn. 1649 il nipote Pietro, da lui tenuto a battesimo, gli succedette nell'incarico ricoperto a corte. Tra questi due estremi va dunque collocata la sua morte.
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